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mercoledì 28 dicembre 2011

Piccoli maschi crescono

Più conosco il mio primogenito e più, a dire la verità, non so se vorrei essere sua amica in un'ipotetica vita in cui non sono sua madre.
E' un tipo, come dire, un po' voltagabbana, tanto per usare un eufemismo.
Per esempio il modo in cui ha trattato il povero albero di natale è degno di nota.
Abbiamo addobbato il nuovissimo albero in plastica con tutti i crismi e gli ameniccoli del caso. Ha voluto personalmente appendere tutte le 150 palline con le sue manine; ha infilato il puntale qualcosa come 15 volte prima di essere soddisfatto.
Poi ha messo le luci. Ha variato la frequenza e il tipo di illuminazione dei led una ventina di volte. Ogni giorno accendeva le luci e guardava il "suo" albero con occhi luccicanti mormorando tra sè "ttale, ttale, bello ttale" (ah, Natale! Che bello il Natale).
Ogni sera spegneva le luci dell'albero prima di andare a dormire e accarezzava la pallina rossa, quella più grande, augurandogli la buona notte. Quando il Ciccionetto leccava le palline fino a scolorirle (ehm!) oppure ciucciava i led delle luci senza ritegno lo redarguiva aspramente e rimetteva al loro posto gli addobbi, con una carezza.
Eppure.
Dopo 19 giorni di albero io e l'inge, stremati dall'ingombrante presenza (e preoccupati per la lingua pericolosamente sbarluccicante del Ciccionetto) abbiamo deciso di disfarlo.
Abbiamo vigliaccamente approfittato di un sonnellino del Topolo per smontare l'accrocchio e riportare il salotto alla disposizione originaria.
Il tutto di fretta e con il terrore timore che al suo risveglio il nostro principino avrebbe scatenato l'inferno e preteso la ricostruzione dell'addobbato arbusto.
Mbè. 
Non ci crederete ma sono 3 giorni che l'albero non c'è più e non se n'è neanche accorto. Non una parola, un cenno, un segno di riconoscimento, una lacrima, una protesta.
Niente.
I casi sono due: o ho in casa un attore nato oppure è assolutamente, totalmente, inguaribilmente infedele.
Voi che ne pensate?

venerdì 23 dicembre 2011

E recita fu. E io pure fu.

Topolino bello, lo so. Ti hanno messo la coroncina dorata in testa e il tessuto - non tessuto che serve ad avvolgere le piante d'inverno ma a te doveva farti sembrare un angioletto e invece sembravi una meringa sciolta.
Lo so. Che tu tu detesti cantare e stare in fila e stare fermo e invece dovevi cantare e stare in fila e stare fermo.
Lo so. Che infatti non ci sei stato e te ne sei andato in giro per la sala quando tutti cantavano e stavano fermi e in fila e tu invece volevi vedere chi c'era dietro al teatro dei burattini.
Lo so. Che tu avevi fame e sete e c'era un caldo boia e non ti hanno dato da bere e neppure la merenda perchè "tanto poi dopo c'è la festa  e mangerà quello che vuole".
Lo so. Che tu avevi sonno, ed eri stanco e mi cercavi con gli occhi ma mi hanno impedito di salutarti perchè "piccolo com'è poi scoppia a piangere appena ti vede".
Lo so, che finalmente quando mi hai visto mi sei corso incontro e non hai nemmeno voluto cantare Jingle Bells in inglese e ho dovuto portarti fuori al gelo e darti da bere perchè stavi collassando di caldo e sete.
Questa si chiama recita e la dovrai fare per tanti, tanti anni ancora.
Io le so tutte queste cose, ma ti volevo dire che eri bellissimo vestito da angioletto e adorabile quando facevi finta di cantare e fortissimo quando te ne andavi in giro con l'aria di chi ha di meglio da fare che stare lì impecorato a belare robe natalizie.
Sei proprio il mio bimbo strepitoso. Anche a Natale.
Ti voglio bene nanetto.

domenica 18 dicembre 2011

Delirio di Onnipotenza

Pillole di Topolo:

- Nano, ma tu sei un maschio o una femmina?
- NO!
- Come "no", ma che vuol dire, tu sei un bimbo o una bimba?
- NO!
- Uhm vediamo... allora, tu sei un maschio come papà o una femmina come la mamma?
- Io BBlele... Io IO IOOOO (io sono io, gabriele, sono un genere a sè, altro che maschio o femmina, tsè!).
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- Gabri, quando viene Natale?
- NO!
- (uhhhh... ci risiamo!) Dicevo, tu lo sai quando è Natale?
- IO 'TTALE!!! No vene... IO TTale! (che domande, mamma, sono io il Natale, non mi vedi? Non devo venire, sono già qui!)
------
Ieri entriamo al bar del paese, quello solito, dove conosco tutti e tutti ci conoscono (e meno male):
- Ggionno, shignoa, io shucco! io shedo, gasshie, tu potta, shucco nasshe! (Buongiorno signora, io prendo un succo d'ananas. Ecco, mi siedo qui, me lo porta lei? Grazie)
Ed effettivamente si siede e aspetta, tra le risate degli astanti. E babbè, accattiamo 'sto succo d'ananas.

Poi andiamo al mercato e lui corre verso Kevin, il signore che vende i pesci:
- Ggionno, io peshi! (buongiorno, io prendo un pesce!)
- Ehm, Gabri, guarda che oggi non mangiamo pesce...
- IO PESHE!!!! Ecco!!! tuffa la mano nella vasca del baccalà sotto sale, che è giusto alla sua altezza, afferra una coda e comincia a leccarla! Non pago, si ingoia pure una manciata di sale grosso al gusto di baccalà. E sono solo le 10 di mattina.

