Pagine

lunedì 29 novembre 2010

Snow - bored, ovvero sopravvivere alla neve e alla noia

Lo scorso week end non è stato un week end, è stato un seminario intensivo di creatività alternativa, ovvero come sopravvivere da sola a 2 giorni di tormenta di vento e neve, chiusa in casa con un nano di 19 mesi raffreddato e di pessimo umore.
Credo di avere impiegato fino all'ultimo neurone (anche quelli ancora impacchettati, nuovi di pacca) per inventarmi giochi, filastrocche, frizzi, lazzi, amenità di ogni tipo sempre nuovi e sempre diversi che potessero intrattenere il Topolo. 
Ho iniziato con i grandi classici: costruzioni, tira-il-carretto, mi nascondo poi ti acchiappo, rotoloni sul lettone, lettura libretti e ripetizione a oltranza della vecchia fattoria ia ia ohhh.
Ho proseguito con i sempreverdi: i versi degli animali, Frà Martino suonata sulla pianola, l'ostensione di tutti i peluche, il Didò e la chitarra di papà.
Mi sono strinata il cervello cercando di insegnargli a contare fino a 5 con le dita, a salire e scendere le scale da solo, ad aprire e chiudere cassetti senza lasciarci le dita, a prendere e portare cose da una parte all'altra.
Gli ho fatto vedere i cartoni, un pezzo dell'"Era Glaciale" e 5 minuti di "Il Mio Vicino Totoro".
Poi la neve ha oscurato la parabola e addio Baby Tv e Sky.
Poi gli ho dato la merenda.
Poi l'ho fatto guardare fuori dalla finestra.
Poi gli ho fatto il bagnetto, poi nanna.
E finalmente era domenica mattina, ore 6, lui con la tosse e io con le palpebre incollate.
Ore 7, aerosol.
Ore 8, cambio delle lenzuola con rotoloni nel lettone.
Ore 9, scazzo.
Ore 10, puzzle, costruzioni, pianola, peluche, Didò, nascondino, esaurimento psicoemotivo (mio) e tosse asinina (sua).
11: aerosol.
12: pappa.
13: nanna (45minuti).
Per farla breve, alle 15 ho avuto il lampo di genio: non può andare sulla neve?
Allora gliela porto io:


Speravo che il lampo di genio mi avrebbe portato almeno mezz'ora di respiro: è durato 10 minuti.
Poi è inciampato nei suoi piedi, è caduto nel catino innevato e addio buon umore.
Non so come sono sopravvissuta fino al rientro del maritozzo, a pomeriggio inoltrato e siamo solo a fine novembre.
Che non mi vengano a dire che le mamme sono incerite dalla maternità, annoiate dalla casalinghitudine e scoperchiate dalla noia: noi qui si è un vulcano di idee, altrochè.

domenica 28 novembre 2010

Si sta come d'autunno

Càpita.
Càpita a tutte e anche nelle migliori famiglie di trovarsi a 38 anni suonati, incinta al 6° mese e non sapere cosa fare di se stessi e della propria vita.
Che farci.
In un periodo in cui ho le facoltà fisiche di una balena spiaggiata e quelle mentali di un Teletubbie il mio unico pensiero è: ok, nasce fra 3 mesi, sto a casa ancora un po'. E poi?
Non ho intenzione di tornare in quella ditta, ero un peso inutile con un figlio, figuriamoci con due, e allora?
Ci sono giorni in cui il pensiero del lavoro futuro, di me stessa futura, delle mie capacità, di quello che voglio veramente fare si accavalla a quello del quotidiano, di un Topolo magari stanco, di un Fagiolino nella pancia, degli esami da fare, dell'andrà bene il parto questa volta? e in questi giorni mi scoppia veramente la testa.
In realtà, l'unica cosa che vorrei fare è avere un po' di tempo per me, per riflettere, per organizzarmi, poi mi ricordo che riflettere e organizzarmi non sono mai stati due grandi verbi, nella mia vita.
E allora aspetto.
Aspetto che il tempo dia un senso a tutto, aspetto che nasca il futuro bimbetto e vediamo un po' che tipo è, aspetto che la vita mi presenti un'occasione, una chance, un'intuizione, anche un barlume andrebbe bene. Aspetto che tutto si sistemi da solo, ben sapendo che meno faccio meglio è, chè le volte che ci ho messo del mio ho impiegato poi anni a rappezzare le toppe.

- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame ... 


A. Baricco - Oceano Mare

mercoledì 24 novembre 2010

Mater semper certa est?

Se non l'avessi visto (e sentito) uscire dalle mie viscere ancora attaccato al cordone ombelicale non avrei dubbi: il Topolo non è mio figlio.
Si dice che i figli sò piezz' e core: sì, ma il cuore di chi?
Come diceva il Benigni - mafioso in Johnny Stecchino "non me somigghia pe' niente".
Più cresce e mostra la sua personalità più mi chiedo ma 'sto qui, da dove mi arriva?
Ieri lo guardavo sguazzare nel fango: da solo, rifiutando ogni aiuto, guadava a lunghi passi le pozzanghere fangose, così profonde e vischiose da rimanere appiccicato con gli stivali, tanto da non poter sollevare il piede. Incurante dell'instabilità sollevava a forza lo stivaletto e proseguiva nella traversata. A un certo punto è caduto di peso nell'acqua gelida: non ha emesso un suono.
L'ho sollevato e rimesso in piedi pensando adesso mi darà la mano! 
Macchè.
Ha ripreso a camminare spavaldo, con l'acqua che si estendeva dai jeans fino alla giacchetta e alle maniche.
E' inciampato a faccia in avanti: si è rialzato pieno di fango, tanto da non aprire gli occhi.
Piangendo si è fatto pulire la faccia e ha ripreso a sguazzare.
Fradicio di acqua gelida, infangato, con gli stivali pieni d'acqua: camminava da solo, a testa alta, rifiutando stizzito la mano che gli veniva offerta e l'aiuto di papà e mamma.
Insomma: autonomo, impavido, indipendente, coraggioso.
Non è mio figlio, davvero.
Sarà tutto suo padre? Oppure è così per contrappasso? O per mostrarmi come si fa a non aver paura di nulla?
Io, nel dubbio, sono ammiraterrima.

martedì 23 novembre 2010

Fango: istruzioni per l'uso

La stagione del fango è iniziata e, come si suol dire, sta toccando vette inebrianti.
Se l'anno scorso ho passato la stagione autunno/inverno a pulire pavimenti, tappeti, macchina e scarpe quest' anno, udite udite!, aggiungo all'inventario anche stivali e vestiti.
Non miei, of course, io sono allergica alla marronea poltiglia, ma del Topolo che, come tutti i nani sotto il metro, adora sciaguettare nel fango e nelle pozzanghere.
Forza Topolo! Goditelo finchè puoi...

lunedì 22 novembre 2010

Nel reame di Ikea

Una volta leggevo libri, libri veri intendo, con pagine, parole, nessuna figura.
Ora sfoglio libretti illustrati, ricettari, riviste di maglia e cataloghi.
Anzi un catalogo, IL catalogo per la precisione.
E cosa ti trovo a pagina 164 del mio catalogo preferito?
"IKEA Svezia è fornitore di Sua maestà il Re di Svezia".
Ma dai.
Il Re di Svezia ha mobili Ikea come un plebeo qualunque?
Non ci credo.
Ma come può essere?! Da una breve indagine, tuttavia, risulterebbe essere proprio così: il sito http://www.hovlev.se/index_e.html elenca Ikea tra i fornitori di beni e servizi per la casa reale svedese.
Permettetemi di dire due parole al monarca.

