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lunedì 27 dicembre 2010

Si sta come in inverno, nel mare le balene

"Non esistono donne brutte. 
Dipende solo da quanta vodka bevi "

Proverbio Russo

Ormai è assodato. 
Arriva un giorno, nel corso della gravidanza, in cui si dice basta. Basta alla pancia, basta alla ciccia, basta al fiato corto, al mal di schiena, alla fame di schifezze, al sonno interrotto, alla pipì mille volte, alla macchina che sfinisce, basta ai calcetti nello sterno e alla testolina sulla vescica, basta alle sole 2 paia di pantaloni che puoi mettere e all'unico giaccone pesante taglia XXL, basta a tutto.
Se aggiungiamo all'insofferenza generale i dannati capelli che in un momento di estasi psichedelica furono potati e ora, cvd, vanno domati col cerchietto e le mollettine, il raccapriccio è totale.
Peccato che questo giorno benedetto in cui decidi che ok, ci siamo divertiti di nuovo, ci siamo beati di nuovo, ci siamo gongolati del pancione di nuovo, sia intorno alla settimana 29 e non a poche ore dal parto.
Restano 9 settimane e 1/2.
Temo che però che al posto di notti sudate di sesso sfrenato si tratterà piuttosto di agonizzanti giorni di attesa estenuanti.
Hai voluto la bicicletta?

venerdì 24 dicembre 2010

Confessioni di un'omicida

Ebabbè.
Sono stata io, e allora? L'avreste fatto anche voi, ne sono sicura. E siccome che è Natale mi voglio lavare la coscienza e rendervi partecipe dell'orrendo crimine che ho commesso un po' di tempo fa.
Allora.
Uno dei giovani zii che pullulano nella nostra famiglia, un paio di settimane fa ha regalato al Topolo un palloncino. 
Un palloncino bellissimo, moderno, di quelli che usano adesso, tutto argentato e frusciante con il faccione di Spongebob giallo e sorridente. Il nano è impazzito: tirava il filo, correva con il palloncino, cercava di prenderlo, lo faceva volare, lo chiamava per tirarlo giù... insomma un bambino neanche 2enne con il primo palloncino. Una gioia entusiasta e gridolina.
Questo il primo giorno.
Il secondo già aveva perso entusiasmo. 
Il terzo manco lo guardava più. Allora ho accorciato il filo e ho "parcheggiato" Bob in corridoio, ad un metro di altezza, aspettando che si afflosciasse per buttarlo via.
Che ingenua.
I palloncini moderni non sono come quelli degli anni '70, che dopo un giorno si rimpicciolivano, perdevano aria e, a sera, erano mogi mogi in un angolo, agonizzanti.
Quelli di oggi sono caparbi, presuntuosi, tronfi come pavoni, senza un minimo di umiltà.
Mica si sgonfiano questi, rimangono intatti nei giorni, senza perdere un filo di smalto.
Al quinto giorno, siccome dopo un po' l'ospite puzza, ho deciso: stufa di imbattermi in quella faccia gialla a tutte le ore del giorno e della notte (spesso prendendomi un accidente) ho preso un paio di forbici e...l'ho accoltellato senza pietà!
Eh!
Il poveretto non ha emesso un gemito, nemmeno un sibilo a dire il vero, si è sgonfiato dignitosamente ed è sparito.
Dopo di che ho aperto la spazza e bye bye Bob! Have a nice trip!
Che dite, verrò assolta?!?

mercoledì 22 dicembre 2010

- 2

Come un generale i giorni prima della Grande Battaglia mi aggiro per casa, controllando e ri-controllando che tutto sia pronto.
Regali: fatti, mancano alcuni pacchetti e tutti i bigliettini. Da fare.
Frigo: provviste ok.
Macchina: gomme gonfie, olio cambiato, pulizia esterna e interna non ottimale ma pazienza. Bagagliaio svuotato per poter caricare e scaricare i pacchi.
Meteo: aggiornato ogni 6 ore dal maritozzo, dovrebbe sostenerci.
Umore: bellicoso e determinato.

Il programma è stringato: venerdì 24 pranzo da mio papà, totale ospiti: 8 + 1 nella pancia (che comunque mangia come gli altri).
Sabato 25: pranzo dai suoceri, totale ospiti 5 + il solito abusivo.
Domenica 26: pranzo da mia mamma, totale ospiti 7 + clandestino.
Totale chilometri da percorrere in 3 giorni: 430.

Che dire: ce la possiamo fare.
Il pensiero che mi sostiene è che l'anno prossimo, con i 2 bimbi piccoli, non ci muoveremo di un millimetro.
Buon Natale a tutti!

giovedì 16 dicembre 2010

Lettera di una mamma distratta

Caro Fagiolino,
amore di mamma, che ancora una volta ieri ho sentito il tuo cuoricino battere a mille e calcetti e pugni e remesci che neanche un nuotatore di sincro.
Dicevo, amore di mamma.
Lo so che non ti parlo mai e non ti considero granchè, lo so che ti penso rararmente, salvo alle 2 di notte quando decidi che è l'ora dello stretching, ma questo non vuol dire che non ti voglia bene e non sia impaziente di vedere che viso hai e stringerti tra le braccia.
Quell'altro, tuo fratello (e che impressione dire "fratello") assorbe ogni mia energia, spazio vitale, cellula, neurone e desiderio di attività. Tuo fratello è, come dire, impegnativo, te ne accorgerai tu stesso e richiede grande forza d'animo oltre che fisica.
Ma non preoccuparti, c'è spazio anche per te, c'è amore anche per te, c'è tanta voglia di conoscerti.
Un'unica preghiera: mi prometti che ogni tanto (non dico sempre) un pisolino te lo farai? Magari in carrozzina, ma anche nel lettino, insomma dove vuoi, basta che ogni tanto stacchi la spina.
Ecco, te l'ho detto: amore sì, ma qui ogni tanto ci si riposa pure.
Bacini bacini e a presto!
Mamma

martedì 14 dicembre 2010

Latitanza

Arriva un momento nella vita
in cui non rimane altro da fare 
che percorrere la propria strada fino in fondo.
Quello è il momento d'inseguire i propri sogni,
quello è il momento di prendere il largo,
forti delle proprie convinzioni.


Il Delfino - Sergio Bambarén

Lo so, predico bene e razzolo male (tanto per restare in ambito campagnolo).
Del resto, come ho già scritto qui, mi riesce veramente difficile angosciarmi sul futuro senza fare niente di concreto, devo per forza concentrarmi su qualcosa, una qualche attività, un  progetto, insomma, darmi da fare.
E siccome le cosine piccole le ho già iniziate (e finite) tutte - vedi lavori a maglia, ad esempio -  stavolta mi sto cimentando con qualcosa di grosso, veramente grosso.
Uno di quei progetti che mi ronzano in testa da anni, tanti anni, una di quelle che cose che si dicono sempre e non si cominciano mai, una roba più grande di me.
Naturalmente, per scaramanzia, non vi dico nulla.
Sappiate però che vi si ritorcerà contro come un boomerang perciò, finchè potete, datevela a gambe.
Ihihihih!!!

lunedì 6 dicembre 2010

Di inadeguatezza e altre mammosità

L'amica F. è incinta, finalmente. Condivisa la gioia, l'entusiasmo e l'emozione abbassa il tono di voce e quasi sussurrando mi dice che è terrorizzata.
Terrorizzata? Ma stai bene? C'è qualcosa che non va? L'ecografia è a posto?!
Tranquilla, mi rassicura, va tutto bene. IO sono terrorizzata, ho paura che non sarò una brava mamma. Temo che sarò inadeguata.
Inadeguata?!??
Carissima amica F.,
certo che sarai inadeguata. Lo siamo state e lo siamo tutte. Tutte le donne con figli sono inadeguate.
Inadeguate e terrorizzate. Inadeguate e maldestre. Inadeguate e pasticcione, insicure e determinate, estasiate e depresse. Stanche e piene di energia. Disperate ed esaltate.
Tutte, nessuna esclusa.
 Poi passa, piano piano si prende il ritmo, si rallenta, si prende coscienza di emozioni, sentimenti, pensieri e sogni e tutto si fa più facile, tranquillo.
Ma l'inadeguatezza non passa e sai perchè? Perchè è relativa a qualcosa che noi pensiamo dovremmo essere. Qualcosa che noi ci obblighiamo ad imitare, qualche modello, qualche esempio più o meno virtuoso, magari nostra mamma o la zia o la tata del cugino.
L'inadeguatezza non è oggettiva, è dentro di noi rispetto a qualcosa di esterno.
L'accettazione non è solo del bambino, dei suoi limiti, del suo carattere ma soprattutto di noi stesse, dei nostri limiti, del nostro carattere.
Cara F. che ti posso dire? Queste sono parole che per ora non ti dicono nulla.
Stai tranquilla, riposati e comincia già da oggi a fare i conti con un'inadeguatezza interiore che abiterà con te ancora per un po'.
Ti abbraccio

venerdì 3 dicembre 2010

La campagna d'inverno

Leggo il post di Cautelosa e mi vien da sorridere.
Ha smesso di nevicare ed è uscito il sole e visto che la temperatura è stabile da 4 giorni tra 0 e +1 la neve si è mantenuta croccante e fresca, ancora intatta dove non è passato nessuno (salvo sporadiche impronte di caprioli che mi commuovono davvero).
Gli alveari sono ricoperti di neve, così come il tetto del fienile.
Il paesaggio è montano, anche se siamo solo a 300 mt di altitudine e il silenzio, se possibile, è ancor più intenso. 
E' in queste giornate che amo questo posto, quando il freddo, la neve, la stagione impongono una pausa forzata ai lavori fuori, niente trapianti, potature, legna da tagliare o trasportare. Nulla.
Solo riposo e divertimento con il Topolo.
E poi la neve è pulita, ricopre l'odiato fango e fa sembrare tutto più bello.
Ora l'unica cosa da fare è fare capire al nano che solo la neve pulita si può prendere in mano e leccare, quella lungo le strade no ;))

mercoledì 1 dicembre 2010

Gravidanza new age

E' fondamentale, in gravidanza, coccolarsi e prendersi cura del proprio corpo in modo da prepararsi gradualmente e dolcemente al parto.
I classici consigliano di massaggiare con olio di lino la pancia, il seno e il perineo, almeno una volta al giorno, possibilmente dopo la doccia.
I manuali di yoga suggeriscono varie posizioni per la postura e il rilassamento.
In generale, bisognerebbe dedicare almeno mezz'ora al giorno ad esercizi di visualizzazione e respirazione, soprattutto nel terzo trimestre, in vista del parto.

Oppure si può prendere una grossa pala e spalare la neve attorno a casa, sullo sterrato d'accesso e intorno, sopra e sotto la macchina.

