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domenica 23 marzo 2008

Il Bignami del lavoro nuovo


Cari amici, eccomi qui dopo una sola settimana di lavoro a darvi le prime informazioni di sopravvivenza nel caso dovesse mai capitarvi di abbandonare la Metropoli Tentacolare per essere assunti in una gioiosa ditta del Basso Piemonte.
Innanzitutto, occhio al primo giorno di lavoro: Madre Natura (sempre sia lodata), in perfetta sintonia con la vostra ansia, come biglietto da visita per l’ufficio nuovo vi fornirà il meglio da mostrare ai vostri nuovi colleghi, tipo brufoli, herpes, coliche, moccio e chi più ne ha più ne metta.
Nel mio caso si è trattato di brufoli: mi sono presentata puntuale alle 7.30 addobbata come una 4 stagioni, tanto che ho dovuto rispolverare un giurassico fondotinta che non usavo dalla 4° superiore.
Una volta entrati in ufficio, l’ostacolo principale sarà la postazione di lavoro: il vostro sarà il PC più vecchio, lento, obsoleto di tutto l’ufficio; pazienza, fate buon viso a cattivo gioco ed evitate, ripeto, evitate di spaccare i maroni al tecnico dopo solo 5 minuti, altrimenti egli, come nel mio caso, vi odierà sin da subito e vi renderà la vita un inferno, lasciandovi serenamente a marcire con il cavo di rete staccato per giorni interi (sic).
Altra dritta fondamentale: la fabbrica potrebbe avere una sirena, sì una sirena, come quelle delle ambulanze. Non buttatevi sotto la scrivania con le mani sulle orecchie e lo sguardo atterrito ma restate calmi, fate finta di niente e respirate: non è la contraerea tedesca, né un attacco kamikaze, è solo, diciamo, la campanella: segnala l’inizio del turno.
Ancora: quando andate in mensa sedetevi nell’ultimo tavolo verso la fine della stanza, con lo sguardo rivolto all’entrata: avrete così modo di commentare OGNI singola persona che entra, il suo taglio di capelli, le scarpe, l’abbigliamento, eccetera. Se vi sedete di spalle, come ho fatto io, vi perderete il meglio della sfilata e sarete per sempre un povero emarginato.
Infine, mi sento di darvi il consiglio più importante: imparate le lingue, vi spalancheranno autostrade di saggezza. Non solo l’ovadese, la madre di tutti i dialetti, sono utili anche il rossiglionese, il trisobbino, il montaldese, il carpenitasco e il cremolese. E con grande fierezza, dopo solo una settimana, anche voi portete esclamare:A forsa 'd nuiusé cáich cos a s' gava sempre (A forza d'importunare qualcosa si ottiene - mi è stato detto quando mi hanno finalmente attivato la casella di posta....)

8 commenti:

  1. Hello. This post is likeable, and your blog is very interesting, congratulations :-). I will add in my blogroll =). If possible gives a last there on my blog, it is about the Servidor, I hope you enjoy. The address is http://servidor-brasil.blogspot.com. A hug.

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  2. OK ok, va bene poter dire "A forsa 'd nuiusé cáich cos a s' gava sempre", pero' io preferisco il piu' sintetico "chi nu cianse nu tetta" (chi non piange non ha modo di nutrirsi al seno). Viva Zena! :-)

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  3. Ciau! ALLORA??... come sta andando? bacini :)

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  4. ciao Madda sono certa che le lingue dell' Ovadese,che diciamocelo,non sono tra le più gradevoli e armoniose non ostacoleranno più di tanto il tuo lavoro! Un caro abbraccio e un don-doco-don da Gabri B.

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  5. Здравствуйте, Магдалина, работа просто преодолеть. Может быть, если вы пишете на русском языке я отвечу?

    Здравствуйте, красивая женщина в синих комбинезонов!
    Микела

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  6. Ich habe vergessen, führen Sie auch in den Sprachen Deutsch, dann frage mich: Luca gekauft hat den Kurs der japanischen dann?
    Hallo Michela

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  7. Per caso vuoi un messaggio anche in inglese?
    Basta chiedere...
    scherzi a parte sentiamo la tua mancanza dal blog, sig... sig....
    se non l'hai capito sono Michela di Firenze

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  8. non si dice "s'gava" ma "s'cava" dal verbo cavare

    bye

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