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mercoledì 21 agosto 2013

l'apocalisse vista da davanti

L'elettrauto, in effetti, era parecchio perplesso:
- Fatemi capire bene cosa volete, che al momento non mi è tanto chiaro. Volete che vi installi un vetro dentro la macchina?
- Sì, un vetro antiproiettile, proprio qui, dietro i sedili del conducente e del passeggero;
- Cioè voi volete un vetro che vi separi dai sedili dietro, giusto?
- Sì, come quello delle limousine, che si alza a comando e isola i passeggeri;
- Ah. A comando. Uhm. Uhm. Uhm. Siete sicuri eh?
- Sì Vogliamo un vetro spesso, scuro e isolante che si alza a comando e divide l'abitacolo in due.
La faccia dell'eletrauto era chiarissima: ma che cazzarola ve ne fate?!?
- Senta,  si può fare oppure no?
- Fare si può fare, ma vi costerà
- Non importa, paghiamo quello che vuole.

Dopo una settimana la macchina era pronta:
- E questo è il telecomando, vedete? Basta schiacciare qui... e taac! Il vetro si alza e si fissa qui in alto, su questa guida;
- E' resistente?
- Anti proiettile, antirumore, antigraffio, anti tutto. Potrebbe venirvi addosso un hammer e non vi accorgereste di nulla
- Perfetto! Quanto le dobbiamo?
- Sono 6500 €
- A lei, grazie
- Saluto
Ci guarda andare via, le mani sui fianchi. Scote la testa, si rimette al lavoro.

Il giorno seguente saliamo in macchina, tutti e 4, bambini dietro, inge al volante, io lato passeggero.
Dopo soli 5 minuti inizia la solita camurria:
- mamma, ho sete, mi dai un succo
- Topo, andiamo solo a fare la spesa, resisti 5 minuti
- mamma, mi è caduto lo squalo, me lo prendi?
- ciccio non ci arrivo, è rotolato sotto al sedile
- mamma, perchè qui passa il treno?
- mamma, il mio squaloooo
- mamma, guadda tattoiiiii
- mamma, devo fare cacca
- mamma, lui mi ha preso la macchinina...
- IO CE L'AVEVO IOOOO
- MAMMAMMAAAAAA UFFAAAAA MA QUANDO ARRIVIAMOOOOO
- MAMMMMMMMMMAAAAAAAAAAAAAAA

Guardo l'inge. Fa cenno di sì con la testa. Schiaccio il tasto del telecomando, bzzzz.... il vetro si alza e sigilla la macchina.
Ahhhhh, il silenzio.
Accendo il cd, Eine kleine Nachtmusik di Mozart si diffonde dalle casse.
Dietro, l'apocalisse. Lo vedo dalle facce, stanno urlando a squarciagola mentre si strappano dalle mani la macchinina e il trattore: non si sente nulla.
Guardo fuori dal finestrino il vento che passa sulle acacie, l'inge mi sorride. Finalmente la pace.

Poi mi sveglio tutta sudata.

lunedì 19 agosto 2013

Di assenza e fogliolone

E' proprio vero che le persone non si conoscono mai fino in fondo e che a volte ci vuole un evento speciale per avere un barlume di ciò che sono in realtà.
Il Ciccionetto, ad esempio, è sempre stato etichettato (sì, etichettato, so che non si dovrebbe, che si limità la sua individualità, bla bla bla) come pacioso, pacioccone, statico, tranquillo, apatico, inerte, abulico, lamentoso, mutanda stretta.
Non è un granchè, neh. Rispetto a quella mina impazzita del fratello, forse per effetto ottico, a volte sembra dipinto.
Epperò.
Sono bastati pochi giorni di assenza del Topolo per vederlo completamente trasformato: allegro, canterino, gran parlatore, colui che non muoveva un passo trasformato in camminatore, corridore e saltatore. Da muto con pollice in bocca a oratore inarrestabile.
Al ritorno del fratello, d'incantesimo, tornava quello di prima: statua di sale, muta e ciucciolosa.
Poi nuova settimana di ferie del fratello maggiore: ri-trasformazione globale. Qualcuno lo trova anche cresciuto, da una settimana all'altra. Tutti notano la verve e l'accattivante simpatia.
Ma guarda un po'.
Probabilmente l'ombra di una foglia enorme, ipertofica e autoreferenziata come quella del Topolo non lascia gran nutrimento agli altri e, come tutte le piante che si rispettino, bastano pochi giorni di sole, acqua e cure amorevoli per sviluppare radici e autostima.
Si vede anche che l'ebbrezza di ritrovarsi figlio unico, per chi è eternamente secondo, è talmente inebriante che stimola crescita e neuroni.
In compenso, una settimana di permanenza del Topolo con il cugino più piccolo ha aperto gli occhi del suddetto sul fratello minore: toh, deve essersi detto, a casa ne ho uno uguale. Potrei quasi giocarci assieme.
E così, alla fine di agosto, ci ritroviamo con due figli diversi: uno più forte, coraggioso, più alto e decisamente più consapevole di sè stesso e del suo posto, l'altro con gli occhi in basso a cercare la compagnia del minore.
Permettetemi tuttavia di esprimere un ultimo desiderio: hai visto mai che la nonnitudine se li porti via entrambi, l'estate prossima.
Magari trovano cresciuti anche noi, dopo.