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venerdì 29 giugno 2007

Sogno o son desto?

Scena: il regionale cittadino del mattino presto;
due signore accanto a me, una palesemente abbioccata.
Dopo 5 minuti dalla partenza ha inizio il seguente dialogo:

- (tira un calcetto all'amica addormentata) Ou, ma te la senti radio Maria?
- Eh? Chi? Che c'è?
- Dicevo, la senti Radio Maria?
- non sento la radio (fa per riaddormentarsi)
- Ou, ma te lo dai un contributo a Radio Maria?
- No, non sento la radio. Che contributo?
- No, perchè Radio Maria è utile anche agli ammalati, a chi è in ospedale e non può andare a messa, ai poveri..Dovresti sentirla anche tu, Radio Maria e mandare un contributo. Perchè bisogna aiutare Radio Maria.
- Ma se non ho la radio e non sento Radio Maria perchè devo mandare un contributo?
- Perchè loro non hanno pubblicità e se non gli mandi i soldi come campano? Dovresti proprio mandarglieli i soldi, fanno anche i rosari.
- Sì, ma se non sento la radio, anzi non ce l'ho neanche, non glieli mando i soldi.
- Sì, ma radio Maria fa tante cose utili, ad esempio recita la messa e se non ci puoi andare la senti da casa. E mandaglieli un po' di soldi!
- NON HO LA RADIO e non mando i soldi a nessuno, hai capito?
- Babbè, ma anche pochi euri aiutano, comunque secondo me glieli devi mandare...

La signora accanto a me si riaddormenta.
Fine delle trasmissioni.

Secondo voi (come nel romanzo I Fiori Blu, di Raymond Queneau) ero io che sognavo loro o loro che sognavano me?

giovedì 28 giugno 2007

Like a Jellyfish


Spiaggiata in ufficio come una medusa sulla battigia cerco strategie di sopravvivenza fino al 27 luglio, giorno di partenza per l'Olanda.
I sintomi di sfinimento sono numerosi:
- i minuti tra il suono della sveglia e l'effettiva discesa dal letto aumentano in maniera esponenziale;
- faccio colazione in piedi per non abbioccarmi al tavolo (sic);
- il sole in autostrada mi fa malissimo agli occhi, manco fossi Dracula fuori dalla tomba dopo 1000 anni;
- le mie cellule passano da uno stato di pre-morte ad uno di isteria collettiva dopo il 2° caffè;
- il dopo pranzo si trasforma in un'agonia: cerco di mantenermi sveglia passeggiando per i corridoi dell'ufficio;
- il pomeriggio è una lunga clessidra fino all'ora di dormire, con i minuti-granelli di sabbia che scivolano lenti uno alla volta.

Per favore, se avete strategie collaudate per tirare a campare scrivetemi.

martedì 26 giugno 2007

Con la vita di campagna, la salute ci guadagna


Due sono le domande che tutti vi farebbero se voi, abitanti da lunga data di un posto di mare, decideste di trasferirvi in campagna.
La prima, abbastanza curiosa, è se trasferendovi deciderete di prendere un cane.
Il che mi fa sorridere: immagino tutte le volte l'agente immobiliare che consegnandoci le chiavi della cascina ci mette in braccio un bel cucciolone, gentile omaggio della comunità campagnola.
L'altra domanda, tipicamente rivolta con tono ansioso, è se non ci mancherà il mare.
Ora, io vorrei sapere che cosa, in particolare, dovrebbe mancarmi del mare.
Vi svelerò un segreto: andare al mare, partendo dalla città, (soprattutto d'estate) si rivela impresa alquanto ardua e se non si dispone di una strategia precisa e collaudata si rischia una sequela tale di disavventure da scoraggiare i più tenaci.
Quando, ancora giovane, avevo il fisico per queste cose ero arrivata al punto di partire la domenica mattina alle 7.00 (sic), arrivare in località marina alle 8.30 (dopo un'oretta di coda), cercare parcheggio come una forsennata per poi trovare, per soli 15 euro un bel piazzale al sole; dopodichè si marciava per una mezz'ora sotto il sole d'agosto, si trovava un risicato 1/2 metro di spiaggia per soli 8 euro (niente ombrellone, nè lettino), si litigava ferocemente con i vicini per tutto il giorno e si marciva per ore in coda alla sera, talvolta anche di notte, per rientrare a casa, sfatti come pigne.
Tuttavia, prima dello scorso week end ancora temevo una sorta di "nostalgia canaglia" che mi avrebbe preso a tradimento e mi avrebbe convinto ancora una volta ad andare verso le spiaggie durante il week end, naturalmente con gravissime conseguenze.
Poi siamo andati alla mitica piscina di Bisabbia.
Ragazzi, che pacchia!!!
A soli 5 minuti dal paesino, 4 piscine bellissime immerse nel verde di alberi meravigliosi, su un prato da sogno. Interi metri di prato all'ombra tutti per noi, silenzio, pace, ombra, sole, niente coda per arrivare e parcheggione ombreggiato gratuito: una favola.
Mi sembra già di sentire i tifosi del mare: però non è la stessa cosa.
Infatti, non è la stessa cosa: è decisamente meglio.

