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mercoledì 19 dicembre 2012

La mia scuola è differente

Non ho mai fatto parte di un'èlite, nè di un circolo esclusivo, nè tantomeno di una ristretta cerchia di priviliegiati.
Anzi.
Eppure ultimamente la sensazione di essere entrata in un magico mondo mai neanche sfiorato prima si fa sempre più concreta:
- Sai - mi dice l'amica L. - Francesco va all'asilo tutto il giorno e alla sera è distrutto... Distrutto da che, poi, non lo so... non gli fanno fare nulla tutto il giorno!
- Ah sì? - rispondo io - non gli fanno fare nulla?
- Ma sì, ogni tanto un disegno, un girotondo... ma niente di più, sono talmente tanti in quella scuola che manca lo spazio fisico per farli muovere!
- Ah, guarda, la mia scuola è differente.
- In che senso, scusa?
- Nella mia scuola  Giulio ha un programma didattico ben preciso, con libro e tutto, quest'anno stanno studiando i colori, poi hanno imparato le stagioni e l'anno scorso addirittura hanno studiato i pittori del Rinascimento!
- Alla materna???
- Ma sì! Certo, in modo divertente e semplice, però efficace... ieri mi parlava dei colori TRIMARI e mi spiegava che rosso più blu fanno il Viola!
- Ma pensa. No, da me non fanno proprio niente - conclude L., scuotendo la testa.
Invece l'atra settimana parlavo con altre ragazze, entrambe del paese vicino al mio, con figli piccoli alla materna:
- Sapete che Giulio sa contare fino a 10?
- Sai che roba - mi hanno risposto  ridendo - anche Filippo e Sara contano fino a 10... credevi di essere mamma di un genio?
- Anche loro contano in inglese?
- Ah perchè, Giulio conta in inglese?
- Non solo conta, ma sa anche i nomi degli animali e i colori e poi mi chiede sempre "Mamma, ma cpme si dice in inglese questo? E quest'altro?"
- Ma scusa, hai iscritto tuo figlio di 3 anni a un corso di inglese?!?
- Macchè, lo fa a scuola...Ma i vostri no? - chiedo, fintamente stupita
- Seeee... corso d'inglese... è già tanto se hanno le maestre...
- Beh, la mia scuola è differente - dico io, alzando le spalle.
E ancora.
- Giulio ogni giorno mangia un sacco di roba... sapete, cucina Raffaella, una cuoca eccellente!
- Ah invece da me c'è una cooperativa che porta da mangiare e Mirella non mangia nulla, anzi mi dice sempre "Mamma, nno vvuole mangiare a ccuola... posso venire a casa?"
- Giulio ogni giorno dorme almeno un'ora!
- Beato lui, a scuola di Marco non c'è lo psazio per farli dormire!
E non è finita:
- Giulio con la scuola va in biblioteca, dove Adriana legge una fiaba e poi tutti insieme ascoltano musica classica e ballano e dipingono a terra su dei grandi cartoncini. Dicono serva a sviluppare la creatività...
- Biblioteca? Musica classica? Ma scusa, ma Giulio va in una scuola privata?
- No, va in una scuola differente.
E insomma.
Quasi quasi mi imbarazzo a dire tutte le cose belle che fanno in quella scuola, ogni volta ho paura che mi prendano per una insopportabile snob, una che se non c'è da pagare, e tanto anche, suo figlio non lo vedono neanche dipinto.
Macchè, ve l'ho detto, la mia scuola è differente.

giovedì 12 luglio 2012

Chiuso

E va bene, lo ammetto: dopo 5 anni e una manciata di mesi questo blog ha esaurito la spinta propulsiva.
Fine.
Temo sarà una fine definitva.
Eppazienza, il mondo è bello perchè è pieno di altre spinte propulsive, magari ci rivediamo.
Statev' accuort.

mercoledì 30 maggio 2012

E così la prossima volta taci

Una volta, nella mia onirica e psichedelica vita pre-nani, quando ancora pensavo che diventare mamma fosse un'esperienza di amore totale, piena di cuoricini e mio mini pony con la coda fucsia, ho incontrato una mia amica, mamma da poco, scapigliata e stravolta al punto giusto da farmi pensare tsk, ma 'sta qua ha perso il controllo della sua vita (sottinteso: "a me non succederà mai").
Ordunque, dopo i convenevoli di rito lei comincia a lamentarsi del fatto che ogni santa mattina che il signore manda in terra, sua figlia, sempre sia lodata, pianta delle grane assurde perchè vuole decidere lei cosa indossare. A 18 mesi.
- Per dire - mi dice strabuzzando gli occhi- ieri voleva indossare i sandali! 
- Ma se siamo a dicembre e sta nevicando! - ribatto io, inorridita;
- E infatti! Cosa vuoi mettere i sandali, gli stivali ci vogliono, altro che!
- E lei? che ha fatto?
- Guarda, non puoi capire, un capriccio della madonna... pianti strepiti... mammmaaaaa.... daddali, diceva! E tira e molla e piangi ed eravamo in ritardo...Insomma, alla fine le ho messo le crocs...
- Nella neve?!? 
- Eh... con le calze pesanti... almeno sono impermeabili.... e poi abbiamo fatto solo due passi...
Ecco.
Io l'ho guardata bene e ho pensato: io. così. mai. Avrò sempre il controllo dei miei figli e, soprattutto, del loro abbigliamento.
Ed ecco lì, allora non lo sapevo, mi ero appena iscritta al concorso "Siediti sulla riva del fiume e aspetta".
La settimana scorsa, al primo vero caldo, tiro fuori le magliette a maniche corte:
- Vieni topino, che oggi ti metto questa!
- Shè mamma? Io no piace (che è 'sta roba? in ogni caso non mi piace)
- E' una maglietta, nano, a maniche corte. Guarda che carina, ha anche un drago!
- No mamma, no piace, io no vuole (guarda mamma, il drago mi fa schifo, non mi piace proprio)
- Scusa, ma cos'è che non ti piace? Il drago? Vuoi un altra maglietta?
- Sì.
- Okkkkkkeiiii... questa con il carro attrezzi di Cars? Questa con il pesce? Questa azzurra?
- No. No. No. No piace mamma. Io questa! (mamma, fanno tutte cagare. Ecco, questa sì!!!)
- Pippi, questa è felpata e a manica lunga, fuori ci sono 27°, ti metto questa e basta.
- No. No. Nooooooo!!! No UaAHHAHAHHAHAHaaaa!!!! No mammmaaaaaaa.... no ciccetteeee!!! (no mamma. ti prego. no...no, le braccia no!!!)
- Nano, ma il problema sono le braccia di fuori?
- Sì. No vuole ciccette fuohi (l'hai capito finalmente, non voglio le maniche corte)
- Bè, ma fa caldo...
- Io no vuole
- Titti, si muore di caldo...
- No.
- Ma....
- NO.
E infatti.
Pantaloni lunghi, maniche lunghe e felpa, tanto per essere sicuri che non spuntino pezzi di carne nuda.
Io e il mio presumìn.
La prossima volta che incontro qualche bambino che cammina nella neve in infradito anzichè pensare che la madre sia una sciamana sciroccata, cercherò di non pensare a nulla, anzi quasi quasi mi informerò sul tipo di calze che gli ha messo e come ha ottenuto che indossasse almeno un paio di suole.

