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lunedì 12 settembre 2011

I bimbi vengono da Marte, le bimbe da Venere

Confesso: in 2 anni e 1/2 di vita della creatura grande non sono mai andata in un negozio di giocattoli.
E vabbè. Ma con 8 nonni mi basta alzare il telefono e i giochi arrivano direttamente a casa, impacchettati e infiocchettati per la gioia di grandi e piccini.
Epperò con questa storia del gesso avevo deciso di fare uno strappo alla regola e di andare all'iper per comprare il kit del dottore (che, dagli anni '70, mi ricordavo essere composto da: stetoscopio, siringa, termometro, borsa dell'acqua calda, forbicine e altri ameniccoli).
Ok, reggetevi forte: il kit del dottore non esiste più. E già questa notizia mi ha lasciato di stucco (e di pergamena, mi sono sentita incartapecorita come la mia bisnonna. Ma tant'è).
In compenso ho scoperto che la corsia giochi è divisa in 2, una rosa e l'altra no.
Ora.
Lo sapevo anche io che i giochi in questo paese di medda (cit.) sono divisi, quelli dei maschi e quelli delle femmine, quello che ignoravo era il punto abissale cui siamo arrivati.
I giochi da maschi sono di due tipi: macchine e mostri di ogni tipo e orrore.
Punto.
Che in sintesi vuol dire: consuma petrolio e compra armi. Bon. Per il resto puoi essere decerebrato, non ci interessa.
Quelli da femmine sono di due tipi: fai la serva e dalla via.
Punto.
Ho visto, nell'ordine e tutto rosa: tostapane, microonde, forno, aspirapolvere, asse da stiro, lavatrice, asciugatrice, ombretti rossetti e lucidalabbra, carrello della spesa con spesa (se non altro), borsette, bambole, biberon, carrozzini e passeggini. Oltre, naturalmente, a tutto uno stuolo di Barbie "Corso Perrone"*
Un incubo rosa shocking!
Ma il pezzo forte era il carrello della donna delle pulizie: straccio (rosa), mocho (rosa), prodotti per spolverare, bastone per lavare a terra, spruzzini di vario genere e scopa (rosa). Mi è preso un colpo!!!
Che tristezza, siamo ancora alle pulizie, alla cucina e alle bambole che fanno il ruttino e la cacca.
Ma dai.
E perchè non fare anche il kit della badante? Un bel pannolone rosa, un piatto con minestrina, la borsa del ghiaccio e il termometro. Oppure quello della cubista: un fazzoletto rosa per la gonna, due tette di gomma, e due tacchi rosa applicabili a tutte le scarpe. 
Sto invecchiando, mi arrabbio per cose talmente trite che manco mia nonna.
Uff.
P.S. per la cronaca: in fondo in fondo, dopo gli orsetti e i sonaglini per i neonati ho scovato anche i puzzle e il  meccano. Peccato, i puzzle da femmina erano rosa (e con Hello Kitty) e quelli da maschi rossi (Cars). Sniff.


