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giovedì 31 gennaio 2008

Una Rottenmaier in bagno


Se a Natale, o in qualsiasi altra occasione siete a corto di idee, permettetemi di suggerirvi un bel regalo, che allieterà le vostre mattine e metterà il buon umore in famiglia.
Vi parlo della famosa bilancia pesa persone di marca NAZI, modello Rottenmaier.
Regalata a Natale da ignari genitori si è installata in bagno al posto della storica pesapersone, buonanima, onesta e lavoratrice, che se potessi la recupererei dal cassonetto e getterei la Rottenmaier tra le fiamme.
E' una gran bella bilancia, tutto sommato, cromata, leggera, moderna, con un ampio display su cui leggere il proprio peso a caratteri cubitali.
Il primo giorno vede un Jeeg entusiasta salire in piagiama sulla nuova bilancia e iniziare la procedura di registrazione utente:
- ok, salgo, sì non mi conosci, piacere sono Jeeg , ecco premo qui... memorizzo... fatto!
- BENVENUTO UTENTE 1 - PESI 75 KILI
Il giorno dopo, uguale:
- ciao, sono di nuovo io, eccomi qui... allora, quanto peso?
CHI SEI
- Come chi sono, sono quello di ieri, utente 1.
IDENTIFICARSI, PREGO
- Sono utente 1, idiota di una bilancia, mi sono registrato ieri, non mi riconosci?
UTENTE SCONOSCIUTO- SERVIZIO NON DISPONIBILE
- Ma porcaccia... uff, vabbè, mi registro di nuovo....ok, ecco fatto. Allora quanto peso?
UTENTE 1 - MEMORIZZATO- PESI 74 KILI

E Jeeg è bello contento. Poi gli viene l'influenza, sta a letto 1 settimana, mangia a stento e poco.

Una settimana dopo, alle 6 di mattino, col suo bel pigiamino, sale sulla bilancia, pregustandosi il notevole calo di peso:
- eccomi qua, allora quanto peso?
CHI SEI
- come chi sono??? Sono sempre io, brutto pezzo di ferro, sempre lo stesso, hai capito?!?
IDENTIFICARSI, PREGO
- ma sono iooooooooooo!!!!! questa BIIIIP di bilancia non funzionaaaaaaa porca BIIIIIP
UTENTE SCONOSCIUTO- SERVIZIO NON DISPONIBILE
- io ti strozzoooooooooo....

Ma Jeeg è ingegnere di rimuginio efficace e dopo qualche ora... eureka!!! mi comunica che ha risolto il problema: quando si perde troppo peso la bilancia non ti riconosce più e perde la memorizzazione. Cioè, se uno perde di più di un kilo lei pensa che stia mentendo, la stia truffando, probabilmente pensa che stia chiamando il vicino di casa per dimostrarle che ha perso peso. Quindi bisogna trovare un modo per calare di peso poco alla volta, di modo che lei si fidi e continui a tenere l'utente in memoria.

Il giorno dopo, con un ghigno satanico, Jeeg sale sulla Rottenmaier:
- eccomi qua, inutile pezzo di ferro, allora quanto peso?
CHI SEI
- ahaahh, non mi riconosci eh? ecco qui... indosso l'accappatoio...
AH, SEI TU UTENTE 1 - PESI 74 KILI
- perfetto... ora tolgo l'accappatoio... ora quanto peso?
UTENTE 1, PESI 72,8 KILI - BRAVO HAI PERSO PESO

Questa pantomima si ripete tutte le mattine: Jeeg sale sulla bilancia, mette l'accappatoio, si pesa, toglie l'accappatoio, si ripesa, verifica il suo peso.
E poi gode del risultato. Sì, perchè mi sono dimenticata di dirvi che la Rottenmaier non si limita a comunicare l'aumento o il calo di peso in modo neutrale, facendosi i fatti suoi come tutte le bilance del mondo, nono, lei deve dire la sua ad ogni costo. E così, se sei aumentato accende una feroce luce rossa, mortificante e greve di sensi di colpa e se hai perso peso accende una bella luce verde, a complimentarsi con te. Se sei rimasto uguale ti ignora, con una luce arancione senza infamia e senza lode.
A questo siamo arrivati: al posto della nonna che ti rimpinza perchè sei magro come uno stecco, o della moglie, che ti critica la pancia, abbiamo una bella bilancia ottusa e impicciona che non si fida di te, ti tratta come un demente e alla fine ti umilia anche con il semaforo rosso!