lunedì 25 giugno 2007

Incontro con Kurumaya Masaaki Sensei

Venerdì al CELSO (Centro Studi Orientali) di Genova c'è stato un incontro con Kurumaya Masaaki, Maestro di Taiko Do.
Qui di seguito un breve sunto delle sue parole, tradotte dal giapponese da Chiara:

D: Lei è uno dei più rinomati suonatori di Taiko non solo del Giappone, ma di tutto il mondo. Ci può raccontare cosa significa?
R: Non mi considero un "suonatore", piuttosto un interprete di Taiko. Io non suono, interpreto, ci metto il colore. Il Taiko, a differenza del pianoforte che ha tante note, ne ha una sola. Quell'unica nota può essere suonata in molti modi diversi. La differenza è data dal colore che ognuno ci mette e il colore è dato dal cuore. Quando suono il Taiko ci metto cuore e anima. E' il cuore che dà il colore a quello che suoniamo e, in generale, a tutto quello che facciamo.

D: Sta dicendo che il suono, oltre che ad essere connotato da note, tempo e ritmo è derivato anche da altre componenti?
R: In giapponese la pelle del tamburo è chiamata anche "specchio", perchè quello che si mette nel tamburo quando si suona esce riprodotto in modo uguale. Se ad esempio suono con rabbia, uscirà rabbia. Se metto gioia, uscirà gioia. Per questo è importante suonare con il cuore.

D: Sappiamo che lei, prima di ogni lezione, fa praticare Zazen ai suoi allievi: ci può spiegare perchè?
R: Quando si suona, ma non solo, l'intenzione è la cosa più importante. E' per questo che prima dell'allenamento è importante praticare un po' di zazen. L'allievo che viene in Dojo, dopo una giornata di lavoro, è pieno di pensieri. Zazen aiuta a pulire la mente, a eliminare i pensieri. Anche la respirazione è importante. La respirazione cambia il modo di usare il cervello e, di conseguenza, cambia il modo di suonare.

D: Cosa significa Taiko? (non sono certa della traduzione, mi scuso)
R: Taiko è composto dalle parole Collo e Cuore. Il collo è il collegamento con la testa, con il cervello. Koshi è il ventre, è la parte che ci fa essere pratici, che ci fa agire. Il collo unisce Koshi è il cervello. Nel mezzo c'è il cuore.

D: Lei insegna in un Dojo, non in una scuola. Ci può spiegare la differenza?
R: Una volta insegnavo Taiko, non ancora Taiko Do, e gli allievi frequentavano i miei corsi. Poi mi sono reso conto che le cose più importanti del mio insegnamento erano invisibili, quello che insegnavo non era semplicemente musica, era una via. Allora ho creato il Taiko Do, e ho cambiato la scuola in un Dojo. Il Dojo non è una classe, non è un corso, è il luogo dove si pratica la Via dell'uomo.
Le cose essenziali, che insegno, sono invisibili agli occhi. Ad esempio noi di un fiore vediamo i petali, lo stelo. Ma non vediamo le radici, che sono importanti. Nel Taiko il Ki e il cuore sono le cose importanti.

