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venerdì 27 luglio 2007

Ferie

Cari tutti noi si parte per l'Olanda!
Arrivederci ad agosto, stateci bene.

mercoledì 25 luglio 2007

Ricettari matrilineari


Sia le mie nonne che mia mamma hanno sempre avuto come unico riferimento in cucina il mitico ricettario intitolato "Il talismano della felicità". Che roba! Un librone enorme, scritto dalla celeberrima Ada Boni nel 1915, aggiornato diverse volte, vero punto di partenza per tutti i cuochi alle prime armi visto che riporta nel minimo dettaglio la descrizione di tutte le tecniche base per preparare qualunque cosa, dalle salse alle confetture, passando naturalmente per carne, pesce, verdure e dolci.
Il giorno del mio 18° compleanno mia mamma mi ha comprato la mia copia, dicendo che ormai ero grande e potevo iniziare ad usarlo. E così, oltre ai gioielli di famiglia, alle lenzuola di lino ricamate a mano da nonna ecco un altro oggetto che si tramanda in famiglia per via matrilineare...
Per me il Talismano è una fonte ineasuribile di saggezza culinaria, tuttavia è interessante notare come sia cambiato il modo di cucinare, dal 1915 ad oggi.
Ad esempio, il numero dei commensali: tutte le ricette del Talismano sono per 6 persone, quelle dei piatti speciali addirittura per 12! Le riviste di cucina moderne, invece, riportano ricette per 2- 4 persone, a volte per 6 ma si tratta perlopiù di eccezioni.
E poi gli ingredienti: avete mai sentito parlare del cremor di tartaro? Se non sapete cos'è vi arrangiate perchè, come ho constatato di persona, neppure il dizionario vi rivelerà il segreto (è il lievito ;)).
Ma soprattutto mi impressiona la quantità di olio, burro, fritti, strutto e uova che usano nelle ricette, una cosa impressionante! E' evidente che l'idea della "dieta" non li ha mai neanche sfiorati, ma neppure quello di vapore, leggerezza, conteggio delle calorie, grassi in eccesso, colesterolo e cellulite!
Io non so, leggo queste ricette per 12 persone, contenenti cotica di maiale, pancetta, 6 uova e due etti di burro, mi sento male alla sola idea e allora comincio a cercare di sfrondare, sfoltire, smussare gli ingredienti sostituendo il latte intero con quello scremato, la panna vera con quella di soya, la pancetta col prosciutto crudo ma non funziona, alla fine esce fuori sempre una vera schifezza, decisamente light, ma totalmente incolore, inodore e insapore.
E poi mi fanno morire le ricette della pasta fresca che iniziano sempre con: prendete 12 uova e un chilo di farina e stendete la pasta per i ravioli... ma come stendete la pasta per i ravioli!!! Ma te lo sai a che ora mi sono alzata stamattina? Alle 6 e mezza! E ho fatto un'ora di macchina prima di arrivare in ufficio, ci sono stata 8 ore e poi un'altra ora di macchina e la spesa e di corsa in cucina, ci manca solo che mi metta a stendere la pasta!
Vabbè, a parte questi anacronismi per me resta sempre e comunque un gran libro di ricette, provare per credere!