Maestà,
anzi Gustavo, ti do del tu perchè non si può dare del Lei a chi ha i mobili Ikea.
Dicevo, Gustavo: ma sei matto? Ma cosa ti è saltato in testa?
Ma come sarebbe che Ikea ti fornisce i mobili? Ma avete finito i soldi?
Non ci credo che ti sei montato da solo il trono o il letto a baldacchino.
Non ci credo che in bagno hai il mobile Godmorgon.
Non è possibile che tu dorma su un materasso Sultan o stenda i tuoi regali piedi su un tappeto Kajsa.
Va bene sostenere l'economia nazionale comprando a kilometri zero, ma così si esagera.
Va bene essere amanti del fai da te, ma girare con la brugola che spunta dal regio taschino è eccessivo.
O forse lo fai per dare un'immagine moderna e disinvolta? Per apparire come uno di noi, uno alla mano?
Guarda, te lo dico sinceramente: ma và a cagher.
Ma come?! Ma noi tutti quaggiù ci si danna per arrivare a fine mese, ci si arrabatta come dannati per allestire una casa in modo dignitoso, si compra Ikea perchè è economica ma si sogna di vivere in un castello, un castello vero, con i broccati, i tappeti, gli ori e i marmi e TU ti fai arredare da Ikea?!
No, guarda, non ci siamo proprio.
Se vuoi fare il poveraccio fallo per davvero: abdica.
E non ci scassare i cabasisi con 'ste trovate da quattro soldi.
Au revoir Gustavo e che il Pax sia con te.

venerdì 19 novembre 2010

Vasinòpolo

Sai, mi dice l'amica Sole, sto provando a fare sì che il nano faccia la cacca nel vasino.
Ah sì? Di già? Ma ha solo 1 anno e 1/2...
Lo so, ma io intanto ci provo. Ho fatto così: 3 giorni fa, quando l'ìho spogliato, l'ho messo sul vasino e ho fatto GNNNNNNN, come per spingere e fare la cacca. Bè... lo sai che da allora ogni volta che deve fare la cacca prende il vasino, ci si siede e la fa?!
Ma dai, allora provo anche io!

Stasera spoglio il Topolo prima del bagnetto. Prendo il vasino, ce lo siedo sopra e faccio GNNNNN, come per spingere e fare la cacca.
Lui mi guarda.
Guarda il vasino.
Poi si alza, lo prende e lo solleva in alto facendo GNNNNNN, come a dire eh sì hai ragione, pesa veramente un sacco!!!

Non so come, ma credo ci vorrà taaaaaanto tempo per lo spannolinamento.

giovedì 18 novembre 2010

Il D Day

Mi è scaduta la carta d'identità, meglio che corra a farla adesso perchè poi...
Ah! Devo anche andare a trovare zia Carolina, meglio che vada ora, perchè poi...
Se vuoi andare a vedere qualcosa a teatro, o a qualche concerto vai pure, tengo io il Topolo, perchè dopo...
Prenoto la pulizia dei denti anche se l'ho fatta di recente perchè già lo so che dopo....

Dopo, sarà l'Apocalisse.
Dopo, finirà il mondo.
Dopo, il cielo ci cadrà sulla testa.

Intendo dopo l'8 marzo, data di nascita prevista per il Fagiolino che speriamo che non faccia come suo fratello che nasce 18 giorni prima che sennò siamo ancora più nei guai.
Non nascondo una certa ansia per questa seconda nascita che mi vedrà alle prese con due bimbetti e nessun nonno/a a darmi una mano.
Sì, certo, sono già un po' più imparata della prima volta e, naturalmente, tutti dicono che il secondo "è un'altra cosa" (?).
Però.
Però mi sfuggono lo stesso alcuni aspetti logistici della faccenda.
Nel frattempo cerco di portarmi avanti e di sbrigare tutte le faccende possibili prima del D Day e prego che, nel frattempo, mi venga qualche idea brillante per salvare capra e cavoli.