Dipende.

lunedì 29 novembre 2010

Snow - bored, ovvero sopravvivere alla neve e alla noia

Lo scorso week end non è stato un week end, è stato un seminario intensivo di creatività alternativa, ovvero come sopravvivere da sola a 2 giorni di tormenta di vento e neve, chiusa in casa con un nano di 19 mesi raffreddato e di pessimo umore.
Credo di avere impiegato fino all'ultimo neurone (anche quelli ancora impacchettati, nuovi di pacca) per inventarmi giochi, filastrocche, frizzi, lazzi, amenità di ogni tipo sempre nuovi e sempre diversi che potessero intrattenere il Topolo. 
Ho iniziato con i grandi classici: costruzioni, tira-il-carretto, mi nascondo poi ti acchiappo, rotoloni sul lettone, lettura libretti e ripetizione a oltranza della vecchia fattoria ia ia ohhh.
Ho proseguito con i sempreverdi: i versi degli animali, Frà Martino suonata sulla pianola, l'ostensione di tutti i peluche, il Didò e la chitarra di papà.
Mi sono strinata il cervello cercando di insegnargli a contare fino a 5 con le dita, a salire e scendere le scale da solo, ad aprire e chiudere cassetti senza lasciarci le dita, a prendere e portare cose da una parte all'altra.
Gli ho fatto vedere i cartoni, un pezzo dell'"Era Glaciale" e 5 minuti di "Il Mio Vicino Totoro".
Poi la neve ha oscurato la parabola e addio Baby Tv e Sky.
Poi gli ho dato la merenda.
Poi l'ho fatto guardare fuori dalla finestra.
Poi gli ho fatto il bagnetto, poi nanna.
E finalmente era domenica mattina, ore 6, lui con la tosse e io con le palpebre incollate.
Ore 7, aerosol.
Ore 8, cambio delle lenzuola con rotoloni nel lettone.
Ore 9, scazzo.
Ore 10, puzzle, costruzioni, pianola, peluche, Didò, nascondino, esaurimento psicoemotivo (mio) e tosse asinina (sua).
11: aerosol.
12: pappa.
13: nanna (45minuti).
Per farla breve, alle 15 ho avuto il lampo di genio: non può andare sulla neve?
Allora gliela porto io:


Speravo che il lampo di genio mi avrebbe portato almeno mezz'ora di respiro: è durato 10 minuti.
Poi è inciampato nei suoi piedi, è caduto nel catino innevato e addio buon umore.
Non so come sono sopravvissuta fino al rientro del maritozzo, a pomeriggio inoltrato e siamo solo a fine novembre.
Che non mi vengano a dire che le mamme sono incerite dalla maternità, annoiate dalla casalinghitudine e scoperchiate dalla noia: noi qui si è un vulcano di idee, altrochè.

domenica 28 novembre 2010

Si sta come d'autunno

Càpita.
Càpita a tutte e anche nelle migliori famiglie di trovarsi a 38 anni suonati, incinta al 6° mese e non sapere cosa fare di se stessi e della propria vita.
Che farci.
In un periodo in cui ho le facoltà fisiche di una balena spiaggiata e quelle mentali di un Teletubbie il mio unico pensiero è: ok, nasce fra 3 mesi, sto a casa ancora un po'. E poi?
Non ho intenzione di tornare in quella ditta, ero un peso inutile con un figlio, figuriamoci con due, e allora?
Ci sono giorni in cui il pensiero del lavoro futuro, di me stessa futura, delle mie capacità, di quello che voglio veramente fare si accavalla a quello del quotidiano, di un Topolo magari stanco, di un Fagiolino nella pancia, degli esami da fare, dell'andrà bene il parto questa volta? e in questi giorni mi scoppia veramente la testa.
In realtà, l'unica cosa che vorrei fare è avere un po' di tempo per me, per riflettere, per organizzarmi, poi mi ricordo che riflettere e organizzarmi non sono mai stati due grandi verbi, nella mia vita.
E allora aspetto.
Aspetto che il tempo dia un senso a tutto, aspetto che nasca il futuro bimbetto e vediamo un po' che tipo è, aspetto che la vita mi presenti un'occasione, una chance, un'intuizione, anche un barlume andrebbe bene. Aspetto che tutto si sistemi da solo, ben sapendo che meno faccio meglio è, chè le volte che ci ho messo del mio ho impiegato poi anni a rappezzare le toppe.

- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame ... 


A. Baricco - Oceano Mare

mercoledì 24 novembre 2010

Mater semper certa est?

Se non l'avessi visto (e sentito) uscire dalle mie viscere ancora attaccato al cordone ombelicale non avrei dubbi: il Topolo non è mio figlio.
Si dice che i figli sò piezz' e core: sì, ma il cuore di chi?
Come diceva il Benigni - mafioso in Johnny Stecchino "non me somigghia pe' niente".
Più cresce e mostra la sua personalità più mi chiedo ma 'sto qui, da dove mi arriva?
Ieri lo guardavo sguazzare nel fango: da solo, rifiutando ogni aiuto, guadava a lunghi passi le pozzanghere fangose, così profonde e vischiose da rimanere appiccicato con gli stivali, tanto da non poter sollevare il piede. Incurante dell'instabilità sollevava a forza lo stivaletto e proseguiva nella traversata. A un certo punto è caduto di peso nell'acqua gelida: non ha emesso un suono.
L'ho sollevato e rimesso in piedi pensando adesso mi darà la mano! 
Macchè.
Ha ripreso a camminare spavaldo, con l'acqua che si estendeva dai jeans fino alla giacchetta e alle maniche.
E' inciampato a faccia in avanti: si è rialzato pieno di fango, tanto da non aprire gli occhi.
Piangendo si è fatto pulire la faccia e ha ripreso a sguazzare.
Fradicio di acqua gelida, infangato, con gli stivali pieni d'acqua: camminava da solo, a testa alta, rifiutando stizzito la mano che gli veniva offerta e l'aiuto di papà e mamma.
Insomma: autonomo, impavido, indipendente, coraggioso.
Non è mio figlio, davvero.
Sarà tutto suo padre? Oppure è così per contrappasso? O per mostrarmi come si fa a non aver paura di nulla?
Io, nel dubbio, sono ammiraterrima.

martedì 23 novembre 2010

Fango: istruzioni per l'uso

La stagione del fango è iniziata e, come si suol dire, sta toccando vette inebrianti.
Se l'anno scorso ho passato la stagione autunno/inverno a pulire pavimenti, tappeti, macchina e scarpe quest' anno, udite udite!, aggiungo all'inventario anche stivali e vestiti.
Non miei, of course, io sono allergica alla marronea poltiglia, ma del Topolo che, come tutti i nani sotto il metro, adora sciaguettare nel fango e nelle pozzanghere.
Forza Topolo! Goditelo finchè puoi...

lunedì 22 novembre 2010

Nel reame di Ikea

Una volta leggevo libri, libri veri intendo, con pagine, parole, nessuna figura.
Ora sfoglio libretti illustrati, ricettari, riviste di maglia e cataloghi.
Anzi un catalogo, IL catalogo per la precisione.
E cosa ti trovo a pagina 164 del mio catalogo preferito?
"IKEA Svezia è fornitore di Sua maestà il Re di Svezia".
Ma dai.
Il Re di Svezia ha mobili Ikea come un plebeo qualunque?
Non ci credo.
Ma come può essere?! Da una breve indagine, tuttavia, risulterebbe essere proprio così: il sito http://www.hovlev.se/index_e.html elenca Ikea tra i fornitori di beni e servizi per la casa reale svedese.
Permettetemi di dire due parole al monarca.

Maestà,
anzi Gustavo, ti do del tu perchè non si può dare del Lei a chi ha i mobili Ikea.
Dicevo, Gustavo: ma sei matto? Ma cosa ti è saltato in testa?
Ma come sarebbe che Ikea ti fornisce i mobili? Ma avete finito i soldi?
Non ci credo che ti sei montato da solo il trono o il letto a baldacchino.
Non ci credo che in bagno hai il mobile Godmorgon.
Non è possibile che tu dorma su un materasso Sultan o stenda i tuoi regali piedi su un tappeto Kajsa.
Va bene sostenere l'economia nazionale comprando a kilometri zero, ma così si esagera.
Va bene essere amanti del fai da te, ma girare con la brugola che spunta dal regio taschino è eccessivo.
O forse lo fai per dare un'immagine moderna e disinvolta? Per apparire come uno di noi, uno alla mano?
Guarda, te lo dico sinceramente: ma và a cagher.
Ma come?! Ma noi tutti quaggiù ci si danna per arrivare a fine mese, ci si arrabatta come dannati per allestire una casa in modo dignitoso, si compra Ikea perchè è economica ma si sogna di vivere in un castello, un castello vero, con i broccati, i tappeti, gli ori e i marmi e TU ti fai arredare da Ikea?!
No, guarda, non ci siamo proprio.
Se vuoi fare il poveraccio fallo per davvero: abdica.
E non ci scassare i cabasisi con 'ste trovate da quattro soldi.
Au revoir Gustavo e che il Pax sia con te.

venerdì 19 novembre 2010

Vasinòpolo

Sai, mi dice l'amica Sole, sto provando a fare sì che il nano faccia la cacca nel vasino.
Ah sì? Di già? Ma ha solo 1 anno e 1/2...
Lo so, ma io intanto ci provo. Ho fatto così: 3 giorni fa, quando l'ìho spogliato, l'ho messo sul vasino e ho fatto GNNNNNNN, come per spingere e fare la cacca. Bè... lo sai che da allora ogni volta che deve fare la cacca prende il vasino, ci si siede e la fa?!
Ma dai, allora provo anche io!

Stasera spoglio il Topolo prima del bagnetto. Prendo il vasino, ce lo siedo sopra e faccio GNNNNN, come per spingere e fare la cacca.
Lui mi guarda.
Guarda il vasino.
Poi si alza, lo prende e lo solleva in alto facendo GNNNNNN, come a dire eh sì hai ragione, pesa veramente un sacco!!!

Non so come, ma credo ci vorrà taaaaaanto tempo per lo spannolinamento.

giovedì 18 novembre 2010

Il D Day

Mi è scaduta la carta d'identità, meglio che corra a farla adesso perchè poi...
Ah! Devo anche andare a trovare zia Carolina, meglio che vada ora, perchè poi...
Se vuoi andare a vedere qualcosa a teatro, o a qualche concerto vai pure, tengo io il Topolo, perchè dopo...
Prenoto la pulizia dei denti anche se l'ho fatta di recente perchè già lo so che dopo....

Dopo, sarà l'Apocalisse.
Dopo, finirà il mondo.
Dopo, il cielo ci cadrà sulla testa.