A volte penso che se mai nella vita avessi mostrato la sua intraprendenza a quest'ora sarei imperatrice dell'universo.

mercoledì 14 dicembre 2011

Di pesci e Acquario

Tutto è cominciato l'estate scorsa con il traghetto che ci ha portato nella piccola isola di vacanza: il Topolo è impazzito. La vista del traghetto che "apriva" la bocca- prua per fare entrare le macchine nella sua "pancia" e poi chiudeva la bocca e se ne andava per mare era uno spettacolo emozionante. Il Topolo era letteralmente sopraffatto dall'entusiasmo, tutto il molo riecheggiava delle sue urla di felicità:
- "Mamma!!! Bocca! Mave! Ma'khne! VRRRR!!! Mave! Accia!!! Io va? Eh? Io va mave?!" (mamma, la nave ha la bocca! guarda, entrano le macchine! e poi va! E io? Io ci vado nella nave?!).
Tutta la vacanza al mare è stata una lunga attesa nanesca per il giorno del rientro, in cui avremmo preso un altro traghetto.
Poi, una volta rientrati, è stata la volta dei pesci: il banco pescheria della Coop da allora viene "scalato" regolarmente con l'unico obiettivo di toccare il ghiaccio e i pesci che vi sono dentro.
L'ho anche beccato, una volta che mi ero allontanata per prendere delle mozzarelle, sdraiato sotto il banco dei pesci, a pancia in giù sulla grata di scolo, che tentava un'intrusione da sotto :(
Poi è stata la volta della scuola materna che, chissà perchè, tiene un grosso acquario nello stanzone dove giocano i bimbi. Decisamente un'ottima idea! Il Topolo, allettato dai pesci si fiondava letteralmente a scuola tutte le mattine.
Poi è stata la volta di Nemo: visto che ama tanto pesci e barche, perchè non fargli conoscere il tenero pesce pagliaccio che finisce nell'acquario? Nemo è stato un successo, l'abbiamo visto tutti i giorni, una volta al giorno, per 37 giorni consecutivi. Se ci fosse ancora Mike Bongiorno mi candiderei con l'argomento "Alla ricerca di Nemo", non ce ne sarebbe per nessuno.
Visto tutto ciò abbiamo avuto la brillante idea di portarlo all'Acquario di Genova:
- "Ti immagini che roba!? Appena vede tutti quei pesci gli prende un colpo!"
- "Sì, sì, dai impazzisce sicuro, pensa come gli piace!!!"
E così una mattina assolata di qualche giorno fa, 17° al porto di Genova, incontriamo nonna Charles e zio Pane che si prendono il nano e lo portano dentro l'Acquario.
Io e l'inge restiamo fuori al sole con il Ciccionetto e Nonno Sapiens:
- "Non allontaniamoci troppo, che in mezz'ora sarà fuori..."
- "Dite? Ma forse, se gli piace tanto, resta un po' di più..."
- "Macchè! Lo conosci, no? Gli piacerà ma si stufa anche in fretta, è un bambino..."
- "Mah... io andrei a farmi un bel giro, vedrete che non uscirà tanto presto..."
Dopo mezz'ora tutto tace, nessuna notizia del trio.
Passa un'ora.
Poi un'ora e mezza.
Poi due ore.
Io sono esterrefatta: cavolo, due ore dentro l'Acquario, chissà come gli sta piacendo, vorrei essere lì con lui a vedere cosa fa...
Alle due ore e 20 chiamiamo nonna Charles:
- "Bè? che fate? Uscite o no?! Abbiamo fame?"
- "Eh... non è facile tirarlo fuori da qui... si sta divertendo un mondo!!!"
Dopo 2 ore e 30 finalmente li vediamo spuntare.
Il Topolo è tutto rosso e ha un coccodrillo giallo- verde in mano, che brandisce a mò di spadone.
- "Allora nano, piaciuto l'Acquario?"
- "Shì!"
- "E cosa hai fatto dentro? Cosa hai visto?!" chiedo trepidante, aspettandomi un fiume di parole entusiaste;
- "MMMMhh... 'ccale.... Papà!.... 'ccale... giù!"
(mah, vediamo un po'... ah sì! c'erano delle scale, poi quando sono salito ho cercato papà, ma non c'era... poi c'erano di nuovo delle scale e poi finalmente siamo usciti)
- "Ehm... ma non hai visto i pesci,  che so i delfini, gli squali, le tartarughe?!"
- " Io ddillo! Ecco ddillo!"
(hai visto il mio coccodrillo? E' bello, eh?)
L'ho sempre detto io, non c'è niente di meglio di una bella sintesi maschile per smontare una donna.

domenica 13 novembre 2011

Il Topolo e la luna

Promettetemi di non ridere.
No, dico sul serio, promettete che non riderete di quanto sto per scrivere.
Ok, mi fido.
Allora.
Sono un po' di mesi che l'inge si alza di notte quando chiama il Topolo. Io, beata nella mia ignoranza, non lo sento più, tanto ho i miei quotidiani 6-8 risvegli a notte con il Ciccionetto e ne ho abbastanza con lui.
Dicevo.
Quando chiama il Topolo si alza l'inge che poi, il mattino seguente, mi relaziona: si è svegliato 2 volte, aveva paura dei tuoni, c'erano i gatti che si azzuffavano, l'asino del vicino che ragliava, voleva vedere la luna.
Voleva vedere la luna.
E, di nuovo, voleva vedere la luna.
Questa cosa della luna era un po' che si ripeteva. Fino a che, qualche giorno fa, l'inge mi dice:
- "C'è luna piena, speriamo bene"
- "In che senso, scusa? Mica devo partorire, ahahah!"
- "No, dicevo, speriamo bene per il Topolo. Quando c'è luna piena sta sempre sveglio, di notte"
- "Ah"
- "Si sveglia e non dorme più, passa anche 2 ore con gli occhi spalancati"
- "Ma piange?!"
- "No, sta sveglio".
Quella notte, puntuale com un orologio, il nano resta bello sveglio dalle 3:18 alle 4:50: un incubo.
Provo a farlo dormire perfino io, destata dalla sclero dell'inge che trapassa pure i muri.
Niente da fare.
Insomma, per tre notti quando c'è luna piena passiamo le ore insonni.
Ecco qui, abbiamo il nano mannaro.
Chi di voi ce l'ha?!?

mercoledì 2 novembre 2011

Oh rabbia!