lunedì 15 novembre 2010

Beata gioventù

Stamattina all'alba delle 6 siamo partiti alla volta del celeberrissimo ospedale specializzato in cure pediatriche per una visita di controllo al Topolo, conseguenza dei 3 ricoveri ospedalieri per broncospasmo e intolleranze dello scorso inverno.
Diciamo subito che il nano sta bene, le intolleranze alimentari sono rientrate del tutto e, da settembre, ha finalmente iniziato a tossire cose che scongiura quasi del tutto le dispnee e le crisi d'asma.
La buona notizia è che non dovremo fare altri day hospital e meno male perchè le 4 ore di attesa in una sala d'attesa gremita di bimbi e genitori, con i caloriferi a palla, pochissime sedie e nessun gioco sono un supplizio totale.
Io sono comunque partita munita di viveri, vestiti di ricambio e tanti giochi, perchè conosco il Topolo e so che senza fare nulla non ci sta in nessun modo. E così, dopo un prelievo che mi è costato una semi frattura del polso (lo tenevamo in 4 ma, come è noto, il nano possiede una forza da energumeno) e un'abbondante colazione ci siamo messi in paziente attesa.
E lì ho assistito a qualcosa di inaspettato.
Delle circa 25 persone in attesa insieme a noi l'unico bambino che giocava era il nostro e gli unici genitori che parlavano eravamo noi.
Tutti gli altri stavano seduti muti e assorti immersi totalmente nel loro telefonino (gli adulti)  o videogioco (i bambini).
Di cosa si trattasse non mi è dato sapere, visto che nessuno comunicava con nessun altro.
Insomma, a parte un nano scatenato che spingeva sedie, saliva sui tavolini, correva, faceva brrrumm brummm con la macchinina e sgranocchiava rumorosamente biscotti non volava una mosca.
Che tristezza.
Ma sono tutti così nel mondo dei grandi?

sabato 13 novembre 2010

Chi non ha testa...

Dopo anni di incertezze, centinaia di euro spesi in riviste specializzate, dopo calcoli minuziosi e la creazione di algoritmi per valutarne i consumi, dopo una serie infinitta di analisi, indagini, inchieste e ripensamenti  finalmente abbiamo cambiato macchina.
Abbandonata la vecchia "Esplorazione" (nome dato dal maritozzo alla sua prima ed unica macchina, una Peugeot 206 del '99) siamo finalmente in possesso di un 4x4 adatto a queste lande fangose e sterratose.
Venerdì mattina, di buon'ora, dopo aver lasciato il Topolo al nido ci siamo presentati festosi ed emozionati dal concessionario.
Diamo un ultimo sguardo alla vecchia macchina, controlliamo di averla svuotata e con orrore ci accorgiamo di non aver buttato la spazzatura, un enorme sacco pieno di pannoloni del nano, lerci e puzzolenti.
Ci guardiamo attorno ma il concessionario è particamente sulla tangenziale della grande città e non ha cassonetti attorno.
E così, mesti e vergognosi, ci siamo fatti indicare la nuova vettura e, come prima cosa, ci abbiamo caricato sopra il mefitico carico.
Quando, alla fine di tutte le pratiche, siamo finalmente saliti anche noi per il nostro primo viaggio l'abitacolo era completamente pregno del fetido olezzo.
Uno schifo totale.
Abbiamo salutato il venditore a finestrini spalancati, manco fossimo ad agosto, lasciando dietro di noi una scia caghettosa e pestifera.
Benvenuta macchina nuova!

giovedì 11 novembre 2010

Gli Inesistenti

Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
Da L'isola che non c'è di E. Bennato

