Pagine

mercoledì 23 maggio 2007

Il battito dell'universo

"Taiko" è una parola giapponese che significa genericamente "tamburo"; ne esistono di diversa forma, fattura e grandezza ma tutti si suonano allo stesso modo: la pelle viene percossa con i "bachi" (pron. baci), 2 bacchette di legno di una quarantina di centimetri e peso non indifferente.
Come tutte le discipline giapponesi anche il Taiko Do, la Via del Taiko, è una Via che richiede una dedizione e un amore eccezionali, è una Via di fatica, di rigore, di impegno.
Con il taiko è stato un colpo di fulmine: la prima volta che ho sentito i miei amici suonare è stato come se mi scoppiasse un temporale nel cuore, un'emozione mai provata, come un terremoto nelle ossa. Mamma mia, che potenza!
Ho chiesto di poter suonare, subito, anche io.
Con i bachi in mano, davanti ad un tamburo, mi hanno detto ora suona, alza il braccio e mentre lo abbassi colpisci il centro del tamburo. BBUMMM.
I primi colpi erano da infarto: tremavano il braccio, la pelle, la bacchetta, il suono assordante che usciva mi sfondava il timpano.
E ancora: un miliardo di cose da tenere a mente, la posizione davanti al tamburo, la sequenza dei movimenti, la strofa della canzone, come tenere le bacchette in mano, il respiro, lo sguardo e la distanza dal tamburo.
Ma poi ("dàlle e dàlle si spezza pure 'o metalle", come dice un amico pugliese) piano piano si inizia a suonare, lentamente si impara la canzone, un po' alla volta si inizia anche ad avere un ritmo e i rumori che escono dal tamburo cominciano ad avere una musicalità.
E qui uno dice è fatta, sono arrivato, suono il tamburo.
Illuso.
La Via inizia adesso. Perchè la Via del tamburo non è suonare il tamburo, è suonarlo assieme agli altri. Credo che questa sia la cosa più difficile per un occidentale: fare qualcosa, qualunque cosa, assieme ad un altro.
Nel nostro gruppo siamo in 12 e suonare assieme non significa avere 12 individui che suonano ciascuno la propria canzone, no no, vuol dire che se io rallento tutto il gruppo rallenta, se Massimo accelera tutto il gruppo accelera, se Carlo dimentica la strofa girarsi verso di lui e cantarla ad alta voce, se la Giulia è preoccupata per l'esibizione provare e riprovare fino alla perfezione, se Marcello non ha imparato il pezzo ripeterlo tutti insieme finchè non è entrato.
Non si può suonare da soli, perchè suonare da soli è come vivere da soli, senza nessun altro attorno, senza nessuno con cui parlare.
Non si suona mai da soli e non è facile perchè vuol dire rinunciare a sè in favore degli altri, rinunciare a fare vedere come si è bravi, come si suona bene, rinunciare allla propria individualità, al proprio Ego. Non è facile perchè ciascuno parla la sua lingua, con i suoi tempi e i suoi ritmi, ciascuno suona la sua canzone che è molto simile alla tua, sembra quasi uguale, solo io la farei un po' più veloce, un po' più vivace.
Però, ragazzi, quei rari momenti in cui i 12 tamburi vibrano all'unisono, allo stesso ritmo, con la stessa intonazione, quei fugaci momenti in cui veramente siamo Uno, un unico braccio, un unico tamburo, un unico suono, in quei momenti si respira ar monia, si DIVENTA armonia, tutte le cellule del corpo si allineano al cielo, alla terra, al fuoco; in quei momenti tutti noi respiriamo un unico respiro, siamo un'unica anima che suona l'universo.

4 commenti:

  1. Maddina genialissima!
    Perché stamattina non ho letto questo post prima di fare lezione?
    Oggi ho spiegato ai miei studenti il concetto del "no-self" nella filosofia buddista.
    Non e'stato difficile fare il contrasto con la filosofia di Platone ed Aristotele, cha suona cosí famigliare alle nostre orecchie, che cerca una sostanza, un punto stabile nel movimento (per esempio un individuo, Pincopallino, sostanza prima per Aristotele: l'unica nella realtá che non ha bisogno di nient' altro, mentre per esempio 'corre' ha bisogno di questo bel substrato solido, Pincopallino, perché da solo 'corre'non puo'stare).
    E invece i Buddisti ti dicono: non c'e'nessun Pincopallino separabile dai suoi pensieri ora, le sue cellule ora, le sue percezioni ora ecc. E il fatto di postulare una sostanza stabile Pincopallino fa sí che lui si affezioni a questa sostanza, si identifichi con questa, la voglia difendere, conservare dai cambiamenti, proteggere dai cambiamenti di opinione, dal passaggio da uno stato mentale all'altro, dal passare del tempo; il che provoca una costante inquiteudine, un senso di mancanza, di insoddisfazione anche nella gioia, perché si sa che non durerá.
    Fin qui uno dice, che bello questo buddismo, hmm interessante questa prospettiva.
    Ma quando uno studente ti chiede, ma come si fa ad applicare un concetto cosí interessante alla vita di tutti i giorni, come mi dovrei sentire se partissi dal presupposto che non c'e'una vera profonda differenza fra gli elementi che producono in me senzazioni e quelli che le producono in te, come faccio a non percepire questa barriera colossale tra me e tutto il resto....
    Be allora avrei poturo dirgli: leggi l'italiano? Perché c'e'un certo post su un certo blog che te lo farebbe capire al volo, facendosi un baffo del fatto che tu non abbia mai visto un taiko, semplicemente con delle parole - ma che intreccio di parole!

    RispondiElimina
  2. Per non parlare della Via Marziale, dove si "suona" con chi non vuole essere in accordo con noi!
    Riuscire a raggiungere il totale abbandono e fusione nel momento piu` difficile del combattimento (dove di solito l'ego e` piu` forte) e` lo scopo di ogni praticante.
    In questo modo le azioni che si compiono sono perfettamenmte in accordo con quelle dell'avversario e non si accumula karma.

    Si travalicano i limiti della difesa personale e si metteno le proprie tecniche al servizio: l'avversario attacca per ferire, rimarra` ferito; l'avversario attacca per uccidere, morira`.

    Certo e` che tra capire e riuscire a mettere in pratica l'Unita`, il percorso e` difficile!

    RispondiElimina
  3. Grazie Luca! Ho finalmente capito perche' si dice "si sono suonati"! ;-)

    RispondiElimina

Ha detto la sua