* "Corso Perrone" nella mia ex città è noto luogo di puttan tour

venerdì 24 giugno 2011

Uomini e pitoni

L'altro ieri, per la prima volta da quando vivo al paese, ho avuto bisogno del calzolaio, per mettere la gomma sotto un paio di scarpe nuove che sembravano trattate con la sciolina.
Il ciabattino, l'unico del paese, si è parecchio evoluto dallo stereotipo che albergava nella mia mente e che prevedeva un vecchino canuto e mansueto, chino sulla sua macchina con le rotelle e il martello in mano per inchiodare le suole.
L'esemplare che abbiamo qui è un vigoroso giovanotto, cresciuto a proteine e cocacola, col gel nei capelli e i muscoli in bella vista.
Orbene.
Entro e c'è una coppia di anziani davanti a me, mi accingo ad aspettare un paio di minuti, quanto mai ci può volere per consegnare un paio di scarpe.
Vigormen prende un paio di sandali dalla vetrina e li mostra alla tipa:
- "Vede, glieli ho fatti fare così, come voleva lei, se le piacciono glieli cucio";
- " Ahhhhh... ma che belli, proprio come li volevo" fa lei, " con il disegno ben in vista!"
- " Invece, quegli altri non vanno bene... ho provato a cambiare la pelle ma non funziona, aspetti che li prendo".
Va di là e torna con delle strisce di pelle di coccodrillo e le appoggia sul bancone:
- " Capisce, non si può fare. La coda è inutilizzabile, noi di solito usiamo la pancia oppure la schiena";
- "Ah, vedo" - fa la signora, "E di pance non ne avete?"
- "Oh certo che sì!" - risponde il proteinato "eccole qui" e prende trionfale un mucchio di pelli di alligatore che erano impilate su una mensola.
Io rabbrividisco.
Ma dove sono capitata?! Mi guardo intorno e solo allora noto con raccapriccio che tutto il negozio è un grande espositore di roba pitonata: portafogli, borse, cinture, scarpe, giacche, pochette, portamonete, sandali, infradito... un grande e grosso rettilario che, incidentalmente, risuola anche le scarpe.
Guardo il palestrato. Lo fisso negli occhi, cercando di scoprire lo sguardo sadico e perverso del cacciatore ma non vedo nulla, il vuoto pneumatico.
Sono indecisa se andarmene, ma proprio in quel momento la coppia esce e io resto lì impalata con le mie scarpucce in mano:
"Ehm, ecco, io vorrei risuolare queste" - dico timorosa, temendo di finire squartata e cucita su una borsa da viaggio;
"Ok" - dice lui, "torni venerdì, arrivederci".
Me ne esco quasi di corsa, gettando un'occhiata alla vetrina ricolma di oggetti alligatoriformi di ogni tipo.
Non potrei scommetterci, ma mi è sembrato di vedere una lingua biforcuta fare capolino da una cintura.

mercoledì 11 maggio 2011

I love shopping (ma anche no)

Lunedì mattina, in preda ad un incoercibile impulso masochista, ho deciso di teletrasportarmi all'outlet più vicino e obbligarmi a fare un po' di shopping.
Premesso che: odio fare shopping e mi obbligo solo quando scendo al di sotto delle 3 paia di pantaloni e delle 4 magliette, che l'outlet mi si addice come la zia novantenne il giorno di natale, che attualmente ho una forma fisica più simile ad un trapezio scaleno che ad un corpo umano e che, Nanosecondo, detto anche "beato Angelico", non accetta volentieri le braccia paterne, potete immaginare lo spirito di giubilo che mi pervadeva.
La mattinata mi ha visto entrare nei pochi negozi che tollero (per gusti e prezzo) alla velocità della luce, sfrecciare tra gli scaffali con la flemma di mastro lindo, provare una montagna di roba che non mi piaceva ma che, ahimè, mi serviva, raccapricciarmi della pancia ancora cicciotta e delle tette da muccona, uscire con una maglietta che probabilmente non metterò mai.
In tutto questo il maritozzo si immolava fuori con il nano urlante.
Uscivo dal negozio, somministravo una tetta frettolosa, ri-entravo nel negozio successivo (per la cronaca: l'outlet ha 180 negozi, a me ne piacciono 5), sceglievo una maglietta e uscivo.
In tutto questo ero strapazzata dai sensi di colpa: ma come, fai shopping mentre tuo figlio urla?! ma come, fai shopping mentre tuo marito si sacrifica con la creatura in braccio e si becca gli insulti di tutti quelli che passano?! Ma come, sacrifichi marito e figlio per comprare cose che non ti piacciono?!
Insomma, la solita giornata  con il cervello da donna.
Alla fine, stremata dalle urla di Leonardo e dallo sguardo vitreo del marito ho indossato la fascia: il nano, finalmente rassicurato, è crollato addormentato all'istante e Luca si è finalmente rilassato.
Però... come si fa a comprare dei vestiti con un fagotto di 7 kili abbarbicato sulla pancia?
Semplice, si entra nei negozi e si comprano dei vestiti a caso, confidando nella buona sorte.
E così ho fatto: ho scelto felpe e maglie a occhio sotto lo sguardo disgustato dei commessi che, ovvove, squadravano questa mamma freak pescare a caso tra gli scaffali della loro boutique con un bambino in fascia e un marito sgarruppato a fianco.
Per la prossima volta offro dei soldi a chi va al posto mio: tanto, per comprare a caso, va bene chiunque.