Da qualche tempo il Topolo parla. 
Non è che si capisca granchè, però gli sforzi per capirsi sono bilaterali e, devo ammettere, le cose tra noi vanno molto molto meglio.
Da qualche tempo, quindi, comincio ad avere un barlume di cosa passa per quella testolina incandescente e a mettere insieme i pezzi di un puzzle che, fino all'altro ieri, sembrava non avere una figura comprensibile (di sicuro non a me).
E sapete una cosa? La maggior parte dei suoi "discorsi" riguarda un unico argomento: la rabbia.
"Bblele bbato, io bbato" (Gabriele è arrabbiato, IO sono arrabbiato) è il modo in cui inizia la maggior parte delle frasi:
- "Bblele bbato!"
- "Con chi sei arrabbiato, amore?"
- "LEO!" (il Ciccionetto)
- "Sei arrabbiato con il Ciccionetto?!"
- "Shì"
- "Leo nanna! Io mamma!"
- "Vorresti che Leo dormisse, così puoi stare con me?"
- "Shì! Batta Leo, ceccia! Bam Bam!!!" (Basta con 'sto Leo! ora gli tiro una freccia! E già che ci sono gli do un po' di mazzate in testa! Bam Bam!)
- "Ok, nano, vieni un po' da me, ora ce ne stiamo un po' da soli qui a giocare noi due".
Volete sapere cosa penso di tutto questo? Ne sono felicissima!
Primo, perchè il Topolo SA di essere arrabbiato, riconosce quest emozione come propria e presente, secondo perchè non ha alcun problema ad esprimerla.
Sono convinta che le emozioni non vadano represse, ci sono, questo è un dato di fatto. Però vanno riconosciute e, se possibile, comunicate. Non verrà mai sgridato per essere arrabbiato. Però per come esprime la rabbia sì, potrà essere rimproverato. Ok che sei geloso del fratello, ma non puoi prenderlo a mattarellate (sic).
Il passo successivo è cercare con lui una strategia che funzioni per gestire la rabbia nel migliore dei modi: che so, facendo una corsa, lottando un po' con il papà, spingendo la carriola piena di legna, insomma, qualunque cosa che incanali l'energia in un'altra direzione.
- "Bblele bbato Shiccia!" (Sono arrabbiato con Law & Order, la tirannica maestra della materna)
- "Bblele bbato bibbi!" (arrabbiato con i compagni di scuola)
- "Bblele bbato Mamma!" (un grande classico).
Il passo successivo è lavorare sul perchè (che ancora non gli è chiaro) e sul fare sì che lui stesso si auto-proponga una soluzione alternativa.
Altro discorso sono i capricci, quegli incendi a ciel sereno che gli infiammano la testa e le parole e ci scoppiano in mano all'improvviso.
Ecco, io lì non transigo: 
- "Viani Topo, entriamo al supermercato"
- "NOOOOOOOOOO NOOOOOOOOOOOOO!!!! (segue scena madre completa con urla belluine, tempesta di pugni, calci e tutto l'armamentario).
A quel punto lo sollevo di peso, incurante delle urla, lo porto fuori, mi abbasso alla sua altezza e parto con il pistolotto: "Non ho intenzione di vedere queste scene. So che sei arrabbiato, ma non so perchè. Non voglio che urli, mi spieghi cosa vuoi e vediamo se si può fare. NON DEVI URLARE: voglio che parli".
Il tutto con gli occhi fissi nei suoi e un tono che non ammette repliche:
- "Voio llello"
- "Vuoi il carrello? Non vuoi camminare?"
- "No, voio llello"
- "Ok, prendiamo il carrello, va bene. Guarda, non ho l'euro per il carrello. Vedi, non ho spiccioli. Dobbiamo entrare a piedi. Va bene"
- "Mh mh, ba bbene".
Umore cambiato, Topolo sorridente, tutto a posto. Io ho bisogno di un trapianto di fegato, ma questa storia del "Se vuoi qualcosa me lo dici, ma non si urla" sembra funzionare.
Almeno, fino alla prossima volta.

Questo post partecipa al blogstorming

sabato 22 ottobre 2011

Escalation

Lunedì era la cacca, tre volte in un giorno ma pur sempre dignitosamente solida.
Martedì era sempre cacca, ma miseramente molle.
Mercoledì era ancora cacca, tristemente declassata ad acquetta puzzona.
Giovedì la cacca era migrata verso altri lidi ed era arrivato il raffreddore.
Venerdì era semère il raffreddore, malignamente accompagnato da una tosse asinina col fischio.
Sabato mattina erano i ponfi su tutto il corpo, una faccia da pugile e le orecchie a cavolfiore rosse, bitorzolute e pruriginose. Vabbè, passerà, abbiamo detto tastando e rivoltando il Topolo come un calzino.
Sabato pomeriggio era un'orticaria da paura con tutto il corpo in braille, ogni ponfo una lettera.
"Orticaria" sentenzia l'ospedale. "Antistaminico" sentenzia il dottore.
E domenica? Cosa ci prepara di bello l'ultimo giorno di questa settimana della salute?

mercoledì 19 ottobre 2011

Le cose importanti

Ditemi perché
c'è un dirigibile marrone
senza elica e timone dentro me...


Sono abitudinario - di Elio e le storie Tese

Primo pomeriggio, ora del pisolino.
Mi accascio nel letto del Topolo, stando attenta a non toccarlo troppo, e mi appresto a farlo dormire.
- "Allora Topolino, oggi non sei andato a scuola... abbiamo fatto un sacco di cose insieme, eh!"
- "Mmmh... shì!"
- "Siamo andati al mercato, abbiamo preso il succo seduti come i grandi, abbiamo comprato le scarpe per l'inverno, e la cintura arancione, poi abbiamo fatto "vola vola" nella piazza, hai spinto il passeggino di tuo fratello, hai corso tra i banchi del mercato, abbiamo comprato la zucca dalla signora co cappello..."
- "Mmmhh"
- "Poi abbiamo corso e saltato le pozzanghere.. ne abbiamo fatto di cose belle!"
-"mmhh"
- "A me è piaciuto quando abbiamo fatto vola vola e quando abbiamo scelto la zucca. E a te, cosa è piaciuto di più?"
- "GGINAA!!!"
- "Scoreggina? ti è piaciuto quando hai fatto la scoreggina?!?"
" Shì. GGINA E CACCAAAA! io piace ggina cacca!"
- "Ah ecco, buonanotte"
- "notte, mamma. Gginaaa ahhhahh, caccaaaaa"
... Rronf Rronff...
Allora è questo, avere dei figli. Apprezzare le piccole, semplici cose.
E io che mi credevo chissà che.