martedì 29 gennaio 2008

Donna al volante


Ho comprato il mio primo motorino a 20 anni, un CIAO color senape del '73, da un lontano cugino che mi ha elegantemente fregato, facendomelo pagare la bellezza di 600.000 lire. Io e il mio CIAO eravamo coetanei, solo un anno di distanza tra noi, potete immaginare con quanta potenza mi portasse in giro. Vi dico solo che un giorno, un ragazzino vedendomi passare ha detto ai suoi amici "non chiedo troppo, anche un catorcio come questo andrebbe bene!". Sigh.
Anche il nome, CIAO, era appropriato, visto che mi lasciava a piedi un giorno sì e l'altro pure.
Dopo un paio d'anni è stata la volta di una mega VESPA 150, grigia metallizzata, fighissima e potente.
All'epoca abitavo nei vicoli e la mitica VESPA aveva il suo antifurto vivente e personale: la simpatica signorina del primo piano, procace e disponibile, ci si sedeva sopra da mattino a sera, aspettando i suoi "clienti".
A metà dell'Università ho comprato un'altra VESPA 125, bianca, più piccola della precedente: ragazzi, che spettacolo! Con questa mi sono veramente divertita: scorazzavo felice per la Riviera, andavo al mare, a trovare le amiche, ci sono persino andata in Corsica e in Sardegna!
Nel frattempo era arrivata l'epoca degli scooter e, dopo avere rottamato la vespetta, ho comprato uno scooterino 50, color caffellatte, che ho chiamato Piero.
Piero era veramente un fenomeno: andava ad un massimo di 40 Km orari, sferragliando come un ossesso; se pioveva non si accendeva, se faceva freddo, non si accendeva; il tappo della benzina si è arrugginito nel giro di 2 settimane, perciò il più delle volte non si svitava ed era impossibile fare benzina. Inoltre, era basso e chiattone e le mie ginocchia sbatacchiavano sul manubrio rendendo impossibile fare le curve più strette.
Alla fine l'ho rottamato (con il negoziante che mi ha detto: "Ma dove ha comprato quest'alieno?!?" ri- sigh) e ho comprato uno scooter 125 di nuova generazione, stra accessoriato, stra- veloce, comodissimo e potente.
Con questo gioiello, Sasha, sono andata al lavoro ogni mattina, per anni, sotto la pioggia, d'inverno, col gelo, persino con la neve, non mi ha mai mollato, mai una volta. Un grande.
Ma il traferimento al paesino ha messo fine alla mia vita da centaura: dopo 15 anni su 2 ruote ho venduto anche l'ultimo scooter e sono passata alla macchina.
La macchina, questa sconosciuta, che non ho mai considerato un vero mezzo di trasporto; la macchina, che al mattino in scooter quando vedevo le auto in coda pensavo guarda questi fessi (ah, ah) che sono fermi da ore, incolonnati come pecore; la macchina, che quando andavo al mare mi dicevo ma come fanno a stare chiusi in quelle lamiere con questo caldo; la macchina, che con le curve mi fa venire il voltastomaco e in galleria è claustrofobica.
Eppure è questa che guido ormai ogni giorno, su e giù per l'autostrada, per ore, in galleria, con la neve, con la nebbia, sotto la pioggia, nel buio pesto dell'alba, in balia delle raffiche sul Turchino, in coda, tra un TIR e l'altro pregando di non venire spiaccicata.
Guido, guido e scopro che... la macchina è meravigliosa.
Ragazzi, lo so che scopro l'acqua calda, pazienza, ma io non le sapevo mica queste cose!
Che in macchina mi posso pettinare e truccare, che posso bere, mangiare, leggere, ascoltare musica e suonare il taiko; che in macchina fa caldo e posso finalmente mettere la gonna d'inverno e le scarpettine leggere; che in macchina esiste l'aria condizionata e d'estate sono tutti chiusi dentro non perchè sono scemi ma perchè fa più fresco dentro che fuori.
Insomma, a me la macchina piace tanto e pazienza per le code, i dementi sull'AUDI, i camion e gli scooter che mi passano sul cofano: io indietro su 2 ruote non ci tornerei mai mai mai.

