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mercoledì 11 novembre 2009

Campagnola inside

A quasi un mese dal trasferimento nella casa-dei-nostri-sogni posso dire che vivere in campagna (per una che viene dalla città) è come sposarsi.
Il matrimonio, per chi ancora deve compiere questo passo, viene immaginato ingenuamente come un tripudio di coccole, passione, amore qui, amore là, sempre insieme, mano nella mano, occhi negli occhi.
Poi ci si sposa e si scopre, a volte con raccapriccio, che il matrimonio è soprattutto (cito a memoria la mia prof di italiano delle superiori) calzini sporchi, gomiti sulla tavola, lotta per il telecomando, rumori notturni e odore di cavoli.
La stessa cosa è per chi desidera la campagna: si sogna lo scoppiettare del camino, lo stormir delle fronde, il cnguettio degli uccellini al mattino e le stellate di notte. Si fantastica su una vita semplice, fatta di pochi, genuini piaceri e ci si trova, ahimè, con fatiche e scomodità mai immaginate: legna da spaccare/trasportare/sistemare; fango e terra in ogni angolo della casa; bestie feroci da annientare e distruggere (per ora siamo fermi al domare e addomesticare); giungla da districare e potare; foglie da spazzare, spazzatura da buttare a km di distanza, Topoli da vestire come yeti perchè qui fa già un freddo caino, ecc...ecc...
Pentita?
No, pentita mai. Anzi.
Solo, come ogni moglie dopo il secondo mese di matrimonio, finalmente consapevole di ciò che mi aspetta nei prossimi 30 anni: grandissimo sbattone quotidiano ma, alla fine, una gioia e una meraviglia continue.

3 commenti:

  1. Brava, questo è il modo giusto di affrontare la nuova esperienza di vita, in quel luogo di meraviglie e di fatiche che è la vostra casa in campagna.
    Molti vorrebbero essere al vostro posto, almeno per qualche periodo...
    Ciao!

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  2. "Grandissimo sbattone quotidiano ma, alla fine, una gioia e una meraviglia continue"

    eheheh

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