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venerdì 30 ottobre 2009

Tristezzaaaaaa per favore va viaaaaaa

Me l'ero immaginato diverso il trasferimento, ma del resto è sempre così: quando si anela una cosa per tanto tempo si tende a mitizzarla e a perdere di vista la mera realtà.
Viviamo nella nuova casa già da 3 settimane e sono pervasa da una malinconia che non provavo da tempo immemore.
Non ha a che fare con la casa, o almeno non nel senso che intendono tutti (una volta per tutte: non mi sento isolata!), a ha che fare con un progetto di vita che 4 anni fa era chiarissimo e ora, come dire, ha perso un po' di smalto.
La casa è bellissima, come ce la siamo sempre immaginata; il Nanno si è ambientato perfettamente; il fango è stato domato (fino alla prossima pioggia), le bestie che popolano ogni angolo della magione non mi fanno quasi più impressione.
E allora?
E allora 'sto posto è troppo grande!
Bisognerebbe popolarlo in qualche modo, ma non intendo fare figli a profusione solo per riempirne le stanze!
Non solo la casona è immensa, ma abbiamo accanto anche un bel fienile che, una volta ristrutturato, porterà altro spazio.
Insomma, che ci possiamo inventare?
Agriturismo? Palestra? Centro di meditazione? Campo estivo per bambini? Stalla? Bed & Breakfast?
In tutto questo (casa ancora da sistemare, giardino da de-giunglizzare, legna da tagliare, api da accudire, mele da raccogliere, ecc...) il Nanno ha scoperto che potrebbe stare seduto ma ancora non è capace, potrebbe mangiare da solo ma ancora non è capace, potrebbe afferrare e ciucciare tutto ciò che ha davanti ma ancora non è capace perciò non si può mollare un secondo.
Insomma, mille cose da fare e nemmeno una mano libera.
Sigh.

martedì 30 giugno 2009

Cercasi controfigura

Sono anni che sento ripetere da amiche e conoscenti la stessa frase: “Vedrai! (sorrisetto) un figlio ti cambia la vita!”.

Certo, pensavo, come potrebbe essere altrimenti? La gioia della gravidanza, la pancia, la famiglia che si allarga, i ritmi cambiano, le emozioni della maternità, chi resterebbe lo stesso?

Macchè.

In realtà, quello che volevano dire è: vedrai, un figlio ti cambia il fisico!

Te ne accorgi lentamente, non subito, diciamo che 3 mesi dopo la nascita è evidente che il tuo corpo non ha più la tua stessa età, ma ha compiuto un balzo spazio-temporale ed è improvvisamente diventato il fisico di una 60enne.

Apro gli occhi al mattino e conto gli acciacchi: la schiena indolenzita per la posizione “Tutankamon” assunta nella notte, le braccia doloranti per i 6 kili del Nanno portati in braccio, il collo bloccato per l'allattamento da sdraiata, piedi e gambe gonfi per la circolazione andata a farsi benedire.

Mi alzo barcollando, incespicando nelle ciabatte e prendendo regolarmente in pieno lo spigolo del letto (sempre nello stesso punto, ho un bell'ematoma).

In bagno la prova dello specchio è patetica: occhi pesti, spalle curve, pancia molle e chiappe pendule come le orecchie di un cocker.

I capelli sono tornati quelli da adolescente, nella mia triste vita pre-piastra: né lisci né ricci, semplicemente arruffati.

Salgo sulla bilancia, che ogni giorno, beffarda, mi ricorda che sono stata 18 kili in più e ancora qualcuno mi è rimasto addosso.

Torno in camera e provo a vestirmi: la metà dei pantaloni è stretta e la meta delle maglie non va bene perchè non è aperta sul davanti e non mi permette di allattare.

Risultato: ho il guardaroba di Barbie "Piccola Fiammiferaia," 3 paia di pantaloni e 5 magliette fruste.

A quel punto, se non sto già piangendo, poco ci manca.

Meno male che, nei giorni più difficili, quelli in cui inizio la trita litania “nonhonientedamettermi, nonmistapiùniente, sonouncatorcio, sonovecchia, sonobrutta” interviene un entusiasta Jeeg: sarai anche un ravatto, ma hai due tettone giganti!!!.

Appunto.

Evidentemente il fascino della mucca è un sempreverde.

giovedì 4 giugno 2009

Un pezzettino a te... un altro a me...

