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domenica 30 giugno 2013

16 anni dopo...

16 anni dopo l'ultima ora di lezione tornare a mettere le chiappe su una sedia, gli occhi su una lavagna le mani su una penna per prendere appunti è, bè, quanto meno alienante.
16 anni, santa cleopatra, 16 anni sono tanti.
Non ci sono manco più le lavagne, per dire.
Mi guardo intorno, ho almeno 10 anni più degli altri. Una vita. In alcuni casi anche un marito, più degli altri, E due figli,
E una casa e un mutuo e la spesa da fare e le bollette e un nano con la febbre e la roba in lavanderia e la cena e pochissimo tempo.
Perchè io - ho - pochissimo - tempo.
Non certo giorni, nemmeno ore. Siamo sull'ordine dei minuti. E guardo le ragazze accanto a me, sembra abbiano l'eternità davanti, un'eternita infinita fatta di serate e pomeriggi e notti tutte intere e cene e aperitivi e week end.
Io ero così, tutti eravamo così, il tempo era largo, largo e luuuuuuunghissimo, studiare richiedeva ore, giorni, mesi, un appello dopo l'altro, sottolineare, rileggere, ripassare, ripetere. Saltavi un appello, andavi a quello dopo. Tu, solo, nel tuo tempo e nel tuo studio.
16 lunghissimi anni dopo sei ridotto ai minuti, pochissimi, strettissimi minuti che non sono manco tuoi, sono rubati, presi in prestito ai bambini alla cena al sonno a te stesso. Ma te stesso non esisti più già da un po', a ben vedere, perciò quei minuti decisamente tuoi non sono.
E quanto vuoi studiare in minuti? Perciò la strategia è una sola: stare attenta a lezione. Attentissima, direi, spasmodicamente concentrata e pietrificata davanti al prof con l'unico intento di inculcare tutto e subito in quel manipolo di coraggiosi neuroni sopravvissuti all''ultima decade.
Perciò scegli il primo banco, quello che hai schifato per tutta la carriera scolastica. Tu VUOI quel banco non solo per aderire al prof come la pellicola dello smartphone ma anche, tristemente, per non crollare addormentata. Diciamolo: un sonno così non l'avevi mai avuto in tanti anni di lezione. neanche alle 8 del venerdì alle lezioni di neurofisiologia psichiatrica che cascavano sistematicamente dopo la serata ai Murazzi.
Certo, dicevi di avere sonno, credevi di avere sonno, ma il sonno vero, quello dei bambini piccoli non avevi manco il sentore che ci si potesse sopravvivere.
Arrivare a pizzicarsi la pelle delle braccia per tenere gli occhi aperti.
In tutto questo intorno a te c'è vita.
Un tripudio di whazzup, sms, mipiace, mail, posta, foto, ipad, ipod, iphone, tutta roba che vibra, suona, allerta, allarma. Muovo il testone giurassico intorno a me, cercando di capire come cacchio fanno a seguire la lezione, e tutto il resto allo stesso tempo, con solo due mani e un paio d'occhi.
Misteri dei trentenni.
Però una cosa ve la voglio dire: tornare a studiare è una figata.
Ventanni di meno, da quando ho ripreso. Ventanni di meno però li hai ancora tutti, è misterioso come possa accadere.
Insomma: altro che botox, china la testa sui libri, vedrai come van via le rughe ;)))

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