giovedì 19 luglio 2007

Conto alla rovescia

Jeeg ed io non facciamo vacanze, ormai è palese, andiamo in pellegrinaggio.
Per "pellegrinaggio" intendo la stessa identica vacanza, anno dopo anno, nello stesso posto dell'anno precedente solo un po' più in là.
E' bello, a me piace.
Nei nostri pellegrinaggi alterniamo Corsica e Olanda, due posti che solo in apparenza sembrano opposti, in realtà hanno un sacco di cose in comuni.
Fra 1 settimana è il turno (il 7° per me, il 3° per Jeeg) dell'Olanda.
Tanti mi chiedono il perchè dell'Olanda, il commento più frequente è non so, non mi convince, è un posto così piatto. E' vero, confermo, l'Olanda è inevitabilmente piatta, tuttavia è talmente carina che è un piacere tornarci ogni anno.
In Olanda vive l'amica Atena, un'amica preziosa e carissima, con marito Flemma. In effetti è merito suo se ho cominciato a peregrinare laggiù ed è sempre merito suo se scopro continue meraviglie su questo Paese.
Di seguito, come nei temi delle elementari, elencherò una serie di cose che mi piacciono tantissimo dell'Olanda e degli Olandesi e già vi preannuncio che una volta partita cercherò di ammorbarvi ad ogni costo con ripetuti post sulla vacanza (lettore avvisato, mezzo salvato).
  1. L'Olanda mi piace perchè è verde. Ma non un po' verde, verdina, marroncina-verdolina, no no è verde smeraldo, tutta verde come se ci passassero sopra con l'evidenziatore tutti i giorni. E questo verde mi rilassa, mi riappacifica con tutti gli altri colori, come se aggiungendo un po' di verde al grigio-città , al marrone-smog, al nero-ardesia che frequento di solito si inettasse un po' di vita a questa città polverosa;
  2. In Olanda ci sono le pecore. Lo so, anche in Sardegna ci sono le pecore, ma quelle olandesi sono pecore cicce, morbide, avvolte in nuvole di lana, con boccoli di pelo e un perenne stelo d'erba in bocca. Stanno lì, nel sempreverde prato, immobili come monaci zen, bucoliche, apatiche, sornione. Io le amo, davvero, sarò un po' feticista, ma le amo proprio, penso che si potrebbe fare la pecoro-terapia: quando uno si sente triste può passare 10 minuti abbracciata al vello di una pecora ciccia, secondo me si riprenderebbe subito;
  3. in Olanda non mangiano, sbocconcellano. Mi spiego: loro non hanno un piatto, che so un primo, un secondo, ma hanno tanti piattini, un di questo, un po' di quello, due carotine, un po' di pasta, due cucchiai di zuppa, mezzo broccolo, una costinetta, un fettolino di torta. E poi tutti questi tipi di pane, biscottini, crackerini. E i formaggi che spuntano ovunque, è un eterno aperitivo. Mi piace perchè secondo me si mangia il triplo con la coscienza pulita di chi, in fondo, ha mangiato solo un panetto con un'ombra di Cheddar.
  4. in Olanda vanno in bici come nessun altro al mondo. Ho visto donne portare fino a 3 bambini, la spesa e la borsa, mentre guidavano con una mano e parlavano al cellulare con l'altra; ho visto ragazze truccarsi in bici e bambini di 2 anni sfrecciare al seguito dei fratelli 15 enni; ho visto vecchi di 90 anni che con un sorriso da dentiera ci superavano in salita facendo ciao ciao con la manina e gruppi di adolescenti con minigonna e tacchi a spillo (naturalmente almeno in 2 per bici) che pedalavano come se fossero in tuta. Infine, voglio imparare la tecnica di sorpasso che si fa così: bisogna arrivare a meno di 10 centimetri dalla bici davanti nel modo più silenzioso possibile e poi, prima di sorpassare, attaccarsi al camapanello e sbraitare ad alta voce: l'effetto infarto è assicurato!
  5. l'Olanda mi piace per le nuvole. Ne hanno tante, tantissime, di tutte le forme, di tutti i colori, ma soprattutto le loro nuvole sono veloci, fulminee, spazzano il cielo a velocità supersonica, appaiono, scompaiono, piovono un po' e poi vanno. Non è come qua, che se è nuvolo lo è per delle ore. Il tempo, lassù cambia ogni 6- 7 minuti ed è per questo che bisogna sempre uscire con un capiente zainetto dove si sono messi, nell'ordine: l'ombrello e il k-way (per la pioggia primaverile), la giaccavento, una sciarpa e i guanti (per un ripensamento dell'inverno), il costume e un paio di infradito (a volte si schianta di caldo) e un maglione in più.
Questo è. E non ho ancora parlato delle finestre che danno sulla strada, dei fiori, dei canali, dei treni, dei campeggi....
Ma questo, velata minaccia, sarà argomento dei prossimi post.

martedì 17 luglio 2007

I Grandi PERCHE'

Vorrei che qualcuno mi spiegasse perchè chi possiede un numero di cellulare Vodafone ha amici e parenti con Tim e chi, viceversa, ha un numero Tim ha solo amici e parenti con Vodafone;
e perchè chi ha Wind, nella maggior parte dei casi, ha tenuto il suo numero vecchio perciò quando pensi di stare chiamando un Vodafone in realtà chiami un Tim e viceversa?

