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martedì 20 marzo 2012

Buon Compleanno!

Mamma, ovvero quella persona che se i figli stanno inguaiati è tutta colpa sua,
se sono dei piccoli geni, felici ed educati è tutto merito loro.
E vabbè.

Insomma, questo periodo non è che sia proprio entusiasmante, sembra che la primavera abbia portato con sè oltre allo scioglimento delle nevi anche lo scioglimento di moccio, pus e altri umori che non sto a nominare perchè tanto avete capito e siamo tutti sulla stessa barca (probabilmente nel mar dei Catarri - ora smetto).
E pur tuttavia sono successe un sacco di cose.
1) Il Ciccionetto ha compiuto un anno. Un anno intero, tutto da solo. Lo guardo e mi sembra sempre piccolo piccolo, il mio panetto di burro, anche se mi chiama mamma e mi si accucciola addosso e mi riempie di sospiri e occhiate languide. Il mio panino appena sfornato!
2) Sono andata al mio primo colloquio con le maestre del Topolo, alla scuola materna. Qui, con mio sommo orgoglio, ho scoperto che il Topolo è un bambino adorabile ed adorato, intelligente, educato, creativo, entusiasta, gentile, simpaticissimo e coccolone. Una star, insomma. Ho passato 5 minuti a bearmi di tutti i complimenti, dandomi pacche sulla spalla, brindando al mio essere grandissima genitrice intelligenterrima e sensibilerrima, strizzandomi l'occhio e dicendomi che quella mole di libri è servita decisamente a qualcosa. Poi mi sono ricordata che sono la madre e che, pertanto, non ho fatto un bel niente.
E' creativo? E che è merito tuo? L'hai fatto diventare tu creativo?! Ma per favore.
E' simpatico? Embeh? Tu che c'entri? 
Ha "acquisito il controllo degli sfinteri" grazie a te? Non sarà che madre natura ha fatto il suo corso?
Ho passato altri 5 minuti a dirmi che non ho merito di un bel niente, il Topolo è fatto come è fatto, dubito di essere riuscita a metterci del mio in qualche modo. Al limite posso avere instradato e contenuto, un po' qui e un po' là il suo essere quello che è.
Poi sono giunta alla conclusione che posso esserne fiera: ecchecavvolo, è pur sempre mio figlio, e va tutto bene, e sì, ho deciso che sono contenta.
3) l'inge ha iniziato l'inserimento al nido insieme al Ciccionetto.
Quello che succede è questo: entrano insieme e si siedono sul tappetone, insieme agli altri bimbi e a tutti i giochi. Nel giro di 20 secondi il Ciccionetto è sparito risucchiato da giochi mai visti e un mondo da esplorare mentre l'inge è circondato da nani adoranti che lo chiamano papà, gli si arrampicano sulle ginocchia e gli portano peluches. Mentre il Ciccionetto chissà dov'è e cosa fa, il buon inge gioca con nani non suoi, sotto l'occhio divertito delle maestre:
- Durerà un sacco di tempo, 'sto inserimento! - si lamenta lui;
- Bè, ma se il Ciccio gioca ed è tranquillo magari ce la caviamo in pochi giorni...
- No! Sono le maestre che lo faranno durare un sacco! Mi sembra di sentirle: "uh, guarda arriva quel pollo di papà che ci tiene tutti i bimbi mentre noi ci facciamo gli affari nostri... Bisogna fare in modo che venga almeno un mese di fila!"
- vabbè, dai, ma non è mica così... senti li hai compilati i moduli?
- No, me li hanno dati da compilare a casa. Mi hanno proprio detto "Portali a casa, così li scrivi con calma" scandendo bene le parole e con l'aria di compatimento che avete sempre voi donne quando spiegate a un maschio decerebrato come si fa una cosa. Uff!