Una volta c'era il postino: arrivava in scooter, suonava alla porta, se aprivi ti dava il pacco, se non aprivi ti lasciava un cortese messaggio: 
"Caro Signore, 
sono venuto a trovarti per consegnare un pacco. Siccome passo sempre di mattina e, bizzarro, tu non sei mai a casa, ti consiglio di passare a trovarci alla posta. Riportaci questo foglietto giallo e noi ti daremo ciò che ti spetta.
Tante care cose, 
il tuo Postino".
Semplice, chiaro, inequivocabile.
Si poteva imprecare 2 minuti per il fatto che la Posta tenti sempre di trovarti al mattino (forse pensano siamo tutti disoccupati) ma poi bon, morta lì.
Si andava alla posta di quartiere e si ritirava il pacco.
Ora no.
Ora siamo tutti più fighi.
Ora non c'è più il postino, macchè, ora c'è il Corriere Espresso.
Non c'è sito che non ne esalti le qualità: veloci! sicuri! affidabili! consegnamo in tutto il mondo! rintraccia la tua spedizione! 
Io li odio i corrieri. Li odio tutti, a prescindere.
E li detesto con cura particolare da quando abito in questo posto campagnolo, privo di via, numero civico, citofono e vicino di pianerottolo.
Inizialmente pensavo fosse colpa mia: forse non ho compilato bene il modulo on line, forse ho sbagliato il cap, forse dovevo mettere le coordinate gps, forse dovevo allegare una foto del satellite.
Che ingenua.
E' irrilevante cosa scrivo nel modulo, tanto non lo leggono, o non lo capiscono, o non lo sanno interpretare.
Sono arrivata a inserire la strada provinciale e il chilometro, oltre al cap, il paese, la provincia, 2 numeri di cellulare e uno di fisso.
Inutile.
Uno mi ha chiamato dalla regione vicina: aveva letto Castelconto anzichè Castelcinto.
Un altro ha chiamato da 300 km chiedendo dove doveva girare, perchè secondo lui era dietro l'angolo.
Un altro ha chiamato la ditta di partenza, dicendo che non avevamo indicato nessun numero di telefono: quando questi gli hanno detto di leggere la bolla, chè il numero era lì sopra, ha farfugliato confusamente che l'aveva persa.
Un altro ha chiamato dicendo che era a due uscite di autostrada, peccato l'avesse imboccata al contrario e abbia impiegato 4 ore a raggiungerci.
Un altro ancora ci ha telefonato direttamente (miracolo!) purtroppo parlava solo rumeno. Meno male che il collega era sudamericano: ci siamo intesi in spagnolo.
Ma la medaglia d'oro, signore e signori, la vince senza dubbio SDA.
Loro non chiamano, non scrivono, non telefonano.
Sarebbe facile.
Loro fanno finta di niente.
Il corriere gira un pochettino, non ti trova e se ne torna alla base.
Dopodichè scrive sul suo sito che il tuo indirizzo non esiste e che faresti meglio a chiamarli.
Fammi capire:
Sono il cliente. Ho pagato un sovrapprezzo esagerato per avere una consegna espressa. Ti ho scritto anche quanti metri devi fare per arrivare a casa mia e tu dici che non esisto. Non mi telefoni, non mi scrivi, non comunichi a nessuno che non mi hai trovato.
Dici solo "indirizzo inesistente - svincola on line (???) - chiama call center".
E questo sarebbe un corriere espresso?
L'ulitma volta ho impiegato 13 giorni per venire in posssesso del libro. Roba che se scrivevo all'autore e lo pregavo di mandarmene lui stesso una copia autografata avrei impiegato meno.
E domani si ricomincia: decine di telefonate, impiegate spocchiose che mi accusano di vivere in un posto che non esiste (sic), tempo perso e bocconate di bile.

Che il cielo mi aiuti, perchè stavolta, vi giuro, io vado lì e li strangolo con le mie sante manine.