D: Lei usa spesso la parola Ki, ci può illustrare il suo significato?
R: La traduzione occidentale per Ki è solitamente energia. In giapponese ci sono più ideogrammi per descriverlo, io uso quello con il riso, ad indicare l'energia.
Il ki è molto importante in tutto quello che facciamo, non solo quando suoniamo. Bisogna usare il Ki per suonare e questo si fa mettendosi davanti al tamburo, prendendo un respiro e inziando a suonare. Per suonare bisogna entrare dentro al tamburo.
Il ki è importante anche nella relazione con l'altro. Se sono triste l'altro lo sente, se sono arrabbiato l'altro lo sente. Bisogna stare attenti all'energia, è necessario essere consapevoli di ciò che si mette in circolo.
Il ki è importantissimo, anche per la realizzazione dei sogni. Un modo per realizzare il proprio sogno è quello di fare uscire il Ki. Quando si ha un sogno, non bisogna mai smettere di pensarci. Bisogna pensarci sempre, anche di notte, anche durante il sonno.
Una volta ho lavorato con un gruppo di disabili Inglesi, che sono venuti in Giappone, con i loro accompagnatori, per provare a suonare il Taiko. Come sapete, non parlo una parola d'inglese e ho cumincato con loro solo usando gli occhi, ho usato solo il Ki che usciva dagli icchi. I risultati sono stati sorprendenti, i ragazzi sono riusciti a fare cose e movimenti che in tanti anni non erano mai riusciti a fare. Bisogna "attaccare" l'altro con il Ki. La volontà esprime il Ki.
Nel seguire una Via è importante riuscire ad aprirsi e comunicare nel modo giusto, bisogna dare per ricevere. Quello che diamo, il modo in cui lo diamo sono le cose più importanti.

Segue breve esibizione di Taiko (naturalmente strabiliante) di Sensei con due giovani musicisti: ragazzi, da paura!!! La cosa che più colpisce è la gioia che riescono a trasmettere, la festosità, l'entusiasmo, davvero bello.
Grazie.



venerdì 22 giugno 2007

I sogni son desideri

Cos'è che fa di un sogno un buon sogno?
Cos'è che ti fa dire, dopo qualche anno, che ciò che avevi tanto desiderato non ha più importanza o, al contrario, resiste negli anni e ti nutre ancora di gioia?
Si può imparare a sognare?
Questi e altri pensieri mi passavano oggi per la mente...
Mi rendo sempre più conto che ciò che da bambina e ragazzina identificavo come "sogno" non lo era, in realtà, neanche lontanamente.
La caratteristica principale di un sogno è, a mio parere, il Tempo, che ti dirà se hai avuto ragione o meno a desiderare quel dato evento e ti darà la misura della qualità del tuo desiderio.
Ci sono eventi/ persone/situazioni che si desiderano con tutto il nostro essere e che non appena si avverano rivelano un insipido sapore di noia e inganno.
Bisogna allenarsi a sognare per non perdersi in illusioni e, soprattutto, per resistere, resistere non solo alle difficoltà e alla fatica, ma anche alla felicità stessa che la realizzazione di un sogno può portare con sè.
Mi piacerebbe anche capire se un sogno è davvero personale, tutto nostro, o proviene da qualche parte estranea a noi, come se in quel momento, nell'universo ci fosse proprio bisogno che qualcuno, da qualche parte, realizzasse proprio quella cosa lì e tu fossi scelto come strumento per la manifestazione del sogno. Una specie di "sogno collettivo" di Junghiana memoria.
Concludo con una canzoncina per bambini che, tutto sommato, forse ha da dirci ancora qualcosa:

"I sogni son desideri
di felicità.
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità.
Se hai fede chissà che un giorno
La sorte non ti arriderà.
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà"
(dal film "Cenerentola", di Walt Disney)


giovedì 21 giugno 2007

La metamorfosi

"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti,Gregor Samsa si trovò trasformato in un... hobbit!" (Kafka, "La Metamorfosi")

Avete presente gli hobbit, no? Non tanto alti, amici di Nani e Elfii,
pazzi per gli anelli e l' erba-pipa, piedi enormi e pelosi...
Ecco, ieri ho capito che solo a loro potrebbero stare bene le Crocs!
Perciò, cari amici, se un bel giorno vi svegliate e guardandovi allo specchio scoprite di assomigliare a Frodo Baggins non perdetevi d'animo: uscite di corsa e compratevi un bel paio di queste zatterone colorate!!!
Nessuno farà caso ai vostri piedoni villosi e sarete anche à la page.