Matsuri


Sudato fino al 15 luglio, sudatissimo (letteralmente) fino alle 5 di sera, il Matsuri è andato.
E' solo il mio terzo Matsuri ma in assoluto il più bello che abbia visto fino ad ora.
La preparazione per questo anno è iniziata a novembre scorso ed è stata una vera avventura! Credevo che inziando così tanto tempo prima non ci sarebbero stati problemi sul risultato, ero certa che a luglio saremmo state pronte. Come mi sbagliavo...
Il lavoro che abbiamo fatto, l'esecuzione di un kata a squadre, è stata davvero istruttiva. Al di là del lavoro fisico (imparare il kata, allenarsi a riprodurlo con la forma, il ritmo e l'intensità corrette) gli ostacoli maggiori si sono presentati con l'allineamento tra di noi. Eravamo in 4 e l'intralcio principale è stato fare tutte e 4 lo stesso kata, nello stesso modo, alla stessa velocità e con la stessa energia.
Una faticaccia.
Perchè in fondo in fondo, ma forse neanche tanto in fondo, ognuna di noi era convinta di farlo lei nel modo giusto. Io bene, tu male; io bene, tu lenta; io bene, tu alzi troppo il braccio, giri troppo veloce la testa, sei troppo alta, hai i piedi troppo lunghi, sei in ritardo; io bene e se non fosse per te altro che bene, farei benissimo!
Io, io, io, sempre io.
Ma è arrivato un momento, dopo qualche mese, in cui finalmente cominci a capire che non importa se TU lo fai giusto e l'altra, a tuo parere, magari no. Arriva un momento in cui capisci che il kata a squadre è il kata di una persona sola; non importa se si è in 4, il kata è uno e noi dobbiamo essere uno.
Uno a respirare, uno a muoversi, uno solo a fare il kata.
E alla fine, anzichè continuare ognuna per la sua strada, infischiandosene delle compagne, si comincia a cercare di adeguarsi al movimento, alla velocità e al respiro altrui.
Ed è qui la vera sorpresa: la sensazione di stare facendo una cosa bella inizia a manifestarsi, ci si sente meglio (non so come spiegarlo) a fare INSIEME ad un altro, uguale a lui, CON lui, che non da soli.
E' proprio diverso, è come se fosse più naturale, più "giusto".
Chi l'avrebbe detto mai detto che lasciando perdere IO in favore di NOI avremmo conquistato un pezzettino di gioia?

mercoledì 11 luglio 2007

Karma e dintorni


Già uno si deve guardare dal Karma, quello grande, quello importante, il karmone diciamo, quello per cui non riesci a costruirti una casa in campagna, o a fare figli, o ti fa avere incidenti, o ti lascia a a marcire nello stesso ufficio per anni, ci manca solo che ci si debba anche guardare dal Karmetto.
Il karmetto, mia definizione, è un karma fastidioso, piccolo ma noioso, non così importante come l'altro ma comunque molesto.
Il karmetto è quello che ti fa prendere le multe, che appena superi di 2 km il limite di velocità fa apparire magicamente la volante dei carabinieri, quello che ti fa perdere l'autobus, o scontrare la medusa nell'acqua... Diciamo che 10 karmetti fanno un karma.
Io non so, si cerca di fare il possibile, di "bruciare" il karma, di purificarlo, di estinguere tutte la cause di sofferenza e infelicità ma la cosa sembra non avere fine, a volte mi sento come se stessi rastrellando il mare.
Mi piacerebbe che il karma fosse lavabile, pensa che bello se esistesse un bel detersivo pulisci-karma, per lavarlo e purificarlo a modino.
Metti il karma in lavatrice, aggiungi il detersivo e anche l'ammorbidente (non vorrei ritrovarmi col karma pulito ma secco e cartonato), imposti il programmino a freddo (idem come sopra, non vorrei che l'acqua calda me lo restringesse) e voilà! Un bel karma pulito, splendente, morbido e profumato, con buona pace di tutte le leggi dell'universo.