martedì 18 ottobre 2011

L'Intoccabile

Saranno state le 30 ore di travaglio, come dice Nonno Sapiens. O forse l'averlo atteso per tre lunghissimi anni che hanno per così dire caricato un po' la molla, come dice Faro nel Buio. Oppure l'ipersensibilità cutanea, la stessa che gli porta rossori e dermatiti al minimo starnuto.
Chissà.
Fatto sta che riuscire a toccare il Topolo, per vestirlo, lavarlo, pulirgli un ginocchio, dargli un bacino è un'impresa titanica.
Ha urlato ininterrottamente ad ogni cambio dal giorno in cui è nato fino all'altro ieri. Il corso di massaggio infantile, come forse qualcuno ricorda, è stato un incubo fatto e finito. Coccolarlo prima della nanna, accarezzargli i capelli, mettergli una felpa son tutte cose da fare prendendo almeno un paio di precauzioni: via gli occhiali (potrebbero prendersi una manata), occhio alle tette (gomitate), attenzione alla pancia (calci e ginocchiate).
I poveri nonni, meschinetti, in tutto sto tempo, credo siano riusciti a farsi dare un solo bacino, ma qualcuno giura che neanche quello.
Fino alla nascita del Ciccionetto ero convinta di essere un fallimento di madre, chissà cosa gli ho fatto, chissà cos'ha patito in gravidanza, chissà che karma gli ho passato.... Poi è nato il secondogenito e ho capito che il Topolo è fatto così, prendere o lasciate.
Naturalmente prendiamo, ci mancherebbe, ma io al contatto fisico non ci rinuncio!
Ieri, mentre gli raccontavo la favola della buona notte, scordandomi ogni precauzione gli ho teneramente accarezzato una guancia: "No, mamma!- ha detto, afferrandomi saldamente il polso - no vvuole".
Ok, non ti tocco.
Però mi son fatta furba: gli metto le calze e gli faccio il solletico (e lo strizzo dappertutto), gli infilo i pantaloni e gli sculaccio il culetto, gli infilo la maglietta e gli accarezzo le orecchie (e le strapazzo alla grande). Insomma, per stargli a distanza ravvicinata devo ingaggiare un incontro di wrestling.
E poi lo sollevo di peso, lo metto a testa in gù, lo porto in groppa, gli faccio  fare la barca e il vola vola e il girotondo e tutte le volte lo atterro e lo bacio dappertutto, ma fingendo che sia per lottare.
E lui ride e ride e dice "batta, mamma, batta!" ma se le prende tutte, queste coccole vigorose.
Io nel frattempo prego che il cielo mi conservi la salute, perchè ci vuole un fisico bestiale con questo figlio intoccabile.

lunedì 10 ottobre 2011

Caramelle, non ne voglio più...

E anche per oggi niente caramella.
Pare che il Topolo a scuola abbia, nell'ordine, spintonato, tirato calci, picchiato sulla testa e rubato i giochi ai suoi compagni di classe. E siccome i suoi compagni sono solo 2 (due) la maestra Sbirulina l'ha sgamato e messo in punizione e non l'ha fatto giocare dopo pranzo (oltre  a privarlo della caramella).
Arrivo a prenderlo e vengo informata dei fatti:
- Capisci, sono solo in tre, lo vedo che spinge, ruba i giochi... che posso fare, l'ho ripreso un sacco di volte...
- (io, inorridita) Ma come mai? Ti sembra arrabbiato? Aggressivo?!
- No, secondo me visto che non sa ancora parlare quando è a disagio per qualche cosa manifesta le sue ragioni in modo fisico
- Ah, ecco
- Naturalmente non ho potuto dargli la caramella
- Naturalmente
- Me l'ha chiesta, ma gli ho detto "No, Gabriele, se ti comporti così niente caramella!".
- Vabbè, proverò a parlargli.

In macchina tento di capire cosa sia successo:
- Allora Gabri, com'è andata a scuola?
- Pappa!
- Sì, ma cosa avete fatto?
- Tuuuu tuttttuuuuuu!!!
- Il treno?
- mmhhmmm (sì)
- E con gli altri bimbi? E' successo qualcosa?
- .....
- Ti fanno arrabbiare?
- Shi
- E come mai?
- .....
-Chi ti fa arrabbiare?
- 'Dea
- Andrea? Ma perchè?
- ....
- E tu cosa fai quando ti arrabbi?
-  None!!! Grrr grrr arghhhh... iura! None! Io Bblele none iura bibbi grrr grrrhh!!! (Il leone! grr grrr hanno paura del leone i bimhi! E io, gabriele, gli faccio il leone! paura!)
- Fammi capire... gli fai paura? Gli fai il leone?
- Mhh mhh
- Uhm. Però quando ti fanno arrabbiare puoi andare dalla maestra Sbirulina e dirgli che sei arrabbiato...
- No! None!!! IURA!! GRHRRRRRR!!!! IURA BIBBI NONE!!! (Macchè! Preferisco fargli il leone, è molto più efficace!)

Lo guardo nello specchietto e sorrido, mi fa un'immensa tenerezza: ha trovato un modo, il suo, per farsi capire e risolvere una situazione difficile. Anche a me piacerebbe poter fare il leone ogni tanto, anzichè dire cose del tipo "Scusi, sa, c'ero prima io, in coda"... Ve lo immaginate? ARRGGGHHHHH GRRRRRRR!!!! E la sciura che fa la furba mi collassa sui piedi!
Grande Gabri!
Però mi sa che farebbe meglio a parlare... nel frattempo, salviamo i soldi del dentista.
Alè! Grrrr a tutti.