Intendo dopo l'8 marzo, data di nascita prevista per il Fagiolino che speriamo che non faccia come suo fratello che nasce 18 giorni prima che sennò siamo ancora più nei guai.
Non nascondo una certa ansia per questa seconda nascita che mi vedrà alle prese con due bimbetti e nessun nonno/a a darmi una mano.
Sì, certo, sono già un po' più imparata della prima volta e, naturalmente, tutti dicono che il secondo "è un'altra cosa" (?).
Però.
Però mi sfuggono lo stesso alcuni aspetti logistici della faccenda.
Nel frattempo cerco di portarmi avanti e di sbrigare tutte le faccende possibili prima del D Day e prego che, nel frattempo, mi venga qualche idea brillante per salvare capra e cavoli.

lunedì 15 novembre 2010

Beata gioventù

Stamattina all'alba delle 6 siamo partiti alla volta del celeberrissimo ospedale specializzato in cure pediatriche per una visita di controllo al Topolo, conseguenza dei 3 ricoveri ospedalieri per broncospasmo e intolleranze dello scorso inverno.
Diciamo subito che il nano sta bene, le intolleranze alimentari sono rientrate del tutto e, da settembre, ha finalmente iniziato a tossire cose che scongiura quasi del tutto le dispnee e le crisi d'asma.
La buona notizia è che non dovremo fare altri day hospital e meno male perchè le 4 ore di attesa in una sala d'attesa gremita di bimbi e genitori, con i caloriferi a palla, pochissime sedie e nessun gioco sono un supplizio totale.
Io sono comunque partita munita di viveri, vestiti di ricambio e tanti giochi, perchè conosco il Topolo e so che senza fare nulla non ci sta in nessun modo. E così, dopo un prelievo che mi è costato una semi frattura del polso (lo tenevamo in 4 ma, come è noto, il nano possiede una forza da energumeno) e un'abbondante colazione ci siamo messi in paziente attesa.
E lì ho assistito a qualcosa di inaspettato.
Delle circa 25 persone in attesa insieme a noi l'unico bambino che giocava era il nostro e gli unici genitori che parlavano eravamo noi.
Tutti gli altri stavano seduti muti e assorti immersi totalmente nel loro telefonino (gli adulti)  o videogioco (i bambini).
Di cosa si trattasse non mi è dato sapere, visto che nessuno comunicava con nessun altro.
Insomma, a parte un nano scatenato che spingeva sedie, saliva sui tavolini, correva, faceva brrrumm brummm con la macchinina e sgranocchiava rumorosamente biscotti non volava una mosca.
Che tristezza.
Ma sono tutti così nel mondo dei grandi?

sabato 13 novembre 2010

Chi non ha testa...

Dopo anni di incertezze, centinaia di euro spesi in riviste specializzate, dopo calcoli minuziosi e la creazione di algoritmi per valutarne i consumi, dopo una serie infinitta di analisi, indagini, inchieste e ripensamenti  finalmente abbiamo cambiato macchina.
Abbandonata la vecchia "Esplorazione" (nome dato dal maritozzo alla sua prima ed unica macchina, una Peugeot 206 del '99) siamo finalmente in possesso di un 4x4 adatto a queste lande fangose e sterratose.
Venerdì mattina, di buon'ora, dopo aver lasciato il Topolo al nido ci siamo presentati festosi ed emozionati dal concessionario.
Diamo un ultimo sguardo alla vecchia macchina, controlliamo di averla svuotata e con orrore ci accorgiamo di non aver buttato la spazzatura, un enorme sacco pieno di pannoloni del nano, lerci e puzzolenti.
Ci guardiamo attorno ma il concessionario è particamente sulla tangenziale della grande città e non ha cassonetti attorno.
E così, mesti e vergognosi, ci siamo fatti indicare la nuova vettura e, come prima cosa, ci abbiamo caricato sopra il mefitico carico.
Quando, alla fine di tutte le pratiche, siamo finalmente saliti anche noi per il nostro primo viaggio l'abitacolo era completamente pregno del fetido olezzo.
Uno schifo totale.
Abbiamo salutato il venditore a finestrini spalancati, manco fossimo ad agosto, lasciando dietro di noi una scia caghettosa e pestifera.
Benvenuta macchina nuova!

giovedì 11 novembre 2010

Gli Inesistenti

Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
Da L'isola che non c'è di E. Bennato

Una volta c'era il postino: arrivava in scooter, suonava alla porta, se aprivi ti dava il pacco, se non aprivi ti lasciava un cortese messaggio: 
"Caro Signore, 
sono venuto a trovarti per consegnare un pacco. Siccome passo sempre di mattina e, bizzarro, tu non sei mai a casa, ti consiglio di passare a trovarci alla posta. Riportaci questo foglietto giallo e noi ti daremo ciò che ti spetta.
Tante care cose, 
il tuo Postino".
Semplice, chiaro, inequivocabile.
Si poteva imprecare 2 minuti per il fatto che la Posta tenti sempre di trovarti al mattino (forse pensano siamo tutti disoccupati) ma poi bon, morta lì.
Si andava alla posta di quartiere e si ritirava il pacco.
Ora no.
Ora siamo tutti più fighi.
Ora non c'è più il postino, macchè, ora c'è il Corriere Espresso.
Non c'è sito che non ne esalti le qualità: veloci! sicuri! affidabili! consegnamo in tutto il mondo! rintraccia la tua spedizione! 
Io li odio i corrieri. Li odio tutti, a prescindere.
E li detesto con cura particolare da quando abito in questo posto campagnolo, privo di via, numero civico, citofono e vicino di pianerottolo.
Inizialmente pensavo fosse colpa mia: forse non ho compilato bene il modulo on line, forse ho sbagliato il cap, forse dovevo mettere le coordinate gps, forse dovevo allegare una foto del satellite.
Che ingenua.
E' irrilevante cosa scrivo nel modulo, tanto non lo leggono, o non lo capiscono, o non lo sanno interpretare.
Sono arrivata a inserire la strada provinciale e il chilometro, oltre al cap, il paese, la provincia, 2 numeri di cellulare e uno di fisso.
Inutile.
Uno mi ha chiamato dalla regione vicina: aveva letto Castelconto anzichè Castelcinto.
Un altro ha chiamato da 300 km chiedendo dove doveva girare, perchè secondo lui era dietro l'angolo.
Un altro ha chiamato la ditta di partenza, dicendo che non avevamo indicato nessun numero di telefono: quando questi gli hanno detto di leggere la bolla, chè il numero era lì sopra, ha farfugliato confusamente che l'aveva persa.
Un altro ha chiamato dicendo che era a due uscite di autostrada, peccato l'avesse imboccata al contrario e abbia impiegato 4 ore a raggiungerci.
Un altro ancora ci ha telefonato direttamente (miracolo!) purtroppo parlava solo rumeno. Meno male che il collega era sudamericano: ci siamo intesi in spagnolo.
Ma la medaglia d'oro, signore e signori, la vince senza dubbio SDA.
Loro non chiamano, non scrivono, non telefonano.
Sarebbe facile.
Loro fanno finta di niente.
Il corriere gira un pochettino, non ti trova e se ne torna alla base.
Dopodichè scrive sul suo sito che il tuo indirizzo non esiste e che faresti meglio a chiamarli.
Fammi capire:
Sono il cliente. Ho pagato un sovrapprezzo esagerato per avere una consegna espressa. Ti ho scritto anche quanti metri devi fare per arrivare a casa mia e tu dici che non esisto. Non mi telefoni, non mi scrivi, non comunichi a nessuno che non mi hai trovato.
Dici solo "indirizzo inesistente - svincola on line (???) - chiama call center".
E questo sarebbe un corriere espresso?
L'ulitma volta ho impiegato 13 giorni per venire in posssesso del libro. Roba che se scrivevo all'autore e lo pregavo di mandarmene lui stesso una copia autografata avrei impiegato meno.
E domani si ricomincia: decine di telefonate, impiegate spocchiose che mi accusano di vivere in un posto che non esiste (sic), tempo perso e bocconate di bile.

Che il cielo mi aiuti, perchè stavolta, vi giuro, io vado lì e li strangolo con le mie sante manine.

martedì 9 novembre 2010

Enfant terrible

Vittorio è un bambino di 2 anni e 1/2 che è spesso al parco dove porto il Topolo al pomeriggio.
Ha i capelli lunghi e l'aria seria e guarda fisso fisso negli occhi senza abbassare lo sguardo. 
Vittorio non ride mai, non salta, non corre, non gioca alla palla.
Lui guarda gli altri bambini e la sua unica occupazione è interferire con i loro giochi: se salgono sullo scivolo, lui si siede in fondo e impedisce la discesa.
Se sono in altalena si mette davanti, in modo che non possano dondolare.
Se hanno un camioncino o una bicicletta tenta di portargliela via. Sempre senza dire una parola, ma con grande aggressività e una forza poderosa.
La mamma di Vittorio è impotente, qualunque cosa faccia o dica è assolutamente inefficace.
Lei ha i lunghi e biondi, con due grandi occhi verdi, ma la voce è monotòna, ripetitiva, è la voce di una che non ce la fa più, che non riesce a tenere suo figlio a bada, la voce di chi ha rinunciato.
L'altro giorno Vittorio bestemmiava mentre andava sull'altalena, lei ripeteva come una litania smettilaoandiamoacasa, smettilasubitotiportovia.
Inutile.
Io quando c'è Vittorio al parco me ne andrei a casa subito.
Davvero, non so come gestire la situazione.
Un conto sono io, adulta, con un altro adulto.
Un conto sono io con il Topolo e un altro bambino.
Un conto sono io, il Topolo, un Vittorio qualunque e un'altra mamma.
Una relazione a 4 con 2 bimbi che non parlano e una mamma sconosciuta.
Ho paura che faccia del male al nano eppure non posso sgridarlo.
Ho paura che si veda che non lo sopporto e mi dispiace, perchè un bimbo infelice.
Ho paura che si veda che menerei la mamma, anche se il più delle volte ha un'aria così affranta che mi fa pena.
Insomma, avevo appena appena imparato a relazionarmi con gli adulti e ora mi trovo in questi
ménage à quatre che non so da che parte prendere.
Ugh.

domenica 7 novembre 2010

A.A.A. programmatore cercasi

Io, in effetti, pensavo che fosse solo un modo di dire: non toccare! te l'ho detto mille volte!
Scendi dalla sedia! Quante volte te l'ho ripetuto?
Non prendere la penna, sei sordo? te lo dico per la milionesima volta!
Non è una leggenda metropolitana: davvero ai bambini le cose si ripetono migliaia di volte.
All'infinito.
Perennemente uguali.
Sempre. Le. Stesse. Cose.
E' solo 2 mesi che lo facciamo e non ne possiamo più, non vediamo la fine di questa tortura.
Allora ci è venuta un'ideona: perchè non mettere delle belle fotocellule davanti agli oggetti prescelti che, in vista di un nanetto di 90 cm, non facciano partire un bel disco preregistrato?
Davanti alla doccia: non entrare nella doccia. sei con le calze. nella doccia si entra solo a piedi nudi quando si fa il bagnetto.
Se non esce: Cosa ho detto?! Non si entra nella doccia!
Se non esce ancora: (crescendo) Insomma!!! Esci immediatamente!
Se non esce ancora: il sistema prevede l'apertura dell'acqua gelata.
Oppure, davanti alla TV: sei troppo vicino. Non si guarda la tele da vicino, fa male agli occhi. Siediti sul divano.
Se non si sposta: smetti di baciare lo schermo! Siediti sul divano!
Se non si sposta: Insomma!!! Spostati immediatamente!
Se ancora non si sposta: la TV si spegne.
O ancora davanti alle piante: Non strappare le foglie. Le foglie non si strappano nè si mangiano. Lascia stare le piante, sono esseri viventi.
Crescendo: non toccare la pianta!
Isterico: Cosa ho dettooooo!!!! Via dalla piantaaaaaa!!!