venerdì 25 maggio 2012

La stagione della caccia

Che meraviglia,  finalmente il caldo, le stelle, le serate all'aperto, il frinire dei grilli... è proprio iniziata l'estate!
Certo che questi grilli sono potenti, senti come suonano...
- Ehi Inge, senti un po' i grilli... forti, eh?
- Eh, forti sì...
- Che roba... sembra quasi di averli in casa!
- SONO in casa
- Come sono in casa? Abbiamo un grillo in casa?
- Sì, nella camera dei bambini
- Ah. E come lo sai?
- Vediamo un po'... come lo so... LO SO PERCHE' E' SOTTO IL LETTO DEL TOPOLO! Ieri notte non mi ha fatto dormire per almeno un'ora!
- E vabbè, non ti alterare, ho solo chiesto... Senti e come facciamo?
- E come vuoi fare? I bambini dormono, è buio pesto e non ho idea di come acchiappare un grillo!
CRI CRI CRI CRI CRI CRI
- Non possiamo andare a dormire col grillo... senti che serenata!
- Ok, dai prendiamo la torcia e il bastone per lavare per terra... dai sdraiati anche tu... attento a non fare rumore... tieni la torcia...
- uhm... qua sotto al letto non si vede niente... AHIA!
- che c'è! ti sei fatto male?
- ho messo il ginocchio su una capretta...eccolo! l'ho visto! è la dietro, là in fondo!
- senti, striscia sotto il letto io ti tengo la torcia... ahia!
- che c'è? zitto che svegli il Ciccionetto
- Ho dato una testata sul letto... bestia che dolore!
- ecco il grillo, si è incastrato dietro il drago di Shrek... 'spetta che sposto il letto...
- attenta che svegli il Topolo... brava così!
- scappa! scappa! prendilo!
BAMM! BAMM! Uahhhaaaahhhhaaa!!!!
- Ecco, hai svegliato Leo... Shhh.... shhh... nanna Leo.... shhh!
- Ecco il grillo! Tieni, prendi il libro di Pimpa che è bello piatto...
SPLATT
 Preso.
Campagnoli 1, grillo 0.
Ora abbiamo ancora il bruco peloso e lunghissimo del bagno, lo scorpione gigante delle scale e la colonna di formiche lungo il corridoio.
Mi sa che stanotte si va di safari.

lunedì 21 maggio 2012

Per una lira

Dopo solo 6 mesi dall'acquisto il lettore CD dell'auto nuova non funziona più.
Inserisco il cd e non succede nulla:
- Va aggiustato - dico ad un corrucciato inge - non si può stare in macchina senza musica;
- Certo che va aggiustato, e meno male che è in garanzia! Questi giapponesi, manco il lettore CD sanno fare.... con quel che è costata la macchina.... 6 mesi è durato! Che vergogna!
Finalmente arriva il giorno tanto atteso e l'inge porta la macchina al meccanico: segue pippone di mezz'ora sul fatto che il lettore CD si è rotto subito, da solo, e non è possibile, ma con cosa le fanno queste macchine, e non ho mica tempo da perdere, e meno male che è in garanzia...
Il concessionario, con le orecchie basse, promette sostituizione rapidissima a spese loro, naturalmente, ci scusi tanto signor Campagnolo, ignoriamo cosa può essere successo, di solito queste macchine sono indistruttibili!
E vabbè, concede magnanimo l'inge, non si preoccupi, può succedere, l'importante è che non ci sia da aspettare troppo, che noi qui senza il caffè della peppina non possiamo stare oltre (sic)!
Oggi finalmente andiamo a ritirare l'auto.
Il meccanico ha lo sguardo da genio del male e ci guarda con un ghigno strano:
- Venga, venga signor Campagnolo, ecco qui il suo lettore nuovo...
- Ah, bene! E funziona? Sa... non vorrei avere preso un altro pacco...
- Macchè, funziona tutto! A proposito, questi sono suoi, tenga...
- Cosa mi dà? 50 centesimi? 
- Sì, sono suoi, no? Erano nel lettore CD, incastrati in fondo in fondo...
- Ugh!
- Naturalmente visto che abbiamo richiesto un lettore nuovo in garanzia per sostiuirne un altro che funziona perfettamente non possiamo garantire che il tutto sia gratuito...
- Ehm... Naturalmente no...
- Lei capisce che se i giapponesi si accorgono che gli rimandiamo indietro un pezzo che funziona perfettamente ce lo addebitano in toto... e noi lo addebiatiamo a lei...
- E quanto sarebbe il tutto?
- 500 euro.
- Ecco.
- Ecco.
- Va bene arrivederci...
- Aspetti! i suoi 50 centesimi!
Un'idea di chi abbia conficcato la moneta dentro il lettore ce l'abbiamo, deve essere lo stesso individuo basso che ha incastrato un CD dentro allo stereo e un DVD dentro al decoder. Uno basso, ma alto per la sua età, con le dita piccole e sottili e tanto tanto tempo libero.
Sperate per lui che i giapponesi non si accorgano di nulla.

mercoledì 16 maggio 2012

Resa totale

Ogni giorno vado a prendere il Ciccionetto al nido e ogni giorno lo trovo in braccio a qualche maestra:
- L'ho appena preso! - mi dice una,
- Rugnava appena appena - mi dice un'altra,
- No, sai, è che era un po' stanco, e allora, cioè, l'ho preso su...
Io ridacchio e me la godo perchè lo so che il Ciccionetto fa questo effetto: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti lo prendono in braccio.
Perchè lui ha un'arma imbattibile, un'arma di sottomissione di massa, un'arma che se la adottassimo tutti il mondo non sarebbe il postaccio che è: il sorriso.
Funziona così: ti guarda fisso negli occhi, li stringe un po' e poi Sbamm! spalanca un sorrisone a 8 denti, con le fossette nelle guance, le rughette intorno agli occhi e le mani che battono. E tu Squossh! ti sciogli come una gelatina al sole, sfatta e arresa, inerme e sottomessa.
Lui sorride. Ride e sorride. Gorgoglia  e sorride. Si sganascia e sorride.
E tu ti arrendi. Fai quello che non hai mai fatto, dici quello che non hai mai detto, concedi cose che manco l'ultimo dei nonni, mollaccione e vizioso.
E scopri che non esistono regole, davanti a un sorriso, non esistono NO, davanti a un sorriso, esistono solo concessioni e coccole e giochi e carezze.
Mi arrendo al Ciccionetto power, lui vince io concedo.
E così sono come Giano bifronte, pugno di ferro per un Topolo granitico, guanto di velluto per un sornione Ciccionetto.
Alla faccia delle regole, della disciplina e del "perchè sì? perchè sono tua madre!".
Qui comanda uno di 13 kili e 93 centimetri.

martedì 8 maggio 2012

Perchè perchè non faccio coccodè?


C'è stato un tempo nella mia pre-vita in cui mi sono occupata a lungo dei disturbi della personalità e delle dipendenze.
Quelle robe che, così ti insegnano, aiutano i soggetti più fragili ad affrontare quotidianamente le avversità della vita e a tenersi stretta, in qualche modo, una parvenza di equilibrio.
Alcol. Droghe. Sesso. Azzardo.
Robe pesanti, insomma.
Ora, sono parecchio sicura, non ho mai trovato nessuno, in questi libri, che andasse avanti grazie alla presenza di galline.
Eppure.
Eppure non c'è limite alla fantasia umana e ho davanti a me un caso umano che non solo sopravvive grazie ai polli ma ne trae evidente goduria e giovamento.
Ora, non immaginatevi chissà che, però vi giuro che l'inge comincia a preoccuparmi.
E' perso in un mondo di piume e bargigli, non parla d'altro che di polli, galline e pollai, vaga per il giardino spargendo beccchime come incenso benedetto, richiama le sue amate con un garrulo "pita pita piiii" che risuona ad ogni ora del giorno, rastrella internet alla ricerca di galline ovaiole.
Ce lo siamo fumato.
- Scusa - gli dico, hai preso il grembiule del Topo a scuola?
- Ma lo sai che Diego* zoppica? - ribatte - deve essergli successo qualcosa...
- No, perchè era da lavare, il grembiule
- Forse ha una spina sotto la zampa... 
- E senti, il Ciccionetto ha mangiato la merenda?
- Hai notato che Britney fa le uova nel fienile? Dovrebbe andare nella posatoia!
- Ho fatto la spesa, mi aiuti a sistemare?
- Eh... ma non ci siamo mica... un uovo solo al giorno... devo chiamare l'allevamento...
- Ha chiamato tua mamma, dice se la richiami
- Guarda, non so cosa pensare... stanno all'ombra tutto il giorno! Forse è perchè hanno le piume nere? Pita pita piiii! Cocchine, venite da papà... cocchì! Cocchì! Pita pita piiiii!!!
E avanti così.
Lo cerco e non c'è: è nel pollaio.
Lo chiamo e non risponde: è nel pollaio.
Gli parlo e se ne va: nel pollaio.
Che cos'hanno più di me, quelle dannate pollastre?!
Ma ieri sono tracollata.
Sento silenzio già da un po', niente pita pita piii, niente cocchì cocchì, niente festoso frullare di piume di pollastre inseguite dall'inge, nulla, il placido silenzio di un pomeriggio di sole.
Ma dove si è cacciato? Esco in giardino e lo vedo accucciato con Mel C.* in braccio:
- Che fai con la gallina in braccio? - chiedo leggermente raccapricciata
- La accarezzo... è morbidissima - risponde con sguardo languido - la vuoi prendere?
- Ehm... grazie, no, non sono avvezza a toccare animali...
- Guarda che è bellissimo, eddai, prova!
- No, guarda, non ce la posso fare
- Eppure ti farebbe tanto bene! E' bello accarezzare galline, distende i nervi. Io la chiamo Chicken Therapy. Quando mi arrabbio coi bambini esco e ne accarezzo una... mi rilasso immediatamente.
Ecco.
E babbè, dai, secondo me le slot machines sono peggio!