martedì 9 novembre 2010

Enfant terrible

Vittorio è un bambino di 2 anni e 1/2 che è spesso al parco dove porto il Topolo al pomeriggio.
Ha i capelli lunghi e l'aria seria e guarda fisso fisso negli occhi senza abbassare lo sguardo. 
Vittorio non ride mai, non salta, non corre, non gioca alla palla.
Lui guarda gli altri bambini e la sua unica occupazione è interferire con i loro giochi: se salgono sullo scivolo, lui si siede in fondo e impedisce la discesa.
Se sono in altalena si mette davanti, in modo che non possano dondolare.
Se hanno un camioncino o una bicicletta tenta di portargliela via. Sempre senza dire una parola, ma con grande aggressività e una forza poderosa.
La mamma di Vittorio è impotente, qualunque cosa faccia o dica è assolutamente inefficace.
Lei ha i lunghi e biondi, con due grandi occhi verdi, ma la voce è monotòna, ripetitiva, è la voce di una che non ce la fa più, che non riesce a tenere suo figlio a bada, la voce di chi ha rinunciato.
L'altro giorno Vittorio bestemmiava mentre andava sull'altalena, lei ripeteva come una litania smettilaoandiamoacasa, smettilasubitotiportovia.
Inutile.
Io quando c'è Vittorio al parco me ne andrei a casa subito.
Davvero, non so come gestire la situazione.
Un conto sono io, adulta, con un altro adulto.
Un conto sono io con il Topolo e un altro bambino.
Un conto sono io, il Topolo, un Vittorio qualunque e un'altra mamma.
Una relazione a 4 con 2 bimbi che non parlano e una mamma sconosciuta.
Ho paura che faccia del male al nano eppure non posso sgridarlo.
Ho paura che si veda che non lo sopporto e mi dispiace, perchè un bimbo infelice.
Ho paura che si veda che menerei la mamma, anche se il più delle volte ha un'aria così affranta che mi fa pena.
Insomma, avevo appena appena imparato a relazionarmi con gli adulti e ora mi trovo in questi
ménage à quatre che non so da che parte prendere.
Ugh.

domenica 7 novembre 2010

A.A.A. programmatore cercasi

Io, in effetti, pensavo che fosse solo un modo di dire: non toccare! te l'ho detto mille volte!
Scendi dalla sedia! Quante volte te l'ho ripetuto?
Non prendere la penna, sei sordo? te lo dico per la milionesima volta!
Non è una leggenda metropolitana: davvero ai bambini le cose si ripetono migliaia di volte.
All'infinito.
Perennemente uguali.
Sempre. Le. Stesse. Cose.
E' solo 2 mesi che lo facciamo e non ne possiamo più, non vediamo la fine di questa tortura.
Allora ci è venuta un'ideona: perchè non mettere delle belle fotocellule davanti agli oggetti prescelti che, in vista di un nanetto di 90 cm, non facciano partire un bel disco preregistrato?
Davanti alla doccia: non entrare nella doccia. sei con le calze. nella doccia si entra solo a piedi nudi quando si fa il bagnetto.
Se non esce: Cosa ho detto?! Non si entra nella doccia!
Se non esce ancora: (crescendo) Insomma!!! Esci immediatamente!
Se non esce ancora: il sistema prevede l'apertura dell'acqua gelata.
Oppure, davanti alla TV: sei troppo vicino. Non si guarda la tele da vicino, fa male agli occhi. Siediti sul divano.
Se non si sposta: smetti di baciare lo schermo! Siediti sul divano!
Se non si sposta: Insomma!!! Spostati immediatamente!
Se ancora non si sposta: la TV si spegne.
O ancora davanti alle piante: Non strappare le foglie. Le foglie non si strappano nè si mangiano. Lascia stare le piante, sono esseri viventi.
Crescendo: non toccare la pianta!
Isterico: Cosa ho dettooooo!!!! Via dalla piantaaaaaa!!!

Stessa cosa per la lavatrice, il cassetto con la biancheria, la credenza, la libreria, lo stereo, il frigorifero, l'armadio....
Se qualcuno conosce qualche inventore/programmatore, non esiti a contattarci.
In alternativa: qualcuno ha un megafono?

venerdì 5 novembre 2010

Aò, ma quanti siete?

