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giovedì 13 agosto 2009

Aspettando

(Post tristanzuolo, astenersi depressi e cuorcontenti)



E' il primo agosto in cui non lavoro dal 2000 ad oggi e, devo ammettere, non mi ricordavo fosse così.

Così caldo, innanzitutto, perchè abituata a passare le giornate in uffici ad aria condizionata tanto da non sapere più cosa significa arrivare a sera con le ossa sciolte e le giunture gonfie di caldo.

Così lento, visto che è possibile uscire solo nelle prime ore del mattino e a tardo pomeriggio e la giornata è invece piena di ore.

E poi, immancabilmente, così tedioso: il Nanno di fatto azzera quasi tutte le possibilità di svago e l'evento clou della settimana si rivela essere l'incontro al parco con altre mamme.

Come se non bastasse, la mia attività cerebrale è scesa ad un livello impercettibile, le poche ore a mia disposizione trascorrono a fatica tra parole crociate, attività domestiche e letture infantili (ossia che riguardano bambini e perchè guardo solo le figure).

So già che fra qualche mese, quando sarò tornata a regime e avrò mille cose da fare, rimpiangerò di avere sprecato tanto tempo libero.

Tant'è.

Infine, questa è forse la cosa più pesante, questa casa che aspettiamo e non arriva mai ci sta rendendo pazzi, a me e al maritozzo.

Il 20 settembre saranno passati 4 anni da che abbiamo firmato il compromesso.

Quattro anni.

Un'infinità.

E non venitemi a raccontare che 4 anni di fronte all'eternità non sono nulla, perchè questa non è l'eternità, questa è la nostra vita in questo momento e 4 anni di sospensione, aspettando la realizzazione di un progetto, sono un tempo E-N-O-R-M-E.

“Quando saremo nella casa nuova...” è l'inizio di ogni discorso e la fine di una pazienza esaurita ormai molto tempo fa.

L'avessimo saputo, che restaurare una casa avrebbe richiesto così tanto tempo, non l'avremmo mai fatto, avremmo comprato una bella villettina con un po' di giardino, una di quelle dove entri con la valigia, anziché con la ruspa.

E così, mentre aspetto che il Nanno cresca (stia seduto, cammini, si addormenti in passeggino, mangi la frutta e poi le pappe, dica mamma, metta i denti...) e che ci diano la nostra casa (le nostre camere da letto, il nostro caminetto, la nostra vista sulla valle, il nostro orto, le nostre serate sotto le stelle, il parquet a piedi nudi...) il tempo passa, passa, passa e neanche Miss Rossella con il suo “domani è un altro giorno” sembra confortarmi granchè.

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