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mercoledì 30 marzo 2011

Accanimenti

Io e la fascia.
Un amore a prima vista.
Peccato che, come tutte le grandi passioni, presenti non pochi problemi.
Io amo la fascia, davvero, la amo potenzialmente per quello che potrebbe fare e dare a me e al mio bimbo, la amo da lontano, da quello che leggo e vedo guardando le altre coppie, mamme serene, bambini felici.
Io la amo, ma lei evidentemente mi odia.
Ho letto mille siti, guardato mille video, provato mille posizioni ma non c'è niente da fare: io che mi sottometto, lei che mi maltratta.
Inizia sempre nel solito modo: un bel respiro, ok, ora ci provo, è il momento della fascia.
Mi tolgo la felpa, ripasso le istruzioni, la srotolo e comincio ad avvolgermela intorno alla vita e alle spalle.
Prendo Nanosecondo che è una pasta di bambino ed è lì tranquillo che si ciuccia la tutina e provo ad inserirlo in posizione "culla".
Apriti cielo!
Urla, strepiti, contorcimenti, pianti disperati, occhi fuori dalle orbite, le mani che si tendono, i piedini che scalciano, mammaaaaaa ma dove mi mettiiii, toglimi subitooooo!!!
Ok, non è cosa, riacchiappa il nano, estrailo dalla fascia, prova a toglierti la fascia dalle spalle ma quella è avvinghiata tipo anaconda, non viene via manco a morire, allora prendo il nano con una mano e con l'altra provo a liberarmi dalla stretta asfittica della fascia, la tiro, la strattono, ma quella niente, sempre attaccata a me, alla fine ci salgo sopra con un piede e tiro tiro tiro e dopo vari tentativi mi libero.
Io stremata. Il nano in lacrime.
Un rapporto difficile.
Ma non disperiamo, proviamo con la posizione "canguro", nano in diagonale con testa sulla spalla.
Qui va un po' meglio, riesco a inserirlo bene e a tenerlo stretto a me. Peccato che la testa sia ancora di burro e caschi da tutte le parti, provo a sostenerla con la fascia, ma il nano soffoca, provo a tenerla con la mia mano, ma si dimena, prova ad alzare la fascia, ad abbassarla, a tirarla, a stringerla/allargarla/arrotolarla... niente. Nanosecondo è tutto mollo e accartocciato su se stesso.
Come sopra, estraggo la creatura e lotto 5 minuti buoni per togliermi di dosso i cinque metri di tessuto che non solo non si staccano dal mio corpo, ma strusciano da tutte le parti, finendo sotto le scarpe, i mobili, raccogliendo gatti di polvere e briciole e schifezze varie dal pavimento.
Che rabbia!
Eppure SO che sarebbe un'ottima soluzione, davvero, ne sono convinta.
Ora giace avvoltolata sul divano, a memoria delle recenti lotte per soffocamento (di entrambi, me e nano); ogni tanto la srotolo, la indosso, la ripongo sul divano.
E' un amore morto, senza aneliti di vita.
Aspetterò qualche tempo, che la testa di Leonardo si irrobustisca un po' e riproverò con la posizione eretta. Se non va, la vendo.
Anzi, come nei migliori divorzi, la regalo a chi se la porta via.

martedì 29 marzo 2011

Spappolata

Coliche.
Tetta.
Singhiozzo.
Tetta.
Coliche.
Nanna per 13 minuti.
Pianti.
Coccole.
Pianti.
Tetta.
Nanna per 12 minuti.
Pianti.
Coccole.
Coccole.
Coccole.
Nanna.
Pianti.
Tetta.
ecc ecc ecc (mischiare a caso gli elementi sopra per un totale di 11 - undici - ore).
Non so perchè, ma stasera andrò a dormire (dormire, ahah) parecchio presto.
Domani è un altro giorno.

domenica 27 marzo 2011

Questo bimbo a chi lo do?!?!

- Piange
- E' il tuo
- No, è il tuo, il mio non piange così
- Mmmhh... vado a vedere
- ...
- Era il tuo
- Ah. L'hai guardato? cos'aveva?
- No, non ho guardato. E' il tuo, mica il mio
- Ah, ok.