venerdì 16 settembre 2011

Programma di studio

Ieri pomeriggio prima riunione alla scuola materna del Topolo.
Ci sono tutti: il sindaco, un'assessora, il don rappresentante per i salesiani e, addirittura, una discendente del padre fondatore dell'istituto stesso. 
Ullallà.
Stuoli di mamme e un nutrito gruppo di papà, oltre a svariati secondogeniti in carrozzina tranquilli e paciocconi.
Mi guardo in giro, conosco solo le mamme di due bimbi, ma il clima è gioviale e intorno vedo solo sorrisi
Ci sediamo sulle microsedie dei bimbi e la riunione ha inizio.
Partiamo con il bilancio, illustrato in dettaglio. Dopo una mezz'ora buona apprendo che le uscite superano di gran lunga le entrate e che sarà necessario organizzare una qualche iniziativa per sopperire al disavanzo.
Ok, questa era la cattiva notizia e la buona?
La buona è che l'orario (7:30 - 17:30) è confermato e, se qualcuno ha esigenze diverse se ne può parlare e le maestre, con una piccola cifra in più, sono disposte ad allungare ulteriormente l'orario di uscita.
Addirittura.
A me sembravano già tante 10 ore al giorno, ma qualche mamma polemica si lamenta sostenendo che nelle scuole statali l'orario è più lungo.
La guardo. Vorrei chiederle quali scuole conosce, visto che quelle normali se possibile fanno un orario molto più ristretto.
Ma tant'è. Sono appena arrivata, non conosco nessuno, vengo dalla città... me ne sto zitta nel mio cantuccio.
Poi un'altra buona notizia: la cuoca è confermata. Standing ovation degli astanti! A quanto pare la ragazza cucina che è una meraviglia, buon per il Topolo, che è un'ottima forchetta.
E poi il programma di studio (programma di studio? Alla materna???)
Per questo anno è previsto un percorso artistico abbastanza articolato: un libro di testo basato sulle stagioni verrà spiegato con l'ausilio dei quadri di Van Gogh, Renoir e Leonardo, più alcune visite alle biblioteche locali, più il supporto di un liutaio della zona che provvederà alla formazione musicale.
Sono basita.
In più, ci saranno delle rappresentazioni teatrali per aiutare i bimbi a rappresentare dal vivo le stagioni e i quadri studiati.
Addirittura.
Naturalmente prevarrà l'aspetto ludico e semplice della faccenda.
Naturalmente.
Guardo con attenzione le maestre che ho di fronte e vedo due ragazze della mia età (giovanissime, quindi) con le guance imporporate per le emozione e la voglia di cominciare, oltre che di trasmettere ai bambini quello che sanno e hanno in mente per loro.
Che meraviglia!
Se penso al mio asilo, dove il massimo dell'evento era la coroncina di carta ritagliata per carnevale!
Sono veramente contenta, scommetto che al Topolo piacerà tutto questo, prima o poi.
Oggi, dopo le 3 ore mattutine, sono andata a riprenderlo.
Ancora sognante, dopo quello che ho sentito ieri sera, incautamente ho domandato:
- "Allora topolino, ti piace la scuola?"
- "No."
Appunto.

martedì 13 settembre 2011

Lettera aperta per il primo giorno

Amore mio piccolo, che sei diventato grande e ieri hai iniziato la "ppuola".
Amore mio bello, che adori il tuo zainetto nuovo ma che ancora non sai infilartelo e lo appendi al braccio come fosse una borsetta.
Amore mio, anche io ero emozionata, sai? Ti tenevo forte la mano, ma era perchè avevo paura anche io. Paura del posto nuovo, paura dei bambini nuovi, paura per le maestre, per la scuola in generale, paura per te.
Ti saresti trovato bene? Avresti fatto amicizia? Ti saresti divertito, almeno un pochino? Ti avrebbero trattato bene? Avrebbero capito il tuo carattere e il tuo modo di fare? Avrebbero saputo consolarti?
Pensavo a tutte quetse cose, mentre tu mi stringevi la mano e ripetevi "ppuola, ppuola" tra te e te, non sapendo cosa aspettari e cosa pensare.
E poi siamo entrati e io mi sono sentita piccina piccina, come un milione di anni fa, quando nelle scuole nuove non conoscevo nessuno e sarei tornata a casa all'istante, sotto le coperte.
Ma ora era il tuo momento e io ora sono la mamma e devo essere forte per te. E allora ho sorriso, ho cercato di rassicurarti, di incoraggiarti a entrare, a vedere i bimbi e i giochi nuovi. E lo so che stavi da solo perchè quando c'è tanta gente diventi nervoso. E lo so che non davi retta a nessuno perchè tu con gli sconosciuti non parli, e lo so che non ti sei seduto con gli altri a bere perchè tu fai tutto di testa tua e le regole non fanno per te.
Amore mio bello, ti guardavo e volevo abbracciarti, stringerti forte, portarti via, mentre vedevo lo sforzo incredibile che facevi per restare e non cercarmi troppo.
E poi quando dopo un po' mi hai detto "mamma, casa, gucco, ssione, papà" (mamma, portami a casa a bere un succo davanti alla tele, con papà) non ce l'ho più fatta e siamo andati via. 
Avevo le gambe molli.
Lo so. Lo so. Lo so. Lo so tutto, lo so. Ma non si può fare altrimenti.
Ti voglio bene e sono sempre lì con te.

venerdì 2 settembre 2011

Antefatto 2

(CONTINUA DAL POST PRECEDENTE)

E ora, che si fa? Partiamo o no?
Che facciamo due settimane al mare con un Topolo ingessato che non può fare il bagno, nè castelli di sabbia, nè, buche nell'acqua, nè scivoli, altalene, ecc....???
Diamo un'occhiata al contratto di affitto dell'appartamentino preso in Toscana, naturalmente per una disdetta così tardiva c'è una penale aguzzina: ma non ci importa dei soldi, il punto è: il mare andrà bene o no?!
Avevamo scelto questa vacanza per lui, il Topolo, che corre sulla sabbia, si aggroviglia nelle onde, cade, si rialza, sta al sole e diventa nero come un cioccolatino nonostante la protezione 50, tutto per lui. E sarà l'unico a non divertirsi.
Mentre decidiamo il da farsi lui si lamenta nel letto, piange, chiede acqua, pipì, mamma, papà, si lamenta nel sono dice "male, male", una pena. Ho il cuore stretto di dolore al solo vederlo.
Vabbè, decidiamo di dormirci sopra, non possiamo decidere stanotte.
Il giorno dopo va già meglio: il nano è in piedi, che guarda il suo braccio e ripete tra sè e sè "ccale, 'dduto, male, totto'e, shessho" (scale, caudto, mi sono fatto male, sono andato dal dottore che mi ha messo il gesso), tutto sommato è lui, un po' ammaccato e accartocciato ma sembra stare bene.
Decidiamo di partire, l'idea di stare a casa, al solito parco giochi, con lui ingessato che non può nemmeno fare lo scivolo ci annienta.
Andiamo.
E ora siamo qui, nel nostro appartamentino sul mare, la spiaggia di sabbia, gli amici con altri bimbi, il secchiello, il canotto, il lungomare, il gelato la sera e tutto l'armamentario delle vacanze di mare.
Lui sta bene.
Lui è felice.
Il braccio viene fasciato nella pellicola Cuki tutte le mattine e se si bagna l'acqua non entra. Ha imparato a tenerlo alzato quando va in mare e sotto la doccia, costruisce castelli e scava buche con la sinistra, meno male che è mancino, mangia e beve con una mano sola. E' molto attento.
E a chiunque telefoni racconta la sua vicenda: MALE! CCALE! TOTTO'E! SHESSHO!
 E poi ride!
Noi siamo schizzaterrimi: un nano di 6 mesi e uno ingessato, al mare, non sono una passeggiata.
Ma tant'è. Lui sta bene ed è felice, e questa è l'unica cosa che importa.