giovedì 5 luglio 2007

I have a dream


Secondo me, quelli che non lavorano in un ufficio non si rendono conto di cosa significhi stare 9 ore seduti nello stesso posto, sempre lo stesso, fissando uno schermo luminoso, con accanto la collega, sempre la stessa, anno dopo anno.
Vedo più i colleghi della mia famiglia, passo più tempo con loro che con chiunque altro, trascorro più ore alla scrivania che a casa o con mio marito.
Viste le premesse, credo sarebbe necessario attrezzare questo posto per accogliere le nostre vite al meglio.
Certo, mi rendo conto che siamo in Italia, in un ufficio pubblico e che i soldi sono un po' quello che sono, per questo non mi aspetto nè una mensa con chef francese, nè la palestra per il fitness nè server nuovi di pacca o cose simili. Sto chiedendo solo una macchinetta.
Una bella macchinetta del caffè nuova che fornisca generi di conforto e di prima sopravvivenza utili per l'ufficio.
La mia macchinetta ideale oltre al caffè e alle bevande al gusto di... fornirebbe anche:
- kit per unghie e manicure (si sa, i pomeriggi invernali sono particolarmente lunghi);
- tinta per capelli (per un'occasione speciale);
- collant assortiti (ne smaglio tipo un paio a settimana);
- superalcolici e cocktail di vario genere (per dimenticare buchi in bilancio e simili);
- manganelli e mazze ferrate (per il collega che, birichino, te la fa ancora una volta);
- mutande di ferro anti-padùlo;
- scaldasonno (da mettere sotto la scrivania d'inverno);
- poster di Brad Pitt per quando, in quei giorni, manco l'arcangelo Gabriele riuscirebbe a darti una buona notizia;
- tisane e infusi millegusti;
- e, dulcis in fundo, l'articolo più richiesto: un video di George Clooney che, con voce suadente e persuasiva ti ripete che non importa, che va tutto bene, che anche se sei ancora qui ce la puoi fare lo stesso, su su, coraggio, che fra poco vai a casa e passa tutto.

Ai confini della Realtà

Oggi, incredibile a dirsi, ho visto un'Audi.
Ma non un'Audi normale, no no, un'Audi diversa, strana. Essa era, mi vengono i brividi al solo pensiero, nella corsia lenta.
Pazzesco.
Stava lì, a 90 all'ora, sudo ancora al ricordo, senza sfanalare, strombazzare, mordere la targa a nessuno, tranquilla.
Impossibile, mi ripetevo, impossibile, mai visto nulla di simile.
Poi ho guardato la targa: era un tedesco.

mercoledì 4 luglio 2007

Senza Parole


Eccomi di nuovo, è difficile scrivere i post dopo un week end come quello appena trascorso.
Non è successo nulla di brutto, non allarmatevi, anzi è stato un week end di una tale intensità e di una tale gioia che sono rimasta senza parole!
Come forse qualcuno di voi sa, Jeeg ed io, assieme al nostro meraviglioso gruppo di colleghi suonatori, abbiamo partecipato ad un seminario di Taiko, con un Sensei giapponese.
Non è stato un seminario di nozioni, di tecniche o canzoni nuove, sono stati invece due giorni in cui abbiamo ricevuto istruzioni su come usare il nostro cuore.
Ora, io a questo non avevo mai pensato; cioè, il cuore io l'ho sempre associato ai sentimenti, alla famiglia, a Jeeg, agli amici, ma mai ad un tamburo.
Invece, tutto il seminario è stato sul kokoro (=cuore, in giapponese) che va messo nel tamburo, nella musica che si suona, nell'intenzione che si ha quando ci si accinge a suonare, nella relazione con il gruppo, nei confronti del Sensei e di chi insegna.
Un cuore puro come chiave di apertura e cambiamento, la purezza dell'intenzione come strumento per percorrere la Via, l'unione di cuore e intenzione per raggiungere la Perfezione.
E come si fa dopo due giorni così a tornare alla vita ordinaria? Ogni volta, dopo queste puntatine in Paradiso il rientro a casa è veramente faticoso.