Stessa cosa per la lavatrice, il cassetto con la biancheria, la credenza, la libreria, lo stereo, il frigorifero, l'armadio....
Se qualcuno conosce qualche inventore/programmatore, non esiti a contattarci.
In alternativa: qualcuno ha un megafono?

venerdì 5 novembre 2010

Aò, ma quanti siete?

Puntuale come l'influenza ai primi di novembre arriva la classica telefonata di mia madre: come ci organizziamo per Natale?
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti del solito accordo natalizio tra famiglie, quest anno da te a Natale, il 26 dai suoceri, e viceversa l'anno successivo.
Magari.
Ma magari veramente, vi giuro.
Ora, forse qualcuno di voi sa che la nostra non è una famiglia allargata, di più, ma molto di più.
Siamo una grande, grossa famiglia dilatata, ipertrofica, sbragata direi.
I miei genitori sono separati.
I genitori del maritozzo sono separati.
E già qui sarebbe un bel bordello.
In più, a Natale, si uniscono al turn over anche la figlia del mio patrigno, che vive in Francia e sta con un ragazzo a sua volta figlio di separati.
Quindi, in 3 giorni di festa dobbiamo riuscire a coordinare 6 famiglie dislocate a casaccio tra la Francia e il nord Italia. E non oso pensare a quando le mie 3 sorelle e i 3 fratelli del maritozzo saranno accasati e richiederanno cene e pranzi a casa loro o dei consorti.
Dovremo procurarci un software aziendale per la gestione dei turni.
Ogni anno finisce allo stesso modo: quintali di roba mangiata, centinaia di chilometri percorsi, tonnellate di regali stipati nel bagagliaio.
Già, anche per i regali ci vorrebbe uno staff di aiutanti, per pensarli, comprarli, impacchettarli e suddividerli per famiglia.
Contando solo il parentado di primo grado bisogna pensare a un totale di 18 persone.
Primo grado, eh.
Poi ci sono gli amici stretti.
Grazie al cielo zii e cugini sono lontanerrimi e non rientrano nella rosa dei regalabili.
Insomma: non è che non sopporto il Natale, è che ogni anno la macchina organizzativa è sempre più farraginosa e io sempre più fiacca.
Argh.

mercoledì 3 novembre 2010

Ladykillers

Sono troppo vecchia per certe cose, davvero.
Vorrei tanto essere un po' più à la page, più giovane dentro, più in sintnoia con l'adazzo del momento, una di quelle che se ne fregano del prossimo, che se ne sbattono allegramente degli altri, solo me - myself and I, tciuccio intciorno a me.
Invece sono una bigotta, che volete farci, una vera jattura di questi tempi.
Per dire.
Ieri ci siamo trascinati da Magò, la nostra sgualcita pediatra: il Topolo ha fatto 3 giorni di febbre alta virata poi in bronchite con attacchi di tosse vomitosi e ranteganti.
Entriamo da Magò e non c'è manco una sedia.
Una occupata da una vecchina, e vabbè.
Una occupata da una signora, e vabbè.
Una occupata da sciarpa, guanti e cappello e vabbè un par di balle, perchè c'è l'attaccapanni e perchè non lo usi.
Una occupata da un ragazzino che legge i fumetti e non alza nemmeno lo sguardo.
Ora.
Il Topolo si accoccola sulla seggiolina ikea.
Il maritozzo si accuccia vicino a lui.
Io ostento la mia pancia e fulmino la mamma del ragazzino, che non accenna a farlo alzare.
L'unica in imbarazzo è la vecchina che, vedendo l'incintamento, si agita sulla sedia chiedendo se voglio sedermi.
E dove ribatto? Non ci sono sedie...
Ah, ma facciamo così, dice lei e inizia a spostare le giacche e la sciarpa.
Non è che fa alzare il ragazzino, no. Si premura di spostare dei vestiti non suoi.
In tutto questo il Topolo non smette di tossire e la signora, sempre seduta, commenta ogni-singolo- colpo di tosse con un sonoro uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) ....
L'avrei strangolata con le mie mani e poi avrei detto uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata!
Così, tanto per conversare un po'.
La prossima volta, la sedia, me la porto da casa.

martedì 2 novembre 2010

Di cataloghi e archivi

Per titolo.
Per autore.
In ordine di altezza e dimensione.
Per argomento.
Per colore della copertina.
Per casa editrice.
In ordine di gradimento con cestino finale dove finiscono i "pacchi".

Sono anni che nella mia famiglia allargata si discute di come catalogarei libri, con faide interne e sonore prese in giro quando andiamo a casa di uno o dell'altro e vediamo l'ordine scelto.
Io ho sempre preferito la disposizione per casa editrice, soprattutto perchè hanno colori e dimensioni simili e si allineano bene sulla libreria.
Però sono aperta a nuove proposte: visto che stiamo aprendo gli scatoloni dei libri e dobbiamo sistemarli a breve, qualcuno ha delle idee originali?

sabato 30 ottobre 2010

Organizzato...dentro

Ho iniziato ad avere dei sospetti una mattina, guardando il maritozzo e notando una vistosa macchia di sugo sulla maglietta: nini, scusa, la tua maglietta è sporca.
Ah sì, è vero, eh pazienza.
Ma come, non la cambi?
No, Oggi è mercoledì.
Ah.
Mah.
Due giorni dopo, improvvisamente un freddo caino: nini, scusa neh, ma hai addosso la polo e ci saranno 3°... non ti conviene indossare un maglione?
Eh, magari domani, oggi è venerdì.
Ah.
Mah.
Alla fine gliel'ho chiesto: scusa, ma perchè non ti puoi cambiare il vestito di mercoledì e venerdì?
Eh... vedi... non sono i giorni scelti...
Scelti? Scelti per cosa?
Per cambiare i vestiti. I giorni in cui mi posso cambiare sono il martedì, il giovedì e la domenica.
Quindi se ti macchi? O fa freddo? O fa caldo?
Beh, mi cambio il giorno dopo, non è grave.
...
...
Cioè fammi capire: tu hai deciso che ti cambi solo in quei 3 giorni?
Sì, non è geniale?! Almeno sono tranquillo, ci sono 4 giorni alla settimana in cui non devo pensare a cosa mettermi!
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L'altro ieri un maritozzo corrucciato fissa i suoi calzini.
Che c'è nini, sono spaiati?
No, non so se li devo cambiare o meno...
In che senso, scusa?
Eh.... da quando non vado più in ufficio e non mi devo vestire bene tutti i giorni ho perso il calcolo dei giorni in cui mi devo cambiare e ora non so più se la roba che ho addosso va bene o no!
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Vi prego, adottate anche voi un ingegnere: hanno tanto, tanto bisogno di affetto.

mercoledì 27 ottobre 2010

Intuizione di mammà

Attenzione: il post che segue è pesantemente di parte, per non dire sessista.
Occhio!


Volevo una femmina.
Speravo che fosse femmina.
In effetti, l'avevo proprio detto a tutti: questa volta, ne sono certa, è femmina. Me lo sento capite, l'ho sentito subito, qui, nel cuore: è una femmina e si chiamerà Maia.
Come l'ape, chiedeva qualcuno?
Ma no, che sciocchezza! come Maya, il velo dell'illusione in sanscrito, tze, che gente.
Poi la sibilla del Rorschach, colei che sola sa interpretare l'oscura nebbia delle ecografie ha sentenziato: è maschio.
Onore a Nonnoracolo e sghignazzi per l'assai poco perspicace mammozza.
E vabbè, n'atru masculo.
Hai già i vestiti, mi consolava qualcuno.
Hai già la cameretta azzurra, mi patpattava la spalla un altro.
Sai già come si gioca, mi ricordava un'altro ancora.
Ma la definitiva consolazione me l'ha data l'amica Antonia, madre di 2 maschietti.
E perchè vorresti una femmina? Non lo sai che le femmine per vestirle ci metti un'ora? I maschi sono menti semplici, li rigiri come vuoi, gli butti addosso un sacco e sono pronti ad uscire, non parlano troppo, non si fanno seghe mentali, non rompono le balle.
Ma soprattutto, cara, i maschi ci amano.
Ecco.
I maschi ci amano a noi mamme.
Le femmine non saprei, ma del resto perchè angustiarsi?
Io per questa vita chiudo con 2 e bon.

martedì 26 ottobre 2010

Manìe

Sarà l'età, sarà che con il passare degli anni assomiglio sempre più pericolosamente a mia nonna e alle sue bizzarre scorte di carne in scatola e dadi per cucina, sarà che finalmente posso dar libero sfogo alle mie nevrosi, infischiandome del prossimo ma, com'è come non è, non si capisce perchè io continui ad accumulare oggetti in casa.
Non oggetti in generale, intendiamoci, ma quegli oggetti, sempre quelli:
Spugnette abrasive verdi.
Spugnette abrasive arancioni.
Spugnette rettangolari.
Spugnette ricurve con impugnatura ergonomica.
Spugnette a quadretti per asciugare.
Panno carta.
Scottex.
Guanti di gomma.
Qualcuno sa trarre da questo elenco un qualche senso compiuto?
E' grave?
E' un messaggio subliminale che mi sto auto-inviando e che significa forse è il caso di iniziare a pulire casa?!
Mah.