giovedì 1 settembre 2011

Antefatto

Giovedì 25 agosto, a meno di 36 ore dalla partenza per le agognate vacanze al mare, la serata è tranquilla a casa dei campagnoli.
Tutto procede secondo la rigida tabella di marcia che vede alle ore 18:30 in punto l'inizio delle abluzioni serali di tutta la famiglia: Topolo inserito in vasca per primo, con il leone, la tigre e il cavallo di plastica, pronto per la fattoria acquatica. Ciccionetto e maritozzo sotto la doccia, un panetto di burro bagnato e garrulo viene insaponato a sciacquato tra gridolini di gioia.
 Per ultima, la mammozza, che sciaguatta sotto la doccia nitrendo e ruggendo per la gioia del Topolo vaschizzato.
Ore 19:00: Ciccionetto e maritozzo, vestiti e profumati, scendono in cucina, per la cena. La mammozza impiega i soliti 10 minuti per estrarre il Topolo dalla vasca, poi inizia a vestirlo.
Ore 19:15: la mammozza, nuda, cerca invano di vestirsi, ma un Topolo galvanizzato da 30 minuti di bagnetto impedisce ogni movimento:
- "Mamma, 'sione?" (mamma, posso vedere la televisione?)
- "Amore, fammi vestire e scendiamo insieme per 5 minuti di tele prima della pappa"
- "Mamma, 'sione?"
- "Amore, fammi vestire e scendo"
- "Mamma, 'sione?"
" Gabriele: ora mi vesto e scendo, lasciami le gambe"
-  "Mamma, 'sione? Eh? sione? sione? sioneeeeee? Mamma... SIONEEEE?"
- "Ok, senti, facciamo così: scendi da solo, io mi vesto e arrivo"
Ore 19:18: il Topolo afferra la sua capretta di Linus e inizia a scendere la rampa di scale.
TUM TUM TUM TUM ---- UAAAHHHHHHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Oh santa pupazza!!!! E' caduto dalle scaleeeee!!!!
Mi affaccio e lo vedo: appiattito sul pianerottolo dopo l'ultimo gradino, urlante, le gambe ripiegate sotto di sè, un braccio malamente piegato sotto la testa. Corro a sollevarlo, lo appoggio sul divano, corre anche Luca, lo guardiamo, lo tocchiamo, lui non smette di urlare, un pianto straziante e lacerante, non riesce a smettere.
Alla fine lo vedo: il naso sanguina, la fronte è gonfia, la mano destra non si muove, il braccio non si muove, sta gonfiando ed è caldissimo: prendo il ghiaccio, glielo metto sul braccio, lui continua a urlare come un animale ferito, un urlo che perfora le orecchie.
Ok, mi dice Luca, vado in ospedale, tu resta a casa, è inutile portare anche il Ciccionetto.
Gli do dei succhi di frutta, dei biscotti, la tessera sanitaria, mettiamo il seggiolino davanti, almeno lo può tenere sotto controllo, prende il nano piangente e corre via.
Io resto da sola con Leo, sono ormai le 8, la sera si avvicina.
Leonardo, stremato da tanta paura, le urla del fratello, il nostro panico, ha una faccia stravolta, gli si chiudono gli occhi.
Alle 8:10 dorme.
Io mi accascio sul divano e inizio a piangere: è colpa mia, è solo colpa mia, l'ho fatto scendere da sola, l'ho lasciato andare, gli ho detto io di scendere, sono una madre degenere! Un mostro!
(sì, ma le scale le fa mille volte al giorno)
Non importa, è solo colpa mia
(sì, ma quando è stanco o ha sonno lo prendi sempre in braccio, stasera era bello sveglio)
E' solo colpa mia
(sì, ma gli hai insegnato a reggersi forte alla ringhiera, lo sai che lo fa sempre)
E' solo colpa mia
(è caduto mille volte, lo sai, è al limite dell'ipercinetico, è vivace, è distratto, fa cento cose insieme)
E' solo colpa mia.
Aspetto. Aspetto. Aspetto.
Mi immagino mille scenari, uno più catastrofico dell'altro: trauma cranico, braccia rotte, commozione cerebrale, gambe, dita, piedi, rotti.
Alla fine mi chiama Luca: piccola frattura composta al braccio destro, lo devono ingessare. ha anche un bozzo in testa, consigliano una notte in osservazione. Luca mi dice che il nano sta bene, è lucido, è tranquillo, decidiamo di firmare e portarlo a casa.
Dopo 2 ore tornano, vedere il piccolo braccio ingessato mi strazia il cuore. Lui è stravolto, viene messo a nanna, tra mille precauzioni, si lamenta nel sonno, ha la fronte blu e un gradino stampato sul naso.
Non è niente, mi dice Luca, guarda la lastra, è qui, vedi? Picccola piccola, una piccola frattura vicino al polso. Ne avrà per 25 giorni. 25 giorni?!? Fino al 18 settembre.
Mi metto di nuovo a piangere.
E ora????
Va da sè che il braccio non può essere bagnato, nè riempirsi di sabbia.
E ora???? Che facciamo????
Ci sediamo in cucina, un bicchiere tra le mani, ci manca poco che pianga anche Luca.
E ora????
(CONTINUA)


giovedì 4 agosto 2011

Cronache di primogenitura

Non è la gelosia
quello che sento
quello che sento dentro
È più una malattia
che non ci riesco
che non capisco proprio
...
E NON ANDARE VIA
neanche con lo sguardo
quando mi siedi accanto 