Mio. Tuo. Topolo al maritozzo, Nanosecondo a me.
Uno per uno non fa male a nessuno.
Facendo i debiti calcoli, se prima avevo un'oretta libera al giorno adesso siamo tornati a zero minuti.
Allora è questo, averne due.
Oggi, il coinquilino con il quale condivido il mutuo (ho guardato nella fede, si chiama Luca)  mi ha guardato e mi ha detto che da domani userà il goldone anche per fare pipì.
A parte l'aspetto poco romantico della faccenda, apprezzerò parecchio non essere più abitata.

lunedì 21 marzo 2011

chi visse sperando morì non si può dire

Me ne vergogno assai, ma non posso esimermi di pensare che ogni giorno che passa sono un giorno più vicina al mio ritorno alla vita, la vita normale, intendo.
Quella in cui si dorme per più di 1'ora di fila, si mangia con due mani libere, ci si fa la doccia con gli occhi chiusi pensando ai cavoli propri senza tentare di battere il record dell'insaponamento - risciacquo sotto i 3 minuti, quella in cui si esce dalla doccia di cui sopra senza avere le tette gocciolanti di latte, quella vita là, insomma, quella in cui c'è speranza oltre il minuto dopo in cui si aprono gli occhi al mattino.
E vi giuro che amo i miei figli. Entrambi. Più di me stessa. Davvero, eh.
Ma alla settimana 2 sono alla frutta fisica e psichica e Leonardo è un santo di bambino che augurei a chiunque.
Ma tant'è.
Ho calcolato un 3 mesi per il primo step, quello in cui non ci si vuole buttare a terra ogni 20 minuti per cercare di schiacciare un pisolino.
E altri 3 per il secondo, quello in cui si mangia composti a tavola con coltello e forchetta ed entrambe le mani libere.
Il terzo step (una notte di sonno) lo devo ancora raggiungere con il Topolo, perciò me lo pongo come obiettivo a lungo termine, diciamo entro i 5 anni (gasp).
Nel frattempo cerco di assaporare ogni minuto con i bimbi, anche se il risultato è alquanto bizzarro: "dio come amo questo bimbo, queste guance, ohhhh il suo odore, madonna che bello, guarda com'è piccolo epperò che sonno, porca paletta, mannaggia perchè non si addormenta, cazzarola e devo ancora stendere-fare spesa- stirare- e come è dolce... ohhh che meraviglia essere mamma... miii che strazio che mal di schiena, che palle!!! e che bello... "
ecc ecc ecc.
Che dite, son da ricovero?!

giovedì 17 marzo 2011

Il neurone condiviso (sì, ma con chi?)

Insomma.
Mi era già chiaro che non avrei più avuto quella brillantezza intellettuale che faceva di me una personcina tanto ricercata. Nè che avrei più posseduto quello smalto accattivante che mi rendeva tanto smart e, diciamolo, simpaticamente ironica e divertente.
Già con la nascita del Topolo avevo partorito una buona quantità di neuroni, tanto da ridurmi ad un essere praticamente privo di concentrazione e attenzione, ma con la nascita del secondo credo di avere lasciato uscire quel che restava dei miei emisferi cerebrali.
Faccio cose che manco un'ameba monocellulare.
Dimentico, tralascio, fisso lo sguardo nel vuoto interrogandomi sul perchè della mia presenza alla Coop, mi aggiro smarrita per le stanze dicendomi che, eppure!, ci sono entrata per un motivo, metto su la farina per fare il pane nell'apposita macchina ma dimentico l'acqua, la rimetto su ma scordo di accenderla, la rimetto su e non metto il lievito, chiamo il maritozzo per la cena accorgendomi troppo tardi che non gliel'ho manco preparata, la cena.
Per capirci.
Mi ci vorrà un po' per riprendermi.
Meno male che posso contare su un marito presente, attento e concentrato anche per me.
Un uomo che non si è lasciato travolgere dagli eventi, una roccia che anche in mezzo alla tempesta mantiene salda la rotta e la posizione.
Uno che ha mandato una mail a tutti gli amici e conoscenti annunciando il lieto evento, la nascita del secondogenito, Lorenzo.
Peccato che nostro figlio si chiami Leonardo.
Che il cielo ci aiuti.

lunedì 14 marzo 2011

Slow baby

Ok.
Diamoci una calmata. 
Questo nuovo arrivato vive a una velocità che non mi /ci appartiene.
E' tranquillo, sereno, non piange mai, al massimo tossicchia ripetutamente a segnalare una presenza inosservata e, eventualmente, una timida richiesta di tetta.
Se entro 10 minuti non riceve nulla (10 - ripeto 10) allora, perbacco, alza un po' la voce.
Universo sconosciuto, questo dei bimbi serafici.
Ha un'inappuntabile flemma,  pieghette nel collo e  guance ripiene di noci, ha grandi occhi chiari che osservano il mondo con una placida curiosità mai turbata da paure o pianto e mostra il piacere di dormire tutta la notte (tutta- ripeto tutta).
Un altro mondo è possibile.
Nel frattempo, continuano i cerchi concentrici di avvicinamento del Topolo al fratellino: lo scruta da lontano, lo osserva, gli volge sguardi preoccupati quando si lamenta, lo accarezza sulla testolina quando nessuno vede e ogni tanto gli da un bacino di nascosto.
E' di una tenerezza disarmante.
Chissà. Chissà. Chissà.
Si prospettano giorni di sorprese.