Credits: ringrazio Agnese per la realizzazione tecnica delle immagini!

mercoledì 20 giugno 2007

Concerti di TAIKO


Domani sera atterra a Genova un nutrito gruppo di musicisti giapponesi, di fama internazionale, che terrà una serie di concerti di Taiko in Italia.
Il principale esponente del gruppo, Kurumaya Masaaki Sensei, è un vero Maestro, come pochi ne sono rimasti. Ho avuto il piacere di ascoltarlo in Giappone e, ahimè, non trovo parole per descrivere la forza e l'armonia che riesce a trasmettere quando suona, la sua gioia e la perfezione dei suoni che emanano dal tamburo.
Il primo concerto inaugurerà il Festival del Mediterraneo di Genova, lunedì 25 giugno alle 21, all'EXPO. Le altre date, a Finale Ligure e Fiesole sono qui.
Del Taiko ho già scritto, è un'esperienza speciale sia per chi ascolta che per chi si cimenta con il tamburo; per me è vita e coraggio, è forza, ordine, equilibrio, il taiko è essenzialmente Gioia pura.
Se avete tempo e siete in zona, vale veramente la pena.

martedì 19 giugno 2007

Test di INTOLLERANZA



Comincio a pensare che sia troppo tempo che lavoro per un help desk TELEFONICO per problemi INFORMATICI, noto in me segnali preoccupanti.

Pubblico, per il bene comune, un breve test che potete utilizzare per scoprire in voi tracce di intolleranza alle telefonate dell'utenza:

1) Siete a casa, squilla il telefono:
a. Rispondete a vostra madre con un disinvolto "Sono Maddalena, in che cosa posso esserle utile?";
b. maledicete mentalmente il telefono, la suoneria e, già che ci siete, anche Guglielmo Marconi;
c. vi mettete a piangere;

2) Il nuovo virus che ha disintegrato i PC dell'FBI sta per arrivare in Italia:
a. vi fa un baffo, i vostri utenti sono troppo intelligenti (dite la verità, NON lavorate ad un help desk informatico);
b. vi arruolate nella legione straniera;
c. vi mettete a piangere;

3) Sta per uscire la nuova versione di Windows:
a. fate un party per festeggiare (ripeto, secondo me NON lavorate ad un help desk informatico);
b. fate richiesta di ammissione ad un monastero tibetano;
c. vi mettete a piangere;

4) Vi chiamano al telefono per segnalare un problema con TLOK:
a. non sapete di cosa stiano parlando, spiacente, riattaccate (confessate, dove lavorate in realtà???)
b. capite immediatamente che si tratta di OUTLOOK;
c. vi mettete a piangere;

5) Siete in vacanza in Giappone e il PC dell'internet point è fuori dalla rete (sic):
a. pazienza, non era urgente (non avete mai messo piede ad un help desk, eh?)
b. nonostante gli ideogrammi riuscite a smanettare fino a che internet riparte (sic)
c. vi mettete a piangere;

6) Un utente particolarmente tanardo non capisce il semplice comando CTRL+ALT+CANC:
a. Non tutti hanno competenze informatiche (perchè mai fingere di lavorare ad un help desk?)
b. assoldate un cecchino serbo per farlo fuori;
c. vi mettete a piangere;

Ecco, sono poche, semplici domande ma abbastanza indicative.
Maggioranza di risposte A: vi abbiamo smascherato subito, siete dei bugioni che non hanno mai messo piede in un help desk.
Maggioranza di risposte B: state attenti, l'infartone è alle porte.
Maggioranza di risposte C: coraggio.

giovedì 14 giugno 2007

Torta di riso... FINITA!!!