Tango (della Gelosia) - di V. Rossi


All'inizio era indifferente, la prima settimana. Guardava il fratellino sporadicamente, come solitamente fa con l'ospite sconosciuto e la certezza che sarebbe presto andato via. Poi ha capito che il fratellino sarebbe rimasto e allora è diventato rabbioso: calci e pugni a me, lagnoso e appiccicoso con papà, sempre in braccio a piagnucolare. Poi ha realizzato che quando lui andava al nido il fratellino restava a casa con me: apriti cielo! Pianti strappacuore per entrare all'asilo, pianti quando lo andavo a prendere, pianti mentre era lì. Poi è subentrata la fase apatica, soprattutto all'asilo: si faceva mettere in passeggino o nel seggiolone dalle maestre e lì restava con il suo peluche preferito, lo sguardo assente nel vuoto. Magari solo 5 minuti, magari solo 10, però più volte al giorno. Roba che quando me l'hanno detto ( e l'ho visto con i miei occhi) per poco non ci resto secca dal dolore, lui che è sempre tanto scatenato sembrava imbalsamato.
Poi, e questa è l'ultima fase, ha iniziato a fare il gioco del picco-o: lui è picco-o picco-o, non è gadde (piccolo piccolo, non grande) ha bisogno del ciuccio e di essere consolato: si sdraia a terra e inizia la pantomima del neonato che strilla e ha bisogno di essere preso in braccio e cullato. E' molto tenero in realtà, ma tant'è si finge un neonato.
Infine, e questa è la notizia del secolo, dopo 8 mesi che si rifiutava di salire in passeggino (rifiutava è un eufemismo, sarebbe stato più facile piegare una sbarra d'acciaio a mani nude) ora esce solo in passeggino.
Questo è.
Noi abbozziamo e stiamo al gioco. passerà, ne siamo sicuri. Però al momento abbiamo due neonati, di cui uno di 15 kg!  ;))

lunedì 11 luglio 2011

Migliori amici

Il Topolo è un gran timido, la sanno tutti: non da confidenza a bambini che non conosce e neppure a quelli che conosce da 2 anni, non risponde alle mamme che gli chiedono il nome, non bacia nessuno, neppure i nonni più affezionati e, talvolta, nemmeno me o il maritozzo che, per dire, dovremmo pure essere i suoi unici affetti.
Epperò ci sono delle eccezioni.
Sabato pomeriggio, ad esempio, in un parco assolato e desolato, con pochi bambini asfissiati dal caldo e due coppie di genitori stremati, gettati sulle panchine come stracci vecchi, ad un tratto riecheggia una voce:
- "Alberto! Vuoi un gelato?"
E' un signore che dal bar chiama il suo amico.
L'amico, ahimè, tramortito dalla calura, non risponde.
Risponde invece qualcun altro: "IO!!! IOOOOOO BOIO TATO! IO IO IO IO TATOOOOOOO!!!!"
E' il Topolo che, bontà sua, amici e parenti gli fanno un baffo ma per un bel gelato, perbacco, val la pena di fare una nuova amicizia.

venerdì 8 luglio 2011

La sveglia dei conigli

Un paio di settimane fa ho deciso di comprare una sveglia al Topolo.
E' una grande sveglia azzurra, con il quadrante diviso a metà: in uno il coniglietto fa la nanna nel suo lettino, nell'altro è bello sveglio e se ne va a scuola con il suo zainetto. Di solito il coniglietto dorme ma ad una cert'ora pre-impostata dai genitori si alza e il quadrante superiore si illumina. In teoria, dovrebbe segnalare ai più piccini che, se quando si svegliano il coniglietto dorme ancora, è troppo presto e non devono andare a svegliare mamma e papà ma possono, ad esempio, giocare da soli in cameretta.
Le istruzioni dicono dai 3 anni in su.
Finalmente un paio di giorni fa è arrivata a casa nostra. L'entusiasmo topolesco era alle stelle: 'Netto nannaaaaaa!!! Gridava il nano. 'Netto puolaaaaaa (va a scuola)!!! 'Sa fa 'Netto (cosa fa)? 'Netto nannaaaaaa!!! 'Netto puolaaaa!!!
Gli ho spiegato quelle 30 volte tutta la faccenda e mi è sembrato capire benissimo.
Ho impostato la sveglia alle 7:00 e siamo andati a dormire.
Il mattino dopo, alle 6:10 il Topolo si sveglia: MAMMAAAAAA!!!! 'NETTO NANNNAAAAA!!! MAMMAAAAAA!!!
- "Ha funzionato benissimo", mi ha sibilato il maritozzo, incarognito dalla solita sveglia antelucana. 
- "E' solo il primo giorno, vedrai che da domani va meglio".
Infatti il giorno dopo quando il nano si è svegliato 'Netto ronfava ancora alla grande e lui è rimasto a giocare tranquillo in camera fino alle 7:00 e quando il coniglietto scolastico si è illuminato, è venuto a svegliarci tutto allegro:  'Netto puola! diceva, e io ho gongolato come una vera mamma orgogliona.
Poi stamattina l'inaspettato.
Dovevamo alzarci alle 7 per una commissione. 
- "Mettiamo la sveglia?"
- "Macchè", mi risponde il maritozzo, "vedrai che Gabriele si sveglia come sempre e ci sveglia puntuale con coniglietto".
Ok, faccio io poco convinta, chissà perchè ma me la sentivo.
Ore 7:35 balzo a sedere sul letto: ma è tardissimoooo! Ma il nano dorme ancora?! 
Ma porca paletta, anche coniglietto dorme ancora!!! 
E come mai? 
Era saltata la luce e la sveglia si era sconfigurata.
Ma il bello è stato quando abbiamo svegliato Gabriele: si è girato verso il suo amato 'Netto e l'ha visto dormire: "mamma, 'Netto nanna? No puola?"
- "No amore, coniglietto dorme ancora".
E allora lui è andato dalla sveglia, l'ha presa in  mano e ha comnciato a scuoterla: BEGLIA NETTO (sveglia, coniglietto), SU SU, BEGLIA, BEGLIA,  PUOLAAAAAA!!!

sabato 18 giugno 2011

Basta che funzioni

Qualunque amore riusciate a dare e ad avere, 
qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, 
qualunque temporanea elargizione di grazia, basta che funzioni... 

