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venerdì 8 giugno 2007

Un altro mondo è possibile

E' inutile, sono passati quasi 7 mesi ma ancora non mi sono abituata a vivere in un paese, i miei neuroni cittadini, schizzati e paranoici, saltano fuori da ogni parte, mettendomi in imbarazzo e facendomi fare cose assolutamente fuori luogo.
L'altra volta, ad esempio ero per la prima volta dal medico: ospedale pulitissimo, sala d'aspetto decorosa, addirittura con riviste (!!!), dottore calmo e sereno che mi ha ascoltato per un ora (ri-!!!). Mi prescrive gli esami del sangue.
Alla parola "esami del sangue" tutte le cellule del corpo si tendono con un fremito.
Un presagio di battaglia si fa strada dentro di me, scene apocalittiche mi appaiono alla memoria: sveglia all'alba, mischie per il numerino, vecchietti che colpiscono a tradimento con bastoni puntuti, infermieri ostaggio della folla inferocita, code di ore davanti alla porta un laboratorio chiuso per sciopero, urla, minacce, zuffe corpo a corpo ... cose così, insomma, le solite cose della città.
Va bene, dico con un ghigno, e gli esami del sangue siano.
L'infermiera con tono soave mi dice di presentarmi al laboratorio dell'ospedale alle 8.
Ahahaha. Ma per chi mi ha preso??? Alle 8??? Seeee, penso dentro di me, alle 8 e' TARDI, TROPPO TARDI, hanno già dato i numerini, ci sono già stati i primi feriti, orde di vecchietti hanno già occupato tutte le sedie, lo sanno tutti che bisogna arrivare all'alba.
Il D-DAY si presenta con pioggia e vento, bene, penso dentro di me, tempo giusto per un giorno di guerra. Mi presento in ospedale alle 7 e 20: è chiuso.
Ohibò.
Come chiuso?
Mi avvio sotto un diluvio dirotto a comprare il giornale. Torno alle 7.35 e trovo due vecchini che conversano amabilmente davanti allo sportello ancora serrato. Mi avvicino circospetta, pronta a colpirli in caso di reazione ma loro non si scompongono, anzi MI SORRIDONO e riprendono a chiacchierare.
Alle 7.50 si avvicina l'infermiera con la macchinetta dei numerini.
AH-AHHH. Scatto in piedi, brandendo l'ombrello e il giornale, pronta alla rissa.
Nessuno si muove. Uno dei due vecchietti, notando la mia impazienza, si avvicina con un sorriso e mi dice che se ho fretta e devo andare a lavorare posso prendere il suo posto.
A quel punto capisco.
Capisco che non c'è fretta, che non ci sarà nessuna rissa, che non dovrò litigare, discutere, azzannare nessuno. Che tutto si svolgerà in modo civile e ordinato e, nel giro di mezzora sarò al lavoro.
Cavolo, ma dove ho vissuto finora???

3 commenti:

  1. A questo aggiungo che quando ho chiamato per prenotare degli esami mi e` stato candidamente risposto: venga dal Lu al Ve dalle 7.30 alle 10.30 ... senza bisogno di prenotazione!!!
    Detto fatto: in meno di mezz'ora ho fatto tutto!

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  2. Carissimi Madda e LUca!!!!!
    Come sono felice per voi!!!! Che invidia!!!!! IO non sopporto più Milano, ma più mi dico che voglio andarmene e più una forza misteriosa mi trattiene: è arrivato il mio trasferimento di scuola.....sotto casa, 5 minuti a piedi. Bellissimo, ne sono felice ovvio! Ma poi penso: "Ecco che sono di nuovo e ancora di più incatenata a questa città! Riuscirò mai a venirne via?" Vi prego, ditemi che si puòòòòò, che è possibile, che ce la farò!!!!!!
    GRAZIE!
    Claudia
    PS: è sempre valida l'idea della società da fare assieme???? Ci sto pensando seriamente!!!

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  3. Ogni sei mesi devo fare gli esami del sangue; un volta l'anno un'ecografia. Ogni volta, prudente, compro il quotidiano prima di entrare , in caso di attesa...ebbene, non riesco mai ad andare oltre i titoli della prima pagina. Forse è sufficiente evitare le metropoli!

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