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giovedì 11 marzo 2010

Il nido del Topolo

Il Topolo e il nido.
Che dire.
Lo porto al mattino, per ora sul tardi, verso le 9.30. Lui entra curioso, si sporge oltre il recinto che separa l'ingresso dalla sala giochi e scruta, aspettando di vedere comparire la sua maestra preferita.
Lo lascio in braccio a lei, lui sorride, si volta a guardarmi con un visino serissimo, gli occhi di chi chiede " anche oggi, eh?".
Io sorrido, agito la mano facendo ciao ciao ed esco.
Lo rivedo alle 6 di sera, quando riesco a rientrare a casa.
Mi vede, sorride, viene in braccio e non vuole più scendere.
Lo coccolo, lo strapazzo, gli faccio il solletico, lo stringo, lo bacio, non riesco a staccarmi da lui.
Non era questo che avevo immaginato, non era questo che avrei voluto.
Wake up and smell the coffee, baby (sveglia e annusa il caffè), che ti eri immaginata?
Un mutuo e tu casalinga? Una casa nuova di pacca e la bella vita della sciura?
Dimmi, cara, che avevi in testa?
Non lo so, ma questo no.
Non so più niente di lui, non lo vedo più, non so cosa fa, come passa il tempo, se ride, se piange, se dorme tranquillo, se si ciuccia le dita, se mangia e come mangia, se gioca, quali sono i suoi giochi preferiti, che gli passa per la testa.
Non sono pronta per il distacco, non sono pronta a non vederlo più.
I giorni passano, lui cresce e io resto lì e non sono più la persona che vede tutto il giorno.
Non ha senso, davvero, non ha semplicemente senso.

martedì 9 marzo 2010

Statua di sale

Ore 22:00: il Topolo , già a nanna da un paio d'ore, si sveglia. Corro da lui, elargisco tetta e coccole e sto con lui fino a che si riaddormenta.

Ore 6:00: altra sveglia del Topolo, ri-corro da lui (tetta-coccole-nanna). mentre sono lì penso felice che ha fatto una tirata di 7 ore, incredibile, senza svegliarsi. che meraviglia! Forse sta crescendo, forse il nido lo stanca così tanto che dorme delle ore di fila, forse (finalmente) gli ho dato la quantità giusta di cibo, forse... Insomma, è un miracolo.

Ore 8:00: si sveglia il maritozzo, assieme al Topolo, e mi guarda insonnolito.
Regaggita ("ritemprata" ndr) dalla ronfata di 7 ore inizio a ciarlare, tutta garrula:
- Hai visto?! Non si è mai svegliato! ha fatto 7 ore di sonno filate!!! Eh! Che figata!!!
- Mmmhhh.
- No, dicevo? Che te ne pare? Sei riposato, eh? Speriamo che continui!
- Che continui cosa?
- Come cosa... a dormire, no? Stanotte è stata meravigliosa, mi sento piena di energia.
- ...
- Bè? Non dici niente?
- ....
- Non sei riposato?
- Guarda che si è svegliato anche alle 11, a mezzanotte, alle 2, alle 3 e alle 4...
- Come?!? Non ho sentito niente!
- Infatti. Eri come morta. Respiravi appena. Mi sono alzato sempre io. Ora lasciami dormire che sono una larva.

Porca miseria.
E io che mi credevo.
Pazienza, sarà per la prossima volta.

P.S. lo sapevo io che 'sti tappi nuovi funzionavano!!!

lunedì 8 marzo 2010

Ottimismo

Poteva andare peggio.
Poteva piovere.

domenica 7 marzo 2010

Pronti, partenza ... VIA!

Ok, sono pronta.
Domani, 8 marzo, festa delle donne, rientro.
Sono emozionata.
Il piano di battaglia è pronto:
- ho bonificato i vestiti, scrostando le pappe secche e i biscotti, lavando quelli decenti e stirando un paio di camicie che non mettevo da 11 mesi;
- ho buttato i reggiseni da allattamento (quelli con la tetta estraibile,per intenderci) che non servono più e rendono le suddette appendici più simili a orecchie di cocker che non a qualcosa di appetibile e tirato fuori quelli normali che reggono e basta;
- ho controllato che la piastra funzioni, visto che dovrò abbandonare la capigliatura alla " mi faccio la doccia in 3 minuti netti e i capelli vengano come vogliono loro";
- ho riesumato la trousse del trucco, imponendomi di imbrattarmi il viso quel tanto che basta a fare di me una persona viva e non uno zombie uscito per sbaglio alla luce del sole;
- ho parlato al Topolo, spiegandogli che domani mamma torna al lavoro e lui resterà per ore al nido ottenendo in cambio un morsetto alla spalla e una sbavussata di conforto;
- ho tirato fuori dall'armadio la faccia migliore che ho, contando di indossarla domani assieme ad un sorriso da paresi;
- ho provato davanti allo specchio un paio di frasi di circostanza tipo "centralino? ah, è un lavoro come un altro" oppure "ah sì, ho notato che non sono più nel vecchio ufficio... bah... le cose cambiano, è la vita baby!".
Insomma.
Ritengo di essere pronta.
Buon 8 marzo a tutte voi, hasta las chicas siempre.

