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lunedì 27 febbraio 2012

Genio del male - ma anche no

Venerdì pomeriggio il Topolo torna da scuola in pantofole.
L'inge, che è andato a prenderlo, ha un'aria sconsolata:
- Scusa, e le scarpe?
- Eh. Le ho cercate ovunque, non c'erano
- Come non c'erano? Ma dove le hai cercate?
- Dappertutto, te l'ho detto!
- Anche negli armadietti degli altri?
- Sì
- E di sotto?
- Sì
- E in cucina? In bagno? Dove dormono?
- Senti le ho cercate ovunque, non c'erano. Scomparse.
Incredibile.
Ma come fanno a sparire un paio di scarponcini n. 28?!
Comunque non mi fido dell'inge... è un uomo, non troverebbe sua nonna in un bicchiere, figuriamoci un paio di scarpe non sue in una scuola.
Oggi, ore 13, telefona la scuola:
- Abbiamo trovato le scarpe!
- Ah sì? E dov'erano?
- Le aveva prese il nonno di Tommaso, sai il bambino che divide l'armadietto con il Topolo...
- Le aveva prese suo nonno? Ah, ecco, e come mai?
- Bè, sai, non sapeva quali erano quelle di suo nipote, allora le ha prese entrambe!
- ...
- Poi la mamma si è accorta che un paio non erano di suo figlio...
-...
- E allora le ha restituite. A domani!
Ecco.
E che gli vuoi dire al nonno di Tommaso?!

sabato 25 febbraio 2012

Acid post

Ormai è certo: non sono i virus a fare ammalare i bambini, sono i pensieri.
Certi pensieri, mi vien da dire. Potete tenere la creatura in mezzo alla tormenta di neve a - 15° per un intero pomeriggio, sudando come formaggini, senza cappello e con i piedi zuppi e non succederà nulla.
Se volete la malattia, quella vera, quella che non sai se è meglio il pronto soccorso o l'ambulanza bè, allora non dovete fare altro che pensare questo:
- ho proprio bisogno di un po' di tempo per me (primi colpi di tosse)
- finalmente il sole! non vedo l'ora di poter star di nuovo in giardino! (un paio di starnuti)
- non ne posso più di stare a casa, è ora di organizzare un week end da qualche parte (prime linee di febbre)
Non siete ancora contente? Vi serve qualcosa di più forte?
Allora eccovi il pensiero definitivo:
- Ho così sonno che se stanotte non dormo giuro che muoio!
Ecco.
Con questo l'avete steso. Febbre a 40, placche in gola, mal di pancia, mal di testa e un accenno di delirio.
La prossima volta che vi vengono manie di libertà, prendete un bel muro e comnciate a dare testate: vi garantisco che vi sentirete subito meglio. E, per cortesia, lasciate perdere i sogni ad occhi aperti.

sabato 18 febbraio 2012

A- social Mom

 Ci sono cose che si scoprono, diventando mamma. Sì, vabbè, oltre a tutte le cose che si scoprono diventando mamma, intendo.
Ad esempio.
Lo sapevate che la sociofobia non passa, diventando mamma?
Sapevatelo.
Io l'ho scoperto oggi, ad anni 3 del Topolo, alla prima festa di carnevale della nostra vita. 
Sociofobici si diventa e, ahimè, si resta, non c'è amore di mamma che tenga.
Insomma, si va a questa festa, nelle scuole elementari di PaeseMioCheStaiSullaCollina e c'è, appunto, tutto il paese. 
Tutti guardano tutti: come sei vestito, cosa hai portato da mangiare, com'è vestito tuo figlio, dove ti siedi, come ti siedi, se tuo figlio è educato, cosa mangia, ecc... 
Io mi sento come quando avevo anni 5: piccola, insicura, con gli occhiali e inevitabilmente troppo alta per stare in compagnia (e, soprattutto, per passare inosservata mentre cerco di imbertarmi una ciotola di patatine nelle tasche).
Il Topolo si appiccica all'inge: 
- "Vuoi tirare coriandoli?"
- "No"
- "Vuoi fare il gioco insieme agli altri bimbi?"
- "No"
- "Vuoi ballare?"
- "No".
Si siede sulle ginocchia ingegneresche e lì giace, con baffi, pelo e coda.
Io incartapecorita dall'insicurezza.
L' inge incartapecorito dalla timidezza.
Il Topolo incartapecorito dal suo carattere (e, may be, dal DNA).
L'unico a suo agio è il Ciccionetto, che scuote le ganasce a ritmo di Waka Waka mentre ciuccia un pezzo di pizza con gran godimento e osserva l'ambaradan con la faccia che dice 
"Mà, qui sono tutti sciroccati come sciamani, mapperò mi diverto mica poco!"
E poi bisogna andare tutti insieme a fare i giochi dell'animazione e io mi vorrei sotterrare. E poi bisogna andare a tirare colpi alla pentolaccia e io mi vorrei sotterrare. E, porca zozza, penso proprio che non si può così, che bisogna pure passare qualche valore positivo (ammesso che la festa di carnevale del paese sia un valore positivo - ma questo è un altro discorso) a 'ste creature, che poi avran tempo da loro per incartapecorirsi in pubblico e aver vergogna. Ma il massimo che ottengo da me stessa è una faccia di cartongesso con sorriso paralitico. Non c'è verso: io l'entusiasmo per le feste non credo riuscirò a trasmetterlo.
E così, quando il Topolo alla fine, mi dice perentorio "Mamma, io vuole casa. E bbatta" tiro un sospiro di sollievo. 
Almeno, fino al prossimo mese, quando ci sarà il 
compleanno e saremo nuovamente punto e accapo. A che età si smette di accompagnarli? Ci arriverò? 
Viva, intendo?

