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venerdì 4 febbraio 2011

La valigia dell'emigrante

L'altra volta l'avevo pedissequamente preparata alla settimana 28, come mi avevano detto al corso di preparazione al parto.
L'avrò aperta e rifatta almeno 15 volte per poi, alla fine, posizionarla  nell'ingresso accanto alla porta, sempre tra i piedi. Visto che l'ospedale dove andrò nuovamente a partorire fornisce una dettagliatissima lista di cose da portare ( e guai a sgarrare) non sembrava difficile riempirla delle cose giuste. Tant'è mancava sempre qualcosa.
Alla fine, con il senno di poi, l'ho sbagliata tutta la roba che mi sono portata dietro.
Le camicie da notte erano poche, non sapevo che si sarebbero macchiate in modo così diffuso, e onestamente, orrende. Un paio poi sarebbero state perfette per Laura Ingalls ma, nel XXI secolo erano davvero patetiche.
Anche le pantofole le ho cannate in pieno: calde, pelose e rosa (sigh) facevano a botte con i 40° del reparto e con le frequenti abluzioni.
La vestaglia: tanto carina e onesta mi pareva a casa, tanto tremendamente kitch e fuori luogo in camera da letto. Alla fine è finita arrotolata a ciambella per permettermi di sedrmi sulla sedia in ferro visto il doloroso... ehm... scucimento delle povere chiappe.
Per non parlare delle tutine di Gabriele: corte, troppo corte e soprattutto talmente piene di automatici che non sapevo neanche da che parte fargliele indossare.
E poi la copertina per il nano: sulla lista diceva in "lana o cotone": io l'ho portata di pile, presa all'ikea, taaaanto carina. Mi hanno cazziato a turno tutte le ostetriche, le infermiere, le ausiliarie e perfino le ragazze che pulivano. Ma il sintetico, dicevano, ma non si mette addosso ai neonati, ma insomma, ma come le è venuto in mente?!
Mi è venuto in mente perchè è il primo figlio, ecco perchè.
Infine, ho patito la fame. Non erano elencate cibarie e io non ne ho portate. Mi hanno salvato dei biscottini ripieni di cioccolato portati dai miei assieme a un Toblerone.
Insomma, un disastro.
Stavolta la famosa borsa è ancora da preparare. Tutti mi dicono che a marzo non ci arrivo, che la pancia ha iniziato a scendere, che la prossima fase lunare potrebbe essere la mia e io sono ancora in alto mare.
L'unica cosa che è pronta sono le scorte di cibo: biscotti, cioccolato, torrone, bottiglie d'acqua gasata e perfino delle gelatine.
Vestita come una sciattona, scucita, dolorante, ragadosa, impossibilitata a sedermi, con la montata lattea e le tette a pallone da rugby, tutto quello che volete, ma affamata NO.
Ecchecxxx.

3 commenti:

  1. Ciao Madda, se ti ricordi la data del concepimento piu' o meno da li devi guardare che luna era: nuova / primo quarto /mezza luna /terzo quarto /piena / ... e poi contarne nove di quel tipo dopo di che' il parto arrivaaaaaaa!!!!
    A me e' andata così, almeno così dice la nonna!!!
    Baci Michela

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  2. @ Michi: davvero?!?! guardo subitooooooooo

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  3. @ Michi 2: ho controllato, ne ho ancora per 2 settimane, facile da verificare!

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