sabato 6 marzo 2010

Vaccini

Ebbene si ... a volte tocca pure ai padri!
E così, a causa di un impegno della Campagnola, ho portato io il Nanno al terzo richiamo della vaccinazione.
Già chiedere il giorno di ferie al mio capo è stata un'occasione per vedere quanto "faccia strano" che simili incombenze possano toccare anche alla metà del cielo che di solito guarda la partita di calcio.
Glielo leggevo in fronte: "tu? ma perchè tua moglie non ha rimandato l'appuntamento o il vaccino?". Ma non è uscito nessun commento forse perchè ormai pensa che in effetti io un po' strano lo sia veramente.
E mi è anche tornata in mente mia nonna il giorno che sono andato a vivere da solo e le raccontavo che cucinavo, stiravo, tenevo la casa, ecc ... ottenendo come commento le testuali parole: "Tu? un uomo?".

Manco le avessi detto che che volevo partorire.

Mah ... questa tendenza tutta nostrana di considerare l'uomo un "diversamente abile" nelle faccende domestiche e familiari mi ha sempre fatto molto ridere ed è stata l'origine di accesi dibattiti con la campagnola per stabilire se la causa di tanta incapacità risiedesse nella mascolinità tout court oppure in una inducazione perpetrata dalla Mamma Italica standard.
Io voto per la seconda.
Mia mamma, lavoratrice, ha incominciato a richiedere letto fatto, spesa ed un minimo aiuto in cucina non appena è arrivata l'adolescenza e questo ha prodotto i suoi frutti.

Insomma, alla fine il vaccino è stato fatto, con tanto di terzo grado alla dottoressa per capire cosa ne pensasse di tutti quei siti che gridano contro le vaccinazioni.
Ne ho ottenuto una risposta rassicurante fatta di cifre e di vaccini "ora più sicuri di un tempo".

Andiamo avanti.

^_^

venerdì 5 marzo 2010

Di pantofole e dintorni

Il Topolo gattona, gattona veloce come una scheggia, in uno strisciare di tuta e calzini.
Il Topolo sono già parecchie settimane che, se volesse, potrebbe andare dove vuole.
Se volesse, avrebbe un'intera magione a sua disposizione.
Invece dove pensate che stia?
Tra le mie gambe.
Per l'esattezza, sulle mie pantofole.
Ad essere ancora più precisi seduto sulle mie pantofole aggrappato con entrambe le manine ai pantaloni e con i denti ai miei polpacci.
Insomma, non è facile muoversi.
La scena è comica: se sono ferma a cucinare lui è lì immobile, azzannato alle mie gambe.
Quando mi sposto, lo trascino per un po', poi lui si stacca e mi gattona dietro.
Quando mi fermo si riattacca.
Stacca-attacca-stacca-attacca. Uno spasso.
Il momento più bello è quando mangio: lui è sotto il tavolo che uggiola alle mie gambe, strofinando la testa sulle tibie e tentando di morsicarle.
Io gli accarezzo la testa a mò di bestiola, e lui sta lì, cercando briciole cadute dal desco e ciucciando i miei pantaloni.
Provare a prenderlo in braccio non serve, si butta giù e torna nella stessa posizione.
Ora, vorrei dire un paio di cose al mio bimbo.

Amore mio Topolo ,
mio piccolo bimbo dentone e guancione, il mondo è grande sai?
C'è vita oltre la mamma.
ed è vita vera, bella, viva.
Scendi dalla pantofola, staccati dalla tibia, lascia andare le briciole rinseccolite cadute dal tavolo.
Vai, corri, esplora, avventurati nello spazio e poi torna, torna da me a portarmi i tuoi tesori e raccontarmi cosa hai visto.
Sarò sempre qui ad aspettarti, prometto, pronta ad accoglierti e prenderti su tra le mie braccia.
Vai!