domenica 12 febbraio 2012

Prima o poi...

Un pomeriggio qualunque, a casa dei Campagnoli.
Diego e Dora (quelli veri, non i polli) scorazzano per lo schermo, blaterando di non so quale bestia da salvare in un inglese tragico che mi vengono le vene varicose solo a sentirlo, io sono incerta se soffocarmi ingoiando una rana di peluche o stordirmi ingoiando un barattolo di Didò quando, ad un tratto, il Topolo parla:
- " Io pancia picco-a. Tu mamma pancia gaaadde. Io Bblele 'scito da pancia picco-a. Tu mamma gaaade pancia" (Vedi mamma, pensavo questo: che siccome sono piccolo sono uscito dalla mia pancia, che è piccola, mentre tu, che sei sei grande sei uscita da una pancia grande)
- "Ehm, Gabri, anche tu sei uscito dalla mia pancia, eri piccolo piccolo" (non ti sei auto-partorito, amore di mamma)
- "E Iieo?"
- "Anche Leo. Prima tu, poi Leo"
- "Io picco-o picco-o.... Ora gaaaadde. Mamma, io pancia. Posho?"
- "No, amore, non puoi tornare nella pancia... Ora sei troppo grande" ( "L'ultima volta che sono entrato in una donna è stato quando ho visitato la Statua della Libertà" - Woody Allen dixit)
- "Mamma, buio pancia?"
- "Sì pippi, fa buio nella pancia"
- "Mamma, appi, io vuole ddeie" ( e apri un po 'sta pancia, che non ci vedo chiaro in questa faccenda!)
- "Non si può vedere e poi non posso aprire la pancia! Ma non starai mica pensando che sei uscito dalla pancia?"
- ??????? (occhi sbarrati)
- "Tu eri nella pancia ma non sei uscito dalla pancia" (ma bravaaaaaa, e ora come ne esci?!)
- ??????? (occhi sbarrati)
- "Tu eri qui, tutto rotondo e rannicchiato, ma poi per uscire sei sceso giù... giù... e poi sei uscito da qua sotto" ( sudo... ma vado avanti spavalda)
- "Mamma, ddeie!!!" (a mà, e famme un po' vedere!)
Mi afferra i pantaloni e cerca di tirarmeli giù!
- "Guarda pippi, ora non si può vedere, anche perchè Diego sta salvando il delfino di fiume e non possiamo assolutamente perderci il finale... poi dopo in doccia ti faccio vedere".
Salvata in corner.
Inutile dire che son 3 giorni che non mi lavo.
E pazienza, tanto fa così freddo che con tutti questi strati non se ne accorge nessuno.