domenica 13 marzo 2011

E anche questa è fatta

Dont worry about a thing,
cause every little thing gonna be all right.
Singin: dont worry about a thing,
cause every little thing gonna be all right!


Three little birds - Bob Marley


E' nato.
Kg 4,5 - 53 cm - pochi capelli, grandi occhi azzurri, guancione ripiene, senza collo ma con le pieghette di ciccia sulla nuca.
E' nato in silenzio, con gli occhi spalancati, alle 3 e mezza di notte, circondato da donne, festanti e materne. Nessun maschio questa volta e nemmeno un parente, un amico, un conoscente. Una mamma sola ma non solitaria perchè circondata da altre donne, sconosciute ma meravigliose.
E' nato in 3 ore, in una stanza d'ospedale, da una mamma determinata a sbrigarsi, un po' per il male, un po' per non lasciare soli a casa marito e nano chè, si sa, i maschi da soli son più preoccupazioni che altro.
E' nato tra dolori ********** (chi ha figli sa, chi non ne ha magari gli va meglio) che meno male che non me li ricordavo sennò col piffero che ne facevo un altro.
E' nato ed è amore, amore e beatitudine, amore totale e sconfinato, quell'amore che con il Topolo ha faticato a venire fuori perchè ero paralizzata dal panico e dall'ansia.
Amare il proprio bimbo dal primo minuto di vita è un'esperienza indescrivibile, ringrazio il cielo di avermela concessa.
Ora scappo che sono già tornata in modalità 24/24 - 7/7.
A bientôt!

sabato 5 marzo 2011

C'era una volta, tanto tanto tempo fa...

Sono un ragazzo fortunato
perchè m'hanno regalato un sogno
sono fortunato
perchè non c'è niente che ho bisogno


L. Cherubini - Ragazzo Fortunato

Sabato pomeriggio, il nano ronfa beato, il maritozzo ed io al PC per qualche minuto ancora, poi tutto un week enda da inventarci. Non avevamo previsto dei giorni ancora liberi siamo senza idee e, di questa stagione, non c'è molto da fare qui attorno.
Scartata l'idea dei lavori in giardino (neve acquosa, fango, terreno molliccio), quella del parco (troppo umido), in atesa della sfilata dei carri e della pentolaccia (sono domani), nessun nonno- amico- parente in visita, non ci resta che il "giro della tristezza": due passi in paese, spesa, sosta al Brico per attrezzi da giardino.
Una volta sarei impazzita, mi sarebbe mancata l'emozione, il viaggetto, la gita fuori porta, lo shopping, l'aperitivo, il cinemino... adesso sono beatamente soddisfatta di queste poche cose e di un paesino di 1000 anime.
Però è una soddisfazione che mi viene dall'avere "mangiato tanto", tanto mondo, tanti viaggi, tanta gente, tanta avventura, tanto di tutto.
C'è stato un periodo della mia vita, quando ero studentessa universitaria, in cui facevo l'accompagnatrice di viaggi. Due - tre settimane al mese (tra un esame e l'altro) preparavo il mio valigione giallo e blu e partivo alla volta dei posti più belli: Caraibi, Australia, Jamaica, Hawaii, New York, San Diego, Hong Kong... avevo 20 anni e il mondo era mio.
Se ci penso, è stato un periodo surreale: quando ero a casa vivevo a Torino in un grande appratamento con altri studenti, serate nei centri sociali, pochi soldi, molto studio, esami, professori, nottate a sentir musica, cinema, pizze, caffè. Vita da studenti, splendida, povera, piena di vita.
Quando partivo per lavoro entravo in un mondo parallelo.
Tailleur, tacchi, trucco, profumo, abiti firmati ed eleganti, mi trasformavo in una tour leader professionale, pronta ad accompagnare in viaggio di lavoro dei mega gruppi di persone (60 - 80 persone alla volta). Eravamo un gruppo di colleghe, più o meno giovani, con le quali ci giostravamo un paio di agenzie che organizzavano viaggi ai congressisti. Inutile dire che questi fantomatici congressi erano sempre nei posti più esotici: Cancun, Honolulu, Sydney, Quebec City, Buenos Ayres... e così mi ritrovavo a dormire nelle suite di mega hotel 5 stelle extra lusso, cenare nei migliori ristoranti al mondo e visitare i posti più incredibili. Le camere d'hotel affacciate sul mare dei Caraibi, le cene a Mahattan accanto ad attori famosi, le serate all'Havana sul Malecòn, le crociere nella baia di Sydney. Quanti posti ho visto!!!
Tutto gratis, naturalmente, anzi, avevo uno stipendio da favola. Con le colleghe ci davamo appuntamento dall'Italia nei posti più strani: a Disneyworld, a Cape Canaveral, in Bourbon Street a New Orleans, al ristorante girevole di Ottawa, alla "Casa della Musica" di Buenos Aires...
Poi si tornava a casa e per me c'erano solo i locali dei Murazzi o le aule di Palazzo Nuovo.
Che hai fatto? mi chiedevano i coinquilini. Ma niente, dicevo io, il solito viaggio palloso, pieno di problemi...che si fa stasera?
E adesso c'è il giro della tristezza ma, come dicevo, a pancia piena va bene tutto, mangiare ho mangiato e sono sazia per sempre.