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* Diego, il fiero gallo
* Mel C., Mel B., Britney, Gaga, Cher: le nostre galline

venerdì 20 aprile 2012

Incrociare i flussi

Ci sono cose che, quando sei adolescente e femmina, ti sembravo davvero surreali.
Una di queste è vedere i propri coetanei maschi, brufolosi e sudati,  che fanno pipì insieme incrociando i flussi schiamazzando e ridendo, compiaciuti della portata del getto e della pozza ai loro piedi.
Tu, da brava 15enne tormentata e introspettiva, dedita all'autoanalisi e alla sega mentale, alla vista di quegli scalmanati sudaticci e maneschi che giocano alla spada laser con il loro pisello ti rendi tristemente conto che non ce la puoi fare: avrai a che fare tutta la vita con dei bambinoni, con buona pace dell'introspezione, l'autoanalisi, lo spleen e tutta la barbosa menosità della sofferenza adolescenziale.
Passa l'adolescenza e con essa tutte quelle cose da maschi, tipo le gare di rutti, di peti, di puzze e pipì che la costellano giosamente.
E poi, tutto ad un tratto, 20 anni dopo, una sera, hai il privilegio di assistere alla nascita di un futuro adolescente maschio, proprio lì, sotto i tuoi occhi, nel bagno di casa tua.
Perchè certe cose, ti accorgi con orrore, sono insite nella natura maschile e vengono tramandate di padre in figlio, generazione dopo generazione, con buona pace delle femmine della specie:
- "Vieni Topo, facciamo pipì insieme!" - urla un garrulo inge - "vieni qui con me, che ti insegno una cosa..."
Due sere dopo in bagno ci sono io:
- "Mamma, tu pipì?"
- "Mah, Topo, se vuoi dopo di te..."
- "No Mamma! Insheme! Tu! Pipì me!"
- "Topo, non posso fare pipì, con te, se faccio pipì mi devo sedere..."
- "Noooo!!!! Tu pipì me!!!!"
- "Topo, ripeto, non posso fare pipì con te..."
- "UAHHHAHAAAAAA!!! Mamma! Pipì inshemeeeeeee!!!"
Segue pippone di mezz'ora sul fatto che non sono un maschio, che non faccio pipì in piedi, che sono femmina, con elenco di tutte le femmine che conosciamo... Niente.
Ogni volta mi viene richiesto di fare pipì con lui e incrociare i flussi: il concetto di maschio e femmina è al di sopra delle capacità attuali del nano, che continua a dirmi che anche io ho un pisello "là sotto"*
Perchè non bastava il trauma adolescenziale, che già ci aveva segnato abbondantemente,
no, ci voleva anche quello tardivo - materno, giusto per ricordarci che i maschi sono ovunque e, con buona pace, ci accompagneranno ancora a lungo.

* ricordarsi di contattare l'estetista per una radicale epilazione

martedì 17 aprile 2012

E la vita continua

(anche senza di noi
che siamo lontano ormai
da tutte quelle situazioni che ci univano
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai!
Perché col tempo cambia tutto lo sai
cambiamo anche noi
e cambiamo anche noi

...)

Che dire, è andata. E' andata più che bene in effetti, me la sono cavata alla grande, mi sono divertita, ho venduto libri e ricevuto strette di mano, promesse di altre presentazioni e perfino domande furbissime sul tema campagna VS città che in realtà non mi ero mai posta e che, ohibò, mi fa ritenere che i miei lettori siano immensamente più sensati di me.
E ho vissuto di rendita per ben due ore, beandomi di me stessa, della vita, dei miei quasi (non più tanto quasi) quarant'anni e della famosa TO DO LIST che con un libro scritto e pubblicato è quasi completa e poi.
Poi basta sono tornata a casa dai nani.
Nani che non mi vedevano da ben 4 ore e che, in crisi d'astinenza come tossici della peggio specie, mi hanno letteralmente scalato e avvinghiato come edere all'ultimo stadio.
Io non so voi, ma non riesco a mantenere inviolato neanche più un pezzettino di me stessa. Lasciamo perdere il cervello, che quello se lo sono bevuti come un uovo alla coque anni orsono, parlo del corpo, delle braccia, delle gambe, degli occhi, dei buchi del naso, delle orecchie, dell'ombelico, di tutti quei pezzi di me che pochi hanno osato sfiorare e che questi due sfrucugliano come tapiri nei formicai.
Mamma, (pigolano), e mi saltano in braccio, mammina, (cinguettano) e mi stritolano il collo, mammaaaaa - mmmaaa, (cantilenano) e mi sbatacchiano la faccia, ma-mam-mam-maaa (strillano) e mi pizzicano la coscia, mamma- mamma- mamma- mamma (ripetono come un mantra, incuranti delle mie risposte, dell'attenzione, della mia presenza) e mi cavano gli occhi, mi saltano suilla pancia, mi si aggrappano ad un malleolo, mi strappano i capelli.
Mi sento come un pezzo di carne sul bancone del macellaio.
E in più sono in 2.
E io mi divido tra l'uno e l'altro, un colpo al cerchio e uno alla botte, un bacio a uno e una carezza all'altro, un libretto e una canzone, una storia e un disegno, un po' con uno e un po' con l'altro. 
E non. basto.mai.
Mai. Mai. Mai.
In tutto questo l'inge è inutile come una decalcomania di Napolitano: il niente, nulla, aria fritta: "Ehi, bambini! Papà è qui!"
Non si voltano nemmeno.
Ora, un po' di considerazioni:
- la prima, materno-italiana: sarò sufficiente?
- la seconda, psicoanalitica: sarò sufficientemente buona?
- la terza, sull'orlo di una crisi di nervi: saranno sufficienti un paio di bicchieri?

venerdì 6 aprile 2012

Nessuna scappatoia

Sabato 14, se non avete di meglio da fare, passate a trovarmi a Bogliasco, ridente localià della riviera ligure e venite a vedermi mentre tenterò pubblicamente di dare un senso a quello che ho scritto cercando di non rendermi ridicola oltre un certo limite e di non sprofondare in un mare di ovvietà.
Ecco.
Io ve l'ho detto.
Sono stata invitata nientepopodimenoche da un assessore alla cultura.
Epperò.
Ma io, che gli dico ad un assessore alla cultura?
E poi.
Che cavolo dovrò fare? E dire? 
Ma soprattutto: COME MI VESTO? E i capelli?
Ok, lo ammetto, sono in paranoia bipolare. 
Oscillo tra l'esaltazione euforica del mio Ego più narcisista e la depressione angosciata della mia parte più ritrosa.
Io, che parlo davanti ad un pubblico entusiasta, che applaude e ammicca, io che trascino la platea con una parlantina fluida e sciolta, io brillante e disinvolta, io superstar.
Io che balbetto e sudo, incespico nelle parole e nei miei piedi, io che sbatto gli occhi e non capisco cosa mi dicono, io con i capelli arruffati e i pantaloni troppo corti, io con gli occhiali che scivolano sul naso, io che mi sotterro con la mia stessa incapacità.
Chissà chi vincerà.
Quello che so è che ho ancora 7 giorni, poi si va in scena.
E che cavolo, dai, non sarà peggio che partorire.
Mah.
Non so.


