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lunedì 29 ottobre 2007

Risky business (affari pericolosi)

Sto per inimicarmi metà della famiglia, pazienza, è giunto il momento di fare outing e dichiarare al mondo la mia difficile condizione di moglie di ingegnere.
Andiamo con ordine.
Mio papà è ingegnere, mio nonno materno è ingegnere, mio zio Boss è ingegnere, così come mio zio Il Giusto e lo zio Scroogy. Uno dice, sapevi a cosa andavi incontro. Okkey, okkey, chi è causa del suo mal pianga se stesso, è inutile piangere sul latte versato e via di seguito.
Premetto che non ho nulla di personale contro gli ingegneri, ci mancherebbe, anzi li trovo particolarmente razionali, organizzati, puliti, spiritosi e stimolanti.
Restano tuttavia ingegneri.
Ieri sera, insieme a Jeeg, ho deciso di preparare la marmellata di mele cotogne, la ricetta diceva:

3 kili di mele, 1 kilo di zucchero
Pulite le mele cotogne e fatele cuocere a fuoco lento insieme allo zucchero, in una padella antiaderente finché non saranno cotte. Invasate e conservate in un luogo fresco ed asciutto.

Basta, niente altro.
Andiamo al supermercato, a comprare i vasetti: Jeeg fa un complicatissimo calcolo, trasformando i kili delle mele in litri, il peso dello zucchero in acqua, sommando i litri di mele e quelli di zucchero e decide di comprare 6 vasetti, per un totale di 3 kili. Mi sembrano tanti, ma non insisto, il capo è lui, lui calcola io eseguo.
Puliamo le mele, poi gli dico, mettile nel pentolone con lo zucchero, coprile e lasciamo cuocere.
Jeeg mi chiede se ci mettiamo dell'acqua, no, la ricetta non la prevede. Se sicura? perchè forse è meglio mettercela. No, non ci vuole acqua.
Passano 5 minuti.
Io ci metterei dell'acqua, perchè comunque le mele sono asciutte, lo zucchero è solido... Non ci vuole acqua, come te lo devo dire? Ma quando facciamo la salsa ci vuole, ma questa è marmellata, non ci vuole acqua. Io ce la metterei.
Passano 5 minuti.
Però forse con un po' d'acqua... AAAARGGGHHHHH.
Questo per dire che l'ingegnere non molla.
Mai.
Se ha un'idea, se nella sua testa la composizione chimica di un qualunque cibo, oggetto, prodotto prevede certe operazioni bisogna farle assolutamente.
La flessibilità non è prevista, l'approssimazione neppure, la creatività non ne parliamo.
Alla fine, dopo che le mele hanno dato circa 8 litri d'acqua che si è asciugata lentamente, le abbiamo invasettate.
Ps. Per la cronaca, erano sufficienti 3 vasetti, non 6.
E ora sparatemi pure.

giovedì 25 ottobre 2007

Tempo di brina

Ragazzi ci siamo, è arrivato il freddo. -2 lunedì, -1 l'altro ieri, coloriferi accesi, piumone pesante. Non si può dire che l'inverno al paesino passi inosservato.
Una delle cose che mi piace di più è l'odore di legna che hanno i panni stesi: ritiro il bucato e il profumo del detersivo è mischiato a quello della legna, questa cosa mi fa impazzire. E poi le foglie: la campagna è un filare unico, vigna di dolcetto e barbera soprattutto, e d'autunno con i primi freddi le foglie diventano di un colore meraviglioso, un rosso bruno carico che tinge tutta la terra, commovente.
E la nebbia, gli alberi sfogliati che si ergono tremolanti nella bruma mattutina, le sagre delle caldarroste con il vino rosso, l'odore di mosto per le strade... Insomma, rispetto alla città dove ti accorgevi che era autunno solo perchè il traffico triplicava, e ricevevi il triplo di insulti in scooter, c'è una bella differenza.
Ma c'è anche l'altro lato della medaglia.
Al mattino, ad esempio, bisogna scongelare la macchina che troviamo incastonata in una crosta di brina, manco fose un'orata al sale. Ci siamo comprati due palettine di plastica, ma la cosa è lunga e laboriosa: bisogna accendere la macchina, con il riscaldamento a stecca, scendere e cominciare a spalettare il parabrezza, grattando la brina un po' alla volta. Eppure non vedevamo nessun altro fare 'sto lavoro...infatti abbiamo scoperto che tutto il resto del mondo usa un pratico spray che scioglie la brina in un secondo, a quanto pare la palettina è fuori commercio da circa 20 anni!
E poi la neve: soprattutto io ho paura di trovarmi in autostrada, da sola, bloccata nella tormenta senza cibo e mezza surgelata.
L'altro giorno siamo andati dal meccanico ad informarci per le catene, ne abbiamo un paio, naturalmente, ma volevamo vedere se c'era qualcosa di più pratico da montare.
Il meccanico ci guarda, catene eh, ma voi di dove siete? Come di dove siamo, siamo di qui. No che non siete di qui, secondo me siete della città. Sì siamo della città, ma viviamo qui (ma chi è sto qui, Giucas Casella?), ah ecco, lo sapevo che non eravate di qui (come cacchio fanno, che ci sgamano sempre???), qui nessuno usa più le catene da almeno 10 anni, montiamo su le gomme da neve e via, anche in autostrada vanno benissimo. Ah ecco. Gomme da neve.
Babbè.
Io non so quanto ci vorrà, ma giuro che anche noi, un giorno, potremo dire "siamo di qui"e nessuno, mai mai, potrà più contraddirci.