giovedì 21 ottobre 2010

Un fax è per sempre

Circa 4 anni, al trasferimento al paesino, abbiamo attivato un numero di telefono fisso, con la famigerata compagnia telefonica di bandiera.
Ben presto ci siamo accorti che la metà delle telefonate che arrivavano provenivano da apparecchi fax che tentavano inutilmente di faxare il nostro numero fisso.
Dopo un paio di mesi abbiamo chiamato il 187 e fatto presente il problema.
E che volete da noi? è stata la cortese risposta, mica possiamo assegnare tutte le volte un numero nuovo, si vede che il vostro nella sua vita precedente era un numero di fax.
Ecco.
C'è chi nasce numero primo e chi numero di fax.
Facendo un po' di ricerche in rete abbiamo scoperto che il nostro numero di casa corrisponde al vecchio numero di fax della biblioteca civica del paese e, orrore, è presente su una serie infinita di pagine web.
Il che sarebbe anche carino se potessimo parlare con quelli che telefonano e spiegargli la cosa, ma con i fax non si parla e così subiamo innumerevoli faxate ad ogni ora del giorno e della notte.
Lo sapevate che la maggior parte della gente invia i fax nel cuore della notte?
Perchè lo fanno?
Che senso ha inviare un fax alla biblioteca di un paese alle 3 del mattino???
E, soprattutto, visto che le macchine sono programmate per tentare l'invio almeno 3 volte di seguito, se al mattino vedi che non è partito perchè riprovi a mandarlo? Secondo te poteva essere occupato alle 3 di notte???
Ogni volta che torniamo a casa facciamo il mitico 400 e troviamo i numeri di quelli che ci hanno cercato mentre eravamo via. La metà sono fax. Prendiamo le pagine bianche, cerchiamo il numero, telefoniamo e spieghiamo a voce che hanno chiamato un fisso.
Facciamo questo da 4 anni. E ogni notte stacchiamo il telefono.
Abbiamo anche inviato numerose mail ai gestori dei siti per fare cancellare il numero dalle loro pagine. Non hanno manco risposto.
Insomma, una vita di stenti.
Se qualcuno ha soluzioni migliori che non cambiare numero di casa non esiti a scriverci.
Thanks.

domenica 17 ottobre 2010

Smielata 2010

Ecco qui, 40 e passa kili di ottimo miele, ancora da invasettare ma ormai (come direbbero Diego o Kai Lan) è fatta è fatta è fatta!
Smielare in teoria è un lavoraccio, in pratica è una goduria che si fa senza fatica, inebriati dal profumo del miele e smaniosi di mangiarsene a cucchiaiate.
Ordunque, ecco di seguito il reportage della smielatura, fatto con la macchina tenuta tra i denti causa dita appiccicose di miele e cera:
1) ecco come si presentano i telaini ancora nel melario, considerate che, carichi di miele, arrivano a pesare anche 1 kg e 1/2!













2) le api sigillano il miele con la cera, per riuscire a raccoglierlo bisogna togliere la cera con un coltello per aprire gli opercoli ed accedere al prezioso miele:









3) i telaini si appendono nello smielatore, che non è altro che una super-centrifuga a manovella che bisogna girare e girare fino a che tutto il miele è uscito dai telaini e finito nel bidone:










4) Ed ecco il miele che esce dalla centrifuga! Si mette in un grosso bidone provvisto di 2 filtri che eliminano le impurità (cera, insetti, apine cadute sul campo, foglie, ecc...) e lì si lascia per almeno 10 giorni a decantare:













Dopo 10 giorni si apre il bidone, con un cucchiaio si toglie la schiuma che si è formata in superficie e si invasetta.
Buon appetito!!!!

P.S. Chi volesse assaggiare questa bontà, garantita senza glucosio o zucchero aggiunto (come spesso accade per i mieli industriali), con apine che si sono nutrite di fiori senza pesticidi o robe chimiche, insomma un miele tutto naturale, non sia timido e si faccia avanti: passando da queste parti ne riceverà un barattolo in omaggio, con annesso mega spiegone- pomposo del maritozzo che non facciamo mancare a nessuno.
Affrettatevi perchè se davvero mettiamo in pratica il progetto dell'azienda apistica dagli anni prossimi lo faremo pagare!!!
(tranquille, le mamme blogger bisognose di energie ne avranno sempre gratis ;))

martedì 12 ottobre 2010

Smiele

Domani smieliamo*.
Abbiamo una 40ina di telaini carichi di miele e, tramite centrifuga, dovremmo riuscire ad estrarlo tutto e invasettarlo.
Ringraziamo gli amici vicini di paesino che ci mettono a disposizione il loro nuovissimo e bellissimo locale delle api.
Noi non abbiamo nemmeno la centrifuga per il miele, figuriamoci se siamo in possesso del disopercolatore, del filtro, del bidone per la decantazione e tutto il resto che servirebbe.
Speriamo l'anno prossimo di essere un po' più a tiro.
Seguiranno foto delle operazioni.
A presto!

*smielatura: fatica finale dell'apicoltore. I telaini del melario, carichi di miele, vengono inseriti in verticale in un cilindro- centrifuga. La velocità di centrifuga estrae il miele che va a colare lungo le pareti del cilindro e cola in un grosso bidone.

lunedì 11 ottobre 2010

Yes, we freak

Finalmente ho compreso a fondo l'utilità di avere una famiglia sessantottina con passato fricchettone.
Tutte quelle settimane passate nei campeggi nudisti, quello spirito libero di corpi esibiti senza pudore, le vacanze in tenda lungo fiumi e spiagge deserte, soli e disinibiti, insomma paccate di robe così.
Il risultato è che sono cresciuta con un'idea delle nudità quasi inesistente, vestita o smutandata per me pari sono.
Ora.
Non vorrei che vi steste facendo un'idea un po' distorta della sottoscritta: solitamente indosso vestiti (e tanti, pure), non esibisco le mie forme impunemente nè mi hanno mai arrestato per oltraggio al pudore.
Però diciamo che vivo un'eventuale nudità con una certa serenità.
E meno male.
Sono ormai un paio di settimane che quando vado in bagno il Topolo mi trotterella dietro.
Apre la porta, mi vede lì seduta e, senza frapporre indugio, mi allarga le ginocchia e controlla cosa faccio.
Va bene essere freak, ma così è un po' estremo: fare pipì con un nano tra le ginocchia non era previsto neppure dai miei bizzarri genitori macrobiotici.
Tu sei lì, che cerchi di concentrarti e lui guarda, allarga, infila una mano per toccare, scrutandomi con occhi interrogativi come a dire mamma, ma esattamente, cos'è che sta succedendo qui?
Diciamo che riuscire a restare seri è tutt'altro che semplice, ma tant'è.
Già così mi sembrava di essere abbastanza surreale ma l'altra settimana ho dovuto portarlo con me alla consueta visita ginecologica, causa mancanza di sostituti.
Apriti cielo.
Sorvoliamo sui tentativi di fracassare le vetrinette di medicinali, di afferrare il telefono del dottore, di infilarsi sotto la scrivania per raggiungere il cestino e mangiare la carta, di abbrancare tutte le cartelle cliniche ordinamente impilate e farne scempio.
Il bello è arrivato quando mi sono sdraiata sul lettino e ho infilato le gambe nelle apposite staffe.
Yuhuuu!!!
Il momento che aspettava!
E' balzato sul predellino davanti a me e si è tuffato a osservare ben bene la situazione, finalmente chiara ai suoi occhi .
Il dottore, già visibilmente seccato è sbottato in un "Ma signora! Non si può lavorare così!".
Io sarei morta, lì mezza nuda, in calzini viola e peli, incurante di lasciare due orfani e un maritozzo.
Meno male che l'assistente ha afferrato il Topolo e l'ha spostato di lato, permettendo al dottore di occupare il suo posto.
Mamma santa ragazzi, altro che campeggio naturista: è questa la vera innovazione!

sabato 2 ottobre 2010

Il silenzio dei cinghiali

Càpita.
Càpita che un sabato a pranzo uno sia seduto a tavola con la famiglia, nonni compresi, riuniti in un pranzo sereno e gioviale, condito da un Topolo in forma strepitosa e tutto sia felicità e letizia.
Càpita a un tratto di sentire un paio di spari.
E poi càpita anche di sentire uno scampanellio, seguito da un abbaiare e un uggiolare insistente.
Il tutto davanti casa.
Càpita poi di sentire delle voci, una macchina salire e fermarsi nello spiazzo davanti alla porta e veder scendere due omoni vestiti di verde scuro, armati di fucile, walkie talkie e bastone.
Càpita poi apire la finestra della sala e sentirsi chiedere scusate, vi dispiace se saliamo con la macchina nella vigna? C'è un cinghiale morto.
Ma prego, accomodatevi, ho sempre sognato di vedere un'ammazzatina in diretta.
E così, tra una risata e una fetta d'arrosto, un "passami il sale" e un "buono 'sto risotto", sotto le finestre dei Campagnoli sfilò un povero cinghiale di 15 kili, impallinato a dovere e pronto per essere scuoiato.
Vedete, sono ancora cittadina.
"Il povero cinghiale".
Se fossi di queste parti avrei visto nei due omoni due giustizieri benedetti, munifici eroi, salvatori del raccolto e della vigna.
Mi sa che devo stracciare la tessera del WWF.

giovedì 30 settembre 2010

Il piede violento del nido

Interno nido, ore 13:00, la mammozza va a riprendere il Topolo:

- Come è andata oggi?
- Tutto bene, come sempre. Ha fatto cacca, ha mangiato tutto, niente nanna.
- ...
- Ah! Ha dato un calcio a un altro bambino.
- Un calcio? Ohmmioddio, come un calcio? Come mai?
- Eh... a questo bimbo avevano portato via la palla, piangeva inconsolabile da almeno 20 minuti, insomma... il Topolo si è alzato, è andato da lui e gli ha mollato un calcio. Non forte, però un calcio.
- ...
- Ha fatto quello che avremmo voluto fare noi, ma non potevamo. Era veramente esasperante.

Sono rimasta senza parole. Dentro di me ridevo a crepapelle, e quando sono uscita ho stretto a me il nano e gli ho stampato un bacione, però forse dovrei insegnargli altri metodi per mettere a tacere quelli che lo infastidiscono...
L'arte della dialettica insegnata a un annoemezzenne?!

mercoledì 22 settembre 2010

Arrivederci e grazie

Il Topolo ha 17 mesi e iniziamo a respirare: sta anche un po' coi nonni, va al nido volentieri, inizia ad accorgersi che esistono altri esseri umani corti come lui chiamati "bimbi", insomma ho intorno a me un bel po' di metri liberi di spazio vitale.
Peccato che fra un po' ne arriverà un altro e si ricomincerà da capo.
Voluto eh, non fraintendetemi, tuttavia, come dire, ehm... diciamo che sapere che per almeno un altro annetto l'avrò attaccato alla tetta e alle gambe ... insomma mi sgomenta parecchio.
E così, con questo stato d'animo da "dead mom walking" ho chiesto un week end di libertà al maritozzo. Un intero week end senza Topolo.
E lui ha detto sì.

Ha detto sì capite?! No, se non avete figli non capite.

Cari tutti, mi siete molto simpatici, davvero.
Anche tu Topolo, ti voglio un bene dell'anima.
Ma starò assente per qualche giorno e me ne andrò a trovare l'amica Athena che vive in quel di Amsterdam.
Statemi bene, non fate niente che io non farei, tante care cose e a presto (forse).
Mammozz.

lunedì 20 settembre 2010

Hai voluto la bicicletta?