Basta che funzioni (Whatever works) di W. Allen

Il termine tecnico è "brancoling in the dark", ossia procediamo a tentoni, bendati, sbatacchiando a destra e manca  e facendo un passo avanti e due indietro. Però, ultimamente, ogni tanto ne azzecchiamo una.
Parlo del Topolo, naturalmente, di un Topolo che cresce e, ohimè, consolida sempre più un caratteraccio energico e vivace che, ci sono giorni, mi chiedo veramente che cosa ho fatto di male nelle vite passate per meritarmelo.
Ordunque.
Lasciamo perdere il perchè è così, non è rilevante (anche perchè abbiamo sviluppato talmente tanti di quei perchè che a volte mi sento davvero come la madre di tutti i guai).
Cerchiamo invece di capire cosa possiamo fare e come.
Scartate le maniere forti per incompatibilità caratteriale mia e del maritozzo e, soprattutto, perchè sembrano aumentare l'accanimento energetico della creatura.
Scartate le maniere buone, perchè ci vorrebbero anni di pazienza per smuoverlo anche solo di un millimetro dalla sua cocciutaggine.
Stiamo infine pervenendo ad una sorta di amorevole indifferenza che però sembra produrre buoni risultati.
Qualche esempio:
- Nano, è l'ora del bagnetto, vieni?
Segue una sfilza di NOOOO No NONNNNNOOOOO, nonono, fughe, pianti strepiti e irrigidimenti davvero mariomerolani.
Ok.
La nuova risposta è: ok, come vuoi tu, io sono sotto la doccia e il tuo bagno è pronto, se vuoi venire vieni, altrimenti lo farai domani. E gli scocco un bel bacione.
Punto.
Niente moine, salamelecchi, salti mortali, minacce, urla, finti trucchi alla "mammina cara", niente.
E piano piano, un centimetro alla volta, si avvicina al bagno, poi all'acqua, poi alla vasca e poi splash! un bel tuffo, come se niente fosse.
Altro esempio:
- Dobbiamo uscire, vieni a vestirti?
Idem come sopra: NOOOO No NONNNNNOOOOO, nononono, fughe, pianti strepiti e irrigidimenti, ecc...
Nuova risposta: ok, come vuoi tu, noi siamo pronti e fra poco prendiamo la macchina e usciamo. Qui ci sono i vestiti, se vuoi venire con noi, portameli. E lo abbraccio forte.
E di nuovo, un centimetro alla volta, si avvicina e mi porge le scarpe. A quel punto lo vesto, come se niente fosse.
E ancora:
- Se vuoi mangiare è tutto pronto, noi siamo in cucina (bacio)
- Se vuoi bere c'è l'acqua, ma il succo no, ne hai già bevuto abbastanza (abbraccio)
- In braccio non ti porto, pesi un sacco e non ce la faccio, ma se sei stanco ci possiamo sedere e aspettare insieme che ti riposi (bacio).
Lasciamo perdere come mi sento dentro (lo volete sapere? lo strozzerei urlando come una pazza invasata). L'importante è che lui sia tranquillo e pensi che sta decidendo lui cosa fare. Pensi di scegliere.
A ben vedere, alla fine, ci sentiamo meglio anche noi, visto che dribbliamo il conflitto con elegante savoir faire.
A 2 anni e due mesi mio figlio sembra voler avere il controllo totale della sua vita. Mi sembra un po' prestino, ma se funziona contenti tutti.
Fino alla prossima, naturalmente, quando ricominceremo pazientemente daccapo.

giovedì 9 giugno 2011

Dammi tre parole

Credevo che non esistesse una parola peggiore di NO, ripetuta mille mila volte da un nano arrabbiato, smorfioso, sfidante, piangente, urlante e frignoloso.
Davvero, pensavo che NO fosse il peggio.
Poi, è arrivato MIO.
Anzi E'MMMIOOO come dice lui. E' mio tutto: l'orsetto, il piatto, il bicchiere, papà, la macchina, il dentifricio... Tutto tutto tutto. Il concetto di "nostro" o anche "in prestito" o anche "condivisibile" o anche " un po' tuo, un po' suo" deve essere lontano anni luce. Neuroni a venire.
E fin qui. Ci si arrabbia con i NO, ci si scervella con gli E'MMMIO, ci si arrangia con entrambi e tutto sommato si arriva a sera.
Ma poi è arrivata la terza parola, la peggiore di tutte: LULA (che non è l'ex presidente del Brasile, ma è PAURA).
E qui si scopre che il piccolo Gengis Khan, il piccolo guerriero, il feroce urlatore di NO e MIO ha paura di un sacco di (insospettabilissime) cose: temporali con tuoni, il parcheggio sotteraneo dell'iper, il ghiaccio di Pingu a forma di mostro, il buio del sottoscala in Totoro, il mixer per la verdura, la macchinetta dei capelli, il frullino delle uova...
E qui emerge il mio cuore di burro: se i NO e i MIO tirano fuori il peggio di me, LULA mi intenerisce, mi trasforma in una mammolona tenera e comprensiva, piena di amore e abbracci per tutte le "lule" del mondo.
Piccolo mio, niente lula, c'è la tua mamma qui con te!

martedì 3 maggio 2011

Parliamone

Finalmente il Topolo parla!
Certo, è una lingua tutta sua, fatta essenzialmente di vocali e due sole  consonanti, ma che importa, si fa capire bene e ripete tutto quello che diciamo noi.
La cosa buffa è che usa solo la fine delle parole, come se avesse troppa fretta di pronunciarle e la prima parte portasse via tempo, chissà.
E così i dialoghi sono tipo questi:
- Gabri, vuoi un biscotto?
- TOTTOOOOOOO (perchè lui urla sempre), tì!
- Guarda che ti è caduto...
- TUTOOOOOOOOOOOOOOO!
- Guarda, una capretta!
- TETTAAAAAAAAAA


E poi, ancora: tito (finito), tuta (brucia), utta (mucca), lallo (cavallo), uaua (acqua), ecosì via.
Ma l'altro giorno mi ha davvero intenerito.
E' un po' che proviamo a insegnargli i nostri nomi e così è un continuo di domande: come si chiama papà? e tu? e il fratellino?
100% delle volte nessuna risposta.
Ma ieri, all'improvviso...
Come ti chiami?  LELEEEE (Gabriele)
E papà? CUCCAAAAA (Luca)
E il fratellino? DADDOOOOOO (Leonardo)
E la mamma? MAMMA (serissimo)
Non ho un nome, sono la mamma.
E basta.
Che altro potrei essere?!