mercoledì 1 febbraio 2012

Neve: istruzioni per l'uso

A 5 anni e due mesi dal trasferimento in campagna stamattina mi sono ancora sentita dire che no, quelli che passano il monte e vengono da questa parte non sono veri campagnoli, ma "si portano addosso la salsedine tutta la vita". 
Non credo mi daranno mai la cittadinanza campagnola, forse posso provare con la Green Card, chissà.
Eppure ce la metto tutta: mi alzo alle 6 per poter essere davanti alla macchina alle 7 a spalare neve (temperatura registrata stamane: -6°); guido su neve e ghiaccio incurante dei caprioli che attraversano la strada e arrivo perfino puntuale in ufficio; ho dismesso l'abbigliamento à la Totò e Peppino e indosso dei comodi stivali impellicciati (ecologici, naturalmente) che in città chiamerebbero l'ENPA e che qui invece se non ce li hai non sei nessuno; porto a braccia i sacchi di spesa su per lo sterrato, sotto la neve, perchè la macchina è sempre giù sulla provinciale.
Niente da fare: di città ero e di città resto.
Anche perchè noi di città con la neve abbiamo un rapporto strano: appena inizia a nevicare facciamo incetta di sciroppo all'amarena e, ogni pomeriggio, ci affacciamo alla finestra, riempiamo dei gran bicchieroni di neve e facciamo la...GRANITA! 
(ma questo non raccontatelo in giro sennò ci fanno il respingimento e ci rimbalzano nuovamente sul mare).
E' deliziosa e, soprattutto, tiene seduti i bambini per almeno 15 minuti: che volete di più?

lunedì 30 gennaio 2012

Prima neve



 Diciamo la verità: 65 cm di neve in due giorni da queste parti sono una gran camurrìa.
Spostare la macchina in fondo alla strada d'accesso, che è sterrata e impraticabile anche con 4x4, fino all'imbocco con la provinciale dove, bontà sua, verrà incastonata in una tonnellata di neve dallo spazzaneve di passaggio e salata come un branzino dallo spargisale.
Vestire i bambini con tutti gli indumenti possibili e immaginabili, vederli sudare come pinguini già dal secondo strato di calze, impiegare circa 20 minuti per infilare le 10 dita nei 10 rispettivi buchi dei guanti e poi, una volta aperta finalmente la porta di casa, sentire risuonare un perentorio "Mamma, cacca!".
Trasportare a spalla in caldaia una quindicina di sacchi di pellet perchè la carriola, maledetta crumira, è inutilizzabile fino al disgelo.
Scongelare più volte al giorno l'acqua di Diego e Dora che si surgela solo a guardarla e spiegare all'inge che no, i polli non vengono sul divano in casa e che, di nuovo no, non gli presterò la trapunta di nonna per dormire più caldi.
 Trascorrere 40 minuti all'aperto cercando di costruire un pupazzo di neve e scoprire con irritante raccapriccio che la fottuta neve fresca non si appiccica neanche se ti ci siedi sopra.
Cercare di consolare il nano grande, cui avevi promesso sin da settembre il suddetto pupazzo, spiegandogli l'ineffabile ineluttabilità delle leggi della fisica e ricevendo in cambio occhiate deluse e un pianto dirotto.Trascorre le successive 14 ore in casa inventando un passatempo dopo l'altro e provocando, come conseguenza, il suicidio in massa di quel manipolo di neuroni che ti erano rimasti.
Inveire più volte contro la dannata parabola che al 40° cm di neve si auto-oscura e toglie la visione dell'unica baby sitter disponibile: la tv.
Andare a dormire con la certezza che l'indomani all'alba bisognerà scendere in strada a spalare la macchina per poter uscire e arrivare in tempo al lavoro.
Epperò.
Epperò stamattina lo spettacolo che si presentava, sotto un cielo terso di luce e un sole che era un miracolo che ripagava di tutto questo.
Ben arrivato, inverno.



venerdì 27 gennaio 2012

Trans-chicken

Una mattina qualunque, a casa dei Campagnoli:
- Hai sentito?
- Cos'era?
- Sembrava il verso di un animale...
- Sì, ma quale?
- Eccolo! L'hai sentito anche tu?!
- Ma questo è un gallo... aspetta, apri la finestra...
- CHICCHIRICHIIIII CHICCHIRICHIIII
- Ah.
- E' un gallo.
- Te l'avevo detto io che Guendalina, così grossa com'era non poteva essere una gallina.
- E ora?
- E ora niente, abbiamo un gallo e una gallina. Bisogna cambiargli nome.
- Bè senti, lui lo chiamiamo Diego e lei a questo punto la chiamiamo Dora,  almeno i bambini familiarizzano più facilmente.

Ecco qua, Diego e Dora che piluccano vermi, razzolano davanti casa e beccano i gatti con la presunzione dell'ultimo arrivato.
Chissà se Dora farà uova d'oro? (eheehe... perfino la battutona finale, dai, che ridere!)