A volte penso che non deve essere facile fare il papà in un mondo di mamme italiane.

martedì 13 marzo 2012

O.L.T. Obiettivi a Lungo Termine

Una volta, una vita fa,  quando ancora mi fissavo l'ombelico e, guarda un po', stava sempre lì dove è sempre stato, una volta, dicevo, sono stata da un coach.
Che poi è un tizio che, in teoria, dovrebbe spiegarti come si fa a raggiungere dei Grandi Obiettivi con il minimo sforzo: in pratica lui te lo spiega, ed è pure bravissimo, poi tu resti lì con il tuo Grande Obiettivo in mano e dici ok, qual'era il primo passo?
L'unica cosa che ricordo di tutta quella storia è che il Grande Obiettivo andava spezzettato in tanti piccoli gradini, un po' per renderlo meno spaventoso un po' per organizzarsi meglio.
Diciamo che una volta avevo dei grandi obiettivi con i controcaxxi, oggi mi sono un po' ridimensionata. Tutto sommato l'obiettivo di oggi potrebbe essere di arrivare al dopo cena, quando i nani dormono. Che poi, cosa voglio fare con quei 4 minuti che precedono il primo risveglio del Ciccionetto non è dato sapere.
Vabbè.
E così è un periodo che procedo per passettini: 
- ora vedo di preparare la cena: mi concentro, visualizzo, respiro e, con dei brandelli di training autogeno e delle micro sedute di psicoterapia con il mio io anarchico e fancazzista (che ordinerebbe la cena al cinese) oltre che delle sessioni di lego, disegno, gestione crisi di gelosia e corse intorno al divano per giocare a "Mamma, tu prendi me?" riesco perfino a mettere in tavola dei generi di conforto;
- poi vedo di superare lo scoglio docce - bagnetto, con le abluzioni della prole oltre che di almeno 5 animali della savana e innumerevoli mezzi di trasporto e poi quello che non vuole uscire dall'acqua e quello che invece non ci vuole entrare e tutta la doccia che in teoria dovrebbe essere rilassante invece si trasforma in un'agonia umida e soffocante;
- poi c'è il momento cena, quando i due nani solitamente antagonisti in tutto quello che fanno, per una volta si coalizzano in un unica sirena assordante e lamentosa che straccia le orecchie e, soprattutto, le balle.
Insomma.
Non ce n'è per nessuno. Nemmeno per il coach, a ben vedere, che se passasse 24 ore con noi col piffero che sminuzzerebbe obiettivi e priorità, saluterebbe con un "Vi ho perfin visto volentieri" e cambierebbe posto con un rappresentante di becchime pur di andarsene.
Dicono che passa.
Dicono che crescono.
Dicono che poi rimpiangeremo tutto questo.
Dicono un sacco di cose, ma nessuna fa al caso tuo.
Come dice un mio amico: non è che esci dal tunnel, diciamo che te lo arredi.




martedì 6 marzo 2012

Colpo di coda

Ieri pomeriggio Nonno Flemma mi aveva avvisato:
- "E' prevista neve - aveva detto, con la consueta flemma, appunto - siete preparati?"
- " Neve... ma che neve vuoi che venga... siamo al 5 marzo, ieri ero fuori in maglietta a piantar le primule... "
- Guarda che han detto neve"
- "Sì, vabbè, neve... ok, ok, daremo un'occhiata".
Figuriamoci se mi fido di uno di Genova, che vive nel Tigullio, che mi dice che nevica.
A marzo.
Con questo caldo qui.
Infatti.
Sono caduti esattamente 28 centimetri in 4 ore, la strada verso casa nuovamente inagibile, la macchina di nuovo sulla provinciale.
E riparti col cinema degli stivali, dei guanti, della pala, del cappello!
Ma soprattutto la neve che è caduta aveva un peso specifico di 1 kilo a fiocco, visto che ha tiratio giù in un solo colpo 7 alberi sulla strada di accesso.
7 acacie, per la precisione.
Ovviamente  la motosega, usata ogni 3 anni,  non funzionava e abbiamo dovuto usare quella elettrica con quattro rotoli di prolunghe che correvano nella neve (alla faccia della 626).
Così, oltre a spalare la neve abbiamo anche dovuto segare e tagliare gli alberi, poi trascinarli con rami e tutto a bordo strada e poi su fino alla legnaia.
Nel frattempo un albero era anche caduto sul palo della telecom, nel paese vicino ed eravamo anche isolati. Tralascio per pietà il dialogo con la tipa del 187, contattata dall'ufficio, che mi chiede di telefonare a casa per avvertire di staccare tutti i cordless:
- "Dove chiamo, dico, che non c'è telefono a casa?"
- "Ah già... uhm, bè... ecco ... vabbè, è lo stesso".
Appunto, è lo stesso.
Per sicurezza, stasera, anzichè guardare il meteo in rete, ho chiamato nonno Flemma.
Così, tanto per stare sicura.