mercoledì 4 aprile 2012

Averci pensato prima

Di Magò, l'immarcescibile pediatra di PaeseMioCheStaiSullaCollina, ho già parlato varie volte. Epperò mi tocca occuparmi di nuovo di lei e non perchè ha vinto il premio come pediatra migliore del decennio.
Magò, sempre sia lodata, detiene vari record, tutti insieme e tutti concentrati nello stesso metro e 50:
- è la donna che riesce, contemporaneamente, ad auscultare un torace con un orecchio e  un telefono con l'altro;
- misurare un bambino con il metro da sarta e firmare una ricetta con la stilografica di nonno;
- osservare una gola arrossata con l'occhio sinistro e controllare la discesa dei testicoli con quello destro;
- prescrivere antibiotici quasi mortali con una mano e vergarti la ricetta della pasta al pomodoro con l'altra (ricetta che tu, inutile donna moderna del XI secolo, sicuramente ignori);
Magò è la detentrice del miglior tempo mai visto per visita di bambino: l'ultima volta ha battuto il suo stesso record ed è scesa sotto i 4 minuti, compresa svestizione e ri-vestizione del Ciccionetto sul lettino, firma di 4 ricette altrui, consulenza telefonica ad altra mamma, prescrizione dettata alla segretaria, scambio di pacchetto con marito di passaggio et voilà, sbattuti fuori dalla stanza.
Inutile dire che tu mamma, povera beota inutilmente apprensiva, non troverai risposta alle domande che ti assillano. O meglio, avrai risposta, ma forse avresti fatto meglio a domandare alla fruttivendola, che sembra dotata di maggior buon senso:
- Magò, che ne dice, il Ciccionetto non fa la cacca da solo da 6 mesi...
- Non preoccuparti signora, fra poco possiamo dargli il lassativo, contuna pure con la peretta quotidiana!
- Magò, che ne pensa, queste mani così rosse e squamate che la pelle viene via da sola...
- Tranquilla mammina, la crema al cortisone fa miracoli!
- Magò, che disgrazia, il Ciccionetto si continua a svegliare mille volte per notte...
- Deve smetterla con la tetta! Camomilla e camminare! NEXT PLEASE!
E così, alla peretta numero 150, dopo una notte con 12 risvegli funestata da pianti isterici dovuti al prurito alle mani ho contattato un altro pediatra: 60 minuti di visita, attenzione totale a noi, al nano, ai problemi; risposte chiare ed esaurienti alle nostre domande, spiegazioni esaustive alle varie ipotesi e, finalmente, una diagnosi: sospetta e fortemente probabile intolleranza ai latticini. Numerosi esami da fare, dieta ferrea priva di latticini per me e per il Ciccionetto e la rassicurazione che se questa non è la strada giusta proseguiremo con altre ipotesi.
Non siamo più soli, c'è speranza per il Ciccionetto e per le nostre notti.
Peccato aver penato per un anno, aver avuto tanti dubbi nel cercare qualcun altro e, passatemi il commento da genovese, aver dovuto pagare così tanti soldi.

martedì 20 marzo 2012

Buon Compleanno!

Mamma, ovvero quella persona che se i figli stanno inguaiati è tutta colpa sua,
se sono dei piccoli geni, felici ed educati è tutto merito loro.
E vabbè.

Insomma, questo periodo non è che sia proprio entusiasmante, sembra che la primavera abbia portato con sè oltre allo scioglimento delle nevi anche lo scioglimento di moccio, pus e altri umori che non sto a nominare perchè tanto avete capito e siamo tutti sulla stessa barca (probabilmente nel mar dei Catarri - ora smetto).
E pur tuttavia sono successe un sacco di cose.
1) Il Ciccionetto ha compiuto un anno. Un anno intero, tutto da solo. Lo guardo e mi sembra sempre piccolo piccolo, il mio panetto di burro, anche se mi chiama mamma e mi si accucciola addosso e mi riempie di sospiri e occhiate languide. Il mio panino appena sfornato!
2) Sono andata al mio primo colloquio con le maestre del Topolo, alla scuola materna. Qui, con mio sommo orgoglio, ho scoperto che il Topolo è un bambino adorabile ed adorato, intelligente, educato, creativo, entusiasta, gentile, simpaticissimo e coccolone. Una star, insomma. Ho passato 5 minuti a bearmi di tutti i complimenti, dandomi pacche sulla spalla, brindando al mio essere grandissima genitrice intelligenterrima e sensibilerrima, strizzandomi l'occhio e dicendomi che quella mole di libri è servita decisamente a qualcosa. Poi mi sono ricordata che sono la madre e che, pertanto, non ho fatto un bel niente.
E' creativo? E che è merito tuo? L'hai fatto diventare tu creativo?! Ma per favore.
E' simpatico? Embeh? Tu che c'entri? 
Ha "acquisito il controllo degli sfinteri" grazie a te? Non sarà che madre natura ha fatto il suo corso?
Ho passato altri 5 minuti a dirmi che non ho merito di un bel niente, il Topolo è fatto come è fatto, dubito di essere riuscita a metterci del mio in qualche modo. Al limite posso avere instradato e contenuto, un po' qui e un po' là il suo essere quello che è.
Poi sono giunta alla conclusione che posso esserne fiera: ecchecavvolo, è pur sempre mio figlio, e va tutto bene, e sì, ho deciso che sono contenta.
3) l'inge ha iniziato l'inserimento al nido insieme al Ciccionetto.
Quello che succede è questo: entrano insieme e si siedono sul tappetone, insieme agli altri bimbi e a tutti i giochi. Nel giro di 20 secondi il Ciccionetto è sparito risucchiato da giochi mai visti e un mondo da esplorare mentre l'inge è circondato da nani adoranti che lo chiamano papà, gli si arrampicano sulle ginocchia e gli portano peluches. Mentre il Ciccionetto chissà dov'è e cosa fa, il buon inge gioca con nani non suoi, sotto l'occhio divertito delle maestre:
- Durerà un sacco di tempo, 'sto inserimento! - si lamenta lui;
- Bè, ma se il Ciccio gioca ed è tranquillo magari ce la caviamo in pochi giorni...
- No! Sono le maestre che lo faranno durare un sacco! Mi sembra di sentirle: "uh, guarda arriva quel pollo di papà che ci tiene tutti i bimbi mentre noi ci facciamo gli affari nostri... Bisogna fare in modo che venga almeno un mese di fila!"
- vabbè, dai, ma non è mica così... senti li hai compilati i moduli?
- No, me li hanno dati da compilare a casa. Mi hanno proprio detto "Portali a casa, così li scrivi con calma" scandendo bene le parole e con l'aria di compatimento che avete sempre voi donne quando spiegate a un maschio decerebrato come si fa una cosa. Uff!