Ormai ho un'età che lo posso anche dire: questa casa l'abbiamo presa come alle superiori si sceglieva il ganzo del momento.
Non negate, l'avete fatto anche voi.
Mettiamo che, a 15 anni, il tipo con cui flirtavate fosse un perfettino - studioso- sgobbone- tutto casa e famiglia: una vera palla insomma. Quanto poteva durare? Una settimana?
Ok.
Quello dopo, già me lo vedo, quasi sicuramente sarebbe stato l'esatto opposto: un po' stronzetto, troppo grande, con la moto, bocciato più volte.
E questo, quanto durava? Due settimane?
Ok.
Quello dopo di nuovo serio, quello dopo di nuovo un mezzo hooligan, e così via.
Insomma, sto semplificando, ma il concetto è questo: si sceglieva l'esatto contrario di quello che ci piaceva il minuto prima, vagando da un estremo all'altro come foglie portate dal vento.
(Se a voi a 15 anni non è successo tutto questo vi prego non scrivetemelo, ho fatto anni di terapia per uscire da 'sto circolo vizioso. Grazie)
Ecco.
A distanza di anni mi rendo conto che il criterio che abbiamo usato il maritozzo ed io per comprare questa casa è proprio quello descritto.
Frustrati da lunghi anni in appartamento microscopico di 43 mq, senza manco un balconcino, in un condominio di un popoloso quartiere cittadino, snervati da vicini cafoni e rumorosi, incarogniti per il traffico, il rumore, lo smog e tutto quello che una grande città può offrire abbiamo iniziato a cercare casa in campagna.
Troppo piccola, sentenziava il maritozzo indicando una fattoria su 3 piani.
Troppo vicina alle altre case, mugugnava la mammozza vedendone un'altra isolata come la capanna di Heidi.
Troppo poco giardino, scuoteva la testa il maritozzo, calpestando i 3000 metri di una parco abbandonato.
E così via.
Alla fine l'abbiamo trovata: a 3 kilometri dal paese più vicino, con uno sterrato di 500 metri, senza altre case attorno, con 2 ettari di terreno, una casa su 3 piani, in un paese dimenticato da dio e dagli uomini.
Ci staranno le mie scarpe? si interrogava la mammozza.
Sarà sufficiente per l'orto? Si chiedeva il maritozzo?
Avranno abbastanza spazio per giocare i bambini?
E ora, passato quasi un anno dal trasferimento posso dire che sì, le scarpe ci stanno, che sì, l'orto ci sta, che sì, il Topolo ha spazio per svagarsi.
Ma non solo: tenere minimamente puliti 3 piani di casa è un culo inenarrabile. Cercare di disboscare 2 ettari di giungla è un impresa improba anche per un homo botanicus come il maritozzo. Tenere a bada un nano di 17 mesi in un giardino immenso è semplicemente ridicolo.
Insomma, siamo 2 ex cittadini mitomani.
E, attualmente, sfiniti.
Se, per caso, siete in pensione /disoccupati/ studenti/ casalinghe disperate e volete venire a respirare un po' di aria buona (si fa per dire, ci si è rotta la biologica) vi aspettiamo a braccia aperte!
A bientôt.

giovedì 16 settembre 2010

Autunniadi

Passata la nausea e recuperato un minimo di pressione, che ultimamente era scesa sotto il minimo vitale, riesco finalmente a scrivere qualcosa, se non di sensato almeno di riassuntivo:
- rientrati dal mare in una casa esplosa: speriamo di poterci presto permettere dei mobili perchè mi sono scassata i cabasisi di traslocare montagne di vestiti negli scatoloni.
- orto selvaggio ma produttivo: pomodori, zucchini, basilico e salvia. Nell'ordine: salsa di pomodoro, frittate/zuppe/contorni di zucchine, pesto, focaccia con salvia. Sono soddisfazioni, per noi ex cittadini devoti alla quarta gamma!
- il Topolo è alla fine tornato al nido: ha stra-pianto il primo giorno, pianto forte il secondo, piagnucolato il terzo, restato serio il quarto, sorriso il quinto, trotterellato via senza un saluto oggi. Un successo direi.
- maritozzo alla ricerca di un lavoro, mammozza con incubi quotidiani relativi alla sua ex- situazione lavorativa. Sogni ad occhi aperti di dimissioni condite da insulti al capo e uscita trionfale con sbattito di porta. Alè!
- fagiolino nuovo di pacca nella pancia. Secondo me è una femmina. Secondo Nonnoracolo è un maschio. Considerato il successo che il suddetto riscuote nella lettura dei sacri tarocchi sarà di sicuro una femmina.

lunedì 6 settembre 2010

Te l'avevo detto...

"E nel pomeriggio
quando il sole ci nutriva
di tanto in tanto un grido copriva le distanze
e l'aria delle cose diventava
irreale"
F. Battiato - Summer on a solitary beach

Incredibile come certe persone siano veramente di coccio.
Davvero, eh.
Tutto il mondo a dire e fare una cosa e loro no, fanno il contrario anzi, se possibile più tutti vanno da una parte più loro si ostinano ad andare dalla parte opposta, parti di una minoranza sempre.
E così, mentre tutto "l'universo criato" con bambini piccoli andava a ricrearsi al mare la mammozza, convinta ancora di essere single, aitante, gagliarda come un giovane virgulto, portava se stessa e le sua stanche ossa in montagna a 2000 metri slm.
Passi per l'età, avrei potuto fare gitarelle brevi ma dignitose.
Passi per le stanche ossa, andare a funghi e lamponi è pur sempre accettato nella mia stirpe di montanari.
Passi per il marizozzo, che dove lo porti è contento.
Ma il Topolo... ragazzi il Topolo in montagna è un mazzo stratosferico.
Forse l'anno scorso quando lo allattavo sui prati dell'Alto Adige, in cima alle vette, nei rifugi, tra le mucche, sotto la pioggia gelata, sulla funivia del Pordoi, nel canalone del Piz Boè ero distratta.
Chissà, magari un ologramma aveva preso il mio posto e io ero rimasta a casa a dormire.
Deve essere per forza così, altrimenti non si spiega come mai quest anno io abbia deciso di ripetere l'infausto esperimento portandolo in val d'Aosta, nei sopra citati 2000 mt, in fondo ad una valle adorabile che tanti soddisfazioni mi ha dato quando era ragazza.
Ragazza, appunto.
Scarrozzare in giro un 16mesenne sui sentieri e nei prati è i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e, a costo di lasciarci le penne, le ossa, il marito e la voglia di uscire di casa per i prossimi 30 anni.
Poi lo spirito divino deve essere disceso nel mio unico neurone condiviso e deve avergli detto qualcosa tipo "avete mai pensato al mare, voi piccoli idioti e debosciati di genitori?"
Ma il mare è da mollaccioni, al mare mi annoio, il mare noooo, ma insomma, il mare.... che pizzaaaaa....
E il mare fu.
E insieme al mare fu la pace dei sensi, il riposo, la nanna, il caldo, il sole, il mare e il vento di settembre, un Topolo felice, contento, nudo e sabbioso come un piccolo neanderthal, sgambettante, salato e abbronzato, urlante di gioia nel canottino e soddisfatto come un uovo a giocare con la sabbia e le onde.
E insieme al Topolo domato furono una mammozza e un maritozzo sbragati, rilassati, in infradito e costume per tutto il tempo, intenti a trovare sassi e conchiglie come quando erano i bei tempi, innamorati e pieni di gioia per il futuro.
Persino il fagiolino nella pancia sbatteva le alucce in segno di gaudio.
E siccome noi gente di coccio siamo o bianco o nero dall'anno prossimo solo mare, mare,mare.
E anemmu cuscì!


venerdì 20 agosto 2010

Di fratellini e altre minacce

Insomma, parliamoci chiaramente: quando il maritozzo ed io abbiamo deciso di avere un altro figlio non è stato per tirare un tiro mancino al Topolo.
Nè per rendergli la vita un inferno.
Nè, tantomeno, per trasformarlo in un bambino infelice, frustrato e geloso per il resto della sua vita.
(a volte è bene dirle queste cose).
Il nostro intento di sventurati figli unici è semplicemente quello di essere in 4, di essere " di più", di condividere nel numero massimo consentito di persone l'amore e la gioia di essere una famiglia.
E, perchè no, di dare un amico speciale, un compagno di giochi, una persona in più da amare al Topolo.
Detto questo, non capisco perchè invece tutti i parenti allarmino più o meno velatamente questo povero bimbo di 16 mesi con minacce crudeli e sadiche, vedrai, gli sussurrano all'orecchio, fra poco non sarai più solo ehehehe, altro che capricci, ihihih, altro che mamma qui, papà là, uhuhu, vedrai... vedrai....
Ma vedrai che!?
Qualcuno gli dice che con il fratellino/a dovrà scordarsi i regali e le attenzioni, altri che nessuno lo considererà più, certi altri che dovrà cedere tutti i privilegi e i giochi al più piccolo.
Mia suocera, poi (figlia unica nd.r.), continua a dire che sarà meglio che torni al nido a settembre, anche se siamo a casa dal lavoro in 2, altrimenti, quando nascerà l'altro, "avrà uno shock".
Al maritozzo dice di smettere di prenderlo in braccio, altrimenti, con l'altro, sarà un trauma.
E' arrivata a dirci che "potrebbe regredire mentalmente" alla nascita del fratello (sic).
Addirittura.
Potrebbero cadergli le unghie, storcerglisi i piedini, potrebbe smettere di camminare o persino di mangiare!!!
MA PER FAVORE.
Qualcuno vuole spiegare, cortesemente, a questa gente che potrebbe anche darsi che vada tutto bene, che a parte qualche litigio, i 2 potrebbero persino volersi bene e che, orrore, riuscirebbero a fidarsi l'uno dell'altro e a diventare straordinariamente amici?
Fatelo voi, vi prego, io non ne ho la forza.

lunedì 16 agosto 2010

Parole, parole...

Ha uno sguardo così intelligente, gli manca solo la parola!

