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mercoledì 26 maggio 2010

Nato per mangiare

E' un po' che osservo il mio bimbo, da 13 mesi e 2 settimane per l'esattezza, e il sospetto che non sia lui ma anche un altro aumenta ogni giorno.
E' ovvio che lui è lui. Ma non solo.
Assomiglia fortemente a qualcuno altro, qualcuno di mia conoscenza cui ho voluto un bene dell'anima e che è mancato un paio di anni fa.
Ma andiamo con ordine.
Il mio bimbo è forte, ha un carattere volitivo e assai deciso; è impaziente, testardo, cocciuto e smanioso.
Ama stare all' aria aperta e in compagnia. Gli piacciono la musica, le immagini colorate e tutto ciò che fa rumore. E' nato con i bronchi sensibili e l'inverno scorso ha respirato male, a fatica e con l'aiuto di dosi massicce di cortisone.
Ma soprattutto ama mangiare. Lui mangia tutto, a qualunque ora e con grande foga. Inizia con quello che ha nel piatto, prosegue con quello che gli diamo noi e, una volta messo a terra, si sbafa serenamente ogni piccolo pulviscolo che raccatta sul pavimento.
Ha 13 mesi e ha già fatto indigestione.
Tutto ciò mi ricorda una persona sola: mio nonno Nanni.
Possibile che il Nanni sia rinato di nuovo in questa famiglia?
Possibile sì. A giudicare dalle fattezze del mio bimbo non ho quasi più dubbi.
E allora, scusate, ma mando un ultimo messaggio al Nanni: GUARDA CHE LA PROSSIMA VOLTA COL CAVOLO CHE TI LASCIO MANGIARE LA MIA PIZZA PEPERONI E SALSICCIA!
Insomma, quando ce vò ce vò.

lunedì 24 maggio 2010

Parole, parole, parole...

A mille parole prive di senso
E' preferibile una sensata che,
udita, conduca alla calma.
Dal Dhammapada

Vi giuro, io non faccio nulla.
Al lavoro me ne sto lì seduta, nell'atrio, con il mio PC e il telefono davanti.
A tratti vegeto, a volte apro e chiudo la posta, in certi momenti rispondo al telefono.
Può sembrare che io non faccia nulla, in effetti tecnicamente non è che agisca granchè, tuttavia il mio è un lavoro sottile, penetrante: io sono quella che ascolta i pettegolezzi e li diffonde nella ditta.
Ora, non pensate male. Io non vorrei ascoltare e diffondere un bel nulla, credetemi.
Però loro vengono da me.
Parlano.
Raccontano.
Guardano a destra, a sinistra, poi si chinano verso di me e sussurrano "ma lo sapevi che...."
E giù una roba grande come la Birmania.
Porca miseria, perchè a me?!
Uno dei passi fondamentali dell'ottuplice sentiero è la Retta Parola.
E io lo so.
Però le persone vengono da me, si confidano, ripongono in me fiducia, si fidano.
Io sono importante.
E se racconto i fatti loro divento ancora di più importante.
Che tristezza.
Scommetto che Siddharta, seduto nell'atrio di una grande ditta, con tutta che gli vengono a raccontare i fatti loro farebbe uguale.
Forse no.
Acc!

mercoledì 5 maggio 2010

Oh mamma, where art thou? ***

Come si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire
come si cambia per ricominciare
- Fiorella Mannoia-


- Sono qui;
- Scendo le scale e arrivo;
- Sono in bagno, 2 minuti e ci sono;
- La pappa è sul tavolo, se gliela dai tu vado un attimo in camera;
- Salgo un attimo e torno subito;
- Sono in camera
- Sono in cucina
- Sono in bagno/mansarda/ giardino
- Ora arrivo
- vengo
- scendo
- salgo
- torno
- 2 minuti
- 1minuto
- arrivo
- arrivo
- arrivo
.... ... ...
L'ideale sarebbe che mi installassi un GPS nella nuca, stile Neo di Matrix, in modo che il resto della famiglia potesse rilevare la mia posizione in ogni istante.
Anche un bracciale da detenuto agli arresti domiciliari, all'uso, potrebbe andare bene.
Bel contrappasso per una che ha passato metà della sua vita imboscata a leggere da sola, in silenzio, nascosta agli occhi della famiglia.

*** Oh mamma, where art thou? (dal film "Oh Brother, where art thou" - Fratello, dove sei? dei fratelli Cohen)