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giovedì 17 luglio 2008

Io meno male che vivo in campagna

Secondo me, una questione parecchio sottovalutata riguarda l'integrazione degli ex-cittadini nelle nuove realtà campagnole: non c'è nessun sostegno linguistico, psicologico e sociale che ci aiuti ad inserirci e, sostanzialmente, ad evitare figuracce di ogni tipo e prese in giro da parte di chiunque.
Avevo già i miei bei problemi a farmi passare da paesana quando ancora lavoravo in città e non frequentavo nessuno, immaginatevi adesso che sono in un bell'ufficio pieno di paesani.
Una mattina è entrato un collega, dicendo che aveva investito un capriolo con la macchina.
Un capriolo?!? Ma dai, che carino... e dove l'hai mai visto un capriolo?
Non l'avessi mai detto, a quanto pare la dolce bestiola gli ha sfracassato mezza macchina, compresi parabrezza e portiera.
E comunque, qui è normale investire caprioli, o cinghiali, o volpi.
Ecco.
Io, al massimo, una volta in città stavo per investire un piccione... ma mi son guardata bene dal dirlo.
Un'altra volta ha iniziato a piovere e, tra il mugugno generale, io cinguettavo come una cretina, dicendo che la pioggia comunque "fa bene alla campagna".
Ancora un po' vengo lapidata.
Ma come, ma non lo sai che se piove così tanto bisogna tagliare l'erba ogni giorno? E che la piante si ammalano? E che le ciliegie si gonfiano? E che le patate non crescono?
No, grazie, non lo sapevo. In città, per dire, la pioggia al massimo mi lavava lo scooter.
Ancora: l'altro ieri, in mensa, tentavo di fare un po' di conversazione, dicendo che all'emporio di Via Tal dei Tali c'è una vecchietta tanto carina, sembra così dolce.
Stai scherzando, mi hanno risposto, quella vecchia tirchia, figlia di Tizio, nipote di Caio, che ha ereditato il negozio da Sempronio, che ha cacciato il figlio di casa, e vi ricordate come ha trattato il marito? Che poi era il figlio di Tale e andava a scuola con Pippo.....
Alla quarta generazione mi sono persa, ho ricominciato a mangiare la mia minestra, mentre intorno a me era uno sfoggio entusiasta di parentele e pettegolezzi.
Un inferno.
Per non parlare della lingua: quando avevo il raffreddore mi hanno chiesto se avevo preso la "caussin-a" ossia la calce, perchè la calce fa bene al raffreddore.
Ci ho messo dei giorni a ricostruire la storia: le donne sono considerate galline, alle galline quando si ammalano bisogna dargli la calce, la malattia delle galline che hanno bisogno della calce si chiama "causseaneira" ( o qualcosa del genere), ergo, mi hanno chiesto se avevo preso la calce anche io.
E poi dicono che la campagna fa bene alla salute.
Come no.

5 commenti:

  1. Dimmi che non hai preso la calce!!!!

    A me un giorno in campagna hanno diagnosticato la febbre sorda.
    E alla fine ho scoperto che non avevo un aumento della temperatura corporea privo di udito, ma semplicemente un herpes labiale!

    Un abbraccio!

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  2. vedo che non sono l'unica a poter raccontare aneddoti agresti...
    Un bacione, Raffy!

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  3. Il tuo problema e' che sei genovese:

    1- Il genovese arriva e ti insegna qualsiasi cosa sia inerente alla campagna (furti negli orti), soprattutto usa la vanga per la neve.

    2- Il genovese si trova benissimo con altri genovesi, quando sono porta a porta in campagna come vicini di casa, come minimo hanno pendenti non meno di 3 cause legali a famiglia.

    3- Il problema degli ovadesi e' il contatto troppo prolungato con i GE.

    bye

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  4. Al simpatico ANONIMO/A che lascia messaggi in questo blog:
    per favore, lascia anche il tuo nome, se non altro come atto di cortesia nei confronti di chi ospita le tue parole... Grazie

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  5. @ Raffy: La febbre sorda e' abbastanza facile da diagnosticare.
    Il sintomo e' che NON TI SENTI TANTO BENE.

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