martedì 23 ottobre 2007

Sbatti la Mucca in prima pagina

Vivere nel paesino è meraviglioso, ormai lo sapete, non vi tedierò oltre.
Una delle cose che a me e Jeeg piacciono immensamente è fermarci in piazza e leggere le locandine dei giornali locali.
Ragazzi, che forte!!! ci sono dei titoli spaziali, che a me fanno una tenerezza incredibile abituata come sono alle locandine della città.
Ecco una selezione di titoli:
- ROSSI SFIDA IL K2(come se tutti sapessimo chi è questo Rossi, forse gli unici a non conoscerlo siamo Jeeged io...)
- VILLA PANETTI: SPOSTATI PESCI E FIORI (questo è dolcissimo, fiori e pesci... e chissà dove sono finiti!?)
- QUALITA' DELL'ARIA: NON E' TANTO BUONA (ah no??? prova a farti un giro in centro in città, poi mi sai dire..)
- TRAFFICO IMPAZZITO, CIRCOLAZIONE IN TILT (ma dove??? ma se al massimo vedo circolare un paio di trattori e due motorette dell'anteguerra?)
- ELETTA MISS MUCCA 2007 (cavolo, e io che non ho manco partecipato!!!)
- DURO COLPO ALLA DROGA: PRESI 2 PAESANI(Totò Riina e Vito Corleone ci fanno un baffo!)
- ROSSI IN VETTA AL K2! (congratulazioni, chiunque tu sia...)
- SCUOLE MEDIE: PAESANI TUTTI PROMOSSI (meno male, temevamo un pochino in effetti...)
- ORMAI I PAESANI SCOMMETTONO SU TUTTO (a parte che non ho mai visto un titolo di giornale iniziare con "ormai", ma una padellata di affari vostri???)

E così di questo passo, altro che New York Times!

lunedì 15 ottobre 2007

Love Boat de noantri


Chi era giovane negli anni '70 forse ricorda questo melenso telefilm intitolato "Love Boat": le puntate erano tutte ambientate su una nave da crociera enorme dove succedeva di tutto (vi lascio immaginare il pathos e la suspense...) ma la cosa che mi piaceva di più era senza dubbio la sigla. Se non l'avete mai sentita mi spiace per voi, ma se l'avete in mente allora sapete cosa mi risuona nelle orecchie quando mi parlano i muratori e la geometra e il capocantiere che eseguono i lavori alla nostra casa nuova.
E' più forte di me: loro parlano (di putrelle, di travi, di angolazione del tetto, di coppi, di tegole portoghesi, di fibra-cemento, di isolante, di condensatori, di puffer, di coefficiente termotecnico, di caldaie...) e io sento le onde del mare e, sulle onde del mare, riecheggia la sigla di Love Boat. Allora mi sforzo, mi concentro ancora di più, stappo le orecchie, aguzzo la vista ma non c'è niente da fare: il rumore dei gabbiani, lo sciabordio delle onde e l'immancabile sigla hanno la meglio su qualunque cosa. Devo rassegnarmi, le mie capacità tecniche sono quelle di un troglodita.
Questo spiega ad esempio perchè la prima volta che sono entrata nella casa e ho fisicamente visto le mura della cucina ho capito quanto fosse grande, ma come, non hai visto i progetti prima?!? Sì, ma purtroppo anche lì c'era il karaoke con la sigla, guardavo i progetti ma non è che riuscissi a visualizzare granchè...
Meno male che il mio ingegnerissimo marito è preciso e puntiglioso e ha la fantasmagorica capacità di riuscire a visualizzare la rotazione dei solidi nello spazio e si occupa di tutto quanto!!!
Fosse per me, dopo anni di trattative, sono certa che mi ritroverei con una bella cabina bianca e blu al posto di una casa su 3 piani.