A volte penso che non deve essere facile fare il papà in un mondo di mamme italiane.

martedì 13 marzo 2012

O.L.T. Obiettivi a Lungo Termine

Una volta, una vita fa,  quando ancora mi fissavo l'ombelico e, guarda un po', stava sempre lì dove è sempre stato, una volta, dicevo, sono stata da un coach.
Che poi è un tizio che, in teoria, dovrebbe spiegarti come si fa a raggiungere dei Grandi Obiettivi con il minimo sforzo: in pratica lui te lo spiega, ed è pure bravissimo, poi tu resti lì con il tuo Grande Obiettivo in mano e dici ok, qual'era il primo passo?
L'unica cosa che ricordo di tutta quella storia è che il Grande Obiettivo andava spezzettato in tanti piccoli gradini, un po' per renderlo meno spaventoso un po' per organizzarsi meglio.
Diciamo che una volta avevo dei grandi obiettivi con i controcaxxi, oggi mi sono un po' ridimensionata. Tutto sommato l'obiettivo di oggi potrebbe essere di arrivare al dopo cena, quando i nani dormono. Che poi, cosa voglio fare con quei 4 minuti che precedono il primo risveglio del Ciccionetto non è dato sapere.
Vabbè.
E così è un periodo che procedo per passettini: 
- ora vedo di preparare la cena: mi concentro, visualizzo, respiro e, con dei brandelli di training autogeno e delle micro sedute di psicoterapia con il mio io anarchico e fancazzista (che ordinerebbe la cena al cinese) oltre che delle sessioni di lego, disegno, gestione crisi di gelosia e corse intorno al divano per giocare a "Mamma, tu prendi me?" riesco perfino a mettere in tavola dei generi di conforto;
- poi vedo di superare lo scoglio docce - bagnetto, con le abluzioni della prole oltre che di almeno 5 animali della savana e innumerevoli mezzi di trasporto e poi quello che non vuole uscire dall'acqua e quello che invece non ci vuole entrare e tutta la doccia che in teoria dovrebbe essere rilassante invece si trasforma in un'agonia umida e soffocante;
- poi c'è il momento cena, quando i due nani solitamente antagonisti in tutto quello che fanno, per una volta si coalizzano in un unica sirena assordante e lamentosa che straccia le orecchie e, soprattutto, le balle.
Insomma.
Non ce n'è per nessuno. Nemmeno per il coach, a ben vedere, che se passasse 24 ore con noi col piffero che sminuzzerebbe obiettivi e priorità, saluterebbe con un "Vi ho perfin visto volentieri" e cambierebbe posto con un rappresentante di becchime pur di andarsene.
Dicono che passa.
Dicono che crescono.
Dicono che poi rimpiangeremo tutto questo.
Dicono un sacco di cose, ma nessuna fa al caso tuo.
Come dice un mio amico: non è che esci dal tunnel, diciamo che te lo arredi.




martedì 6 marzo 2012

Colpo di coda

Ieri pomeriggio Nonno Flemma mi aveva avvisato:
- "E' prevista neve - aveva detto, con la consueta flemma, appunto - siete preparati?"
- " Neve... ma che neve vuoi che venga... siamo al 5 marzo, ieri ero fuori in maglietta a piantar le primule... "
- Guarda che han detto neve"
- "Sì, vabbè, neve... ok, ok, daremo un'occhiata".
Figuriamoci se mi fido di uno di Genova, che vive nel Tigullio, che mi dice che nevica.
A marzo.
Con questo caldo qui.
Infatti.
Sono caduti esattamente 28 centimetri in 4 ore, la strada verso casa nuovamente inagibile, la macchina di nuovo sulla provinciale.
E riparti col cinema degli stivali, dei guanti, della pala, del cappello!
Ma soprattutto la neve che è caduta aveva un peso specifico di 1 kilo a fiocco, visto che ha tiratio giù in un solo colpo 7 alberi sulla strada di accesso.
7 acacie, per la precisione.
Ovviamente  la motosega, usata ogni 3 anni,  non funzionava e abbiamo dovuto usare quella elettrica con quattro rotoli di prolunghe che correvano nella neve (alla faccia della 626).
Così, oltre a spalare la neve abbiamo anche dovuto segare e tagliare gli alberi, poi trascinarli con rami e tutto a bordo strada e poi su fino alla legnaia.
Nel frattempo un albero era anche caduto sul palo della telecom, nel paese vicino ed eravamo anche isolati. Tralascio per pietà il dialogo con la tipa del 187, contattata dall'ufficio, che mi chiede di telefonare a casa per avvertire di staccare tutti i cordless:
- "Dove chiamo, dico, che non c'è telefono a casa?"
- "Ah già... uhm, bè... ecco ... vabbè, è lo stesso".
Appunto, è lo stesso.
Per sicurezza, stasera, anzichè guardare il meteo in rete, ho chiamato nonno Flemma.
Così, tanto per stare sicura.

venerdì 2 marzo 2012

Un bel dì vedremo

Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull'estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto,
romba il suo saluto 
(Madama Butterfly)
 
Stanotte, ore 3:12, al quinto risveglio del Ciccionetto, in tre nel lettone, stretta fra l'inge e il secondogenito, con la schiena a pezzi, una tetta sgonfia fuori dalla maglietta e un impellente bisogno del bagno, ho capito tutto.
Ho capito che in realtà mi trovavo nel posto di mezzo della fila centrale dell'aereo, nel posto sfigato, per intenderci, incastrata senza scampo tra il vicino che si schianta ancor prima del decollo e russa tutto il viaggio e il grassone maleducato che occupa tutto il tuo spazio vitale.
Mi veniva da piangere.
Mi sono vista da fuori, una puerpera attempata devastata dalle notti in bianco e mi sono chiesta ma che ho fatto di male, santo cielo, nelle vite passate per meritare tutto questo?
E mentre ero lì, indecisa se tirare uno sganassone a quello che russava o un pizzicotto nelle chiappe a quello che si ciucciava il pollice ho avuto un'illuminazione (attenzione, la seconda in pochi minuti!): ho veramente capito il senso di tutto questo.
Il senso delle notti in bianco, del sonno, dei risvegli continui, dello sfinimento fisico e mentale, del trascinarsi lungo giorni tutti uguali con l'unico scopo di sopravvivere al sonno e all'apatia, il senso di tutto questo è uno solo: farci diventare persone migliori.
Riflettete un attimo con me: un giorno tutto questo finirà. Non so quando, ma finirà.
Diciamo fra un anno, tanto per restare larghi e non portare sfiga.
Immaginate cose succederà.
La prima volta che ci sveglieremo dopo 5 ore di sonno filato saremo delle iene. Sveglie, di buon umore, brillanti, ottimiste, capacissime di intendere e volere, orgnizzeremo la vita, la giornata e il lavoro di tutta la famiglia in men che non si dica e hop! hop! cavalcheremo fino a sera come sulle ali del vento. Ci pensate? Io sì e so che non ce ne sarà per nessuno.
Se già adesso con 40 minuti al massimo di sonno riusciamo in qualche modo a fare marciare la baracca pensate cosa saremo in grado di fare con 5 ore.
E poi.
Saremo migliori anche moralmente.
Suvvia, arriveremo alla fine di questo incubo senza avere strangolato/annegato/ impallinato/ buttato giù dalla finestra nessuno dei nostri figli, avremo coltivato la sacra arte della pazienza, della comprensione, della tolleranza. Avremo imparato a domare la rabbia e i nostri istinti più biechi. Avremo esercitato il perdono per noi stesse, così facili alla furia cieca e per gli altri, così insensibili alla nostra stanchezza. Saremo quasi delle sante.
E ancora.
Quasi sicuramente non avremo divorziato. Ritengo che se un matrimonio sopravvive a 2 figli e N. risvegli a notte per N. anni sei in una botte di ferro (ora come ora, se l'inge mi confessasse di avere un'amante potrei quasi chiedergli se non ha un posticino in casa anche per me, tanto per dormire qualche ora di sonno - ma non divaghiamo). 
E poi saremo migliori anche strutturalmente, di faccia, intendo.
Pensate, 8 ore di di fila di sonno e la faccia che al mattino troveremo appesa nell'armadio sarà liscia e rilassata, come quella di quando avevamo 15 anni, le rughe saranno sparite, quelle due brutte grondaie ai lati della bocca scomparse anch'esse, i capelli soffici e lucenti come quelli del SunSilk, la fronte uno spazio aperto e senza intoppi.
Unico neo saranno le tette, spelacchiate e fruste come due borracce vuote (perchè avranno smesso finalmente di ciucciare, le piccole idrovore) ma onestamente alla fine della fiera le tette sono l'ultimo dei miei problemi.
Insomma: datemi 8 ore di sonno e vi spacco il mondo.
Questo pensavo, nel mio posto 20F, lontana sia dal corridoio che dal finestrino.
Poi si è svegliato Il Topolo, che ha iniziato a tossire e ha svegliato il Ciccionetto che ha iniziato a piangere e ha svegliato l'inge che ha iniziato a inveire e tutto l'ambaradan è ripartito come al solito.
Speriamo di arrivarci, a quel benedetto giorno!