domenica 6 dicembre 2009

Bava Attack

Domenica mattina: i Campagnoli al completo prendono la Fango car e si recano giulivi al vicino centro Brico-Fai da Te per per gli immancabili acquisti necessari al completamento della casa campagnola.
Il Nanno , così come quando viene deportato all'Ikea, al supermercato, al centro commerciale e via dicendo, è di pessimo umore e manfesta il suo cospicuo disappunto con urla stizziti e tentativi di fuga dal passeggino.
Lo prendo in braccio e me lo porto in giro, cercando di interessarlo alle motoseghe, ai cavi elettrici, alle taniche di pittura e a tutti gli altri golosi ameniccoli che riempono le corsie del Brico.
Nulla da fare: se possibile, le urla aumentano di volume.
Sto quasi per capitolare quando capito davanti ad uno scaffale pieno di peluches: un immenso scimmione peloso attira l'interesse del Nanno , che lo afferra ridendo e finalmente tace.
Tiro un sospiro di sollievo e riesco perfino a sederlo in passeggino con il suo nuovo amico.
Distratta dagli acquisti mi accorgo troppo tardi che l'etichetta della scimmia è finita tra i dentini del Nanno , che la sta ciucciando con gran godimento, in un fiume di bava.
Riesco a sfilargli l'etichetta dalla bocca, me la metto in tasca pensando che poi la asciugherò prima di passarla alla cassiera.
Privato della cosa più gustosa del peluche, il Nanno inizia a ciucciare il pelo dell'animale, gli occhi, il muso, le zampe, spargendo ovunque resti appiccicosi di biscotto.
Pazienza, mi dico, lo laverò arrivati a casa.
Dopo un giro di mezz'ora ci mettiano in fila per pagare e con estremo disappunto mi accorgo che la scimmia giace inerte e bavosa in un angolo del passeggino.
Orrore.
Lancio un'occhiata al maritozzo: che facciamo, glielo compriamo 'sto scimmione? Sembra che non gli piaccia più...
Jeeg prende la scimmia e la agita davanti al Nanno , che la guarda indifferente.
Niente, non gli piace più.
Che facciamo?
E che dobbiamo fare? Non vedi che non gli piace? Io la rimetto a posto!
E così, da stamattina, sugli scaffali del Brico giace una grande scimmia di peluche, vischiosa di bava e appiccicaticcia di biscotti.
Chi fosse interessato mi contatti in pvt che gli dico dov'è.

venerdì 18 settembre 2009

Padellate come se piovesse

"Ma perchè poi fate piangere il bambino in questo modo...!!!!"
(così apostrofommi con evidente disprezzo una signora all'ikea)

Cara signora che ti incontro all'ikea di venerdì mattina che Jeeg ha preso ferie per venirci perchè di sabato c'è troppa gente e non si può girare, tu poni una domanda sensata: perchè facciamo piangere il bambino in questo modo all'ikea?
Davvero non ti vengono in mente risposte utili in quella tua testolina ripiena di tofu?
Secondo te perchè?
Perchè ci divertiamo?
Perchè non abbiamo altro da fare?
Perchè non avevamo altro posto dove farlo piangere e, siccome siamo degli snob, ogni giorno lo portiamo in un posto diverso e oggi è toccato all'ikea?
O forse perchè, anche se ci è nato un infantolino e ci facciamo un mazzo così da mane a sera per tirarlo su con tutti i crismi, la vita va avanti e bisogna pur uscire di casa e fare delle cose per il prosieguo appunto della vita stessa?
Di quante baby sitter pensi che disponiamo?
Chi credi che possa andare al nostro posto a ordinare mobili?
E comunque: ma perchè non ti fai una forchettata di c***i tuoi?!