giovedì 3 marzo 2011

ilmattinohaloroinboccailmattinohaloroinboccailmattinohaloroinbocca

Domani si fa la luna, come si dice da queste parti.
Io, invece, mi faccio già da un bel po'.
Drogata di ormoni, annebbiata dalla stanchezza, obnubilata dal sonno, ho la verve di un koala strafatto di eucalipto.
In più le ossa del bacino si stanno evidentemente preparando e si sono allargate a dismisura, donandomi una timida camminata a gambe larghe, che manco nel west ai tempi d'oro.
Addobbata sempre dai soliti due pantaloni, che non lavo più perchè tanto a cosa serve, potrei smettere di usarli domani, pieni di patacche e fango, con addosso l'unico maglione sformato del maritozzo che mi copre fin sotto l'ombelico, le caviglie gonfie e i piedi a pagnotta mi sento veramente una frusta battona, appena smontata dal turno.
Una strafiga, insomma.
Come se non bastasse, tutti quelli che incontro /sento al telefono/ mandano mail /sms/ messaggi su FB chiedono: non è ancora nato? E quando nasce?
NON LO SO QUANDO NASCE, capito?!?
Acc.
Mi sto pure innervosendo.

mercoledì 2 marzo 2011

Sssst!!!

Non correre.
Non saltare.
Non fare rumore.
Non urlare, non pestare i piedi, non giocare a palla, non battere per terra, non cantare a voce alta, non trascinare la sedia, abbassa la tele, abbassa il mangianastri (sic), abbassa la voce, ...
Insomma: stai ferma, zitta, immobile e, se riesci, non respirare.
Lo dicevano anche a voi?
A me continuamente, perchè vivevo al secondo piano di un condominio e non bisognava disturbare gli altri.
Sono cresciuta invisibile e silenziosa, spesso immobile, sicuramente repressa.
Forse è per questo che ho tanto desiderato venire a vivere qui, desideravo che i bambini potessero correre e giocare fuori, stare all'aperto e fare tutto il rumore che volevano.
E, in effetti, è proprio così.
Il Topolo è un personcino energico: sbatte, spinge, trascina, pesta, sposta, salta e corre. E non da fastidio a nessuno.
E poi sta fuori.
Nevica? Lui spala la neve.
Piove? Salta nelle pozzanghere.
C'è il sole e fa caldo? prende la cannetta e annaffia il terrazzo, i fiori e gli alberi.
Si fa portare in giro in carriola come fosse un risciò e poi spinge lui i pupazzi su un carretto.
E poi zappetta, raschia la terra, lava le pietre, raccoglie le bacche, trascina rami, strappa le erbacce, rincorre i gatti e il cane del vicino senza limiti di movimento, rumore, sporcizia.
Io lo invidio parecchio, lo ammetto.
Non so se è normale, ma quando è zuppo d'acqua, lercio di fango, sudato e con le guance rosse, stravolto dopo un pomeriggio all'aperto mi sento meglio anche io, come se la bimba di 30 e passa anni fa si fosse un pochino riscattata.
Insomma.
Sarà stato anche un mazzo tremendo lasciare la città e trasferirsi qui, ma i risultati alla fine si vedono.
Alè campagnoli!