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mercoledì 23 settembre 2009

Di transumanze e altre migrazioni

Calano le tenebre a casa dei Campagnoli e, come ogni notte, a parte il lieve grattare del topo in mansarda (un topo vero, in carne e coda), tutto tace.
Jeeg ronfa serafico, la campagnola giace incosciente in un sonno senza sogni, il Nanno sibila e sbavetta nel suo lettino.
All'improvviso un grattare di unghiette sul lenzuolo segnala che il momento è arrivato: il Nanno si sveglia, intona un paio di vagiti, volge la testa a destra e a manca per assicurarsi che nessuno lo veda e...oplà!!! con un rapido colpo di gambe si sposta verso la campagnola.
Altra occhiata fulminea, un veloce sollevamento del bacino e voilà! altro balzo a raggiungere il lettone.
Ormai ha superato il bordo del suo lettino ed è sconfinato accanto alla campagnola.
La quale, sentendosi gli 8 chili della creatura spingere sulla schiena, gemendo e mugugnando striscia verso il marito.
Altro grattare di unghiette e tra un vorticar di braccia, uno spingere di ginocchia un puntellare di piedini... il Nanno aderisce nuovamente alla sua mamma.
A questo punto mi sveglio.
Mi sollevo sulle braccia e quello che vedo mi sconcerta: Jeeg dorme in bilico sul suo lato di letto, basterebbe un soffio a farlo rotolare a terra; io non ho più spazio, sfrattata totalmente dal mio posto.
In mezzo al lettone, spalmato a pelle d'orso, finge di dormire quel gran burlone del Nanno, un lembo di lenzuolo in bocca e un filo di bava sulla guancia.
Hai capito! cerca di fregarmi.
E va bene.
Scavalco il Nanno e mi ri - sdraio al mio posto, mezza nel lettone, mezza sotto le coperte del lettino.
Silenzio.
Dopo pochi minuti... grrr grrr ( unghiette) e stunf! sdeng! sping! scavalc! il nanno avanza ancora e aderisce a Jeeg.
A quel punto il lettone è finito: Jeeg apre le sue grandi braccia, piega le ginocchia e accoglie il Nanno accanto a sè.
E così, tra un russare sommesso e uno sbavare ciuccettante, padre e figlio si addormentano l'uno nelle braccia dell'altro.
A quel punto posso finalmente riaddormentarmi, anche perchè alla fine mi è rimasto quasi tutto il lettone!
Evvai!

2 commenti:

  1. Certamente ora la notte è uno spazio molto “arredato”. Finito il tempo in cui ti davi la buonanotte e, verosimilmente, per 7/8 (o 9/10) ore non succedeva nulla. Insomma, da stanza “zen” praticamente vuota ora la notte sembra essere il retrobottega di una drogheria. Piantini … colpetti sulla schiena … pannolini da cambiare … rumori di suzione (belin come succhi Gabriele) seguiti da sospiri profondi (“quanto me la hanno
    fatta sudare ‘sta poppata!”) ... insomma un casino che non vi dico.

    A tutto si aggiungono le frasi che Madda mi dice per farmi smettere di russare:
    - “amore, stai russando!” (semplice constatazione, mostra un deciso buon umore)
    - “potresti girarti?” (già qua si indica una soluzione a qualcosa che viene vissuto come un fastidio)
    - “Potresti smetterla di russare”
    - “E bastaaaaaa!” (ultimo avvertimento verbale prima di provvedimenti più seri!)

    A tutte queste lagnanze la mia risposta è sempre “Chi, io?” con la voce sbiascicata di chi ha la bocca asciutta a forza di stare con la bocca aperta.

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