Scusate eh, ma a me questi che passano e sentenziano non so se si è capito ma mi stanno proprio sulle balle!

lunedì 10 agosto 2009

Un sabato di ordinaria follia

Sabato mattina pioveva, era freddo (si fa per dire) e brutto. Il parco, in queste condizioni, è off limits e anche il mio umore: mi ci manca di stare sopra le panchine del parco anche con la pioggia, il freddo e il nanno insacchettato nel parapioggia e poi mi si prospetta solo di annegarmi al fiume.

Insomma: che si fa di sabato con tempo brutto e pioggia?

Bravi, si va tutti all'Ikea. E quando dico tutti intendo proprio tutti: tutti i cittadini, i paesani, i turisti, quelli delle 2 riviere e pure qualche milanka in vacanza chè in spiaggia non ci si può andare.

Ci siamo ritrovati in 4.000 tutti lì. Simpatico raduno.

Siamo scesi dalla macchina che il Nanno era già sulla via della Tetta.

Tempo di comprare un Ivar e due traversine che ero già incatenata in refettorio (scusate, a me il ristorante Ikea ricorda il refettorio delle medie) con il Nanno attaccato.

Finita la pappa siamo ancora riusciti a ordinare un armadio ed era già l'ora del pisolino. Visto che il Nanno non dorme in passeggino, né in braccio, né sui letti Ikea, ma solo nel suo lettino ci siamo avviati all'uscita.

Tempo della visita 1 h e 40 minuti: un record.

Naturalmente, i mobili ce li facciamo portare: alla nostra età, con un bimbo piccolo è impensabile caricarseli in macchina.

Quanto ci vorrà per i mobili, chiediamo.

Non meno di un mese.

Siete sicuri? Guardate che non traslocheremo prima di metà settembre...

Tranquilli, il tempo medio stimato per le consegne è 40 giorni.

Infatti.

Driiin --- driiin--- “Siamo quelli dell'Ikea, che fate dopodomani? Vi portiamo i mobili!”

“Ma non dovevate venire a metà settembre?!”

“Ma chi ve l'ha detto? Noi siamo troppo efficienti!”





E così, il solito cinghiale adesso, oltre all'ADSL e alle telefonate godrà anche di un bell'armadio nuovo e un sacco di mobilio.

Beato lui.

Ora ci manca solo che l'antennista installi SKY e vedrete che non ce lo leviamo più di torno.





lunedì 3 novembre 2008

Alla Fiera dell'EST

Come tutti gli intenditori del settore sicuramente sapranno, il nostro paesino vanta una ricca tradizione di negozi di antiquariato e restauro.
Per le vie centrali è possibile trovare svariati laboratori dove si restaurano oggetti antichi e della tradizione contadina, con le vetrine affrescate e gli oggetti antichi che fanno bella mostra di sé. Ma l’attrattiva principale sono sicuramente i celeberrimi “Mercatini dell’Antiquariato” che ogni 2 mesi circa abbiamo l’onore di ospitare nelle vie del centro storico e nelle piazze principali.
Che meraviglia per gli occhi! Che gioia per gli appassionati!
Tavoli in legno pregiato, vetrinette intarsiate, argenteria, vecchi mortai e attrezzi da cucina, cartoline, sedie, busti in bronzo e vecchi arnesi da contadini. E ancora pizzi, merletti, ceramiche, gioielli Belle Epoque e vestiti con le piume. Questo il LATO A del mercatino.

Poi c’è il LATO B, il lato oscuro, il rovescio della medaglia, la fregatura, insomma.
In mezzo ai pochi banchetti di antiquariato puro, trovano posto una marea di altre bancarelle che espongono, con una sincerità sconcertante, della roba vecchia, del ciarpame, della rumenta vera e propria che con l’antiquariato non ha niente a che fare.
E’ così possibile ravanare in mucchi abnormi di sorprese degli Ovetti Kinder, sfogliare copie di fotoromanzi anni ’70 con un Massimo Ciavarro ancora imberbe, ammirare collezioni di tappi di sughero e chiedersi come mai dei Cicciobelli sporchi e orbi siano finiti tra le strade piemontesi.
E ancora: ci sono vecchie scatole del Monopoli rabberciate alla bell’e meglio, caschi da moto rotti e bicchieri della Nutella sbeccati e scoloriti.
Se non vi basta, potete sempre rifarvi gli occhi davanti a delle collezioni di Barbie così male in arnese da sembrare appena sbarcate dal viaggio della speranza, giocare a indovinare a chi appartenevano i pentolini di latta con i manici bruciati e tentare di specchiarvi in specchi così opachi e arrugginiti da farvi assomigliare a un Orco subito prima della battaglia con le forze del male.
Il tutto, ça va sans dire, a prezzi esagerati.