Su un tramonto spazzato dal vento ieri sera si è svolta, come di consueto in questa stagione, la leggendaria cena a casa dei genitori di Chiara. Negli anni il numero di partecipanti si è progressivamente ridotto, fino a raggiungere il minimo storico di 4 coppie, per un totale di 8 adulti (bambini a nanna con baby sitter).
Chiara vive in Olanda ormai da anni mentre noi tutte, Fabrizia - Raffaella- io, siamo rimaste più o meno in zona; e ogni volta che Chiara viene qui ci interfacciamo con Jeroen, olandesissimo di nascita.
Ora, di cosa si parla con un olandese?
Ieri sera, con notevole coraggio, ci siamo lanciati su un discorso alquanto complesso: abbiamo cercato di spiegare, ad un sempre più costernato Jeroen, il significato degli sketch di una nota trasmissione televisiva, intitolati "Con quella faccia un po' così" che riportano le sventurate vicende di uno sprovveduto turista tedesco in vacanza in Liguria.
Orbene, come si spiega ad un olandese che i Liguri hanno un caratteraccio chiuso e taciturno? Come gli si presenta la differenza tra noi e, tanto per dirne una, i romagnoli? Perchè dovrebbe godere del fatto che i turisti che osano venire qui sono dileggiati, insultati o, se sono fortunati, ignorati con freddezza? Come rendere il rancore millenario di una regione strozzata fra mari e monti che non ha mai avuto niente per caso e si è sempre dovuta fare un mazzo così per tirare fuori qualcosa dalle sue terre e dal suo mare? E' chiaro che la gente di un posto così, invasa a turno nei millenni da chiunque vagasse per il Mediterraneo, abbia sviluppato una qual certa diffidenza per i "foresti" (una volta barbari invasori, oggi turisti) ma come si giustifica tutto ciò in un mondo globalizzato dove il cliente, sovrano, ha sempre ragione?
Magari la prossima volta cercheremo di giustificare la presenza del Gabibbo, chissà.

mercoledì 13 giugno 2007

Giugno mugugno

A me una volta giugno piaceva tanto, davvero.
Cominciava a fare caldo, le giornate si allungavano, spuntavano le braccia dalle magliette, si poteva uscire senza calze e canottiera. Finiva la scuola e mi pregustavo le lunghe vacanze estive, i bagni al mare, le settimane con i nonni in montagna; gli ultimi giorni in città non mi pesavano neanche, erano il preludio all'estate, l'inizio di un gran divertimento.
Poi sono diventata grande.
Adesso giugno è un mese qualunque, solo fastidiosamente più caldo e con le giornate che si trascinano fino alla fine, lunghe, con una luce truffaldina che permette di prendersi ancora un altro impegno e di tirare avanti ancora un po'.
Il mio obiettivo principale in queste giorni è trovare un posto idoneo e alcuni minuti per dormire, abbioccarmi, schiacciare pisolini, anche solo chiudere gli occhi e azzardare una fase rem qualsiasi.
Ultimamente ho scoperto che se mi sdraio sui sedili posteriori della macchina e ripiego le gambe posso dormire comodamente, naturalmente dopo avere impostato la sveglia sul cellulare.
Un po' barbona, ma pazienza.
Dormicchio anche in autobus, ma devo trovare posto a sedere lato finestrino per appoggiare la testa che comunque mi sbatacchia sul vetro e mi procura inopportuni bernoccoli.
Ho provato a sonnecchiare alla scrivania, ma i colleghi fanno commenti spiritosi ad alta voce che non mi consentono di prendere sonno. Il treno, invece, è perfetto perchè sui regionali fa un caldo tale che si entra in uno stato di pre-coma molto simile al sonno profondo, abbastanza ristoratore.
Invece ho un dubbio: secondo voi, le piazzole dell'autostrada sono sicure per abbioccarsi?
Non so, con quei camiononi parcheggiati, quegli autistoni che passeggiano tra l'erba, sempre soli, sempre incavolati... non vorrei rischiare la pelle per un pisolino che poi vi tocca chiamare i CSI per ritrovarmi o, nella peggiore delle ipotesi, i Cold Case (tocchiamo ferro, sono quelli dei casi irrisolti, vuol dire che i CSI non hanno trovato una mazza e siamo alle riserve).

martedì 12 giugno 2007

La tredicesima storia

Mi ero ripromessa di non scrivere recensioni di libri, ma questo vale veramente la pena.
Si intitola "La tredicesima storia", ed è un romanzone d'altri tempi, con atmosfere alla "Cime tempestose", personaggi carichi di pathos ( e anche un po' jella, diciamolo) e romanzati, una vera delizia.
Mi sono ritrovata a comportarmi come qualche anno fa quando, ancora single, leggevo in ogni momento della giornata: a colazione davanti al tè, a pranzo, nel pomeriggio, sull'autobus, in treno, prima di dormire, ogni momento era buono per rosicchiare ancora qualche parola, una frase, un colpo di scena.
Bello, bello, bello.

