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domenica 3 maggio 2009

Una vita col jet lag

Ricordo i bei tempi, qualche mese fa, quando entravo al mattino in ufficio (per la verità anche abbastanza presto) e con voce stentorea affermavo che "oggi, il sonno che ho, non lo batte nessuno!".
Come no.
Oppure, ricordo ancora, qualche anno fa, quando vagavo per il mondo da un continente all'altro, ero assolutamente convinta che il malessere da fuso orario fosse imbattibile; in effetti, secondo una personalissima classifica, ritenevo che il fuso di 12 ore che si ha quando si atterra in Australia provocasse un sonno da record, insuperabile.
Povera illusa.
Intanto, sia il jet lag che una notte passata male sono temporanei.
La vita con il nostro bimbo non è temporanea e il sonno che abbiamo non è solo per oggi, o domani, o una settimana, è per sempre.
Io un sonno così non l'ho mai provato, davvero, nemmeno a 16 anni quando passavo la notte sulla spiaggia aspettando l'alba e nemmeno quando studiavo di notte per l'esame del giorno dopo e nemmeno quando avevo l'influenza e la notte scivolava via insonne.
Il mio obiettivo, durante tutta la giornata, è dormire: un'ora, mezz'ora, 10 minuti, anche pochi istanti sono fondamentali. Ormai mi addormento ovunque, a qualunque orario, in qualsiasi posizione.
Se penso che prima, per dormire, avevo bisogno di silenzio e buio assoluti, del piumone fin sopra le orecchie, di una temperatura adeguata...
Adesso dormo con il bimbo in braccio, mentre allatto, seduta, mezza sdraiata, in pieno giorno, con i lavori in corso che fanno tremare i vetri, con la radio accesa, al parco sulla panchina, in sala d'attesa dal pediatra.
Credevo di avere toccato il fondo quando mi sono addormentata a tavola, la testa sul tovagliolo e la forchetta ancora in mano, ma evidentemente ho scavato ancora un po' perchè il giorno dopo mi sono addormentata in piedi, sotto la doccia.
Se qualcuno conosce un metodo per entrare in un mondo parallelo dove dormire 8 ore filate e continuare ad accudire un bambino, mi contatti per favore, ma solo per sms: il telefono non lo sento neanche più.

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