Se la cosa vi intriga potete venirci a trovare il prossimo 8 dicembre: chissà, magari avete fortuna e trovate un bel Pinocchio in legno con il naso spezzato o una grande valigia in plastica a quadrettoni con ancora i segni dello scotch da pacchi per tenerla insieme!

martedì 23 settembre 2008

Shampismi

Ieri sono andata al supermercato a comprare shampoo e balsamo.
Sembra un gesto semplice: uno entra, va nella corsia apposita, prende i prodotti, li mette nel carrello, va alla cassa e paga.
Fine. Tempo previsto: 5 minuti.
Invece.
Davanti alla schiera di shampoo sono stata presa da scoramento.
Intanto, ho dovuto classificare i miei capelli: ricci o lisci? Mah, veramente sarebbero mossi, ma evidentemente la tipologia non è considerata dalla case produttrici, pertanto i miei capelli non esistono. Colta da crisi d'identità, ho scelto la classe riccia.
Poi mi è toccato definirne lo stato: stressati? sfibrati? danneggiati? sfiniti dai colpi di sole? tramortiti dalla spazzola? scioccati dalle meches? ipnotizzati dalle stirature?
Veramente ho dei capelli normali, li ho persino mandati in psicoterapia, lo psicotricologo non ha riscontrato grandi traumi.
Forse la parola che li definisce meglio è SPORCHI.
Poi bisogna capire come vorrei che diventassero dopo un bello shampoo: lisci come seta? ricci ma non crespi? scintillanti? frizzanti? euforici? ottimisiti?
In realtà, l'unica cosa che vorrei è che risultassero PULITI.
In pratica, ho comprato uno shampoo per capelli crespi snervati e deteriorati che promette di restituirmenli definiti, vigorosi e raggianti. In abbinato ho preso un balsamo al profumo di mango appena colto, che garantisce capelli abbaglianti, energici e assolutamente fiduciosi.
Il tutto per soli 8.56 Euro.
Io per questa cifra al mattino non mi alzerei manco dal letto, figuriamoci se farei tutta quella roba lì.

giovedì 10 maggio 2007

Ho sognato che...

per l'ennesima volta entravo alla UPIM, che nei miei sogni è sempre IMMENSA, salivo le scale, poi scendevo, salivo ancora e trovavo finalmente il reparto delle Grandi Firme e cominciavo a guardare le scarpe. Eccole lì tutte belle allineate, decine di paia, bellissime, originali, dei colori più sfavillanti, le forme più belle e costano pochissimo! Orbene, e qui viene fuori il mio inconscio infame, comincio a provare le scarpe e no, questo è un 38, ok, questo allora? No, un 37. Quest'altro? Nemmeno, un 39. Sgrunt.
Giro le scarpe, guardo la suola: un 36, un 39, un 38, un altro 37, un 40! Lo provo! troppo piccolo, mannaggia, le commesse incalzano, dobbiamo chiudere! E' tardi! Io cerco, cerco, sempre più affannata, scavo nei mucchi di scarpe, tutte a 19 Euro, porca miseria, e il mio numero NON C'E', il mio numero non c'è MAI, sono anni che faccio questo sogno e il mio numero di scarpe non c'è.
Deprimente.
Ora, ditemi voi: perchè? Che senso ha? Perchè cerco le scarpe alla UPIM? Perchè arrivo sempre 5 minuti prima della chiusura? Perchè cerco solo scarpe?
E' grave?
P.S. or che mi sovviene, esiste la variante sadica di questo sogno, ed è quando il mio numero c'è, ma è l'unico paio di scarpe che costa un sacco di soldi!!! sob