giovedì 24 gennaio 2008

Extravaganze


L'intolleranza, nel senso new age del termine, è quella cosa per cui non è che sei proprio allergico ad un alimento, o ad una sostanza, però se non lo prendi è meglio. E non è neanche che se ne prendi poco va tanto bene, devi evitarlo del tutto, solo così non ti senti male.
Posso affermare, con un certo orgoglio, che nella vita, causa intolleranze, ho dovuto evitare le cose più buone che esistono sul pianeta, (come le fragole), le più bizzarre, (il guaranà - che non so manco che gusto abbia), le più presenzialiste, (le patate), le più insignificanti (l'aceto), le più drammatiche (i lieviti, che sono presenti in tutte le cose più buone).
Una mattina, addirittura, mi sono svegliata con le labbra gonfie come Pamela Anderson, ma non era il silicone, era un eccesso di kiwi che mi aveva provocato una specie di shock anafilattico.
Devo dire che sono sopravvissuta a tutto con una certa eleganza.
Però, ragazzi, le ultime due intolleranze, scoperte giusto prima di Natale, mi stanno lasciando letteralmente priva di forze e interesse per la vita.
Ma come si fa ad essere intolleranti a caffè e cioccolato? Dai, ma come si faaaaaaaaaaa!!!
Non è possibile, dico, alzarsi alle 6 tutte le sante mattine e arrivare a sera senza bere neanche un caffè. Non è possibile e infatti mi sto trasformando in uno zombie.
Prova l'orzo, mi hanno detto alcuni. Bravi! Provatelo voi l'orzo!!! FA VERAMENTE ANGUSCIA.
Io non so se l'orzo fa schifo in sè oppure è il mio corpo che, aspettandosi un caffè, si rivolta al solo odore del maledetto cereale, so solo che nun se po' campà accussì.
E senza cioccolato? No dico, quanto può resistere una donna senza cioccolato?
Non è giusto, non è veramente giusto.
Jeeg ha fatto il test ed è risultato intollerante solo all'olio di semi. Ma che è, uno scherzo????
Ma se non lo tengo neanche in casa?!?
Aiutatemi vi prego, resettatemi il cervello, toglietemi i file con i sensi di colpa, quelli che mi fanno fare i test al primo dolorino e sostituiteli con dei bei neuroni grassi e grossi che se ne fregano delle cose sane, delle verdure, dei cibi light, leggeri, a vapore e si nutrono senza colpo ferire di carboidrati, fritti e formaggi.
Ridatemi il cioccolato.
Ridatemi il caffè.
Aiuto.


giovedì 17 gennaio 2008

Capra e Cavoli


Vi ricordate il dilemma della capra e dei cavoli? C'era un bravo barcaiolo che doveva fare attraversare il fiume ad un capra, ad una cesta di cavoli e ad un lupo, senza che la capra mangiasse i cavoli e il lupo divorasse, a sua volta, la capra. Mi ricordo che, da piccina, fino a che non sono arrivata alla soluzione mi sembrava un rompicapo impossibile da risolvere, senza soluzione e senza speranza (soprattutto per la capra, oggettivamente a rischio fauci).
Ecco, è così che ci sentiamo in questi giorni Jeeg ed io, come il barcaiolo con la sua barchetta e i suoi pochi averi, alle prese con un logorroico dilemma: abbiamo mezza casa pronta e l'altra mezza da fare e i soldi sono finiti.
La banca dice che, visto che non abbiamo soldi, non ci possono dare soldi.
Ma come, è logico che ti chiedo dei soldi proprio perchè non ne ho.
Eh, ma ne hai troppo pochi... se ne avessi di più te li darei.
Ma se li avessi non te li chiederei, ti pare? Cioè, se avessi un conto in banca bello grasso ti pare che chiederei dei soldi???
Insomma, come si fa a spiegare a una banca che è devono prestare soldi a chi non ne ha e non a chi ne ha?

mercoledì 9 gennaio 2008

Non ho l'età

Forsei dovrei darmi una regolata, dico sul serio, dovrei veramente darmi una regolata e capire che a 35 anni suonati certe cose non si fanno.
Tutto è iniziato a Natale, come nelle migliori storie, quando ho ricevuto in regalo una fantastica pennetta USB che legge gli MP3. Il bigliettino di auguri che accompagnava il regalo diceva: "Benvenuta nel XXI secolo!".
Possiedo un unico CD di MP3 e contiene tutta la discografia dei Cure.
(Il perchè io sia, ancora oggi, alla mia età, inesorabilmente affezionata ai Cure è una storia lunga, forse un giorno ve la racconto - ma anche no, non temete).
I Cure sono stati caricati sulla chiavetta e io ho passato il resto delle vacanze di Natale pregustando il primo viaggio in treno quando, finalmente, avrei fatto concorrenza agli spocchiosi 16enni che con i loro IPod ascoltano musica a palla per tutto il tempo con aria strafottente e scazzata, palesemente infastiditi dalla altrui presenza nel loro mondo di adolescenza funesta.
Finalmente l'altro ieri salgo sul treno, mi accomodo alla meglio nei 30 cm2 del sedile, apro la borsa, inforco le cuffiette e sfodero la mia pennetta USB pronta a tramortire di musica la mia vicina di fronte (19 anni, sforacchiata da 4 piercing, nera di capelli, trucco e umore, stivali d'ordinanza e manco a dirlo, Ipod in mano).
Intanto non riesco ad accendere la pennetta, perchè premo il volume anzichè il tasto on/off.
Poi non riesco a sentire una mazza, perchè le cuffie non sono inserite bene.
Poi per poco non mi strozzo con il cavetto perchè mi si impiglia nei capelli e non riesco a disincastrarlo.
Poi provo a leggere il giornale ma scopro che leggere e ascoltare musica non si può fare, non capisco una mazza di quello che leggo e non ascolto un bel nulla di quello che sento.
Poi mi accorgo che non riesco a pensare alle cose che devo fare perchè la musica nelle orecchie mi distrae.
In tutto questo osservo la mia vicina di fronte che dura e incazzata con le sue cuffiette ipoddate guarda fuori del finestrino e se ne batte la ciolla del resto del mondo.
Insomma, mi accorgo che il tempo passa e che non ho veramente più l'età per stare a guardare fuori dal finestrino, sola e triste, con la musica a palla come unica consolazione delle mie vuote giornate. Ho veramente troppo da fare, cose da pensare, da organizzare, da decidere. Sono troppo interfacciata con il mondo per isolarmi.
E poi, diciamolo, questa cavolo di pennetta non è per niente facile da usare!