giovedì 1 marzo 2012

Dilemma avicolo

Riassunto delle puntate precedenti:
L'inge, baciato dal genio di Leonardo e da un abbonamento a "Costruisci il tuo pollaio con cartone e vinavil" (ed. Art Attack), due mesi fa si mette di buzzo buono e in men che non si dica tira su un pollaio vero, con porticina, paglia e nicchia di cova.
Il pollaio, costruito con i pezzi avanzati del parquet di casa, è totalmente in iroko ed è un capolavoro di ingegneria e design, un vero pollaio a 5 stelle come non se ne sono mai visti da queste parti.
Ci regalano due galline, Adelina E Guendalina, che si riveleranno essere un gallo e una gallina. Non facciamo in tempo a ribattezzarli Diego e Dora che scopriamo che pure il secondo è un gallo. Ohibò.
A quel punto chiamiamo gli allevatori che prontamente forniscono due galline ovaiole e questa volta sono già cresciute e senza ombra di dubbio femmine.
Ricapitolando:
- Diego
- Armando
- Gaga
- Britney
Il quartetto è completo.

Puntata di oggi:
Influenzati e rantolanti tutti e 4 decidiamo di uscire nel pomeriggio a prendere 2 raggi in giardino. Buttati sulle sedie come stracci bagnati giacciamo inermi con i bambini mocciolosi in braccio, incapaci di inendere e di volere.
Ad un tratto l'inge dice "Va un po' a vedere se han fatto l'uovo".
Mi trascino fino al pollaio, apro la nicchia e... ooohhhhh!!!! Eccolo! C'è l'uovo!!!!
La mio campagnolità si giulivizza all'istante, mentre prendo tremante l'ovetto tra le dita e lo porto a fare vedere ai bambini.
Che meraviglia! E che emozione!
Il Topolo è entusiasta, l'uovo è il suo cibo preferito in assoluto, l'inge è commosso, io sono esterrefatta, perfino il Ciccionetto sembra raggiante.
Ma la domanda ora è: a chi tocca ora l'unico uovo della covata?
- All'inge: dopotutto è lui che si letto "Vita da pollo", "Avicoli oggi", "Gallina a chi? Chiamami Chickitita", ha costruito il pollaio con le sue sante mani e accudisce le bestiole con amore paterno;
- A Topolo: è il primogenito, adora le uova, gode dello Ius primae Ovis;
- Al Ciccionetto: è l'ultimo arrivato, fat but not least, deve crescere è ha bisogno di proteine sane e genuine;
- Alla Mammozza: in quanto quota rosa di questa famiglia avrà ben diritto a qualche privilegio.
Insomma: a chi va l'uovo???
Voi che ne dite?



lunedì 27 febbraio 2012

Genio del male - ma anche no

Venerdì pomeriggio il Topolo torna da scuola in pantofole.
L'inge, che è andato a prenderlo, ha un'aria sconsolata:
- Scusa, e le scarpe?
- Eh. Le ho cercate ovunque, non c'erano
- Come non c'erano? Ma dove le hai cercate?
- Dappertutto, te l'ho detto!
- Anche negli armadietti degli altri?
- Sì
- E di sotto?
- Sì
- E in cucina? In bagno? Dove dormono?
- Senti le ho cercate ovunque, non c'erano. Scomparse.
Incredibile.
Ma come fanno a sparire un paio di scarponcini n. 28?!
Comunque non mi fido dell'inge... è un uomo, non troverebbe sua nonna in un bicchiere, figuriamoci un paio di scarpe non sue in una scuola.
Oggi, ore 13, telefona la scuola:
- Abbiamo trovato le scarpe!
- Ah sì? E dov'erano?
- Le aveva prese il nonno di Tommaso, sai il bambino che divide l'armadietto con il Topolo...
- Le aveva prese suo nonno? Ah, ecco, e come mai?
- Bè, sai, non sapeva quali erano quelle di suo nipote, allora le ha prese entrambe!
- ...
- Poi la mamma si è accorta che un paio non erano di suo figlio...
-...
- E allora le ha restituite. A domani!
Ecco.
E che gli vuoi dire al nonno di Tommaso?!

sabato 25 febbraio 2012

Acid post

Ormai è certo: non sono i virus a fare ammalare i bambini, sono i pensieri.
Certi pensieri, mi vien da dire. Potete tenere la creatura in mezzo alla tormenta di neve a - 15° per un intero pomeriggio, sudando come formaggini, senza cappello e con i piedi zuppi e non succederà nulla.
Se volete la malattia, quella vera, quella che non sai se è meglio il pronto soccorso o l'ambulanza bè, allora non dovete fare altro che pensare questo:
- ho proprio bisogno di un po' di tempo per me (primi colpi di tosse)
- finalmente il sole! non vedo l'ora di poter star di nuovo in giardino! (un paio di starnuti)
- non ne posso più di stare a casa, è ora di organizzare un week end da qualche parte (prime linee di febbre)
Non siete ancora contente? Vi serve qualcosa di più forte?
Allora eccovi il pensiero definitivo:
- Ho così sonno che se stanotte non dormo giuro che muoio!
Ecco.
Con questo l'avete steso. Febbre a 40, placche in gola, mal di pancia, mal di testa e un accenno di delirio.
La prossima volta che vi vengono manie di libertà, prendete un bel muro e comnciate a dare testate: vi garantisco che vi sentirete subito meglio. E, per cortesia, lasciate perdere i sogni ad occhi aperti.

sabato 18 febbraio 2012

A- social Mom

 Ci sono cose che si scoprono, diventando mamma. Sì, vabbè, oltre a tutte le cose che si scoprono diventando mamma, intendo.
Ad esempio.
Lo sapevate che la sociofobia non passa, diventando mamma?
Sapevatelo.
Io l'ho scoperto oggi, ad anni 3 del Topolo, alla prima festa di carnevale della nostra vita. 
Sociofobici si diventa e, ahimè, si resta, non c'è amore di mamma che tenga.
Insomma, si va a questa festa, nelle scuole elementari di PaeseMioCheStaiSullaCollina e c'è, appunto, tutto il paese. 
Tutti guardano tutti: come sei vestito, cosa hai portato da mangiare, com'è vestito tuo figlio, dove ti siedi, come ti siedi, se tuo figlio è educato, cosa mangia, ecc... 
Io mi sento come quando avevo anni 5: piccola, insicura, con gli occhiali e inevitabilmente troppo alta per stare in compagnia (e, soprattutto, per passare inosservata mentre cerco di imbertarmi una ciotola di patatine nelle tasche).
Il Topolo si appiccica all'inge: 
- "Vuoi tirare coriandoli?"
- "No"
- "Vuoi fare il gioco insieme agli altri bimbi?"
- "No"
- "Vuoi ballare?"
- "No".
Si siede sulle ginocchia ingegneresche e lì giace, con baffi, pelo e coda.
Io incartapecorita dall'insicurezza.
L' inge incartapecorito dalla timidezza.
Il Topolo incartapecorito dal suo carattere (e, may be, dal DNA).
L'unico a suo agio è il Ciccionetto, che scuote le ganasce a ritmo di Waka Waka mentre ciuccia un pezzo di pizza con gran godimento e osserva l'ambaradan con la faccia che dice 
"Mà, qui sono tutti sciroccati come sciamani, mapperò mi diverto mica poco!"
E poi bisogna andare tutti insieme a fare i giochi dell'animazione e io mi vorrei sotterrare. E poi bisogna andare a tirare colpi alla pentolaccia e io mi vorrei sotterrare. E, porca zozza, penso proprio che non si può così, che bisogna pure passare qualche valore positivo (ammesso che la festa di carnevale del paese sia un valore positivo - ma questo è un altro discorso) a 'ste creature, che poi avran tempo da loro per incartapecorirsi in pubblico e aver vergogna. Ma il massimo che ottengo da me stessa è una faccia di cartongesso con sorriso paralitico. Non c'è verso: io l'entusiasmo per le feste non credo riuscirò a trasmetterlo.
E così, quando il Topolo alla fine, mi dice perentorio "Mamma, io vuole casa. E bbatta" tiro un sospiro di sollievo. 
Almeno, fino al prossimo mese, quando ci sarà il 
compleanno e saremo nuovamente punto e accapo. A che età si smette di accompagnarli? Ci arriverò? 
Viva, intendo?

domenica 12 febbraio 2012

Prima o poi...