Mia nonna, la Dada, era veramente una Nonna fenomenale.
Adorava noi nipoti ed era ampiamente ricambiata. Sapeva tenerci a bada con una sola truce occhiata e, se rispettavamo le sue regole (alcune parecchio bizzarre, per la verità), non era parca di affetto, bacini, carezze e tante tante coccole.
Su una cosa sola l'impareggiabile Dada era un vero disastro: le fiabe e le ninnananne.
Di fiabe ne sapeva 2: quella di Pierino e il Lupo e quella di Elisabetta, la bimba che ingoia una molletta (una storia parecchio orrifica in cui una povera bimbetta per errore ingoia un fermacapelli, non lo dice alla mamma e rischia la vita per soffocamento).
Di ninnananne invece ne sapeva solo una, o almeno, una e sempre la stessa era quella che cantava a me: IL TESTAMENTO DEL CAPITANO.
Ora, definire questa ballata una ninnananna è quanto meno ardito: si tratta di una canzone degli alpini, in cui un valoroso capitano, sul punto di morte chiede che il suo cadavere venga smembrato in 5 pezzi e ne venga consegnato un pezzo alla patria, uno al suo battaglione, uno alla mamma, uno alla fidanzata e infine uno alle sue montagne.
Commovente.
Raro esempio di fedeltà alpina al Paese, al corpo militare, ai parenti (SEMPRE prima la mamma della moglie per carità!).
Ma immaginate che effetto potevano fare queste parole sua una bimbetta di pochi anni: corpo tagliato? e perchè? perchè non lo portano in giro tutto intero da chi vuole andare lui?
Ma soprattutto: quale sarà il pezzo destinato alla mamma??? E alla fidanzata???
Il cuore, ad esempio, a chi andrà???
Ma la cosa che mi colpiva di più e mi faceva addormentare tra le lacrime era quello in cui gli alpini tentano timidamente di dire al loro capitano che non possono andare al suo capezzale perchè non hanno le scarpe.
Come non hanno le scarpe?! Così poveri sono questi alpini?!
Ma non hanno nessuno che gliele compra?!
E io mi immaginavo questi poveri diavoli, al freddo, sotto la neve, senza scarpe e in più con questo qui che gli muore e devono anche andarlo a trovare.
Insomma, una tragedia. E' vero che mi addormentavo, ma non prima di avere pregato di non rimanere mai, mai, mai senza scarpe.
Ecco, forse se fosse ancora con noi, regalerei alla Dada un libro di filastrocche, così, tanto per ampliare un po' i suoi orizzonti e rallegrare di conseguenza i suoi numerosissimi nipoti e bis-nipoti.

Se desiderate avere un assaggio della celeberrima ballata il testo è qui sotto.

P.S. non temete, al Nanno canto ninnananne un po' più allegre!!!

E il capitan della compagnia
e l'è ferito e stà per morir
e manda a dire ai suoi alpini
perchè lo vengano a ritrovar

E i suoi alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar
"o con le scarpe, o senza scarpe
i miei alpini li voglio qua!"

"Cosa comanda sior capitano?
che noi adesso semo arrivà"
"E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià"

"Il primo pezzo alla mia patria,
secondo pezzo al battaglion,
il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol

Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor
l'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior"
l'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior"

lunedì 13 ottobre 2008

Fuga romantica

E finalmente, dopo un'estate senza ferie, dopo innumerevoli week end passati in compagnia di idraulici, muratori, geometri, ingegneri, ispettori del Comune, della Provincia, della Regione, di elettricisti, imbianchini, venditori di parquet /piastrelle/ pittura /caldaie /sanitari /cucine ecc... ecc... i Campagnoli Giulivi, vincendo lo spettro della rata del mutuo e della imminente rovina finanziaria si sono detti massì! crepi l'avarizia, facciamoci un bel week end fuori!!!
E così, venerdì pomeriggio, muniti solo di due piccole borsine e svariati viveri (ehm!) i Campagnoli hanno imboccato la A26 e sono partiti per una fuitina romantica alla volta di Torino.

Dovete sapere che i Campagnoli hanno vissuto tanto tempo a Torino, negli anni d'oro della loro gioventù e il week end si è trasformato in una sorta di visita pastorale ai luoghi che li hanno visti protagonisti negli anni '90 (la caserma, il palazzo dell'università, gli appartamenti, i locali...).

E' stato un bellissimo week end: ripercorrere la strada che facevo ogni giorno per andare in università, rivedere il locale dove ho lavorato tanti mesi, il parco dove mi rifugiavo per studiare d'estate quando nella mia mansarda la temperatura era rovente, i locali dove andavo la sera (ehssì, avevo anche una vita sociale!), una meraviglia, mi sono sentita di nuovo 20 anni, piena di vita e aspettative per il futuro.

E' stato anche interessante vedere gli effetti di 2 anni di vita campagnola sulla mia mente ormai semplice e decontaminata dalla città: alla vista di tutti quei negozi, di quella merce, di quelle vetrine, mi si è riattivato il neurone consumista e a stento sono riuscita a non sperperare l'intero stipendio in compere e regali.

Comunque mi merito una medaglia al valore: sono passata davanti ad almeno 50 negozi di scarpe e non ne ho nemmeno comprato un paio.

Brava eh?
Brava, brava, macchè brava... cretina!!! Ecco quello che sono, mannaggia a me, ma come manco un paio, ma bisogna veramente essere decerebrati!!!