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giovedì 18 dicembre 2008

Siamo uomini o carte di credito?

Domenica scorsa, in preda ad una malinconia uggiosa e umidiccia, con il barmoetro in picchiata e il simbolo della nuvola con pioggia battente ormai dipinto sulle finestre, Jeeg ed io abbiamo deciso di calare a valle e infilarci nel triangolo delle bermude dello shopping cittadino.
Dopo un giro da Decathlon e 4 passi da Ikea ci siamo spostati alla Fiumara, con la speranza di uscirne vivi e non troppo spennati.

E lì, per la prima volta in vita mia, ho messo piede da PRENATAL.

Premessa: amiche conoscenti e forum internettari mi avevano messo in guardia contro i vestiti di Prenatal, cari e fuori moda, ma nessuno, dico nessuno, mi aveva allertato contro le commesse di questo posto.

Insomma, tempo di oltrepassare l'entrata e avevo già in mano:
  • una guida omaggio per le future mamme, con annesso "diario di bordo" da compilare con i miei pensieri;
  • una guida a tutti gli esami medici che si allietano la gravidanza, con spiegazione scientifico-medica allegata;
  • un regolo ostetrico, per calcolare con certezza matematica la data del parto, il numero di settimane, la grandezza della pancia;
  • un buono sconto del 20 % per creme e prodotti di bellezza;
  • un invito per gli incontri di auto - aiuto sulla gravidanza e il post nascita che si tengono nei negozi;
  • una lista dei vestiti scontati del 20% che se ne acquisto due sul secondo c'è il 30%,
  • dulcis in fundo, la celeberrima e ambitissima PRENATAL CARD (e chi non la conosce!?), le cui doti e i cui poteri sono più forti di quelli di Padre Pio, dovevate sentire la commessa entusiasta che me li ha elencati alla velocità della luce, con una luce negli occhi che manco fosse stata miracolata.

E poi la lista nascite, e le imperdibili offerte on line, e i mucchi di sconti, le proposte, gli omaggi, i gadget, la qualità, il supporto, tutto per la mamma, il bambino, il neonato, il padre, la nonna....

Io, dopo 5 minuti, un po' per il caldo, un po' per la stanchezza, un po' per la voce stentorea della tipa che mi sdiluviava un fiume di parole addosso, mi sono seduta su un divanetto, mezza abbioccata, con la testa che dondolava in un ritmico annuire, totalmente annichilita.

Alla fine, siamo riusciti a evadere, abbastanza dignitosamente direi, lasciando in vita tutte le commesse e con la segreta promessa di non entrare mai più, ripeto mai più, in un posto simile.

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