Un pomeriggio qualunque, a casa dei Campagnoli.
Diego e Dora (quelli veri, non i polli) scorazzano per lo schermo, blaterando di non so quale bestia da salvare in un inglese tragico che mi vengono le vene varicose solo a sentirlo, io sono incerta se soffocarmi ingoiando una rana di peluche o stordirmi ingoiando un barattolo di Didò quando, ad un tratto, il Topolo parla:
- " Io pancia picco-a. Tu mamma pancia gaaadde. Io Bblele 'scito da pancia picco-a. Tu mamma gaaade pancia" (Vedi mamma, pensavo questo: che siccome sono piccolo sono uscito dalla mia pancia, che è piccola, mentre tu, che sei sei grande sei uscita da una pancia grande)
- "Ehm, Gabri, anche tu sei uscito dalla mia pancia, eri piccolo piccolo" (non ti sei auto-partorito, amore di mamma)
- "E Iieo?"
- "Anche Leo. Prima tu, poi Leo"
- "Io picco-o picco-o.... Ora gaaaadde. Mamma, io pancia. Posho?"
- "No, amore, non puoi tornare nella pancia... Ora sei troppo grande" ( "L'ultima volta che sono entrato in una donna è stato quando ho visitato la Statua della Libertà" - Woody Allen dixit)
- "Mamma, buio pancia?"
- "Sì pippi, fa buio nella pancia"
- "Mamma, appi, io vuole ddeie" ( e apri un po 'sta pancia, che non ci vedo chiaro in questa faccenda!)
- "Non si può vedere e poi non posso aprire la pancia! Ma non starai mica pensando che sei uscito dalla pancia?"
- ??????? (occhi sbarrati)
- "Tu eri nella pancia ma non sei uscito dalla pancia" (ma bravaaaaaa, e ora come ne esci?!)
- ??????? (occhi sbarrati)
- "Tu eri qui, tutto rotondo e rannicchiato, ma poi per uscire sei sceso giù... giù... e poi sei uscito da qua sotto" ( sudo... ma vado avanti spavalda)
- "Mamma, ddeie!!!" (a mà, e famme un po' vedere!)
Mi afferra i pantaloni e cerca di tirarmeli giù!
- "Guarda pippi, ora non si può vedere, anche perchè Diego sta salvando il delfino di fiume e non possiamo assolutamente perderci il finale... poi dopo in doccia ti faccio vedere".
Salvata in corner.
Inutile dire che son 3 giorni che non mi lavo.
E pazienza, tanto fa così freddo che con tutti questi strati non se ne accorge nessuno.


mercoledì 1 febbraio 2012

Neve: istruzioni per l'uso

A 5 anni e due mesi dal trasferimento in campagna stamattina mi sono ancora sentita dire che no, quelli che passano il monte e vengono da questa parte non sono veri campagnoli, ma "si portano addosso la salsedine tutta la vita". 
Non credo mi daranno mai la cittadinanza campagnola, forse posso provare con la Green Card, chissà.
Eppure ce la metto tutta: mi alzo alle 6 per poter essere davanti alla macchina alle 7 a spalare neve (temperatura registrata stamane: -6°); guido su neve e ghiaccio incurante dei caprioli che attraversano la strada e arrivo perfino puntuale in ufficio; ho dismesso l'abbigliamento à la Totò e Peppino e indosso dei comodi stivali impellicciati (ecologici, naturalmente) che in città chiamerebbero l'ENPA e che qui invece se non ce li hai non sei nessuno; porto a braccia i sacchi di spesa su per lo sterrato, sotto la neve, perchè la macchina è sempre giù sulla provinciale.
Niente da fare: di città ero e di città resto.
Anche perchè noi di città con la neve abbiamo un rapporto strano: appena inizia a nevicare facciamo incetta di sciroppo all'amarena e, ogni pomeriggio, ci affacciamo alla finestra, riempiamo dei gran bicchieroni di neve e facciamo la...GRANITA! 
(ma questo non raccontatelo in giro sennò ci fanno il respingimento e ci rimbalzano nuovamente sul mare).
E' deliziosa e, soprattutto, tiene seduti i bambini per almeno 15 minuti: che volete di più?

lunedì 30 gennaio 2012

Prima neve



 Diciamo la verità: 65 cm di neve in due giorni da queste parti sono una gran camurrìa.
Spostare la macchina in fondo alla strada d'accesso, che è sterrata e impraticabile anche con 4x4, fino all'imbocco con la provinciale dove, bontà sua, verrà incastonata in una tonnellata di neve dallo spazzaneve di passaggio e salata come un branzino dallo spargisale.
Vestire i bambini con tutti gli indumenti possibili e immaginabili, vederli sudare come pinguini già dal secondo strato di calze, impiegare circa 20 minuti per infilare le 10 dita nei 10 rispettivi buchi dei guanti e poi, una volta aperta finalmente la porta di casa, sentire risuonare un perentorio "Mamma, cacca!".
Trasportare a spalla in caldaia una quindicina di sacchi di pellet perchè la carriola, maledetta crumira, è inutilizzabile fino al disgelo.
Scongelare più volte al giorno l'acqua di Diego e Dora che si surgela solo a guardarla e spiegare all'inge che no, i polli non vengono sul divano in casa e che, di nuovo no, non gli presterò la trapunta di nonna per dormire più caldi.
 Trascorrere 40 minuti all'aperto cercando di costruire un pupazzo di neve e scoprire con irritante raccapriccio che la fottuta neve fresca non si appiccica neanche se ti ci siedi sopra.
Cercare di consolare il nano grande, cui avevi promesso sin da settembre il suddetto pupazzo, spiegandogli l'ineffabile ineluttabilità delle leggi della fisica e ricevendo in cambio occhiate deluse e un pianto dirotto.Trascorre le successive 14 ore in casa inventando un passatempo dopo l'altro e provocando, come conseguenza, il suicidio in massa di quel manipolo di neuroni che ti erano rimasti.
Inveire più volte contro la dannata parabola che al 40° cm di neve si auto-oscura e toglie la visione dell'unica baby sitter disponibile: la tv.
Andare a dormire con la certezza che l'indomani all'alba bisognerà scendere in strada a spalare la macchina per poter uscire e arrivare in tempo al lavoro.
Epperò.
Epperò stamattina lo spettacolo che si presentava, sotto un cielo terso di luce e un sole che era un miracolo che ripagava di tutto questo.
Ben arrivato, inverno.



venerdì 27 gennaio 2012

Trans-chicken

Una mattina qualunque, a casa dei Campagnoli:
- Hai sentito?
- Cos'era?
- Sembrava il verso di un animale...
- Sì, ma quale?
- Eccolo! L'hai sentito anche tu?!
- Ma questo è un gallo... aspetta, apri la finestra...
- CHICCHIRICHIIIII CHICCHIRICHIIII
- Ah.
- E' un gallo.
- Te l'avevo detto io che Guendalina, così grossa com'era non poteva essere una gallina.
- E ora?
- E ora niente, abbiamo un gallo e una gallina. Bisogna cambiargli nome.
- Bè senti, lui lo chiamiamo Diego e lei a questo punto la chiamiamo Dora,  almeno i bambini familiarizzano più facilmente.