venerdì 8 giugno 2007

Un altro mondo è possibile

E' inutile, sono passati quasi 7 mesi ma ancora non mi sono abituata a vivere in un paese, i miei neuroni cittadini, schizzati e paranoici, saltano fuori da ogni parte, mettendomi in imbarazzo e facendomi fare cose assolutamente fuori luogo.
L'altra volta, ad esempio ero per la prima volta dal medico: ospedale pulitissimo, sala d'aspetto decorosa, addirittura con riviste (!!!), dottore calmo e sereno che mi ha ascoltato per un ora (ri-!!!). Mi prescrive gli esami del sangue.
Alla parola "esami del sangue" tutte le cellule del corpo si tendono con un fremito.
Un presagio di battaglia si fa strada dentro di me, scene apocalittiche mi appaiono alla memoria: sveglia all'alba, mischie per il numerino, vecchietti che colpiscono a tradimento con bastoni puntuti, infermieri ostaggio della folla inferocita, code di ore davanti alla porta un laboratorio chiuso per sciopero, urla, minacce, zuffe corpo a corpo ... cose così, insomma, le solite cose della città.
Va bene, dico con un ghigno, e gli esami del sangue siano.
L'infermiera con tono soave mi dice di presentarmi al laboratorio dell'ospedale alle 8.
Ahahaha. Ma per chi mi ha preso??? Alle 8??? Seeee, penso dentro di me, alle 8 e' TARDI, TROPPO TARDI, hanno già dato i numerini, ci sono già stati i primi feriti, orde di vecchietti hanno già occupato tutte le sedie, lo sanno tutti che bisogna arrivare all'alba.
Il D-DAY si presenta con pioggia e vento, bene, penso dentro di me, tempo giusto per un giorno di guerra. Mi presento in ospedale alle 7 e 20: è chiuso.
Ohibò.
Come chiuso?
Mi avvio sotto un diluvio dirotto a comprare il giornale. Torno alle 7.35 e trovo due vecchini che conversano amabilmente davanti allo sportello ancora serrato. Mi avvicino circospetta, pronta a colpirli in caso di reazione ma loro non si scompongono, anzi MI SORRIDONO e riprendono a chiacchierare.
Alle 7.50 si avvicina l'infermiera con la macchinetta dei numerini.
AH-AHHH. Scatto in piedi, brandendo l'ombrello e il giornale, pronta alla rissa.
Nessuno si muove. Uno dei due vecchietti, notando la mia impazienza, si avvicina con un sorriso e mi dice che se ho fretta e devo andare a lavorare posso prendere il suo posto.
A quel punto capisco.
Capisco che non c'è fretta, che non ci sarà nessuna rissa, che non dovrò litigare, discutere, azzannare nessuno. Che tutto si svolgerà in modo civile e ordinato e, nel giro di mezzora sarò al lavoro.
Cavolo, ma dove ho vissuto finora???

giovedì 7 giugno 2007

Nebbia dentro

Una settimana di pioggia, umidità all'87 %, nebbia, foschia, macaia, cielo bianco e nuvole spalmate come vinavil su un cielo di piombo.
Inevitabile l'umore vischioso, aspetto l'alta pressione.

mercoledì 6 giugno 2007

Controfigura cercasi

La nostra agenzia "Sciuscià e Sciurbì nu se peu" specializzata nella selezione di aspiranti attori/attrici, presenta il casting 2007 per il concorso "Anche tu controfigura".
Selezioniamo una persona dinamica e flessibile, che sappia destreggiarsi tra 2 lavori, 1 marito, 3 case, 2 geometri e una ditta di lavori edili; vogliamo una persona sveglia e brillante anche dopo un allenamento di karate massacrante, 4 ore di sonno e magari 2 ore di coda in autostrada.
Il candidato ideale deve avere comprovata esperienza di arti marziali (combattimento e kata), filosofie orientali e accozzaglia new age; non guastano doti culinarie e abilità domestiche di base (pulizia, ordine, spesa, lavare e stirare).
Qualità essenziali: resistenza fisica, calma e sangue freddo, parsimonia;
Costituiscono elementi indispensabili: salti mortali, equilibrismi, giocoleria.
Richiesta patente B, astenersi perdigiorno.
Inviare CV a: tuscius-and-tusciorb-itsnotpossible@credici.it

