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mercoledì 13 febbraio 2008

My city by night

Mai nella vita avrei creduto che la città dove ho vissuto per ben 30 anni sarebbe diventata meta turistica, una città da visitare e scoprire con cuorisità al ritmo lento dei miei passi.
Eppure.
L'altra sera, in attesa di andare a cena da amici, con Jeeg abbiamo fatto una passeggiata in pieno centro, per aspettare l'ora di cena.
Cavolo, ragazzi, quanta luce, quante vetrine! E i colori, i rumori, la gente, tutti vestiti di nero o simil-nero, tutti di corsa, indaffarati che correvano da una parte all'altra dei portici, si affrettavano verso chissà quali impegni, il cellulare incollato all'orecchio e un volto truce sul collo.
E poi i negozi, la quantità enorme di merce esposta, i saldi, le offerte di ogni tipo. Nel giro di mezz'ora mi è nato il bisogno compulsivo di comprare, di appropriarmi di qualche vestito, libro, paio di scarpe. Il meccanismo mi è improvvsamente balzato agli occhi: non abbiamo bisogno di nulla, ma la sovraesposizione ad una quantità abnorme di merce colorata fa sì che nasca in noi il desiderio di acquistare.
Insomma, giravamo per la città spaesati come due turisti, un po' frastornati dal rumore e inebriati dai gas di scarico... mammina, ma come abbiamo fatto a viverci così tanto tempo?

3 commenti:

  1. Oltre al rumore, aggiungerei che era impossibile camminare affiancati dal via vai di gente che ti spingeva di qua e di la.
    Una vera marea umana in cui era impossibile non essere intralciati o intralciare qualcun altro ...

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  2. Ciò che mi inquieta di più sono i genovesi vestiti di nero o simil-nero, ma una volta non si vestivano tutti di blu???

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  3. ehehe... in effetti una volta era così: d'inverno tutti vestiti di blu, in primavera blu e bianco, d'estate beige.
    Ora sembra nero e basta.
    Mah!?!

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