La mia prof. di Tedesco, 1000 anni fa, sosteneva che per sopravvivere in un paese straniero era sufficiente conoscere i numeri da 0 a 10. Con quelli, diceva, era possibile prendere un taxi, pagare un albergo, ordinare al ristorante, ecc...
Oggi come oggi le telefeonerei per dirle che, in effetti, per cavarsela in un paese straniero basta meno, molto, ma molto meno.
Prendiamo il Topolo, ad esempio.
Egli non conta, nè conosce i numeri da 0 ad alcunchè. Non parla affatto, dice solo una parola (e non è mamma): la sua parola è VADDA' (= guarda).
Guarda che? Non si sa.
Vaddà!
Guarda cosa amore? Le nuvole? Gli alberi? Il tavolo? Il tappeto?
Nulla. Il "vaddà" è seguito dal silenzio, come il compagno di scompartimento che indica estasiato fuori dal finestrino, un punto imprecisato del pianeta, ma non intende nulla di preciso.
Guarda...ehhhh.... ahhhh.
Bon.
Per il resto il nostro eroe se la cava egregiamente con un imperioso MMM MMM, con le dita della manina che si muovono a dire porta un po' qui (la pappa, la tua penna, l'acqua, il giochino).
E noi, umani straordinariamente dotati, interpretiamo alla perfezione ogni suo gesto.
Non parlerà mai.
Diventerà come Rex, canino commissario, obbedirà agli ultrasuoni e scodinzolerà felice per ogni panino con la mortazza che gli verrà lanciato.
Arf.

giovedì 12 agosto 2010

Di Fagiolini e co.

E venne il giorno della prima eco al nuovo fagiolino: stesso ospedale, stesso ginecologo, stesso angusto ambulatorio, solo io diversa. Intanto sola, visto che il maritozzo era a casa con il Topolo e poi sicuramente meno emozionata. Insomma, quando l'ho visto lì nella pancia, disteso come su un'amaca, lo sfarfallio del cuoricino... bè, una lacrimuccia è scesa lo stesso.
Però è tutta un'altra cosa.
Nel frattempo stiamo cercando di raccontare al Topolo quello che succederà a partire da marzo prossimo, che avrà un fratellino o una sorellina, che non sarà più solo, che sarà bellissimo essere in 4, ecc.. Secondo me siamo pure convincenti, visto che entrambi siamo figli unici (o quasi, ma questa è un'altra storia) ma tant'è... chissà come la prenderà.
Per stasera chiudo, l'unica cosa che è uguale all'altra volta è una stanchezza tale che mi casca la testa sulla tastiera.
Good night and good luck.

lunedì 9 agosto 2010

E adesso?!

Che lo spirito della Montessori si manifesti e discenda in me,
povera madre sventurata, che fino a ieri diceva io le sgridate no,
io gli scappellotti no, io e la pace dei sensi siamo una sola cosa
e che oggi, al compimento del 16° mese del Topolo,
le prudono le mani ogni 20 secondi

e si ritrova ad urlare come e più di Vanna Marchi avvolta dalle alghe.
Ugh.

Insomma, siamo tornati.
La versione bucolica della settimana in montagna vede un'allegra famigliuola (mammozza, maritozzo, Topolo, nonna Giudix, nonno ruggito, bisnonna Irmetta) riunita in una ridente vallata valdostana ad ingozzarsi di fontina e salsiccia, sotto un sole terso e teso, a passeggiar tra fiumi e prati cantando la Montanara uè a squarciagola e vissero tutti felici e contenti.

La versione reality della stessa vacanza vede la suddetta famigliuola di 5 adulti riunita con un solo scopo: tenere a bada un 16mesenne alto come un comodino in stato di avanzata nevrosi isterica e narcisismo imperante (e se ve lo dice una psicologa prendete la diagnosi per vera).
E in braccio no.
E a piedi no.
E la mano no.
E tu vai a destra e io a sinistra.
E tu sali e io scendo.
E mangio la terra.
E mangio i sassi.
E bruco l'erbetta.
E salgo lo scivolo al contrario e poi piango perchè precipito da solo.
E la frutta no.
E lo zucchino no.
E la salsiccia sì.
E tutto quello che dici tu NO! E tutto quello che voglio io SI'.
Non va bene?
UUAAAHHHHHHHHHHHHH
(segue numero della biscia impazzita, riverso a terra, la schiena inarcata, gli occhi imploranti e le mani protese ad un invisibile santo che mai arriverà).
Ordunque.
Dimenticati i libri sull'educazione serena e democratica, accogliente, accomodante, "ferma ma dolce" (Tata Lucia), un solo pensiero mi viene in mente: SI FA COME DICO IOOOOOOO, CAPITOOOOOOO!!!!!
Acc.
Il mio aplomb mi ha piantatto in asso.

venerdì 30 luglio 2010

Partenza!

Se due anni fa ero concentrata solo sulla mia pancia, le mie sensazioni, le mie emozioni, l'incommensurabile gioia di una futira maternità, questa volta un solo pensiero occupa la mia mente: il Topolo.
Del nuovo bimbo nella pancia nulla so, nulla immagino, nulla prego.
Devo ammettere che gestire un piccolo guerriero di 15 mesi con nausea e stanchezza cronica richiede capacità gestionali e fisiche che non mi appartengono (più).
L'efficienza, l'agilità, lo smalto pre Topolo me li sono scordati da un pezzo.
Quel che rimane è una sciatta ragazzona, sempre stanca, con l'alito e la digestione di un varano il cui unico scopo è farsi una sana dormita, incurante dell'ora e degli impegni.
La preparazione dell'imminente partenza per la consueta settimana in montagna sta richiedendo energie titaniche.
Confesso che il mio unico desiderio sarebbe il mio maritozzo che con voce soave mi rivela il regalo dell'anno: tranquilla cara, stai pure a casa a dormire, in montagna col Topolo ci vado io!
E alè!
Buone ferie a tout le monde!

lunedì 26 luglio 2010

Que sara, sara

(whatever will be, will be)

Dunque vediamo:
- da lunedì prossimo il maritozzo sarà in mobilità;
- io sono in cassa integrazione ormai da tempo immemore;
- abbiamo un bimbo di 15 mesi.

Che altro potrebbe succedere?
Potrei essere incinta.

giovedì 22 luglio 2010

Cassandra is dead

L'anno scorso erano le toccatine fugaci alla pancia e i consigli non richiesti.
Quest anno siamo alla iettatura vera e propria, con fatture malauguranti disgrazie e sciagure più o meno variopinte.
I vecchietti: sono loro che portano sfiga.
Passeggio col Topolo, lasciandolo libero di camminare e tenendolo d'occhio: attenta signora, mi sussurra un canuto alle spalle, potrebbe inciampare e cadere in quel tombino.
Malimortà.
Sono col Topolo ai giardini, lui corre felice con il suo amichetto sul palco della banda quando arriva uno stormo di arpie che comincia a cinguettare oohhh, ma che cariiniiii, però attente, potrebbero cadere dalle scale! o infilarsi delle scheggie nelle mani! o anche sbattere e perdere un dente!
Mannaggialipescetti.
Ma il culmine l'ha raggiunto un vegliardo stamattina, vedendo il Topolo che spingeva il passeggino ha sentenziato: bravo! aiuti la mamma! fai bene, non si sa mai che potrebbe succedere, potresti restare solo al mondo e dovere fare tutto tu!
No comment.


mercoledì 14 luglio 2010

basta poco, che ce vò

Oggi, al mercato, ho visto un ossimoro: una mamma con 3 nanetti al seguito indossava una maglietta con scritto "Dolce far niente".
Ah beh.

martedì 13 luglio 2010

Topolo 1 - Mammozza 0

Mi ha fregato come una dilettante, una novellina della prima ora, una pisquana qualunque alla prima uscita con un figlio appena nato.
Invece ha già 15 mesi e io chissà dove ho la testa che se continuo così fra poco mi ritroverò a fare le parole crociate come unico diversivo per la memoria.
Insomma.
Siamo usciti come di consueto per la solita spesa. Arrivati alla Coop scendo e prendo il Topolo e a piedi ci avviamo a fare la spesa.
A che serve il passeggino, penso tra me e me, tanto vuole camminare e poi lo metto nel carrello, è solo un ingombro inutile.
Entriamo nel supermercato, il Topolo si fionda alla macchinina-carrello, ci si infila dentro e se ne sta li tranquillo* .
Faccio la spesa, preparo le buste, pago e lì capisco il mio errore.
Tragico errore.
Ho 2 buste della spesa che pesano un quintale e il Topolo.
A piedi.
L'imbecille del giorno.
Insomma, per farla breve: cerco di acchiappare il Topolo mentre scappa sotto il tornello e rientra nel supermercato, poi mi sfugge oltre le porte scorrevoli, cerco di infilarlo in ascensore ma vuole salire le scale, il tutto con le buste cariche e 40° all'ombra. Arrivati al parcheggio vado verso la macchina ma lui si gira e si ri-infila in ascensore. Lo acchiappo per un braccio e lui si butta a terra urlando a sirena, ok allora cammina da solo fino alla macchina, di là, la macchina è là, lascia stare la moto del signore, non infilare le dita nel tombino vieni qui, non tornare indietro, lascia stare le ruote, non leccare la targa, vieni quiiiiii!!!!!!
Ugh!
Arriviamo alla macchina, finalmente.
Carico la spesa e lui, il Teppolo, finalmente ottiene ciò che vuole:

















Il Topolo al volante, mentre scala le marce e fa "brrumm bbrrrumm" con le labbra è uno spettacolo.
Il mio bimbo adorato. Il mio amore grande.
Ti adoro Topolo, ma la prossima volta TI CI LEGO AL PASSEGGINO, CAPITOOOO!!!!!!!

*"tranquillo" nel gergo topolesco significa che urla a squarciagola il suo giubilo per la macchinina, mentre strombazza il clacson di plastica e ride a 8 denti a tutti i vecchietti che gli fanno le moine.

sabato 10 luglio 2010

15 mesi e non sentirli

Il Topolo è in forma, ormai il mondo è suo e chi lo ferma più?
Ha raggiunto vette di consapevolezza che solo qualche settimana fa sembravano impossibili e la sua coordinazione si affina ogni minuto che passa..
Cammina. Non con la gamba tesa alla Dr House, nè con le mani avanti a sè, novello Frankenstein, no, cammina sciolto e spedito, possibilmente con il braccio e l'indice teso come uno che ha appena segnato il gol della finale e intonando inni di gioia.
Ha imparato a frenare e girare su se stesso.
Impila i cubi uno sull'altro.
Infila le cose una dentro l'altra.
Spinge mobili, tavolini, passeggini e tricicli ("ara", afferma un previdente maritozzo).
Beve dal bicchiere, usa la forchetta per la frutta, mette la pappa nel cucchiaino con le mani e poi mangia dal cucchiaino.
Insomma, sono fiererrima.
Solo di parlare non se ne parla, siamo fermi a mmmmammmma, ddddadddda, ckkkkk, nnnnnnn.
Se comprasse qualche vocale ogni tanto farebbe un figurone.
Ma tant'è.
Naturalmente, le bimbe della sua età, fanno già cose mirabolanti, che io mi chiedo se le hanno dopate nel latte, ma non importa: topolo über alles sempre!