martedì 5 giugno 2007

Acqua azzurra, acqua calda

Lo so, i Giapponesi lavorano 18 ore al giorno, mangiano le balene e sono pazzi per il Karaoke, però tante (tantissime) cose le sanno fare bene, in modo talmente perfetto che noi italiani siamo lontani anni luce.
Un esempio di questa eccellenza sono le terme (Onsen) che ho avuto il piacere di visitare per alcuni giorni l'anno scorso e che, se paragonate alle nostre, sono veramente un altro pianeta.
Gli Onsen sono dei veri e propri paradisi, curati nei minimi dettagli e i giapponesi hanno per le terme e il bagno caldo una vera e propria venerazione, si tratta di un culto davvero particolare.
Se andate in Giappone non potete mancare una visita all'Onsen, tuttavia per non perdere la faccia e comportarvi al meglio eccovi un paio di istruzioni semplici che vi suggerisco di seguire alla lettera:
- prima di entrare nella piscina termale o nella pozza o nella vasca lavatevi accuratamente, con sapone, shampoo e tutto il resto;
- lavatevi ancora un po': i giapponesi sono convinti che gli abitanti di tutto il resto del mondo siano degli zozzoni e controlleranno attentamente, cercando di non farsi accorgere, che vi stiate lavando diligentemente;
- entrate in acqua lentamente: la temperatura si aggira sui 41°, bisogna abituarsi a poco a poco e se entrate troppo rapidamente potreste ustionarvi i piedi (come è successo a me);
- non agitatevi troppo e non lasciatevi andare a schiamazzi o a espressioni di giubilo ad alta voce: i giapponesi sono dei gran chiacchieroni, socievoli e caciaroni ma non vedono di buon occhio i gai-jin (cioè noi) che fanno altrettanto;
- se vi rivolgono la parola, cosa che faranno immancabilmente perchè sono curiosissimi, vi parleranno in inglese ma attenzione alla pronuncia: le "r" sono "l" e viceversa e quando vi diranno che loro in Italia ci sono venuti a sciare, sulle Dolomiti, la frase suonerà tipo "I came to Italy with my fliends, we went to Doromiti; it was vely funny!!!Vely vely beautiful!!! "
- occhio che l'acqua brucia, non state lì a lessarvi per troppo tempo; quando notate che avete assunto un bel colorito rossastro uscite piano dall'acqua e passate alla vasca fredda;
- negli spogliatoi, immacolati e profumati come non avete mai visto, ci saranno sicuramente un sacco di gadgets tipo creme, shampini, balsami ecc... ecc... non fidatevi dell'aspetto, non sono quello che sembrano!!! Rischiate di fare come me, che ho spalmato sul viso un ottimo balsamo per capelli e sono uscita incerita come Frankenstein.
Insomma, questo è il ricordo che avevo delle terme: un luogo di sogno, silenzioso, pulito, un posto di relax e totale beatitudine.
Poi, 2 giorni fa sono stata alle terme della cittadina vicina a noi.
Anche qui, mi pregio di lasciarvi un paio di dritte:
- non hanno armadietti a sufficienza, pertanto potete comodamente ammucchiare la vostra roba su quella di qualcun altro, cercando di non farla cadere nella bagnetta fangosa che ricopre il pavimento dello spogliatoio;
- mettete la cuffia ed entrate in piscina così come siete, senza fare la doccia, tanto non la fa nessuno;
- aspettate pazientemente che si liberi il posto vicino alle bolle dell'idromassaggio, dopo 3 quarti d'ora che la persona accanto a voi si sollazza con le onde potete gentilmente fare notare che ci sono altre persone in attesa;
- attenzione ai bambini incustoditi che si lanciano urlando in piscina con fragorosi tuffi, potrebbero centrarvi in pieno ed affondarvi in un colpo solo;
- se avete prenotato un massaggio, mettetevi comodi, prima o poi arriverà il vostro turno (sono previsti generi di conforto per le attese superiori alle 4 ore).

Comunque non preoccupatevi, se non siete stati in Giappone lo shock culturale non si nota affatto!!!