venerdì 2 marzo 2012

Un bel dì vedremo

Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull'estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto,
romba il suo saluto 
(Madama Butterfly)
 
Stanotte, ore 3:12, al quinto risveglio del Ciccionetto, in tre nel lettone, stretta fra l'inge e il secondogenito, con la schiena a pezzi, una tetta sgonfia fuori dalla maglietta e un impellente bisogno del bagno, ho capito tutto.
Ho capito che in realtà mi trovavo nel posto di mezzo della fila centrale dell'aereo, nel posto sfigato, per intenderci, incastrata senza scampo tra il vicino che si schianta ancor prima del decollo e russa tutto il viaggio e il grassone maleducato che occupa tutto il tuo spazio vitale.
Mi veniva da piangere.
Mi sono vista da fuori, una puerpera attempata devastata dalle notti in bianco e mi sono chiesta ma che ho fatto di male, santo cielo, nelle vite passate per meritare tutto questo?
E mentre ero lì, indecisa se tirare uno sganassone a quello che russava o un pizzicotto nelle chiappe a quello che si ciucciava il pollice ho avuto un'illuminazione (attenzione, la seconda in pochi minuti!): ho veramente capito il senso di tutto questo.
Il senso delle notti in bianco, del sonno, dei risvegli continui, dello sfinimento fisico e mentale, del trascinarsi lungo giorni tutti uguali con l'unico scopo di sopravvivere al sonno e all'apatia, il senso di tutto questo è uno solo: farci diventare persone migliori.
Riflettete un attimo con me: un giorno tutto questo finirà. Non so quando, ma finirà.
Diciamo fra un anno, tanto per restare larghi e non portare sfiga.
Immaginate cose succederà.
La prima volta che ci sveglieremo dopo 5 ore di sonno filato saremo delle iene. Sveglie, di buon umore, brillanti, ottimiste, capacissime di intendere e volere, orgnizzeremo la vita, la giornata e il lavoro di tutta la famiglia in men che non si dica e hop! hop! cavalcheremo fino a sera come sulle ali del vento. Ci pensate? Io sì e so che non ce ne sarà per nessuno.
Se già adesso con 40 minuti al massimo di sonno riusciamo in qualche modo a fare marciare la baracca pensate cosa saremo in grado di fare con 5 ore.
E poi.
Saremo migliori anche moralmente.
Suvvia, arriveremo alla fine di questo incubo senza avere strangolato/annegato/ impallinato/ buttato giù dalla finestra nessuno dei nostri figli, avremo coltivato la sacra arte della pazienza, della comprensione, della tolleranza. Avremo imparato a domare la rabbia e i nostri istinti più biechi. Avremo esercitato il perdono per noi stesse, così facili alla furia cieca e per gli altri, così insensibili alla nostra stanchezza. Saremo quasi delle sante.
E ancora.
Quasi sicuramente non avremo divorziato. Ritengo che se un matrimonio sopravvive a 2 figli e N. risvegli a notte per N. anni sei in una botte di ferro (ora come ora, se l'inge mi confessasse di avere un'amante potrei quasi chiedergli se non ha un posticino in casa anche per me, tanto per dormire qualche ora di sonno - ma non divaghiamo). 
E poi saremo migliori anche strutturalmente, di faccia, intendo.
Pensate, 8 ore di di fila di sonno e la faccia che al mattino troveremo appesa nell'armadio sarà liscia e rilassata, come quella di quando avevamo 15 anni, le rughe saranno sparite, quelle due brutte grondaie ai lati della bocca scomparse anch'esse, i capelli soffici e lucenti come quelli del SunSilk, la fronte uno spazio aperto e senza intoppi.
Unico neo saranno le tette, spelacchiate e fruste come due borracce vuote (perchè avranno smesso finalmente di ciucciare, le piccole idrovore) ma onestamente alla fine della fiera le tette sono l'ultimo dei miei problemi.
Insomma: datemi 8 ore di sonno e vi spacco il mondo.
Questo pensavo, nel mio posto 20F, lontana sia dal corridoio che dal finestrino.
Poi si è svegliato Il Topolo, che ha iniziato a tossire e ha svegliato il Ciccionetto che ha iniziato a piangere e ha svegliato l'inge che ha iniziato a inveire e tutto l'ambaradan è ripartito come al solito.
Speriamo di arrivarci, a quel benedetto giorno!