venerdì 12 ottobre 2007

Paesino VS Olanda =0 -4

Il Paesino non è l'Olanda.
So che la maggior parte di voi aveva ancora dei dubbi, invece... ragazzi, facciamocene una ragione, sono proprio diverse. E io che mi credevo che la vita nel paesino erano tutti fiorellini!
Andiamo con ordine: di ritorno dalla nostra fantastica vacanza olandese Jeeg ed io, gasati come due 15enni, abbiamo deciso di comprarci la bicicletta e cominciare a girare per le dolci colline del circondario.
Ah, che meraviglia, sognavamo ingenui, l'aria fresca, le sane pedalate, le domeniche di autunno passate in bicicletta a raccoglier funghi e castagne... sì, vabbè, c'è qualche salitina, ma che importa, siamo allenati noi!
  1. Primo dato di fatto: le biciclette in Italia sono più piccole di quelle olandesi, pertanto, dopo avere girato per mari e monti in tutti i negozi di cicli e avere constatato che le mie gambe sono eccessivamente lunghe per qualunque tipo di bici da donna ho comprato una bici da... donna. Come, ma non avevi detto che erano piccole? Sì, ma magari era solo un'allucinazione! No, era proprio vero. Perciò dopo una settimana l'ho riportata al negoziante (che voleva uccidermi strozzandomi con una catena da bici) e ho ordinato una bici da uomo;
  2. Secondo dato di fatto: le colline sembrano colline, in realtà appena inizi a salire si inclinano di 40° e tu ti ritrovi con i polmoni appesi alle orecchie, semi svenuta per la mancanza di fiato, le gambe in fiamme e gli occhi strabuzzati, nello sforzo innaturale di spingere la dannata bici fino alla dannata cima.
  3. Terzo dato di fatto: le discese dopo la salita sono tanto carine, è vero, ma la velocità che si acquisice in breve tempo e il vento conseguente fanno si che tutto il corpo si raggeli in pochi minuti, il sudore si trasformi in stalattiti e le falangi aggrappate al manubrio si stacchino una alla volta dopo alcuni secondi;
  4. Quarto dato di fatto: agli automobilisti italiani importa una beneamata cippa che tu voglia restare in vita almeno per i prossimi 40 anni, tentano in ogni caso di farti fuori, anche con trucchi puerili tipo spalancarti la portiera davanti all'ultimo secondo;

Ce ne sarebbe per appendere la bici al chiodo e non pensarci più. Ma Jeeg ed io siamo tenaci, non demordiamo facilmente e poi, cavolo, se abbiamo scelto il paesino anzichè l'Olanda un motivo ci sarà!!! (anzi facciamo così: chi di voi lo indovina, il motivo, vince una pedalata sulle colline a suo sforzo e fatica ;)))

mercoledì 3 ottobre 2007

Come Siddharta


Mi ripeto e sono noiosa, ahimè, un po' è l'età, un po' è che finchè questo progetto della casa non andrà in porto nè io nè Luca avremo spazio mentale per qualcosa d'altro.
Qualunque idea, qualunque piano, qualunque intenzione ci passi per la mente avverrà a seguito del nostro trasferimento nella casa nuova. Ragazzi, che impresa! Se ci avessero detto nel 2005, quando l'abbiamo vista per la prima volta, che a fine 2007 saremmo stati ancora in ballo, non ci avremmo creduto. Per due impazienti come noi, due ansiosi, abituati ad avere un'idea e a realizzarla, 1-2-3 pronti via, aspettare e aspettare e aspettare ancora è una sottile tortura.
Herman Hesse, nel suo racconto più celebre, fa dire a Siddharta che dai lunghi anni di meditazione con i Samana ha imparato due sole cose: a digiunare e ad aspettare. Ora, il significato del digiuno mi è sempre stato chiaro: il digiuno come forma di purificazione del corpo e dell'anima, come via per incontrare se stessi, una tecnica millenaria per raggiungere chiarezza mentale sulla via dell'illuminazione. Ma aspettare? Che significa saper aspettare? mi chiedevo a 20 anni.
Il significato dell'attesa si è rivelato in questi ultimi anni. Aspettare significa che i tempi siano maturi, che il mondo sia pronto ad accogliere il tuo progetto e le tue idee, che noi stessi siamo pronti a realizzare. Il tempo è un concetto relativo, e va bene, ma "prima" in questo caso significa che non va bene, che la cosa che stai cercando di fare è ancora incompleta, incompiuta, immatura e per queste ragioni inutilizzabile in tutto o solo parzialmente. E "dopo" significa che è tardi, che hai perso l'attimo e l'occasione, che è già passato il tuo momento e chissà quando torna. Aspettare significa essere nell'attimo giusto, quando tempo e spazio, le due coordinate fondamentali, saranno perfette, il tuo momento verrà, nè prima, nè dopo.
Questo è.