giovedì 4 marzo 2010

Meglio tardi che mai

Mancano 3 giorni al mio rientro in ufficio e vorrei poter dire, come My, che le cose stanno girando per il verso giusto, che sono felice di rientrare, che la mia azienda mi accoglierà a braccia aperte e via di questo passo.
Invece so già che sarà un calvario e dovrò ingioiare una bella padellata di rospi sin dal primo giorno.
Mi hanno comunicato oggi, oggi, che non rientrerò nel mio ufficio, alla mia scrivania, al mio vecchio lavoro.
Per le ragioni già note (chi ha figli perde completamente la capacità neuronale e non può occuparsi d'altro che di fare la maglia e lavare pannolini sporchi) mi cambieranno di ufficio, in barba alla legge italiana e ai diritti dei lavoratori.
Indovinate dove finirò?
Al centralino.
Mi chiedo se, viste le mie scarse abilità cerebrali, sarò in grado di sollevare la cornetta e rispondere alle telefonate.
Chissà.
Potrei anche non farcela.
Naturalmente potrei deunciarli, piantare un casino che li rovescio e riprendermi il mio posto.
Tuttavia, e questo loro lo sanno, a me purtroppo va anche piuttosto bene, perchè non avendo nessuno che si può occupare del Nanno , in caso di assenza per malattia o altro, non avrei problemi a mollare la cornetta e andarlo a prendere al nido.
E così mi trovo scissa in due, come spesso accade a noi ragazze: furibonda con la ditta per il trattamento ricevuto (le parole dette, le motivazioni, la richiesta di dimissioni, il ritardo nel comunicarmi tutte queste cose) e la gratitudine per l'esistenza che, ancora una volta mi toglie le castagne dal fuoco.
Ciò non toglie che nel mio cuore alberga un solo desiderio: fargliela pagare.
La vendetta è un piatto che va servito freddo e, a costo di serviglielo surgelato, non mancherò di presentarglielo, prima o poi.
Grr.

martedì 2 marzo 2010

Ma ci sono o ci faccio

1992: un' imberbe mammozza ha appena concluso l'esame di scuola guida.
L'istruttore che l'ha esaminata decide di promuoverla a patto che la suddetta si impegni, negli anni a seguire, a ripassare bene la retromarcia, manovra che al momento lascia alquanto a desiderare.
Promesso.

Ci sono giornate che uno farebbe meglio a girarsi dall'altra parte e aspettare tempi migliori.
Tipo ieri.
Il Topolo ed io ci siamo alzati di pessimo umore.
Lui per un paio di dentini che non gli danno tregua, io per gli stessi denti che, se non fanno dormire lui, figuriamoci noi.
E comunque era lunedì e il "Pero Pelato" ci aspettava come di consueto.
Lascio il nano al nido e imbocco la via del ritorno, contando di fare spesa e un paio di commissioni al paesino.
A metà strada incrocio Linda, la mia compagna di cubo, in macchina pure lei, e per riuscire a parlarci dal finestrino, ingraniamo la retromarcia entrambe per accostarci meglio.
Ora:
Sono le 9 del mattino.
Nessuno ha dormito.
Non sono la regina della retromarcia.
Le strade di campagna hanno dei fossi a lato di circa 50 centimetri per far defluire la neve e l'acqua.
Immaginate cosa può essere successo?
Finisco nel fosso con la Fango Car.
O-H-M-Y-G-O-D.
Scendo e inizio a strillare come un'ossessa, santiando come uno scaricatore di porto, maledicendo me stessa, la macchina, il fosso, la retro e, già che ci sono, il giorno in cui sono nata e quello in cui ho preso la patente.
La situazione è surreale.
Due mamme e un bambino sole in mezzo alla nebbia con una macchina in un fosso.
Ma evidentemente, oltre a Sant'Antonio, ho anche altri santi in paradiso perchè la prima e unica macchina che si ferma contiene un meccanico rumeno gentilissimo che si ferma e inizia ad armeggiare con i suoi attrezzi per tirarmi fuori.
Inutile. Ci vorrebbe una corda.
La seconda macchina che si ferma è in realtà un camion guidato da un signore cortesissimo che ha corda, gancio per il traino e voglia di aiutarmi.
Tempo 15 minuti e sono salva.
Che dire.
Prometto: prometto che non farò più retromarcia in una strada campagnola, che comprerò una corda al più presto, che guiderò con più attenzione, che mi eserciterò ogni giorno a fare retromarcia nei piazzali.
Ma soprattutto: se mi incrociate per strada scordatevi che mi fermi a parlarvi.

P.S. un grazie di cuore ai due sconosciuti che mi hanno tirato fuori da questo pasticcio, evitando di infierire e, anzi, dicendomi che tutti finiscono in un fosso, prima o poi.