Ecco qua, Diego e Dora che piluccano vermi, razzolano davanti casa e beccano i gatti con la presunzione dell'ultimo arrivato.
Chissà se Dora farà uova d'oro? (eheehe... perfino la battutona finale, dai, che ridere!)

giovedì 19 gennaio 2012

Il segreto del suo successo

Zio Pane è giovane come l'acqua, ancora da laureare, atletico, cordiale, gioviale. Dedito alla bella vita e ai viaggi passa il suo tempo tra lo studio, gli allenamenti e presunte visite agli amici in tutte le parti d'Italia e Europa purchè raggiungibili da compagnie low cost.
Zio Pane sta cercando un lavoro serio, suo malgrado, perchè l'età e il senno gli suggeriscono che sarebbe anche l'ora di dire basta ai lavori massacranti e sottopagati, con mansioni da ameba monocellulare decerebrata.
Zio Pane cerca lavoro come io cerco un master in fisica nucleare:
- Bè, allora, come va? Hai mandato qualche curriculum in giro?
- Maaaah.... sì.... ne ho mandati un paio.... tanto per fare vedere che mi impegno...
- E ti hanno risposto?
- Beeeeeh.... in effetti mi hanno anche chiamato....
- Ah sì???? E cosa dicono? Un colloquio??
- Eeeehhh... veramente non ho risposto....
- Cosa??? Non hai risposto ad una chiamata di una ditta?!?
- Uuuuhhh... stavo andando in palestra.... non avevo tempo....
- E li hai richiamati???
- Ahhhh sì... poi dopo qualche giorno li ho sentiti per vedere cosa volevano...
- E che dicono?
- Vogliono farmi un colloquio...
- Ah bene!!! E quando vai?
- Boooooh.... volevano che andassi venerdì ma non potevo, sai devo partire per Roma... gli ho detto che sarei andato lunedì...
- Fammi capire: prima ti chiamano e non rispondi, poi ti offorno un colloquio e tu non puoi, poi sei tu a decidere la data... Che altro???
- Bè, in teoria dovrei andarci in giacca e cravatta ma è un problema, perchè poi dopo vado ad allenamento e dovrei cambiarmi... Dici che se ci vado in jeans è un problema?!
- SI' CHE E' UN PROBLEMA, DANNAZIONE!!!! Stai per entrare nel mondo del lavoro, cazzarola, non puoi andare in jeans!
- E vabbè, stai calmo... Mi metterò qualcosa di decente... Ah, poi naturalmente chiederò il part time...
- Già che ci sei chiedi anche la macchina aziendale, il blackberry e uno schiavo personale che si zerbini per farti pulire le scarpe...
- Ah! Dici che posso chiedere il blackberry?! Forte!
- Guarda che scherzavo... Lascia perdere il part time, accetta tutto quello che ti propongono... mi raccomando!

Insomma, dopo 3 faticosissimi colloqui (faticosisssimi perchè il nostro è parecchio impegnato, ha avuto problemi a concedere ore del suo prezioso tempo) zio Pane è stato assunto, suo malgrado, in una super ditta fighissima che lo prosciugherà come un pedalino nel giro di pochi mesi.
Ieri era il suo primo giorno di lavoro:
- Allora, com'è andata?
- Un giorno in meno alla pensione.
Ecco.
Mi sa che dopo un solo giorno è finalmente entrato nell'ottica giusta.

martedì 10 gennaio 2012

La famiglia cresce

E questa volta sono due in un botto solo! Bam!
Una è sicuramente una femmina, l'altra potrebbe anche essere un maschio, chissà, si scoprirà quando cresce.
Per ora sono chiuse nella loro casetta, si stanno acclimatando: mangiano, bevono, fanno la nanna sul trespolo. L'inge le va a trovare più volte al giorno, bussa alla porticina chiocciando "Pita, pita pita" (pare sia un richiamo standardizzato) e ha negli occhi un'aria sognante e innamorata. 
I bookmakers della valle ci danno 10 a 1, dove 10 sono la volpe /la faina/ il cane da caccia dei vicini e 1 sono le speranze di sopravvivenza di Guendalina e Adelina oltre le prime 24 ore  all'aperto.
Speriamo bene, mi dispiacerebbe un sacco per le pollastre ma ancor di più per il cuore spezzato dell'inge!

mercoledì 4 gennaio 2012

Di acqua calda e altre amenità

Il punto è questo: nello stesso istante in cui metti al mondo il primo figlio vieni catapultato nell'universo della divinazione e/o scaramanzia e/o superstizione.
Non ci capisci una mazza, non sai dove sbattere la testa, tutto è centrifuga e tu, anzichè stare al centro del ciclone immobile e silente come una statua di Buddha sei proiettato a 6000 giri sul perimetro esterno, totalmente fuori controllo e incapace perfino di pregare.
Allora ti aggrappi ai segnali, agli auspici, agli indizi, ai sintomi, alle tracce, qualunque cosa va bene purchè ti dia un minimo di regola e di gestione:
- "ha dormito 2 ore di pomeriggio, stanotte ne dormirà senz'altro 9"
- "ha mangiato tutte le carote, deduco che le carote gli piacciono assai"
- "ha imparato a gattonare a 9 mesi, cammina senza dubbio a 12"
- "quando si addormenta sul fianco dorme meglio, a pancia in sù si sveglia un sacco di volte"
Il tuo obiettivo è creare una mappa di tuo figlio, un foglio di sitruzioni per l'uso, un accidenti di manuale del piffero che ti aiuti a districarti in un universo alieno di cui nessuno ti ha mai detto alcunchè.
Alla fine ti arrendi: tuo figlio è come la stele di Rosetta, un geroglifico vivente imperscrutabile e inafferabile come la nebulosa di Orione.
E pazienza, ha ormai due anni e passa, sei sopravvissuto e ti senti un essere umano migliore e soprattutto imbattibile.
Incontri le neo-mamme, tremolanti e ansiose e le apostrofi dall'alto della tua supponenza:
- "Guarda, ogni bambino è diverso, non ti preoccupare, andrà tutto bene".
E te ne vai con la sicumera di chi ha visto cose che voi umani, lasciandola stupefatta e intimorita.
Poi ti nasce il secondo e tu pensi che ormai non ce n'è per nessuno: sei sopravvissuta al primo, con le unghie e con i denti, il secondo ti fa un baffo.
Scordandoti delle tue stesse parole tiri fuori la vecchia mappa che avevi scritto all'epoca e ti appresti al "solito" programma, visto uno visti tutti, ridacchi tra te e te.
Poi scopri l'acqua calda: il secondo bambino non è come il primo.
Non è come nessun altro, in effetti.
A dirla tutta, non ci capisci una mazza nemmeno con questo.
Sì, sei già abituata al jet leg, alla mungitura quotidiana, al neurone suicida e alla stanchezza cronica. Però devi ricominciare da capo.
Non si sa come, quell'adorabile cicciotto, con le ganasce più tenere del pianeta e le manine grassocce non ha nulla a che fare con la programmazione che ti eri fatta in testa e non entra in nessuno dei begli schemi di una volta.
E così, dopo qualche mese ti stanchi anche di dire " Eh, ma questo è diverso, questo non fa mica come il primo, eh... questo è un'altra cosa!" e non dici più nulla (tranne naturalmente alle mamme del parco con cui, se possibile, ora ostenti una competenza che manco Liz Taylor con i suoi 8 mariti).
Stai lì, a chiederti cosa hai fatto di male per avere due figli tanto diversi con nemmeno un puntino in comune e hai un'unica certezza: crescerà.
Tutto questo per dire che:
- alle soglie dei 10 mesi il Ciccionetto non va oltre i 5 cucchiaini scarsi di pappa; 
- si nutre di tetta e sputa tutto il resto; 
- di conseguenza, non scende sotto i 7 - 6 risvegli notturni, spesso inframmezzati da lunghe veglie che arrivano anche a due ore
In compenso:
- parla
- batte la mani, schiocca la lingua
- gattona
- chiama mamma e papà quando ha bisogno
- saluta e fa ciao con la mano.
Io mi trascino assente e spossata in una lunga veglia diurna, il mondo mi appare liquido e sfuocato, i pensieri lunghi monologhi senza punteggiatura sfilacciati e inconcludenti.
Se non torno in possesso del mio corpo e del mio sonno non durerò ancora a lungo.
In ogni caso mi sembra che sia iniziato un nuovo anno, auguri a tutti neh!