martedì 8 gennaio 2008

Fiocca la neve fiocca

Doveva succedere, prima o poi, e sono lieta di annunciare che è andata persino meglio del previsto. Sto parlando naturalmente della prima nevicata. Ma non nevicata qualunque, no no, nevicata coi controfiocchi (eh, il sense of humour)!
I primi momenti sono stati un po' incerti, lo ammetto, come quando Jeeg ed io siamo usciti di casa bardati come Neil Armstrong sulla Luna con doposci, pantaloni da neve, cappello, sciarpa e giaccone da palombaro e ci siamo accorti che gli ovadesi erano serenamente vestiti come al solito, l'unica differenza era che avevano l'ombrello. Sembravamo Totò e Peppino alla stazione di Milano, ma pazienza.
Insomma, usciti di casa sotto una bufera di neve abbiamo fatto cose normali, le solite cose che facciamo nei giorni feriali:
1) abbiamo buttato la spazza (anche se prima abbiamo dovuto vanghettare con calma il cassonetto):











2) siamo quindi andati alla COOP a fare la spesa:



3) Abbiamo comprato a MODICO PREZZO dal ferramenta in piazza (che ora vi saluta dalle Maldive) due belle vanghe per liberare il vialetto di casa...



4) alla fine ci siamo occupati delle macchine: la prima era stata murata viva dallo spazzaneve:



La seconda giocava a nascondino nel parcheggio lungo il fiume...



Felici ed entusiasti (e anche sudati marci, per chi non lo sapesse vangare la neve è leggermente faticoso) siamo tornati a casina sotto una bella nevicata:

lunedì 7 gennaio 2008

Natale con i tuoi...


Concordo pienamente con Vittorio Zucconi che, in un recente articolo, analizzava il vecchio detto "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi". In effetti, a ben vedere, chi sono esattamente i "tuoi"?
I miei genitori, certo, ma ora anche quelli di Jeeg. E siccome sono tutti separati... voilà, il conto è presto fatto: moltiplica i genitori per i fratelli per i nonni e ottieni esattamente 3 pranzi di Natale, 4 genitori, 1 nonna, 3 fratelli, 3 sorelle e una sorellastra con relativo fidanzato e meno male che nessuno ha animali, altrimenti era la fine.
Tralascio il saldo finale dei regali (la rata del mutuo al confronto è fuffa), per concentrarmi sulla quantità abnorme di cibo ingurgitato nei giorni dal 24 al 26. Credo che alla fine della tre giorni natalizia nel mio sangue oltre ai globuli bianchi scorresse una discreta quantità di ravioli...
In realtà la soluzione ci sarebbe: fare incontrare le nostre famiglie e ridurre a 2 i pranzi festivi. Naturalmente per non urtare la sensibilità di alcuno staremmo attenti ad incrociare opportunamente i genitori, evitando di fare incontrare coloro che circa 30 anni fa hanno deciso di non vedersi mai più. Ma che volete, sembra impresa impossibile: i miei separati, i genitori di Luca separati, l'ex moglie del marito di mia mamma separata, così come i genitori del fidanzato della mia sorellastra. Ogni anno, per riuscire ad incontrarci tutti dobbiamo elaborare un sistema di turni complicatissimo, manco fosse il sistemone del Superenalotto.
E poi, avete mai visto 4 famiglie di separati che socializzano fra loro? Piuttosto l'emarginazione!
Ma dall'anno prossimo tutto diverso: Jeeg ed io abbiamo deciso che ci chiuderemo in casa, si spera quella nuova: chi lo desidera può venirci a trovare e pazienza se capiterà in turno con qualcuno di poco gradito... a Natale siamo tutti più buoni, sopporteremo in santa pazienza.