giovedì 1 marzo 2012

Dilemma avicolo

Riassunto delle puntate precedenti:
L'inge, baciato dal genio di Leonardo e da un abbonamento a "Costruisci il tuo pollaio con cartone e vinavil" (ed. Art Attack), due mesi fa si mette di buzzo buono e in men che non si dica tira su un pollaio vero, con porticina, paglia e nicchia di cova.
Il pollaio, costruito con i pezzi avanzati del parquet di casa, è totalmente in iroko ed è un capolavoro di ingegneria e design, un vero pollaio a 5 stelle come non se ne sono mai visti da queste parti.
Ci regalano due galline, Adelina E Guendalina, che si riveleranno essere un gallo e una gallina. Non facciamo in tempo a ribattezzarli Diego e Dora che scopriamo che pure il secondo è un gallo. Ohibò.
A quel punto chiamiamo gli allevatori che prontamente forniscono due galline ovaiole e questa volta sono già cresciute e senza ombra di dubbio femmine.
Ricapitolando:
- Diego
- Armando
- Gaga
- Britney
Il quartetto è completo.

Puntata di oggi:
Influenzati e rantolanti tutti e 4 decidiamo di uscire nel pomeriggio a prendere 2 raggi in giardino. Buttati sulle sedie come stracci bagnati giacciamo inermi con i bambini mocciolosi in braccio, incapaci di inendere e di volere.
Ad un tratto l'inge dice "Va un po' a vedere se han fatto l'uovo".
Mi trascino fino al pollaio, apro la nicchia e... ooohhhhh!!!! Eccolo! C'è l'uovo!!!!
La mio campagnolità si giulivizza all'istante, mentre prendo tremante l'ovetto tra le dita e lo porto a fare vedere ai bambini.
Che meraviglia! E che emozione!
Il Topolo è entusiasta, l'uovo è il suo cibo preferito in assoluto, l'inge è commosso, io sono esterrefatta, perfino il Ciccionetto sembra raggiante.
Ma la domanda ora è: a chi tocca ora l'unico uovo della covata?
- All'inge: dopotutto è lui che si letto "Vita da pollo", "Avicoli oggi", "Gallina a chi? Chiamami Chickitita", ha costruito il pollaio con le sue sante mani e accudisce le bestiole con amore paterno;
- A Topolo: è il primogenito, adora le uova, gode dello Ius primae Ovis;
- Al Ciccionetto: è l'ultimo arrivato, fat but not least, deve crescere è ha bisogno di proteine sane e genuine;
- Alla Mammozza: in quanto quota rosa di questa famiglia avrà ben diritto a qualche privilegio.
Insomma: a chi va l'uovo???
Voi che ne dite?