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sabato 4 giugno 2011

L'ingegnere in erba 2

Esser moglie di ingegnere ha i suoi bei pro e i suoi contro.
Tra i pro possiamo annoverare senza ombra di dubbio una serie infinita di pistolotti soporiferi sugli arogmenti più disparati (fisica, chimica, meccanica, elettronica, matematica, rotazione dei solidi nello spazio, principi di termodinamica, ecc...) che mirano ad inculcare un minimo di struttura nella mente volatile di una svampita donnicciuola. Il fatto che mi ripeta sempre le stesse leggi e gli stessi principi mi fa dubitare 1) delle sue conoscenze e 2) della mia capacità di ritenzione di un qualunque concetto che esuli dalla letteratura o dalle lingue straniere.
Tra i contro spicca al primo posto l'innata propensione dell'ingegnere per la sperimentazione, più o meno scientifica.
Lasciamo perdere gli esperimenti che fa da solo, nella sua cameretta o nel suo orticello e che mettono a repentaglio solo la sua vita. Lasciamo anche perdere quelli che faceva nei primi anni di matrimonio e che, se falliti, mi avrebbero reso solo vedova.
Concentriamoci invece su quelli che fa al giorno d'oggi e che mettono a repentaglio la sua, di vita, la mia, e quella di due creature innocenti che hanno come unica colpa la nascita nella nostra sgarruppata famiglia.
Lo strumento più temibile per tutti noi è Google Earth.
Potrebbe sembrare innocuo, in fondo è solo una mappa satellitare del pianeta.
In effetti il buon Google Earth è abbastanza insignificante se ci si limita ad osservare la muraglia cinese o le linee di Nazca dalla scrivania dell'ufficio.
Diventa pericoloso se si individua una stradina di campagna e si decide di percorrerla in macchina, in un pomeriggio di pioggia, con la famiglia al completo.
Google, bontà sua, non segnala la quantità di fango o l'altezza della vegetazione che ricopre la strada. E nemmeno se la suddetta è stata percorsa da anima viva negli ultimi 50 anni o se è abbandonata come un saloon del far west da almeno un secolo.
E così, ieri pomeriggio, sotto una pioggia battente,  ci siamo ritrovati a vagare per una strada sterrata ricoperta di arbusti e erbacce, con le ruote che giravano a vuoto nel fango e la macchina che slittava da tutte le parti.
- Conosco una stradina, aveva detto l'inge, l'ho vista su Google.
Tempo poche centinaia di metri e la macchina si ferma. Non si va avanti, non si va indietro, non si riesce a girare, non si va da nessuna parte.
E ora?
Filari di alberi sulla destra, campi sterminati sulla sinistra, un bambino in triciclo che pedala davanti a noi ( non c'era, ma non mi sarei stupita di vederlo), fango ovunque che inghiotte lentamente le ruote.
Ci ha salvato il blocco del differenziale che, per quanto ne so, viene usato dai carri armati nelle sabbie mobili e che noi, a sfregio, usiamo in Piemonte, tanto per divertirci un po'.
Ancora un pomeriggio giulivo a casa dei campagnoli ;)))

4 commenti:

  1. @ Silvietta: spero non all'inge :((((

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  2. Sto piangendo....dal ridere!!!
    Baci
    Michela

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  3. @ Michi: anch'io piango...ma dalla disperazione ;))))

    @ Silvietta: ah beh, grazie allora! ;))

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