Puntuale come l'influenza ai primi di novembre arriva la classica telefonata di mia madre: come ci organizziamo per Natale?
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti del solito accordo natalizio tra famiglie, quest anno da te a Natale, il 26 dai suoceri, e viceversa l'anno successivo.
Magari.
Ma magari veramente, vi giuro.
Ora, forse qualcuno di voi sa che la nostra non è una famiglia allargata, di più, ma molto di più.
Siamo una grande, grossa famiglia dilatata, ipertrofica, sbragata direi.
I miei genitori sono separati.
I genitori del maritozzo sono separati.
E già qui sarebbe un bel bordello.
In più, a Natale, si uniscono al turn over anche la figlia del mio patrigno, che vive in Francia e sta con un ragazzo a sua volta figlio di separati.
Quindi, in 3 giorni di festa dobbiamo riuscire a coordinare 6 famiglie dislocate a casaccio tra la Francia e il nord Italia. E non oso pensare a quando le mie 3 sorelle e i 3 fratelli del maritozzo saranno accasati e richiederanno cene e pranzi a casa loro o dei consorti.
Dovremo procurarci un software aziendale per la gestione dei turni.
Ogni anno finisce allo stesso modo: quintali di roba mangiata, centinaia di chilometri percorsi, tonnellate di regali stipati nel bagagliaio.
Già, anche per i regali ci vorrebbe uno staff di aiutanti, per pensarli, comprarli, impacchettarli e suddividerli per famiglia.
Contando solo il parentado di primo grado bisogna pensare a un totale di 18 persone.
Primo grado, eh.
Poi ci sono gli amici stretti.
Grazie al cielo zii e cugini sono lontanerrimi e non rientrano nella rosa dei regalabili.
Insomma: non è che non sopporto il Natale, è che ogni anno la macchina organizzativa è sempre più farraginosa e io sempre più fiacca.
Argh.

mercoledì 3 novembre 2010

Ladykillers

Sono troppo vecchia per certe cose, davvero.
Vorrei tanto essere un po' più à la page, più giovane dentro, più in sintnoia con l'adazzo del momento, una di quelle che se ne fregano del prossimo, che se ne sbattono allegramente degli altri, solo me - myself and I, tciuccio intciorno a me.
Invece sono una bigotta, che volete farci, una vera jattura di questi tempi.
Per dire.
Ieri ci siamo trascinati da Magò, la nostra sgualcita pediatra: il Topolo ha fatto 3 giorni di febbre alta virata poi in bronchite con attacchi di tosse vomitosi e ranteganti.
Entriamo da Magò e non c'è manco una sedia.
Una occupata da una vecchina, e vabbè.
Una occupata da una signora, e vabbè.
Una occupata da sciarpa, guanti e cappello e vabbè un par di balle, perchè c'è l'attaccapanni e perchè non lo usi.
Una occupata da un ragazzino che legge i fumetti e non alza nemmeno lo sguardo.
Ora.
Il Topolo si accoccola sulla seggiolina ikea.
Il maritozzo si accuccia vicino a lui.
Io ostento la mia pancia e fulmino la mamma del ragazzino, che non accenna a farlo alzare.
L'unica in imbarazzo è la vecchina che, vedendo l'incintamento, si agita sulla sedia chiedendo se voglio sedermi.
E dove ribatto? Non ci sono sedie...
Ah, ma facciamo così, dice lei e inizia a spostare le giacche e la sciarpa.
Non è che fa alzare il ragazzino, no. Si premura di spostare dei vestiti non suoi.
In tutto questo il Topolo non smette di tossire e la signora, sempre seduta, commenta ogni-singolo- colpo di tosse con un sonoro uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) uh! ma che tosse! (5 secondi) ....
L'avrei strangolata con le mie mani e poi avrei detto uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata! uh! ma che gola arrossata!
Così, tanto per conversare un po'.
La prossima volta, la sedia, me la porto da casa.

martedì 2 novembre 2010

Di cataloghi e archivi

Per titolo.
Per autore.
In ordine di altezza e dimensione.
Per argomento.
Per colore della copertina.
Per casa editrice.
In ordine di gradimento con cestino finale dove finiscono i "pacchi".

Sono anni che nella mia famiglia allargata si discute di come catalogarei libri, con faide interne e sonore prese in giro quando andiamo a casa di uno o dell'altro e vediamo l'ordine scelto.
Io ho sempre preferito la disposizione per casa editrice, soprattutto perchè hanno colori e dimensioni simili e si allineano bene sulla libreria.
Però sono aperta a nuove proposte: visto che stiamo aprendo gli scatoloni dei libri e dobbiamo sistemarli a breve, qualcuno ha delle idee originali?