martedì 6 luglio 2010

Da grande

Quando avevo 19 anni, finita la maturità, il mio sogno era diventare una fotomodella.
Non una qualsiasi, ça va sans dire, ma una alla stregua di Linda o Naomi o anche Cindy, tanto per citare quelle dei miei tempi.
Inutile dire che non sono diventata una fotomodella, nè famosa, nè ricca, nemmeno un po' figa, tanto per precisare.
Forse un po' più istruita, visto che i miei, inorriditi, mi hanno spedito all'università senza manco passare dal via per le 20.000 £.
Insomma. E' stato il mio unico sogno, sfrantegato contro un muro di realtà.
Questo per dire che non è che io sia poi così abituata a sognare o immaginare scenari diversi per me e la mia vita.
E così, ad un passo dalla disoccupazione, con le giornate che mi si srotolano davanti, il caldo che affligge e il Topolo con 40 e passa di febbre, me ne sto qui, mesta mesta a sforzarmi di costruire qualcosa di sensato ma, ahimè, non esce un cavolo di nulla.
Altro che downshifting qui ci vorrebbe un insegnante di sogni, altro che.

domenica 4 luglio 2010

Lapecheronza

Quando si dice il tempismo.
Non ho fatto in tempo a radermi a zero lasciando ciuffetti di capelli qua e là che ben tre api (3, porca zozza) mi hanno punto in faccia: una sull'orecchio, due sulla guancia, tutto dallo stesso lato.
Tutti quelli che incontro mi dicono cavolo, ma che ascesso che hai... e l'orecchio? Come mai è il doppio dell'altro?
Naturalmente, avessi dei capelli potrei coprirmi e sembrare quasi umana.
Ma tant'è.
Domani al lavoro mi vedranno spelacchiata e deforme, proprio quello che ci vuole per l'autostima.
In effetti il punto è un altro: come mai due campagnoli provetti quali siamo io e il maritozzo siamo finiti sforacchiati da 3 bottinatrici qualsiasi?
Vi rivelo un segreto: un conto è leggere riviste sulle api, un altro è aprire un apiario, ficcarci le mani dentro, estrarre il telaino gonfio di opercoli, larve, api, miele e quant altro e cercare di re-inserirlo al suo posto senza fare innervosire gli operosi insettini.
A volte la spocchia di noialtri ex cittadini è davvero fastidiosa.
Addà passà 'a nuttata (soprattutto perchè dovrò dormire monolato).

mercoledì 30 giugno 2010

Not in my name

E' un po' di tempo che osservo il rapporto che il maritozzo ed io stiamo cercando di instaurare con il Topolo.
La maggior parte delle cose che facciamo con lui e per lui è abbastanza razionale, studiata a tavolino, letta sui libri, discussa insieme. Si tratta dell'educazione voluta, selezionata in anni di riflessioni sul diventare genitori, sull'essere padre e madre, deriva dalla nostra cultura, dalla nostra maturità, dalle letture, dal nostro appartenere ad un certo mondo e aderire ad un determinato modello.
Potremmo chiamarla l'educazione "illuminista", tanto per non esagerare e definirla addirittura "illuminata".
L'educazione illuminista procede per tentativi ed errori, come un servosterzo gira a destra o sinistra, corre, rallenta a seconda delle reazioni del Topolo, può essere modificata, migliorata, discussa, aggiustata.
Questo, a mio parere, è quanto di buono è possibile fare per i nostri figli.
Poi c'è il lato B, il lato oscuro, l'educazione inconscia, quella coatta, quella che non si può fare a meno di elargire perchè deriva da anni di figlitudine, anni passati a dire "Io, questo, non lo farò mai".
Me le ricordo ancora le tante volte in cui, bambina, me ne tornavo in camera mia, offesa, arrabbiata, dispiaciuta, in lacrime e nella mia testa un unico pensiero, se avrò mai un figlio farò tutto il contrario!
Ecco, è questo il problema: tutto il contrario.
Ma tutto il contrario di cosa? Di come i nostri genitori facevano con noi, di quello che loro dicevano e a noi mandava in bestia, del loro comportamento assurdo ai nostri occhi, di cosa non dicevano, di quello che avremmo tanto desiderato e ci hanno sempre negato.
E ora noi facciamo il contrario.
Non importa che tipo sia nostro figlio, che cosa è giusto o meglio per lui, noi comunque faremo il contrario dei nostri genitori. A prescindere.
Perchè noi abbiamo sofferto.
Perchè noi abbiamo detto mille volte non è giusto.
Perchè noi abbiamo deciso che quello che ci hanno fatto non deve passarlo mai più nessun altro essere umano.
E allora vai di contrappasso!
E questo, secondo me, è il modo in cui "sbaglieremo" (vi prego, passatemi il termine).
Perche quando ci comportiamo così non abbiamo davanti nostro figlio, con il suo carattere, il suo temperamento, i suoi bisogni, ma noi stessi, noi stessi piccolini ed indifesi, alla ricerca del nostro riscatto personale.
L'importante, come sempre, è essere consapevoli di quello che si fa e del perchè si fa.
Io, comunque, per mettermi al vento, sto già mettendo da parte i soldi per la psicoterapia del Topolo.

martedì 29 giugno 2010

Change is in the air...

Qualcuno mi spieghi, per favore, perchè ogni volta che vado incontro a cambiamenti epocali sento il bisogno di tagliarmi i capelli.
Non una spuntatina, una sfilatina qui, un'aggiustatina là, no un TAGLIO coi controcaxxi che poi ci metto anni per ritornare normale, passando per l'orribile stadio delle mollette per capelli e del cerchietto.
Per dire. Il maritozzo sta andando incontro allo stesso cambiamento epocale e non si fa nemmeno la barba.
Io invece, trulla trulla come il Puffo Burlone, me ne sono andata dal parrucchiere del paesino e mi sono fatta fare una bella sforbiciatura.
Potatura.
Rasatura.
Pelatura.
Non paga di cotanta tosatura quando sono arrivata a casa mi sono ancora passata la macchinetta del maritozzo.
Et voilà, la zia Fester!
Insomma, c'ho più unghie che capelli.

domenica 27 giugno 2010

Brodo primordiale

Ok, ammettiamolo: mi sono rotta sinceramente le scatole di fare finta che vada tutto bene, che non siamo preoccupati, che siamo sereni, tranquilli e fiduciosi che la vita ci darà una mano, che l'universo ha deciso che questa è la nostra grande occasione e che, visto che tutto è già predestinato, a che serve preoccuparsi?, mi sono anche stufata di dover consolare mia madre ogni volta che telefona e mi fa del soffoco estremo sul lavoro, sul cercare lavoro, sul pagarsi una pensione e via dicendo, e mi sono estremamente rotta, se possibile ancora di più, dover spiegare ogni santa volta a destra e a manca, cosa faremo adesso, quali sono i nostri piani, come pensiamo di muoverci e se abbiamo dei piani B e via dicendo.
Adesso basta.
B-a-s-t-a.
Scusate, ma questi sono affari nostri.
Una coppia che, all'improvviso e contemporaneamente, si trova senza lavoro, è una coppia che ha solo bisogno di una cosa: rispetto.
Rispetto e silenzio.
Se possibile, rispetto, silenzio e sostegno.
Il maritozzo ed io abbiamo bisogno di stare soli, di parlare, di capire, di trovare il nostro modo di affrontare la situazione e di uscirne. Dobbiamo trovare la nostra via e se sarà una via sbagliata, pazienza sarà la nostra via sbagliata.
Mia madre che mi dice "non sono preoccupata per voi, ma per il Bambino" non è mia madre è una perfetta sconosciuta che andrebbe lasciata in una stanza al buio finchè non le torni il senno.
Non sappiamo cosa fare, è vero.
Stiamo testando piani, progetti, soldi, situazioni.
Stiamo fantasticando, stiamo vagliando i nostri sogni, per vedere quanto sono veri e quanto sono possibili.
Stiamo prendendo le misure ad una nuova pelle, che non è pelle di impiegati, di lavoro fisso, di stipendio a fine mese e di "al venerdì alle 5 esco e fino al lunedì della mia ditta non voglio sapere nulla".
Siamo una coppia in travaglio, siamo bimbi a testa in giù risucchiati verso la luce, pieni di paura e spavento per il nuovo che ci circonda.
Lasciateci in pace, please, che noi qui si cerca di venire alla vita.

mercoledì 23 giugno 2010

On the road again

Insomma, ci risiamo n'atra vota: bisogna ricominciare a cercare lavoro.
Stavolta però è tutto diverso: intanto siamo in 2, poi non dobbiamo "cercarlo" dobbiamo crearlo, inventarlo da zero, costruircelo su misura.
E questa sì che è un'occasione!
Finalmente possiamo seriamente pensare a come occupare i 2 ettari di terreno e il fienile che abbiamo attorno a casa.
I piani sono abbastanza semplici: 1) mettere su un'azienda apistica; 2) ristrutturare il fienile in modo da farne una fattoria didattica, con laboratori vari (miele, formaggio, pane).
Bon.
Se penso ai permessi che ci vorranno, i soldi, le energie e via dicendo mi sento mancare.
Ma tant'è.
Che altro dovremmo fare, secondo voi?! Aspettare di trovare un lavoro impiegatizio per poi finire come siamo adesso? No, grazie.
Se è vero che la vita comincia a 40 anni è il nstro momento. Altro non possiamo fare.
certo che per essere due ex cittadini ne abbiamo fatta di strada...

martedì 22 giugno 2010

Il giorno della Marmotta

64 Ueì Ci - Ricominciare
Tempo di ricominciare dall'inizio.
Quando le cose sono allo stato di preparazione si possono ancora riorganizzare in modo che si compiano esattamente.
"I:CHING Il libro dei mutamenti", di E.J. Cordiglia

Tutto muta, tutto si trasforma.
Tre anni fa, quando ho aperto il primo blog ero un'altra persona, avevo altri obiettivi.
L'idea era quella di scrivere cosa mi succedeva, di modo che la famiglia mi sentisse vicina.
Non ho mai nascosto il mio nome o quello del maritozzo, nè ho nascosto il nome del mio paesino, della mia Regione, della città di provenienza.
Errore.
Gravissimo errore.
Parecchi colleghi della mia ditta leggevano tranquillamente i fatti miei, a mia insaputa, naturalmente.
E così, dopo lungo rimuginare, mi sono messa all'opera: ho modificato tutti i post (dal 2007, 398 post) eliminando nomi e località, cambiando gli pseudonimi e quant altro. Non ho avuto la forza di modificare i commenti.
Spero che la maggior parte delle persone rinunci e non mi cerchi più in rete.
Ma non sono riuscita a smettere di scrivere, scusate, per me è come respirare.
Visto che sarò anonima adesso voglio scrivere di quello che so, o penso di sapere, di quello che capisco, o penso di capire, di quello che sono, o ritengo di essere.
Spero di riuscire a recuperare i miei 15 lettori, chissà, ci terrei veramente.